Il concerto del Conservatorio Cherubini, promosso tra gli altri dal Comitato Fiorentino del Risorgimento, si è tenuto mercoledì 19 aprile a Santa Croce.
Tribuna
“Insieme sotto il tricolore”. Studenti e professori in battaglia. L’Università di Siena nel Risorgimento
Discorso inaugurale di Donatella Cherubini, Università di Siena, Presidente del Coordinamento Toscano del Risorgimento, in occasione dell’inaugurazione della mostra “Insieme sotto il tricolore” che si è tenuta il 9 aprile a Siena, presso il Complesso museale di Santa Maria della Scala.
Luciano Bianciardi ed il Risorgimento
di Leandro Piantini [Leggi di più…] infoLuciano Bianciardi ed il Risorgimento
CIAMPI, MAZZINI E GLI OCCHIALI DI CAVOUR
Se qualcosa ha caratterizzato particolarmente il Settennato di Carlo Azeglio Ciampi, è stato il suo richiamo al Risorgimento, inteso non come vicenda storica chiusa in sé, ma come fecondo terreno di coltura dei valori con cui si è misurata la storia di oltre duecento anni della nostra penisola. Un “filo rosso”, come egli stesso ha definito la continuità, ha legato e lega i primi fermenti per la libertà, dalle lotte e dai sacrifici di un popolo per legarla all’indipendenza e all’Unità, alla tensione verso una reale democrazia, alla necessità di ritrovare il patrimonio di conquiste civili e di cittadinanza sottratto dal fascismo, e dunque a quel binomio Resistenza-guerra di liberazione, popolo-forze armate schierate con la libertà, che condusse al completamento di un antico progetto di repubblica democratica codificato dalla Costituzione.
Se quell’insieme ideale esaltato nel Settennato, il novantunenne Presidente emerito lo riconosce ancora fattore fondamentale per un rilancio della tensione etica, morale e politica del nostro Paese. Lo ha fatto comprendere, il 7 aprile di questo 2011 del 150°, nel suo Ufficio a Palazzo Giustiniani, quando ha ricevuto la delegazione venuta a porgergli il massimo riconoscimento del Comitato Livornese per la Promozione dei valori Risorgimentali, il “Bartelloni d’Oro”.
La motivazione incisa sulla targa del premio recava:
“Medaglia conferita a Carlo Azeglio Ciampi Presidente emerito della Repubblica Italiana per la grande lezione offerta al Paese sui valori del Risorgimento e sul loro valore fondativo per l’identità nazionale affermatasi con l’Unità, riconquistata con la Resistenza e definitivamente scritta con la Costituzione Repubblicana, per l’esempio di senso dello Stato offerto alle istituzioni, e per il solido legame con la comunità di Olivorno, città votata da sempre al dialogo internazionale, alla pace, alla democrazia, alla tolleranza” .
Idealmente, il Comitato di Livorno sentiva di rappresentare tutti i Comitati fratelli e il loro Coordinamento, della cui esistenza il Presidente ha appreso con compiacimento. Con il Comitato erano il Prefetto di Livorno, i rappresentanti del Comune e della Provincia, il rappresentante dell’Accademia Navale, il Presidente dell’Associazione Mazziniana labronica, il Direttore de “Il Tirreno” e l’Amministratore di “Tele-Granducato”, presente con una équipe. E, se la conversazione ha attraversato notizie e memorie della città, i ricordi di un giovane Ciampi soldato del Corpo italiano di liberazione, del poco più che adolescente professore di liceo, ha avuto anche una dimensione politica più ampia nel riferimento ai momenti cruciali dell’opera da ministro per l’euro, interpretato, allora e oggi, come formidabile strumento di coesione nazionale ed europea, contro tutte le forze che individuavano nella possibile emarginazione italiana un punto di partenza per la disgregazione dell’Unità nazionale. Fu anche quello un momento di richiamo ai valori fondamentali della nostra storia che, nella conversazione, hanno più volte portato a rievocare il valore dei padri della Patria che, pur nella diversità degli ideali di riferimento, avvertirono l’importanza di un terreno fondativo comune. Così, alla memoria di Mazzini legata al principio repubblicano, si è unito il ricordo della statura politica del liberale Cavour che un paio di occhiali dello Statista, gelosamente custodito da Ciampi, ha reso tangibile. In quei ricordi si è ritrovato il senso di un patrimonio condiviso delle diverse anime del Risorgimento, un insieme talmente indispensabile da renderlo oggi struggente necessità, perché prevalga il ritorno al primato nella politica dell’onestà intellettuale e del senso dello Stato.
Fabio Bertini
Dieci anni di vita dei comitati per la promozione dei valori risorgimentali
Esiste in Toscana una rete di Comitati per la promozione dei valori Risorgimentali. Ce ne sono a Firenze, a Livorno, a Siena, a Prato, a Empoli, nel Mugello, in Maremma e tutti si riconoscono, salvo minime differenze, in un comune statuto costitutivo. È soprattutto condiviso il riconoscimento del valore fondante, per la nostra democrazia, del Risorgimento come fase storica di lotta per la conquista dei diritti che, in tutta Europa, nell’Ottocento, si andava svolgendo o perfezionando. L’attuazione dei diritti dell’uomo e del cittadino che, nel secolo precedente, avevano innovato il mondo attraverso due rivoluzioni epocali, l’affermazione di istituzioni costituzionali comprendenti almeno il criterio moderno della divisione dei poteri e il principio della rappresentanza, l’affermazione della libertà in tutti i suoi aspetti civili, da quella dell’individuo, a quella dei gruppi, alla manifestazione delle idee attraverso la stampa, ai diritti della cittadinanza. Ai criteri di governo dell’assolutismo, i popoli volevano sostituire il principio della cittadinanza uguale per tutti, comprendente tribunali equi e giustizia uguale per tutti, a prescindere dalle condizioni economiche e sociali, alla divisione della società tra inseriti e esclusi, volevano contrapporre il diritto all’istruzione e il riconoscimento dei doveri degli Stati verso la salute e la sicurezza di ognuno. Indipendenza della Nazione e Unità del Paese avevano il senso di un bisogno delle coscienze e di qualcosa da rivendicare in nome della modernità europea.
Lo Statuto condiviso dai Comitati fa dunque pieno ed esplicito riferimento al Risorgimento e ai suoi valori e considera il pieno realizzarsi di quelle prospettive nello Stato democratico, come compimento per tutti i cittadini, donne e uomini, del processo storico. Per questo, lo Statuto afferma la continuità esistente tra il Risorgimento, l’antifascismo, la Resistenza e la Guerra di liberazione, la Costituzione repubblicana che i principi ha ricondotto a fondamentale cornice legislativa. Il 1948 chiude il periodo storico preso in considerazione per l’attività dei Comitati, non perché non sussista un bisogno successivo di affermazione e riconoscimento dei valori fondamentali, ma perché ciascuno può poi verificare, nella più ampia possibilità delle posizioni personali e delle specifiche militanze, la coerenza delle idee e delle formazioni politiche da cittadino in situazione.
La vicenda dei Comitati, cui partecipano donne e uomini dalle più diverse provenienze ideologiche, professionali e sociali, dimostra che la concentrazione sul cammino indicato consente un fecondo dialogo e un costruttivo confronto, anche nella diversità delle convinzioni.
La prima idea di un Comitato per la Promozione dei Valori Risorgimentali nacque a Livorno, nel 1999. Accadde a margine dell’attività avviata dall’Associazione Mazziniana livornese, ma si produsse in modo indipendente, per l’incontro di studiosi e cittadini che condividevano una medesima preoccupazione. I promotori rilevavano con preoccupazione il dato storico della perdita di memoria delle giovani generazioni e il declinante peso della storia nella formazione delle coscienze.
Era loro convinzione che occorresse un ampio lavoro tra i giovani per far conoscere il valore della storia risorgimentale e il significato dei simboli principali, a cominciare dall’Inno nazionale e dalla bandiera tricolore, troppo spesso abbandonati a interpretazioni fuorvianti rispetto all’effettiva genesi ed al senso che avevano rivestito per i martiri dell’Unità italiana e per i patrioti.
Era però egualmente chiara la necessità di non offrire ai giovani letture retoriche o artefatte del Risorgimento, quanto invece di rivedere criticamente le vulgate e le versioni prevalenti per un doveroso principio di verità, senza il quale gli studenti chiamati alla riflessione avrebbero sicuramente e giustamente respinto l’occasione di riflessione. Mentre, dunque, il lavoro di quel primo Comitato si avviava cercando i contatti con le scuole per la proposta di lavori in comune, incentivati da borse di studio alle classi, cominciava anche un’attività di studio per l’approfondimento e la messa a fuoco dei reali processi risorgimentali.
Fin dall’inizio, l’organizzazione di convegni e giornate di studio ha implicato l’intervento di studiosi delle diverse Università o di spiccato interesse risorgimentale della Regione e non solo, alimentando un interesse per l’attività del Comitato che è stato il primo motivo di interessamento di nuovi soggetti e poi ha indirizzato diversi amici a proporre nelle loro zone analoghe esperienze. Nella più completa autonomia, e con formule talvolta originali rispetto a quanto fatto nel primo caso, è cominciato un formidabile sviluppo dei Comitati che si sono via via formati. Il Comitato mugellano ha indirizzato la sua attività su momenti di incontro intorno alla storia risorgimentale e contemporanea, ricercando momenti di collaborazione con le scuole. Il Comitato di Firenze ha avviato un formidabile programma di manifestazioni coinvolgenti la città, dalle conferenze nei cinque quartieri della città al convegno organizzato insieme al Lyceum e all’Università su Camillo Cavour: un calendario fitto e importante, tra storia, cultura, arte, con l’impegno di un numero rilevante di collaboratori. Il Comitato di Siena ha sviluppato interventi prestigiosi di presentazione alla cittadinanza della memoria storica locale e regionale, avviando contatti con le scuole. Il Comitato di Prato ha avviato un’importante serie di manifestazioni con le scuole e con i centri di studio, in collaborazione con la Prefettura. Il Comitato maremmano, che lega insieme diversi centri del territorio, si è collocato al centro di un’attività di riconoscimento della memoria storica dell’area che coinvolge centri culturali, istituzionali e scuole. Il Comitato di Empoli, più recente, ha avviato un programma di confronti scientifici insieme alle istituzioni dell’area e lavora per il raccordo con le scuole. A Greve si è svolta un’attività collaterale al Comitato di Livorno ed agli altri Comitati, che ha avuto importanti occasioni di coinvolgimento delle scuole medie inferiori, producendo anche materiali fondamentali per la storia delle donne nel Risorgimento.
Ma non è soltanto nei Comitati che si è svolta l’imponente mole di lavoro che può complessivamente enumerarsi ormai in almeno un centinaio di manifestazioni, in quanto un ruolo importante di coordinamento, confronto e scambio di informazioni, è stato svolto dal Coordinamento Toscano dei Comitati per la promozione dei valori Risorgimentali, anch’esso dotato di uno Statuto che si richiama al modello indicato. È un lavoro fondamentale che tiene insieme esperienze unite dal riconoscimento comune dei valori ma variegate per la grande articolazione ideale delle esperienze di vita e di studio. Ciò consente che non si riproduca, come nella realtà storica non è del resto mai esistita, una separazione tra il cosiddetto Risorgimento dei moderati e il cosiddetto Risorgimento dei democratici.
L’insieme delle esperienze dei Comitati si nutre invece di un concorso delle diverse forze sociali e delle diverse prospettive che richiama quanto accadde e a ciò che, nel fiorire di apporti politici, letterari, teorici, e nel concreto operare di tutti i soggetti sociali, rappresentò un fenomeno ineguagliato di concorso alla costruzione dello Stato nazionale.
Questa molteplicità costituisce una vera e propria ricchezza che non esclude il confronto delle opinioni, ma che si traduce invece, in virtù di un condiviso esercizio dell’onestà intellettuale e del reciproco rispetto, in fecondi momenti di discussione, alla luce di quel riconoscimento della continuità indicata dal Risorgimento alla Costituzione che il presidente Ciampi enucleò benissimo nel suo Settennato e che non ha perso la sua validità.
Tutte le forze che hanno dato vita al Coordinamento Regionale ed ai singoli Comitati sanno di concorrere alla promozione dei valori che costituiscono la continuità della coscienza repubblicana e democratica del nostro Paese e la caratterizzano in Europa. Il riconoscimento e l’interesse per questo lavoro è molto. La celebrazione del 150^ dell’Unità nazionale l’ha moltiplicato, per l’impegno di tutti i componenti dei Comitati, ormai tale da coinvolgere oltre un centinaio di soggetti, ma non esaurisce il compito. All’indomani delle celebrazioni i Comitati e il Coordinamento continueranno ad operare perché una società democratica non può permettersi di dimenticare i suoi valori fondanti. Resta però molto da fare perché le zone dove ancora non agisce un Comitato si attivino e, collegandosi con quelli esistenti, alla luce dello Statuto fondamentale, diano vita anch’essi alla loro organizzazione. È un dovere verso la cittadinanza e specialmente verso i giovani che occorre sentire e non soltanto in Toscana.
Fabio Bertini
Università di Firenze
Presidente del Comitato Livornese per i valori risorgimentali.
Un eredità del Risorgimento: il volontariato
Se guardiamo al Risorgimento, ancora dopo oltre un secolo colpisce la partecipazione di tanti italiani, giovani e meno giovani, alle battaglie e agli eventi più importanti, come i moti del ’48 e le spedizioni garibaldine, come volontari. [Leggi di più…] infoUn eredità del Risorgimento: il volontariato