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Risorgimento Firenze

Il sito del Comitato Fiorentino per il Risorgimento.

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Pubblicazioni

Il CORRIERE DELLA SERA. Biografia di un quotidiano

07/01/2022 da Sergio Casprini

Frutto di minuziose ricerche d’archivio, questo libro racconta quasi centocinquant’anni di vita di un quotidiano          divenuto presto il più influente della penisola.

Autori   Pierluigi Allotti e Raffaele Liucci

Editore il Mulino

Collana Biblioteca Storica

Anno     2021

Pagine   528

Prezzo   € 30,00

«Giammai l’annunzio d’un giornale suscitò tanti e sì furibondi attacchi. Si capiva che stava per aprirsi una bocca che non sarebbe stata facile chiudere» – Eugenio Torelli Viollier

Il 5 maggio 1876 usciva a Milano il primo numero del «Corriere della Sera», fondato e diretto da un intraprendente napoletano, Eugenio Torelli Viollier. Frutto di minuziose ricerche d’archivio, questo libro racconta quasi centocinquant’anni di vita di un quotidiano divenuto presto il più influente della penisola. I direttori, gli amministratori, le grandi firme e gli scrittori che vi hanno collaborato, ma anche Milano, la sua borghesia e le dinastie imprenditoriali succedutesi alla proprietà. Nel palazzo di via Solferino, trasfigurato da Buzzati nella Fortezza Bastiani del Deserto dei Tartari, s’è riflessa l’intera storia d’Italia. E la storia di questo giornale – dalle pressioni politiche agli arrembaggi finanziari, dalle lotte intestine ai certami sindacali, dal frastuono delle rotative al ticchettio delle macchine da scrivere – rivive in queste pagine, assieme all’orgoglio di un mestiere ancora indispensabile.

I due autori del libro, Pierluigi Allotti e Raffaele Liucci,  si sono divisi il lavoro a metà (Allotti, docente di Storia del giornalismo alla Sapienza di Roma, è arrivato alla vigilia del 25 luglio 1943; Liucci, biografo con Sandro Gerbi di Indro Montanelli, e autore di una bella monografia su Leo Longanesi, è arrivato sino al 1992)

 

Redazione del Corriere della Sera in via Solferino Milano

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Una profezia per l’Italia

29/11/2021 da Sergio Casprini

RITORNO AL SUD

Autori      Aldo Schiavone, Ernesto Galli della Loggia

Editore     Mondadori

Anno       2021

Pag.        204

Prezzo      € 18,00

 «Oggi non si tratta più di trovare le vie per integrare il Meridione nel resto della Penisola. Si tratta di rifare per intero il Paese, cogliendo un’occasione irripetibile. È l’Italia nel suo insieme, il suo modo di essere Paese e Stato, che vanno ripensati. Per dare vita a questa nuova storia c’è più che mai bisogno del Mezzogiorno.»

Da quanto tempo non si sente più parlare di «questione meridionale»? Del Sud con i suoi problemi antichi e nuovi, del suo eterno contenzioso con l’Italia unita? Ma da quanto tempo anche tutto il Paese non parla più del suo futuro? E non s’interroga su cosa vuole diventare, sui suoi interessi nel concerto europeo, sulla propria identità geopolitica? È un duplice silenzio che dura almeno dalla fine del secolo scorso. È il silenzio del declino italiano. Questo libro si propone di romperlo riportando al centro della discussione entrambi i temi – il Sud e l’Italia – ma ripensati come due aspetti di una medesima e inedita prospettiva di rinascita che oggi, grazie a una felice e inaspettata congiuntura politico finanziaria, seguita alla crisi della pandemia, non appare impossibile. Ritornare al Sud vuol dire indicare una nuova strada per l’unità del Paese, fondata sulla consapevolezza del suo carattere mediterraneo e su un ruolo nuovo del Mezzogiorno, finalmente chiamato a fare da sé, libero dai lamenti del vecchio meridionalismo e dalla corruzione degli aiuti di Stato così come dai guasti del regionalismo e del malgoverno. Ernesto Galli della Loggia e Aldo Schiavone firmano un libro polemico e appassionato tra storia e politica, costruito attraverso l’esperienza e gli incontri di un viaggio, di una ricognizione sui luoghi di un’Italia oggi ai margini, ma nella quale forse è scritto il nostro comune destino.

Aldo Schiavone (Napoli, 1944) ha insegnato all’università di Bari, Pisa, Firenze (dove è stato preside della facoltà di Giurisprudenza), all’Istituto italiano di Scienze umane (di cui è stato fondatore e direttore) e alla Scuola Normale Superiore. È membro dell’American Academy of Arts and Sciences. Tra i suoi ultimi libri: Eguaglianza. Una nuova visione sul filo della storia (Einaudi 2019) e Progresso (il Mulino 2020), tradotti in varie lingue.

Ernesto Galli della Loggia (Roma, 1942) è professore emerito di Storia contemporanea. Si è occupato specialmente di storia politica italiana ed europea del Novecento. Da molti anni collabora con il «Corriere della Sera». Tra i suoi libri più recenti: Speranze d’Italia. Illusioni e realtà nella storia dell’Italia unita (il Mulino 2018) e L’aula vuota. Come l’Italia ha distrutto la sua scuola (Marsilio 2019).

 

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Racconti del Risorgimento

23/11/2021 da Sergio Casprini

 Un’ antologia di scritti tratti dai giornali d’epoca e dalle opere dei maggiori narratori attivi tra il 1848 e il 1915

Curatore   Gabriele Pedullà

Editore    Garzanti

Anno      2021

Pagine     1120

Prezzo     € 40.00

Come hanno raccontato il Risorgimento gli scrittori italiani? Per rispondere a questa domanda ci si rivolge di solito a un pugno di romanzi celebri o alle poesie patriottiche di Carducci, Pascoli e D’Annunzio. L’antologia approntata da Gabriele Pedullà rivela invece decine di testi brevi, quasi sempre ignoti o poco noti, nei quali i massimi narratori del secondo Ottocento e del primo Novecento – da Collodia De Amicis, da Nievo a Pirandello, da Verga a Gozzano – fanno i conti con la grande epica dell’Italia moderna e con le sue delusioni. A colpire è soprattutto la varietà dei registri adoperati per restituire le passioni, le ansie e i sogni dei giovani di allora: talvolta ci si commuove, secondo le regole del melodramma, ma più spesso ancora si ride o si sorride; i principali eventi militarie civili della stagione appena conclusa sono celebrati in tutta la loro nobiltà, ma non mancano le deliberate stonature, quando i narratori sottolineano, invece, ciò che nel processo di costruzione nazionale non è andato come ci si attendeva. Prende così vita sotto gli occhi del lettore un libro sorprendente: per interpretare il Risorgimento (e la migliore letteratura dell’Ottocento) in chiave inedita, e liberarlo così dalla prigione di marmo in cui, ancora oggi, rischiano di rimanere intrappolatigli uomini che hanno fatto l’Italia.

Gabriele Pedullà (Roma 1972) insegna Letteratura italiana presso l’Università degli Studi di ROMA TRE. È autore di numerosi saggi di critica letteraria, in particolare riguardanti Beppe Fenoglio, la letteratura della Resistenza e Niccolò Machiavelli. Si è occupato anche di critica cinematografica dando alle stampe una monografia sul regista francese Claude Sautet e un volume sul rapporto tra pubblico e sistema delle arti.

Giovanni Fattori, In vedetta, 1874

 

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La nazione populista

16/10/2021 da Sergio Casprini

Pasquale Ricca Statua in ghisa di Ferdinando II di Borbone

 

Il Mezzogiorno e i Borboni dal 1848 all’Unità

 

Autore  Marco Meriggi

Editore  Il Mulino

anno    2021

Pag.     272

Prezzo   € 25,00

La storia del Mezzogiorno preunitario è marcata nel profondo dal conflitto tra forze progressiste e reazionarie. Il 1848, che segna in tutta Europa un momento di evoluzione liberale, vede anche qui la concessione da parte di Ferdinando II di una blanda costituzione. Già nel 1849-50 però, con il ritorno all’ordine, una mobilitazione legittimista si rivolge al re con petizioni che chiedono l’abolizione della costituzione e il ripristino della monarchia assoluta. Questo episodio, rilevante ma poco conosciuto, è quanto viene qui ricostruito e analizzato. Fu iniziativa spontanea o guidata dall’alto? Chi e quanti erano coloro che la animarono nei vari territori del Regno? Quali i moventi? Dallo studio dei documenti l’autore trae un persuasivo identikit di questa che fu una mobilitazione di massa di dimensione ingente e il ritratto di una monarchia che nei suoi ultimi anni si fondò sul rapporto diretto di stampo populista fra il sovrano e i sudditi.

Marco Meriggi insegna Storia delle istituzioni politiche nell’Università Federico II di Napoli. Con il Mulino ha pubblicato «Amministrazione e classi sociali nel Lombardo-Veneto 1814-1848» (1983), «Gli Stati italiani prima dell’Unità» (nuova ed. 2011) e «Racconti di confine nel Mezzogiorno del Settecento» (2016).

Ferdinando II di Borbone delle Due Sicilie in un ritratto fotografico di  Alphonse Bernoud 1859

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Icaro, il volo su Roma

10/10/2021 da Sergio Casprini

 

Autore  Giovanni Grasso

Editore  Rizzoli

Pagine  384

Anno   2021

Prezzo  € 19,00

 

Il Romanzo

Roma, 1928. Ruth Draper, attrice newyorkese, è una donna colta, indipendente, schiva. Si è votata al teatro come una vestale al tempio e non ha mai ceduto alle lusinghe dell’amore. Fino a quando, nella Città Eterna per una tournée, non incontra il giovane e fascinoso Lauro de Bosis. Dandy per eccellenza, poeta per vocazione, antifascista per scelta, aviatore per necessità, Lauro è un visionario ma è anche un uomo coraggioso capace di passare all’azione: con due amici infatti ha fondato un’organizzazione segreta che diffonde messaggi clandestini di propaganda contro il regime. Tra il giovanissimo Lauro e la matura Ruth, nonostante diciassette anni di differenza, scoppia un amore travolgente e tragico, che si cementa nella lotta al fascismo. Sullo sfondo, l’Italietta del regime, ma anche l’inquieto mondo dell’antifascismo in esilio, tra Parigi, Londra e Bruxelles e l’America divisa tra i fremiti del jazz, la cappa del Proibizionismo e la Grande depressione. Dopo Il caso Kaufmann, Giovanni Grasso torna a mescolare storia e invenzione, ricostruendo nei dettagli l’epopea e il ricco mondo di relazioni di un eroe dimenticato che fece tremare la dittatura: la sera del 2 ottobre 1931, a bordo di un piccolo monoplano, Lauro de Bosis sorvolò Roma, beffando clamorosamente il regime, prima di scomparire nel Tirreno al termine di un volo fatale compiuto in nome della libertà.

Giovanni Grasso, Roma 1962, è un giornalista, scrittore e autore televisivo italiano, consigliere per la stampa e la comunicazione del Presidente della Repubblica e direttore dell’ufficio stampa della Presidenza della Repubblica dal 2015.

E su Roma piovvero volantini antifascisti

Angelo Varni  Il Sole 24 Ore Domenica 10 ottobre

Il cielo terso di un tramonto romano, mentre gli ultimi raggi di un sole ormai appannato dall’autunno incombente cercavano di resistere all’incalzare dell’oscurità, veniva attraversato dal rombo inatteso di un piccolo velivolo monoplano biposto, il Pegasus, dal quale piovvero sui luoghi più noti del grand tour della Città Eterna quattrocentomila volantini inneggianti alla libertà, alla democrazia, al rifiuto dell’oppressione fascista.

Era il 3 ottobre 1931 e lo pilotava un ardimentoso trentenne, Lauro De Bosis, che era riuscito abilmente a beffare i controlli posti in atto dalla polizia e a penetrare nello spazio aereo nazionale, per testimoniare la sua generosa – e magari utopica – volontà di risvegliare con un gesto esemplare al limite del martirio le coscienze sopite e manipolate dal regime in “camicia nera”. E il martirio in effetti si compì: portata a termine con successo la sua impresa, lungo la rotta del ritorno verso la Corsica, forse per mancanza di carburante e nella più completa oscurità, l’aereo si inabissò nelle acque del Tirreno rendendo impossibile il ritrovamento dei rottami e del corpo del pilota.

Del percorso intellettuale ed etico che aveva condotto De Bosis a misurarsi con una simile prova ci parla questo volume, che già nel titolo (Icaro, il volo su Roma) richiama il protagonista del mito greco, cui lo stesso giovane antifascista , nella sua attività di docente di letteratura italiana negli Stati Uniti, di traduttore di autori classici e di scrittore, aveva dedicato una tragedia in versi premiata alle Olimpiadi di Amsterdam. In quest’opera Icaro non viene descritto come un ragazzino disobbediente al padre, bensì quale un eroe che decide di morire per la libertà del suo popolo. Anticipazione premonitrice di un esito cui l’autore si sarebbe votato pochi anni dopo. La raffinata formazione culturale di De Bosis, figlio di Adolfo, poeta e saggista di qualche notorietà, risentì profondamente della temperie del tempo, tra crisi dello Stato liberale, ideali patriottici esaltati dalla guerra ma poi disattesi, fremiti di un superomismo dannunziano presto insoddisfacente per il suo agitatorio estetismo fine a sé stesso. Ma ben presto individuò la propria strada nel rifiuto della violenza esercitata dal fascismo per raggiungere e conservare il potere, avvertita quale tradimento dei valori che avevano costruito l’Italia democratica del Risorgimento e ai quali occorreva ritornare con lo stesso spirito di eroico sacrificio dimostrato dalle giovani generazioni di quella stagione gloriosa…

 

 

 

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Il Sommo italiano.

22/09/2021 da Sergio Casprini

Dante e l’identità della nazione

 

Autore  Fulvio Conti

Editore  Carocci

Anno    2021

Pagine   244

Prezzo   € 18,00

Il precursore dell’unità italiana, simbolo principe dell’identità nazionale, amato dai patrioti romantici e dai fascisti. Il ghibellino fustigatore della Chiesa, bandiera dell’Italia laica. Ma anche il Dante guelfo capace di incarnare l’idea di una cattolicità trionfante. Infine, il Dante pop del cinema, della pubblicità, dei fumetti, icona polisemica del nostro tempo, punto di riferimento incredibilmente attrattivo anche nell’età di internet e della globalizzazione. Le declinazioni che il mito di Dante ha avuto dal Settecento a oggi ci aiutano a capire qual è stata l’evoluzione del sentimento patriottico. Il poeta ha incarnato la passionalità e la forte contrapposizione politica che caratterizzano la storia del nostro paese nel lungo periodo. Dante ha unito, ma al tempo stesso ha diviso. In ogni caso, mai ha lasciato indifferenti le molte anime della nazione.

Fulvio Conti (1961) è professore ordinario di Storia contemporanea presso la Scuola di Scienze Politiche «Cesare Alfieri» dell’Università degli Studi di Firenze.  È consulente scientifico del Dizionario biografico degli Italiani e membro dei consigli direttivi dell’Istituto storico della resistenza in Toscana, della Società toscana per la storia del Risorgimento e del Centro interuniversitario per la storia delle città toscane. È membro inoltre della Deputazione toscana di storia patria, della Società italiana per lo studio della storia contemporanea (Sissco) e dell’Istituto per la storia del Risorgimento italiano.

 

 

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IL POSTO DEGLI UOMINI

11/09/2021 da Sergio Casprini

 

Dante in Purgatorio dove andremo tutti

Autore    Aldo Cazzullo

Editore    Mondadori

Anno      2021

Pag.       288

Prezzo    € 18,00

«I nostri nemici finiranno all’Inferno; le nostre mamme in Paradiso; ma a noi un po’ di Purgatorio non lo leva nessuno. Per questo il Purgatorio è il posto degli uomini, dove andremo tutti. Meglio sapere per tempo quel che ci aspetta. Dante stesso pensava di finirvi da morto, nel girone dei superbi...».

Sandro Botticelli Il Purgatorio Canto V

Aldo Cazzullo prosegue il viaggio sulle orme del «poeta che inventò l’Italia». Il romanzo della Divina Commedia, dopo l’Inferno, racconta ora il Purgatorio: il luogo del «quasi», dell’attesa della felicità; che è in sé una forma di felicità. Un mondo di nostalgia ma anche di consolazione, dove il tempo che passa non avvicina alla morte ma alla salvezza. Una terra di frontiera tra l’uomo e Dio, con il fascino di una città di confine. La tecnica narrativa è la stessa di “A riveder le stelle”. La ricostruzione del viaggio nell’Aldilà viene arricchita dai riferimenti alla storia, alla letteratura, al presente. Il Purgatorio è il luogo degli artisti: il musico Casella, il poeta Guinizzelli, il miniaturista Oderisi che cita l’amico di Dante, Giotto. Ci sono i condottieri pentiti nell’ultima ora: Manfredi con il ciglio «diviso» da un colpo, Bonconte delle cui spoglie il diavolo ha fatto strazio, Provenzano Salvani che si umiliò a chiedere l’elemosina per un amico in piazza del Campo a Siena. E ci sono le donne: gli occhi cuciti dell’invidiosa Sapìa, le lacrime disperate della vedova Nella e la splendida apparizione di Pia de’ Tolomei, l’unico personaggio a preoccuparsi per la fatica di Dante, «Deh, quando tu sarai tornato al mondo/ e riposato della lunga via…». Nel Purgatorio, oltre a descrivere il Bel Paese, il poeta pronuncia la sua terribile invettiva civile: «Ahi serva Italia, di dolore ostello…». E in cima alla montagna, entrato nell’Eden, ritrova Beatrice, più bella ancora di come la ricordava. Dante trema per l’emozione, piange, perde Virgilio, e si prepara a volare con la donna amata in Paradiso. E ognuno di noi, dopo due anni di pandemia, ha capito quello che il Purgatorio vuole significare. Può così sentirsi come Dante: «Puro e disposto a salire a le stelle».

 

Gustave Dorè Il Purgatorio canto XXIII

Aldo Cazzullo, Giornalista italiano. Dopo quindici anni a “La Stampa” di Torino, dal 2003 è inviato speciale ed editorialista del “Corriere della Sera”. Ha raccontato le Olimpiadi di Atene e di Pechino, gli attentati dell’11 settembre, il G8 di Genova, gli omicidi di Massimo D’Antona e Marco Biagi ad opera delle Brigate Rosse.
Tra i suoi libri, pubblicati da Mondadori e incentrati in gran parte sul tema dell’identità nazionale, ricordiamo: Ragazzi di via Po (1997), I ragazzi che volevano fare la rivoluzione (1998), Il caso Sofri (2004), I grandi vecchi (2006), Outlet Italia. Viaggio nel paese in svendita (2007), L’Italia de noantri. Come siamo diventati tutti meridionali (2009), Viva l’Italia! Risorgimento e Resistenza: perché dobbiamo essere orgogliosi della nostra nazione (2010), La mia anima è ovunque tu sia (2011), L’Italia s’è ridesta. Viaggio nel paese che resiste e rinasce (2012), Basta piangere! Storie di un’Italia che non si lamentava (2013) e La guerra dei nostri nonni (2014). Ricordiamo anche Le donne erediteranno la terra (2016), L’Intervista: i 70 italiani che resteranno (2017), La guerra dei nostri nonni. (1915-1918): storie di uomini, donne, famiglie (2018), Giuro che non avrò più fame. L’Italia della Ricostruzione, Peccati immortali (con Fabrizio Roncone, 2019) e A riveder le stelle (2020) tutti editi Mondadori.

Domenico di Michelino: Purgatorio (ca. 1465)

 

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LE PROTAGONISTE. L’emancipazione femminile attraverso lo sport

02/09/2021 da Sergio Casprini

Autori     Eva Cantarella, Ettore Miraglia

Editore    Feltrinelli

Anno      2001

Pag.       200

Prezzo    € 16,00

 

Ci sono tanti modi e tanti aspetti della vita alla luce dei quali seguire il lungo e difficile cammino delle donne contro le discriminazioni di genere: e lo sport è uno dei percorsi attraverso i quali esse sono finalmente riuscite a superare il pregiudizio che ne faceva delle cittadine di seconda categoria.

Oggi finalmente la liberazione dagli stereotipi di genere è parte della storia contemporanea. Ma, singolarmente, quando questo accade, non vengono mai o quasi mai ricordate le protagoniste che danno il nome a questo libro, a partire da quelle che hanno conquistato il diritto di partecipare a una competizione tipicamente e originariamente solo maschile quali sono state le Olimpiadi. Queste, in sintesi, le considerazioni dalle quali nasce l’idea di questo libro, composto di due parti diverse ma complementari.

Una prima, di tipo storico, che dopo aver raccontato la nascita nell’antica Grecia dello stereotipo di un “femminile” non competitivo, analizza i fatti che dimostrano la sua non rispondenza a realtà: ad esempio, nell’antica Roma, l’esistenza accanto ai gladiatori di donne gladiatrici. La seconda è la storia delle “protagoniste”, a partire dal Diciannovesimo secolo a oggi, di ciascuna delle quali, accanto agli exploit sportivi, si racconta la storia, la provenienza sociale, la vita familiare e affettiva, il carattere e le difficoltà incontrate nella vita sia pubblica sia privata.

 

Eva Cantarella ha insegnato Diritto romano e Diritto greco all’Università di Milano ed è global professor alla New York University Law School. Tra le sue opere ricordiamo: Norma e sanzione in Omero. Contributo alla protostoria del diritto greco (Milano 1979), Secondo natura. La bisessualità nel mondo antico (Milano 1987, 2006), I supplizi capitali. Origine e funzioni delle pene di morte in Grecia e a Roma (Milano 1991, 2005), Il ritorno della vendetta. Pena di morte: giustizia o assassinio? (Milano 2007), I comandamenti. Non commettere adulterio (con Paolo Ricca; Bologna 2010), “Sopporta, cuore…”. La scelta di Ulisse (Roma-Bari 2010).
Con Feltrinelli ha pubblicato numerosi saggi, alcuni di maggior divulgazione: Passato prossimo. Donne romane da Tacita a Sulpicia (1996), Itaca. Eroi, donne, potere tra vendetta e diritto (2002, premi Bagutta e Fort Village), L’amore è un dio. Il sesso e la polis (2007, premio Città di Padova per la saggistica; “Audiolibri – Emons Feltrinelli”, 2011), Dammi mille baci. Veri uomini e vere donne nell’antica Roma (2009), L’ambiguo malanno. Condizione e immagine della donna nell’antichità greca e romana (2010), l’edizione rivista de I supplizi capitali (2011), Pompei è viva (con Luciana Jacobelli; 2013), Perfino Catone scriveva ricette. I greci, i romani e noi (2014) e ha tradotto Le canzoni di Bilitis (2010) di Pierre Louÿs. Nella collana digitale Zoom è uscito L’aspide di Cleopatra (2012).

Ettore Miraglia (Milano, 1966), giornalista del “Corriere della Sera” e della “Gazzetta dello Sport”, si è sempre interessato degli sport olimpici. In precedenza ha scritto, sempre di sport, per “Il Giorno”, e poi è passato alla tv: per Eurosport ha commentato per dieci anni gli sport della piscina in occasione delle più importanti manifestazioni internazionali. Gli stessi sport ha seguito anche per Sportitalia, dove ha curato le news per sette anni. Per Feltrinelli ha pubblicato L’importante è vincere. Da Olimpia a Rio de Janeiro (con Eva Cantarella; 2016) e Le protagoniste. L’emancipazione femminile attraverso lo sport (con Eva Cantarella; 2021).  

La nuotatrice Federica Pellegrini

 

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Risorgimento a due voci ovvero Il medico politico.

12/08/2021 da Sergio Casprini

Una sala operatoria  nell’Astigiano nell’800

 

Vite parallele di Giovanni Lanza e Agostino Bertani

Autore     Giorgio Cosmacini

Editore     Pantarei

Anno         2021

Pagine       214

Prezzo      € 15,00

Il libro intreccia le “vite parallele” di due medici con gli avvenimenti che precedono e seguono l’unificazione italiana: il percorso di vita dei due protagonisti, la loro formazione, l’impegno professionale e quello politico. Entrambi deputati, Giovanni Lanza, cavouriano, è presidente della Camera, più volte ministro, capo del governo dal 1869 al 1873, gli anni che portano la capitale a Roma. Agostino Bertani, radicale, ha i suoi riferimenti politici in Cattaneo e Mazzini, è seguace di Garibaldi, della cui dittatura per le province del Mezzogiorno sarà segretario generale, ha rapporti anche con Bakunin. Sul piano medico e sanitario, si intrecciano le malattie dei due protagonisti, l’improvvisa morte di Cavour, le vicende sanitarie degli eserciti regolari e dei volontari, le caratteristiche della sanità italiana e della sua organizzazione prima e dopo l’unità. Non manca il racconto delle epidemie e delle “fake news” di allora, con i medici accusati di spargere ad arte il colera, la peste dell’epoca. Il tutto si tiene nella relazione globale tra medicina e politica e nella riaffermazione del metodo intrinsecamente materialistico della scienza medica.

Giovanni Lanza 1859

Giorgio Cosmacini (Milano 1931) è il maggiore storico italiano della medicina. Medico, laureato in Filosofia, insegna Storia della medicina nell’Università Vita-Salute dell’Istituto Scientifico Ospedale San Raffaele di Milano. Autore di molti libri di successo, di argomento storico-medico filosofico.

Agostino Bertani 1864

 

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ALFONSINA E LA STRADA

06/08/2021 da Sergio Casprini

Il romanzo di Alfonsina Strada, la storia e le avventure della ciclista che per prima sfidò il maschilismo sportivo partecipando, unica donna, al Giro d’Italia del 1924.

Autrice  Simona Baldelli

Editore  Sellerio

Anno    2021

Pag.     316

Prezzo  € 17,00

«Ciò che più la affascina è il lato privato, intimo di questa donna che, nata alla fine dell’Ottocento in una famiglia contadina poverissima, in mezzo ad altri dieci tra fratelli e sorelle, riesce a superare i propri limiti» – Robinson /La Repubblica

Nel 1924 il Giro d’Italia rischia va di non partire. Gli organizzatori non erano in grado di far fronte alle richieste economiche delle squadre e queste risposero con una diserzione in massa. Celebri campioni come Girardengo, Brunero, Bottecchia non avrebbero gareggiato; gli atleti dovevano iscriversi a titolo personale e la corsa rischiava di passare inosservata, con grave danno per gli sponsor. Occorreva qualcosa di eclatante, e si decise di accogliere la richiesta di una donna di trentatré anni che insisteva da tempo per partecipare. Si trattava di Alfonsina Strada, aveva già affrontato due Giri di Lombardia. Il tracciato della competizione attraversava la penisola per oltre 3.000 chilometri, gli iscritti furono 108, al via se ne presentarono novanta, e fra questi c’era Alfonsina. Solo in trenta completarono la gara. Il romanzo racconta la sua storia, dai tempi duri e affamati di Fossamarcia, nei pressi di Bologna dove nacque nel 1891, fino al 13 settembre del 1959, giorno della sua morte. In mezzo ci sono due guerre mondiali, la Marcia su Roma cui prese parte uno dei suoi fratelli, e poi D’Annunzio che le regalò una stella d’oro, Mussolini che volle darle un’onorificenza da lei mai ritirata, una medaglia che la zarina Alessandra le appuntò personalmente al petto. E gli anni passati a esibirsi nei circhi d’Europa e due matrimoni, il primo a 14 anni, l’unico modo per andar via di casa perché i genitori le volevano impedire di gareggiare. Il giovane marito era Luigi Strada, di professione meccanico, uomo dalla psicologia molto fragile. Le offrì un amore sincero, lei ne mantenne per sempre il cognome.

Dalla povertà alla fama all’oblio, Alfonsina è stata una pioniera della parificazione tra sport maschile e femminile.

Alfonsina Strada  nel suo negozio milanese di via Varesina

Simona Baldelli ha trovato lo sguardo e la voce per trasformare la sua epopea in un romanzo attento alle verità della Storia e sensibile alle sfumature dei sentimenti, creativo nella struttura e libero di intrecciare i fatti concreti con l’invenzione necessaria al gesto letterario. Accade allora che nelle sue pagine Alfonsina prenda vita e ci mostri, nella scoperta di un’impresa faticosissima e anticipatrice, il ritratto di una donna che mai volle porsi dei limiti.

Simona Baldelli è nata a Pesaro e vive a Roma. Evelina e le fate (Giunti 2013) è il suo primo romanzo, finalista al Premio Calvino 2012 e vincitore del Premio Letterario John Fante 2013. Tra gli altri suoi libri ricordiamo Il tempo bambino (Giunti 2014), La vita a rovescio (Giunti 2016), È facile vivere bene nelle Marche se sai cosa fare (Newton Compton 2016), L’ultimo spartito di Rossini (Piemme 2018).

 

Giro d’Italia del 1924

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il Comitato Fiorentino per il Risorgimento
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L’editoriale del direttore

17 MARZO. CELEBRAZIONE DELL’UNITÀ D’ITALIA, DELLA LIBERTÀ E DEMOCRAZIA

Video

Ubaldino Peruzzi Sindaco, il video integrale del Convegno

Prossimi appuntamenti

Le celebrazioni del 17 MARZO nel corso della storia dell’Italia dal 1911 al 2011

10/03/2023

Lettere al Direttore

La coscienza ecologica tra passato e presente

07/12/2022

Focus

STORIA DI RAMELLI E DANTE DI NANNI

25/03/2023

Tribuna

Il PASSATORE, mito della Romagna

26/12/2022

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LA FORTEZZA DEL RISORGIMENTO A BRESCIA

23/01/2023

Mostre

L’arte della moda. L’età dei sogni e delle rivoluzioni. 1789-1968

15/03/2023

Rassegna stampa

ORDIRE LA TELA DEL NOSTRO RISCATTO

27/03/2023

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