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Risorgimento Firenze

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Pubblicazioni

Il Novecento dei libri. Una storia dell’editoria in Italia

08/04/2021 da Sergio Casprini

Autore   Irene Piazzoni

Editore   Carrocci

Anno     2021

Pagine    512

Prezzo    € 37,00

I libri progettati e messi in commercio come diapason della vita culturale di una comunità nazionale: seguendo questa suggestione, il volume ripercorre, fra tornanti politici, guerre, passioni ideologiche, stagioni filosofiche, orientamenti del gusto, tradizione, modernità e “postmodernità”, la storia dell’editoria italiana nel Novecento. Un secolo in cui essa è stata agone e canale di espressione strategici per intellettuali, riviste, partiti, gruppi d’opinione; in cui ha percorso la rotta dall’apogeo alla crisi della sua funzione “demiurgica”, dall’artigianato all’industria, dalla struttura famigliare alle concentrazioni fino alla progressiva globalizzazione; in cui si è misurata con le sfide poste dall’evoluzione del pubblico e con la presenza di una sempre più gremita e competitiva arena mediatica. La parabola tracciata porta alla luce nodi ancora attuali e solleva interrogativi sull’identità, sul ruolo e sulla responsabilità dell’editoria al dischiudersi del nuovo millennio.

Irene Piazzoni, Insegna Storia contemporanea all’Università degli Studi di Milano. Ha pubblicato saggi e volumi sulla storia della cultura e dei media nell’Otto e nel Novecento, tra i quali Valentino Bompiani. Un editore italiano tra fascismo e dopoguerra (LED Edizioni, 2007)

Il Sole 24 Ore   4 aprile 2021

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LE DONNE DI DANTE

23/03/2021 da Sergio Casprini

Autore   Marco Santagata

Editore  Il Mulino

Anno     2021

Pag.      412

Prezzo  € 38,00

 

Da settecento anni la stella di Dante continua a brillare alta nel firmamento degli «spiriti magni» del nostro paese e della cultura occidentale.

Con piglio magistrale, Marco Santagata racconta il grande poeta fiorentino attraverso le donne che egli conobbe di persona o di cui sentì parlare, e che ne accompagnarono l’intero cammino. Si avvia così un autentico carosello di figure femminili: donne di famiglia, dalla madre Bella alla moglie Gemma Donati e alla figlia Antonia, che si farà monaca col nome di Beatrice; donne amate, prima fra tutte il suo amore giovanile, la Bice Portinari trasfigurata nella Beatrice della «Vita Nova» e del «Convivio», e poi angelicata nel Paradiso; infine le dame e le gentildonne del tempo, come Francesca da Rimini e Pia de’ Tolomei, che pure trovano voce nelle cantiche della «Commedia». Lasciamoci allora guidare da parole e immagini alla scoperta anche delle zone d’ombra della biografia del poeta e vedremo dipanarsi uno straordinario, fitto garbuglio di vita vissuta e creazione letteraria.

Marco Santagata (1947-2020) ha insegnato Letteratura italiana all’Università di Pisa. È stato autore di saggi e romanzi. Con il Mulino ha pubblicato anche «Per moderne carte. La biblioteca volgare di Petrarca» (1990), «I frammenti dell’anima. Storia e racconto nel Canzoniere di Petrarca» (1992; nuova ed. 2011), «Quella celeste naturalezza. Le canzoni e gli idilli di Leopardi» (1994), «Amate e amanti. Figure della lirica amorosa fra Dante e Petrarca» (1999), «L’io e il mondo. Un’interpretazione di Dante» (2011; nuova ed. 2018), «Pastorale modenese. Boiardo fra Modena, Secchia e Panaro» (2016) e «Boccaccio indiscreto. Il mito di Fiammetta (2019).

Ary Scheffer Dante e Beatrice 1851

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Parità di genere e politiche pubbliche.

12/03/2021 da Sergio Casprini

Misurare il progresso in Europa

Autrice Paola Profeta
Editore EGEA Milano
Anno 2021
Pag. € 26,00

Nonostante gli impegni formali assunti dalle Nazioni Unite e dalla Commissione Europea per migliorare gli squilibri di genere, negli ultimi decenni i progressi verso la parità di genere sul mercato del lavoro e nelle posizioni decisionali nell’economia e nella politica sono progrediti a un ritmo scoraggiante e lento. I paesi europei sono stati proattivi nel sostenere politiche come il congedo di paternità e le quote di genere per i consigli di amministrazione delle imprese, ma misurare l’efficacia di queste iniziative si è rivelato difficile, Il libro offre un’attenta analisi comparativa delle politiche di genere in Europa, fornendo una panoramica approfondita di come le politiche pubbliche stiano plasmando l’uguaglianza di genere e di come la presenza delle donne nelle posizioni decisionali in economia e politica stia a sua volta disegnando nuove politiche pubbliche.
Paola Profeta basa la sua analisi su dati inediti e su una prospettiva interdisciplinare innovativa per comprendere il rapporto tra uguaglianza di genere e politiche pubbliche e il loro impatto sull’economia e la società europea, con lezioni che risuonano anche al di fuori del vecchio continente.

PAOLA PROFETA. È professoressa di Scienza delle Finanze all’Università Bocconidi Milano e Direttrice di AXA Research Lab on Gender Equality presso lo stessoateneo. È Presidente della European Public Choice Society, siede nel board of management dell’International Institute of Public Finance, nel comitato Women in Economics (WinE) della European Economic Association e nel consiglio di-rettivo della Società Italiana di Economia Pubblica. Fa anche parte del comitato editoriale delle riviste European Journal of Political Economy, International Tax and Public Finance e CESifo Economic Studies. Da anni è impegnata a livello nazionale e internazionale nell’attività accademica e nel dibattito pubblico sui temi di promozione dell’occupazione ed empowerment femminile.

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GIOLITTI

13/02/2021 da Sergio Casprini

IL SENSO DELLO STATO

 Credo si possa ritenere che la lettura del libro Giolitti – Il senso dello Stato, biografia scritta da Aldo Mola, aiuti a comprendere il momento storico che stiamo vivendo. Seicento pagine attraverso le quali l’Autore ha messo a fuoco la persona, l’uomo di governo e i tratti fondamentali dell’epoca che da lui prese il nome.

Lungo un percorso che descrive compiutamente gli 86 anni di vita dell’ultimo vero gigante dell’Italia liberale emergono alcune tematiche di fondo che rendono la lettura del testo di estremo interesse anche per far luce sugli anni che stiamo vivendo. Aldo Mola si è giustamente soffermato sui primi quarant’anni di vita dell’esponente liberaldemocratico.

Giolitti, infatti, prima di cimentarsi nell’agone politico maturò un’eccellente competenza tecnica che per quattro decenni mise al servizio del buon governo e della buona amministrazione pubblica. Non è grazie allo sguardo benevolo dell’Autore del libro, quindi, che si devono i continui e pertinenti richiami alla capacità di Giolitti di districarsi fra bilanci pubblici, disegni di legge, dati statistici demografici ed economici.

Nel libro è documentata con dovizia di particolari la politica riformista che Giolitti cercò di portare avanti nel corso della sua esperienza di politico di rango. Emerge con chiarezza la lungimiranza dell’uomo di stato che assegna alla politica il compito di disinnescare per tempo le tensioni che si annidano nel profondo della società e che rischiano di trasformarsi inevitabilmente in gravi conflitti sociali. Da qui la necessità di un’azione di governo riformista che puntasse sull’equilibrio di bilancio, sugli investimenti pubblici, sull’istruzione, sul miglioramento delle condizioni economiche delle classi sociali più disagiate che sarebbero state consegnate, diversamente, al catastrofico programma rivoluzionario delle sinistre.

Da qui il rifiuto della Prima guerra mondiale e, ancora prima, l’avvertita urgenza di allargare il suffragio elettorale affinché il nuovo stato fosse percepito come la casa comune di tutti gli Italiani.

Nel descrivere la carriera politica di Giolitti, Mola porta il lettore a immergersi dentro le gravi difficoltà che l’Italia liberale dovette affrontare per sopravvivere agli attacchi dei conflitti sociali di fine Ottocento e inizio Novecento e alle nefaste conseguenze dell’incalzare della democrazia di massa che consegnò ad abili populisti il consenso di milioni di italiani.

Il libro restituisce il dramma che lo statista di Dronero visse per tentare di sottrarre il giovane stato italiano dagli attacchi dell’estrema destra, che voleva azzerare le libertà consacrate nello Statuto albertino per reprimere le rivendicazioni dei socialisti, i quali vaneggiavano, di contro, orrendi sogni rivoluzionari e infine dei cattolici, la cui maldestra intransigenza morale impedì loro di accettare responsabilità di governo con i rappresentanti del vecchio partito liberale.

Rocco Todero Il Foglio Quotidiano 12 febbraio 2021

Aldo Mola (Cuneo, 1943), storico e saggista, dal 1967 ha pubblicato opere sul Partito d’azione, sul Bisorgimento, sull’unificazione nazionale e i suoi protagonisti (Mazzini, Garibaldi, i re d’Italia). Per Bompiani ha pubblicato Storia della monarchia in Italia (2002) e le biografie di Silvio Pellico (2004) e di Giosue Carducci (2006). Il suo Giovanni Giolitti (2003) è nei Classici della Storia Mondadori. Contitolare della Cattedra Théodore Verhaegen dell’Università Libera di Bruxelles, nel 1980 è stato insignito della Medaglia d’oro di benemerito della cultura.

Autore    Aldo Mola

Editore   Rusconi

Anno       2019

Pag.         606

Prezzo     24 euro

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Un tempo senza storia

02/02/2021 da Sergio Casprini

 

La distruzione del passato

Autore     Adriano Prosperi

Editore    Einaudi

Anno       2021

Pag.        121

Prezzo    12,00 

Si moltiplicano i segnali d’allarme sulla perdita di memoria collettiva e di ignoranza della nostra storia. Nella realtà italiana di oggi c’è un passato che sembra dimenticato. E il peso dell’oblio è qui forse più forte che altrove. Ma che cosa significa liberarsi dal peso del passato?

…Il libro di Prosperi è smilzo, 121 pagine delle “Vele” Einaudi, si intitola “Un tempo senza storia. La distruzione del passato”, è una requisitoria contro il presente e la sua maligna o distratta congiura contro la storia, a partire dalla scuola, e con le manifestazioni più triviali nella politica. Non che Prosperi non veda quale enorme vantaggio assicurino i mezzi di conoscenza contemporanei, Google, per intenderci, tanto più a chi abbia prima fatto “buoni studi”. Ma si è interrotta la trasmissione tra le generazioni, nella società, nella famiglia e nella scuola. Non sono sicuro di aver capito bene la distinzione, cui Prosperi esorta, fra memoria e storia, se non nel contrasto, che tende a diventare insofferenza e conflitto aperto, fra testimoni, che la nostra longevità protrae a oltranza, e aspiranti storici, impazienti di occupare un campo sgombro (la pandemia aiuta). Un fenomeno che la brevità media e accidentata delle vite riduceva fino all’irrilevanza di risentimenti di veterani, è oggi sentimento vissuto di intere generazioni: il sentimento che gli aspiranti storici del tempo che è stato il loro non ne sappiano e non ne vogliano capire niente. Psicologia, nostalgia, autodifesa, come volete, ma è anche il punto drammatico della perdita degli ultimi testimoni diretti della Shoah, sostituita solo in parte dall’esperienza diversa della loro seconda e terza generazione. La condizione dell’inizio, il ritorno dai campi, l’insofferenza verso storie così tristi e smisurate, che mortificavano e sminuivano la tristezza di altre storie, l’insofferenza che faceva rifiutare il libro di Primo Levi e persuadeva i superstiti al mutismo, torna a presentarsi, esacerbata, alla fine della parabola, quando alla negazione e alla minimizzazione si aggiunge una specie di sazietà: ancora Auschwitz, ancora ebrei, non se ne può più, la vita continua…  Adriano Sofri Il Foglio 29 gennaio 2021

Adriano Prosperi (1939) è professore emerito di Storia moderna presso la Scuola Normale Superiore di Pisa. Tra le sue opere, nel catalogo Einaudi: Tribunali della coscienza. Inquisitori, confessori, missionari (1996 e 2009), Storia moderna e contemporanea (con P. Viola, 2000); Il Concilio di Trento: una introduzione storica (2001); Dare l’anima. Storia di un infanticidio (2005 e nuova edizione 2015); Giustizia bendata. Percorsi storici di un’immagine (2008); Cause perse. Un diario civile (2010); Delitto e perdono. La pena di morte nell’orizzonte mentale dell’Europa cristiana (2013 e nuova edizione 2016); La vocazione. Storie di gesuiti tra Cinquecento e Seicento (2016); Un volgo disperso. Contadini d’Italia nell’Ottocento (2019) e Un tempo senza storia. La distruzione del passato (2021).

La persistenza della memoria Salvador Dalí 1931

 

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Il mio nome è Selma

24/01/2021 da Sergio Casprini

La coraggiosa testimonianza di una combattente della resistenza ebraica

Autrice   Selma van de Perre
Editore   Mondadori
Anno      2020
Pag.       160
Prezzo    € 18,00

Quando nel maggio del 1940 l’esercito del Terzo Reich invase i Paesi Bassi, la vita di Selma – spensierata studentessa ebrea diciottenne – cambiò per sempre. All’occupazione nazista, infatti, fece immediatamente seguito la persecuzione crudele e sistematica della popolazione ebraica. Allontanati dai luoghi di lavoro, spogliati di ogni diritto e proprietà, braccati dalla Gestapo, dalla polizia collaborazionista e dai tanti delatori, migliaia di ebrei olandesi furono deportati nei campi di sterminio, pagando, fra tutte le comunità dell’Europa occidentale, forse il prezzo più alto della Shoah.

Molti, tuttavia, riuscirono a sfuggire alla cattura scegliendo la clandestinità e combattendo nelle file della resistenza. Selma fu una di loro. Per due anni, sotto il nome di «Marga» rischiò il tutto per tutto. Viaggiò come staffetta attraverso l’Olanda, il Belgio e la Francia per raccogliere informazioni, portare ordini, falsificare documenti di identità e tessere annonarie, dare rifugio ai giovani ricercati dai tedeschi. Contribuì alla fuga di centinaia di ebrei verso l’Europa meridionale e la Palestina. Fino a quando, nell’estate del 1944, venne arrestata e deportata, come prigioniera politica, a Ravensbrück, nel principale lager femminile della Germania nazista. A differenza dei genitori e della sorella che, come successivamente scoprì, morirono nei campi di sterminio, Selma riuscì a sopravvivere fino al giorno della liberazione sotto falsa identità. Soltanto a guerra terminata osò pronunciare per la prima volta dopo anni il suo vero nome. Selma.

Ora, a novantanove anni, Selma van de Perre ripercorre una delle pagine meno note della storia della Seconda guerra mondiale, quella cioè che vide moltissimi ebrei partecipare attivamente alla lotta contro il nazismo, smentendo ancora una volta il luogo comune, così caro agli antisemiti e ai negazionisti di ieri e di oggi, delle vittime mansuete che si lasciarono condurre docilmente alle camere a gas. Entrando nella resistenza e scegliendo di sopravvivere a ogni costo, Selma, insieme a tanti altri, aveva sfidato la barbarie con la sola arma di cui disponeva, il coraggio. Per poter pronunciare di nuovo il proprio nome. Per dimostrare che all’orrore è possibile opporsi.

Edward Zwick film “Defiance. I giorni del coraggio” 2008

 

 

 

 

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Garibaldi

04/01/2021 da Sergio Casprini

Pietro Bouvier
Giuseppe Garibaldi ed il maggiore Leggero in fuga trasportano Anita morente
 1864
A 50 anni dalla morte l’editore Minimum Fax ripubblica in omaggio a Luciano Bianciardi il  suo libro “ Garibaldi”, uscito postumo nel 1972

Autore     Luciano Bianciardi

Editore    Minimum Fax 

Anno       2020

Pagine     160

Prezzo     €14,00 

Il poncho è poco più di una coperta da cavallo; il dialetto, quello ligure; l’elenco dei lavori fallimentare: bovaro, sensale, insegnante privato, fabbricante di candele. Che il lettore si metta comodo: la storia di quest’uomo è stata raccontata molte volte, ma Bianciardi lo fa a modo suo. Con il tono clandestino delle confidenze, la pazienza dello storico, la vivacità dello scrittore. Il suo Garibaldi non è soltanto una biografia, è il romanzo di un ribelle deposto dal piedistallo e restituito alla vita, ai suoi intrecci pieni di slanci, di sofferenze, di errori, di delusioni. La stagione da corsaro, l’epopea del Rio Grande, la laguna delle anatre, l’assedio di Montevideo e di Roma, il gaucho Aguyar, la morte di Anita, il pittoresco esercito dei Mille… Ma è anche l’omaggio di un anarchico ormai vinto dall’alcol e dalla «vita agra» all’eroe della sua infanzia. Perché questo è l’ultimo libro che Bianciardi scrisse, l’ultima camicia rossa che indossò, come un’allegria postuma, l’ultima affabulazione contro un’Italia da sempre vigliacca, ipocrita, irriconoscente e perbenista.

Del resto, nell’elenco ufficiale dei Mille, Garibaldi non risultò neppure fra gli italiani.

E così Bianciardi ce lo descrive, come uno straniero in patria, un istintivo, un generoso, un idealista. «In tutti i posti di mare c’è almeno un ragazzo fatto così, quello che non si tira indietro, quello che offre da bere, quello che sa le canzoni, quello che si arrampica per primo in cima a un albero, o sulle sartie delle navi. Al porto lo conoscono, tutti lo chiamano per nome». 

Luciano Bianciardi ( Grosseto 1922/ Milano 1971 ) Laureato in filosofia, professore di liceo e direttore della Biblioteca Chelliana di Grosseto, scrive insieme a Carlo Cassola “I minatori della Maremma”, un’inchiesta pubblicata su “L’Avanti!” e poi raccolta in volume per Laterza nel 1956. Trasferitosi a Milano nel 1954, lavora come redattore, giornalista, traduttore dall’inglese, sceneggiatore. Tra le sue numerose opere si ricordano: “Il lavoro culturale” (Feltrinelli, 1957), “L’integrazione” (Bompiani, 1960), “Da Quarto a Torino. Breve storia della spedizione dei Mille” (Feltrinelli, 1960), “La vita agra” (Rizzoli, 1962), “La battaglia soda” (Rizzoli, 1964), “Aprire il fuoco” (Rizzoli, 1969), “La solita zuppa e altre storie” (Bompiani, 1994). Le opere complete sono raccolte nei due volumi “L’antimeridiano” (Isbn, 2005 e 2008).
Dopo un periodo di oblio, la biografia di Pino Corrias “Vita agra di un anarchico” (Baldini e Castoldi, 1993) ne riportò in auge l’opera, oggi molto apprezzata per la qualità della scrittura e per la vena antimoderna.

Giuseppe Garibaldi a Caprera Pietro Senno 1860/70

 

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LE VIE CHE ORIENTANO

18/12/2020 da Sergio Casprini

Umberto Boccioni La strada entra nella casa 1911

STORIA, IDENTITÀ E POTERE DIETRO AI NOMI DELLE STRADE

Autore     Deirdre Mask

Editore    Bollati Boringhieri

Anno         2020

Pag.           402

Prezzo      € 25,00

I nomi delle strade sono la nostra eredità culturale, ciò che decidiamo di tenere o buttare via del passato. Orientano i cittadini a livello topografico ma soprattutto identitario, agendo in modo diffuso e inconscio. Potenti dispositivi pubblici, gli odonimi riattualizzano il passato riconosciuto come fondante di una collettività. Al contempo rappresentano un efficace termometro sociale, in grado di riflettere gli umori e le proteste dei cittadini. Fino a che punto la denominazione di una strada rivela le narrazioni storiche che guidano il presente? Chi decide che cosa conta e quali nomi ricordare? E se le piazze intorno a noi commemorano carnefici e re tiranni? Perché ci sono così poche vie dedicate a donne? Può un indirizzo salvare la vita delle persone? Deirdre Mask, avvocatessa giramondo, ci offre un’affascinante esplorazione nelle memorie urbane, dall’antichità a oggi. Da Roma a Londra, da New York a Calcutta, da Berlino a Soweto: un intreccio di storie nascoste, basate su documenti sorprendenti, interviste e incontri bizzarri, in uno stile narrativo appassionante. Questo saggio ironico e provocatorio, eppure drammaticamente serio, esorta a riflettere sulle strutture più contraddittorie dell’ambiente che ci circonda. Allo stesso tempo indica gli spazi del possibile che si dischiudono quando iniziamo a riappropriarci dei significati delle nostre città.

Deirdre Mask è un’avvocatessa e scrittrice afroamericana. Cresciuta negli Stati Uniti del sud, ha studiato Legge a Harvard e a Oxford e ha seguito un master di scrittura in Irlanda. Ha insegnato a Harvard e alla London School of Economics. Vive e lavora a Londra, dove collabora anche per «The Guardian», «The Atlantic» e «The New York Times». Le vie che orientano è il suo primo libro.

 

 

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Le nevi di Gobetti

14/12/2020 da Sergio Casprini

 

Autore      Bruno Quaranta

Editore      Passigli Milano

Anno          2020

Pag.            136

Prezzo        16,00

 

Ci sono nomi entrati nell’immaginario di un certo Novecento con la fisionomia di figure angeliche, individui dotati di una sorprendente levità, capaci di sfiorare appena i fatti degli uomini senza minimamente correre il pericolo di rimanerne impigliati o di sporcarsi con gli umori più contagiosi. La presenza di questi individui resta in forma di riverbero, affidato alla memoria di amici, a libri, interviste, e tuttavia contiene una sorta di magistero umano a cui ricorrere nei momenti di smarrimento. Piero Gobetti è stata una di queste figure: un “angelo con la spada di fuoco”  come lo definì il pittore Felice Casorati nel 1923, in un’espressione che ricorda l’Angelus Novus, dipinto da Paul Klee due anni prima e reso dalla lettura che Walter Benjamin diede della modernità…

Giuseppe Lupo Il sole 24 Ore 13 dicembre 2020

 

Piero Gobetti fu tra i primi grandi avversari di Mussolini e del mussolinismo. Nell’arco della sua breve vita fondò tre riviste (tra cui “La Rivoluzione Liberale”) e una casa editrice, dove esordì anche Eugenio Montale con “Ossi di seppia”. “Le nevi di Gobetti” ripercorre gli ultimi giorni di vita del prodigioso e indimenticabile intellettuale, scomparso esule a Parigi nel 1926, neanche venticinquenne. Era partito da Torino, la sua città, il 3 febbraio. Morirà nella capitale francese neanche due settimane dopo. Il libro di Quaranta, dedicato al suo viaggio finale, è l’occasione per disegnarne la biografa intellettuale attraverso le figure che gli furono accanto come maestri e amici: da Luigi Einaudi a Carlo Levi, da Felice Casorati a Francesco Ruffini, da Natalino Sapegno a Luigi Salvatorelli, da Antonio Gramsci a Gaetano Salvemini.

Bruno Quaranta (Torino, 1953) ha lavorato come giornalista prima a “Il Giornale” di Indro Montanelli e poi a “La Stampa”. Per trent’anni critico letterario di “Tuttolibri”, collabora ancora con le pagine culturali del quotidiano torinese. È tra i curatori dell’opera omnia di Giovanni Arpino pubblicata da Rusconi, nonché autore di “Stile Arpino. Una vita torinese” (Sei). Per l’editore Aragno ha curato i volumi “Il malpensante” di Arturo Carlo Jemolo e “La pazienza della storia” di Luigi Salvatorelli.

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Cento luoghi di-versi. Un viaggio in Italia

22/11/2020 da Sergio Casprini

L’opera di Hans Thoma, «Souvenir d’Orte», 1887, Pinacoteca Monaco di Baviera, abbinata ai versi di Paolo Volponi

Il poeta Marcoaldi e lo storico dell’arte  Montanari viaggiano attraverso luoghi, secoli e autori  e raccontano il Paese per immagini e versi 

 

Autori       Franco Marcoaldi, Tomaso Montanari

Editore      Treccani

Anno          2020

Pagine        240

Prezzo        € 19,90 

Mai come in questo momento, dopo mesi di reclusione, abbiamo capito quanto abbiamo bisogno dell’Italia. Del suo paesaggio e della sua arte: dei suoi cento luoghi diversi. “Diversi” ma anche “di versi“: perché proprio la poesia è riuscita a cogliere, nei secoli, in modo assolutamente peculiare, l’anima del nostro paese, che oggi può e deve essere riscoperta. Lo scopo del libro è proprio questo: offrirci una guida lontana da ogni cliché, un sentiero privo di “assembramenti” per una riscoperta personale e profonda di un territorio senza eguali. A cento immagini, cento luoghi fisici, simbolici, mentali, sono affiancati cento testi poetici: il tema è l‘Italia, come se la immaginano un poeta e uno storico dell’arte, che si offrono vicendevolmente parole e figure, per provare a disegnare contorni di un paese tanto straordinario quanto indecifrabile. Una guida, insomma, per ricominciare a viaggiare con la testa e con il corpo, a partire dal cuore.

Franco Marcoaldi È giornalista, scrittore e poeta. Vive e lavora a Roma ed è collaboratore di “Repubblica”. Ha pubblicato, tra l’altro: A mosca cieca (Einaudi 1992, premio Viareggio), Celibi al limbo (Einaudi 1995), Amore non Amore (Bompiani 1997), Benjaminowo. Padre e figlio (Bompiani, 2004), Animali in versi (Einaudi, 2006), Sconcerto (Bompiani 2010) e Una certa idea di letteratura. Dieci scrittori per amici (Donzelli, 2018). Per Einaudi ha pubblicato anche Voci rubate (1993), L’isola celeste (2000), Il tempo ormai breve (2008), Viaggio al centro della provincia (2009), Baldo – i cani ci guardano (2011), La trappola (2012) e Il mondo sia lodato (2015). Con Giosetta Fioroni ha realizzato Patanella dreams (Lubrina Leb 2001), I miei cani, cui ha partecipato anche Giorgio Amitrano (Corraini 2007).

 Tomaso Montanari Insegna Storia dell’arte moderna all’Università «Federico II» di Napoli. Si è sempre occupato della storia dell’arte del XVII secolo, cercando di rispondere alle domande poste dalle opere con tutti gli strumenti della disciplina: dalla filologia attributiva alla ricerca documentaria, dalla critica delle fonti testuali all’analisi dei significati, a una interpretazione storico-sociale. Per Einaudi ha scritto la postfazione ai due volumi de Le vite de’ pittori scultori e architetti moderni di Giovan Pietro Bellocchio (2009), A cosa serve Michelangelo? (2011), Il Barocco (2012), Costituzione incompiuta (2013, con Alice Leone, Paolo Maddalena e Salvatore Settis), La libertà di Bernini. La sovranità dell’artista e le regole del potere (2016) e Contro le mostre (2017, con Vincenzo Trione); per Minimum Fax, Le pietre e il popolo. Restituire ai cittadini l’arte e la storia delle città italiane (2013); per Einaudi Velázquez e il ritratto del barocco (2018) e L’ora d’arte (2019). Collabora con «la Repubblica».

All’Emblema delle Vele della famiglia Rucellai, particolare della facciata di Santa Maria Novella a Firenze, opera di Leon Battista Alberti (1470),  è abbinata la poesia di Dino Campana, «Barche amorrate» dai Canti Orfici: «Le vele le vele le vele /Che schioccano e frustano al vento / Che gonfia di vane sequele / Le vele le vele le vele / Che tesson e tesson: lamento / Volubil che l’onda che ammorza / Ne l’onda volubile smorza / Ne l’ultimo schianto crudele / Le vele le vele le vele».

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