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Risorgimento Firenze

Il sito del Comitato Fiorentino per il Risorgimento.

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Sergio Casprini

Giorgio Napolitano, un Presidente patriota

01/10/2023 da Sergio Casprini

… E tra le giornate più felici da Capo dello stato vi furono quelle della celebrazione – con orgoglio e fiducia, pur nella coscienza critica dei tanti problemi rimasti irrisolti e delle nuove sfide con cui fare i conti – del 150° anniversario dell’Unità d’Italia, circondato dal calore e dall’attiva partecipazione popolare nei luoghi del Risorgimento lungo l’intera penisola… Giulio Napolitano, figlio di Giorgio Napolitano.

 Alla Camera dei Deputati, durante la cerimonia laica in onore del presidente emerito della Repubblica Giorgio Napolitano, il figlio Giulio ha ricordato come uno dei meriti della sua presidenza l’impegno costante a rafforzare tra gli italiani il sentimento patriottico, a partire dai valori di identità nazionale, di libertà e di democrazia, che si sono affermati negli anni del Risorgimento e che si ritrovano nella carta Costituzionale del nostro Paese. Gli stessi meriti li aveva riconosciuto Papa Bergoglio, quando era andato a rendere omaggio a Giorgio Napolitano alla camera ardente in Senato e aveva scritto nel libro delle presenze “un grande uomo, servitore della patria”; riconoscendo così, tra i valori risorgimentali anche quello della laicità dello Stato, proprio nei giorni in cui si ricordava la fine del potere temporale del papato con la Breccia di Porta Pia.

Durante le celebrazioni del 150°Anniversario dell’Unità d’Italia, tra i luoghi risorgimentali visitati da Napolitano, non poteva mancare Firenze: vi giunse l’11 maggio 2011 per partecipare al convegno nel Cenacolo di Santa Croce su Bettino Ricasoli, importante protagonista del Risorgimento, prima fiorentino e poi nazionale. In quell’occasione il Comitato Fiorentino per il Risorgimento gli fece omaggio della propria coccarda, in cui si rappresenta l’affermazione dell’Indipendenza Toscana con la manifestazione del 27 aprile 1859, che vide la fine del potere granducale dei Lorena e il tricolore a Palazzo Vecchio.

Napolitano ha esercitato il ruolo di garante dell’Unità d’Italia nel migliore dei modi, come del resto ha svolto le altre funzioni previste dalla Costituzione; così hanno pure fatto altri due presidenti della Repubblica, in un simbolico passaggio del testimone di una staffetta patriottica.

Azeglio Ciampi, che lo ha preceduto, ha riconciliato gli italiani con i loro simboli: l’Inno di Mameli, il Tricolore e il Quirinale, che chiamava la “casa di tutti gli italiani”. Nei momenti di disorientamento politico è stato anche il pacificatore che ha spento mille focolai di scontro troppo acceso, l’arbitro dei conflitti insanabili, il predicatore instancabile del dialogo e della concertazione, il saggio che indica i nodi da sciogliere e al tempo stesso istilla fiducia.

Sergio Mattarella, il suo successore alla presidenza, in questi ultimi anni drammatici per la pandemia e per la guerra in Ucraina, si è rivolto sia alle istituzioni che ai cittadini italiani confidando nel loro senso di responsabilità rispetto ai sacrifici, alle rinunce e alle restrizioni che riguardavano la vita normale, nella consapevolezza che una piena cittadinanza democratica comporta diritti e doveri nei confronti della comunità in cui si vive.

Oggi l’Italia perde con Giorgio Napolitano un grande Presidente, uno dei protagonisti principali della storia repubblicana. Uomo di sinistra, legato alla propria storia, ma anche a quella del proprio Paese, statista italiano ma anche europeo, simbolo della credibilità e della forza delle istituzioni della Repubblica, insomma un vero e proprio “Padre della Patria” in un contesto politico e sociale certamente diverso rispetto agli anni del Risorgimento, in cui va comunque sempre salvaguardato il valore dell’Unità italiana ed europea.

Sergio Casprini

I funerali di Stato del presidente emerito Giorgio Napolitano alla Camera dei Deputati

Archiviato in:Editoriale

I feriti e i malati di guerra dal soldato di Napoleone al milite ignoto

27/09/2023 da Sergio Casprini

Giovanni Fattori Il guado ( l’ambulanza) 1865

VENERDI’ 29 settembre ore 15:00

Sala della Fratellanza militare, Piazza Santa Maria Novella

Il Comitato Fiorentino per il Risorgimento e il Souvenir napoléonien toscano organizzano il convegno “I feriti e i malati di guerra dal soldato di Napoleone al milite ignoto”.

Relatori: F. Bertini, A. Minardi, P. Lusini, R. Romeo Jasinski, E. Monaco, A. Campagnano, M. Romeo Jasinski.

Introducono e moderano

Sergio Casprini

Domenico Lentini

Diretta Facebook sulla pagina del Comitato Fiorentino per il Risorgimento

Archiviato in:Focus

NOVECENTO a Carrara

21/09/2023 da Sergio Casprini

Palazzo Cucchiari Via Cucchiari, 1 Carrara (MS)

Avventure artistiche tra le due guerre

A cura di Massimo Bertozzi

Lorenzo Viani, La fiera: Tre palle e un soldo

A Carrara la tradizione artistica è per forza di cose quella del marmo e della scultura.
Per una secolare abitudine a adeguarsi alle trasformazioni dei linguaggi e a tramandare le tecniche, e i tanti segreti, di un mestiere che non può mai prescindere dall’estro individuale come da una grande abilità manuale. Avendo a disposizione per il continuo aggiornamento e la verifica delle consonanze artistiche l’attività dei laboratori dove si lavora il marmo e si impara la scultura e la sua Accademia di Belle Arti che dalla fine del Settecento aiuta questa tradizione a rinnovarsi e a rimanere al passo coi tempi.

Leonardo Bistolfi, La Sfinge

Questa mostra è dedicata ai percorsi di aggiornamento dei linguaggi figurativi e del panorama artistico carrarese nella prima metà del secolo scorso, attraverso la verifica di due direttrici di sviluppo: quella della linea, dal liberty di Leonardo Bistolfi al Novecentismo di Arturo Martini all’astrattismo di Alberto Viani, e quella del volume, dal solido verismo di Carlo Fontana al poetico naturalismo di Arturo Dazzi alla “frammentazione spaziale” di Carlo Sergio Signori.
La strada del rinnovamento segue nei primi decenni del secolo scorso un filo che annoda, lungo l’asse Bistolfi – Martini – Viani, le tappe fondamentali della nascita della scultura moderna in Italia.
Leonardo Bistolfi esegue a Carrara numerose opere, dai gruppi per la decorazione del Teatro dell’Opera a Città del Messico al Sacrificio destinato al Vittoriale, dal Monumento ai caduti di Correggio al grande gruppo del Funerale destinato al Cimitero di Montevideo, dal Monumento ai Caduti di Casale Monferrato a quello a Giosuè Carducci di Bologna, oltreché più di una copia del famoso bassorilievo “Il dolore confortato dalle memorie”.

Nei primi decenni del ‘900, Bistolfi introduce così a Carrara, nei suoi laboratori, nel bagaglio tecnico e formale dei suoi artigiani, i temi e i modelli della scultura simbolista, gusto per la linea e la composizione bidimensionale che contribuì a rinnovare il linguaggio della scultura, almeno fino a quando i primi segnali del ritorno all’ordine indirizzeranno anche i laboratori carraresi lungo i percorsi di ricomposizione classica della forma.Ne scaturiscono incontri inconsueti e contaminazioni impreviste, come quando nel Monumento alla Vittoria di Bolzano, il disinvolto eclettismo di Marcello Piacentini riesce a far convivere le forme di Libero Andreotti con quelle di Arturo Dazzi e di Pietro Canonica.
Nel corso degli anni Trenta, arrivano a Carrara la purezza classica di Francesco Messina e le forme novecentiste di Mario Sironi e Fausto Melotti. Ma arriva anche Arturo Martini che, proprio grazie a Carrara, al rapporto con gli studi e gli artigiani apuani, scopre inaspettate possibilità di rinvigorire, dall’interno e proprio in rapporto a quello che sembra il materiale più compromesso, l’arte della scultura.
Il Martini che allude al processo di scomposizione della forma, che si arrovella intorno alla funzione plastica delle ombre, che concepisce e chiude in una forma l’Atmosfera di una testa; lo scultore che intuisce che la scultura di domani sarà quella che sta facendo il suo allievo, Alberto Viani, è che è tuttavia convinto di dover consumare fino in fondo ogni potenzialità espressiva della figura.

A. Viani, Nudo seduto

Viani arriverà poi a Carrara dove darà consistenza marmorea ai morbidi volumi dei suoi gessi. Nel frattempo, tuttavia la scultura astratta aveva trovato un’altra via per approdare al marmo carrarese.
Nel 1946 giungeva infatti da Parigi Carlo Sergio Signori, con l’esigenza di realizzare il Monumento ai fratelli Rosselli per Bagnoles-de-l’Orne e l’esatta misura della capacità di rinnovare una tradizione antica è data proprio da questa che in fondo poteva rimanere solo un episodio occasionale, perché alla fine non sarà solo per caso che il primo “monumento astratto” d’Europa venga realizzato a Carrara e in un materiale in forte sospetto di passatismo. Carlo Sergio Signori, “parigino” di Milano, diventerà “carrarino”, inserendosi dentro la tradizione dei marmorari, ma in urto con la tradizione accademica, com’era quella della continuità tra Carlo Fontana, Arturo Dazzi e la loro numerosa progenie che si è fatta le ossa nei grandi cantieri pubblici e nel proliferare di monumenti negli anni Trenta: Valmore Gemignani e Sergio Vatteroni, Aldo Buttini e Romeo Gregori, e poi Giorgio Salvi, Luigi Venturini, per finire con i “professori”, continuatori anche dell’insegnamento scolastico, Alderige Giorgi, Ugo Guidi, Felice Vatteroni.

A. Martini, Cavalla che allatta

Ai percorsi della scultura si intrecciano quelli della pittura, talvolta come disciplina parallela dello stesso artista – praticano la pittura con assiduità sia Arturo Dazzi che Sergio Vatteroni, sia Carlo Sergio Signori che Arturo Martini; mentre per altro verso il pittore Mario Sironi si fece a Carrara sporadico “scultore”. Così come alcune suggestioni all’aggiornamento della pittura arrivano a Carrara per il tramite degli scultori, Dazzi per Carrà e Soffici, Signori per Severini e Magnelli. E Poi la crescita dei pittori nel panorama accademico, con l’emergere di una figura come quella di Pietro Pelliccia che dell’Accademia carrarese diventerà, primo tra i pittori, direttore. E poi quelli per i quali Carrara, le sue cave e i suoi paesaggi diventano motivo pittorico, a cominciare da Lorenzo Viani, protagonista della Repubblica di Apua, ma anche amico di Arturo Martini che con il ritratto del viareggino realizzerà una delle sue prime opere in marmo. Accompagnato da una lunga serie di pittori, indigeni come Giuseppe Viner o Giulio Marchetti o Gino Montruccoli, oriundi come Domenico Cucchiari o forestieri come Uberto Bonetti e i fratelli Michahelles, RAM e Thayaht. In quegli anni i giovani che studiano all’Accademia di Belle Arti trovano facilmente la possibilità di completare la propria formazione frequentando i laboratori, dove è possibile perfezionare il mestiere e nello stesso tempo assistere alla realizzazione di ogni sorta di scultura, conoscere gli artisti, vedere all’opera gli artigiani.

Un contesto in cui tutti insegnano qualcosa proprio mentre sono lì per imparare qualcos’altro: perché la scultura non si può inventare: si impara solo dove la scultura si fa.

Sito Palazzo Cucchiari. Mostre

Palazzo Cucchiari Carrara

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GIORNATA INTERNAZIONALE PER LA PACE

18/09/2023 da Sergio Casprini

Picasso LA COLOMBA DELLA PACE 1961

FESTIVAL ASSOCIAZIONI CULTURALI FIORENTINE

Club per l’UNESCO di Firenze

Comitato Fiorentino per il Risorgimento

Associazione Nazionale Mutilati ed Invalidi di Guerra e Fondazione

Sezione di Firenze (ANMIG)

Giovedì 21 settembre ore 11

Liceo Niccolò Machiavelli, Palazzo Frescobaldi, Piazza de’ Frescobaldi n. 1

GIORNATA INTERNAZIONALE PER LA PACE

Saluti istituzionali

Anna Pezzati, Dirigente Scolastica Liceo Machiavelli

Letizia Perini, Consigliera Città Metropolitana con delega all’Ambiente,

Parchi e aree Protette, Politiche giovanili, Cultura

Conduce e modera

Vittorio Gasparrini Presidente del Club per l’UNESCO di Firenze

Stefano Cosi, Vicepresidente Club per l’UNESCO di Firenze, Presidente Arciteatro

Consegna ufficiale del Premio per il Concorso Dante the Immortal Light al Liceo Machiavelli

Studenti del Liceo Machiavelli

L’impegno per la pace attraverso la memoria e il dialogo

Sergio Casprini, Presidente Comitato Fiorentino per il Risorgimento

Fabio Bertini, Coordinamento nazionale delle Associazioni Risorgimentali

1867 il Congresso di Pace a Ginevra.

 La Lega Internazionale per la Pace e la Libertà con Giuseppe Garibaldi presidente

Alessandro Sardelli, Presidente ANMIG Firenze, L’Associazione Nazionale Mutilati ed Invalidi di Guerra

Da unione fra vittime a presenza critica e memoria tragica del Novecento

Studenti del Liceo Machiavelli

Lavori con il Club per l’UNESCO di Firenze per la pace e la tutela

 dei diritti fondamentali durante l’anno scolastico 2022 – 2023

Ingresso libero fino ad esaurimento dei posti disponibili

Liceo Machiavelli Palazzo delle Missioni Firenze

Archiviato in:Prossimi appuntamenti

XX Settembre 1870-XX Settembre 2023

12/09/2023 da Sergio Casprini

In occasione della cerimonia nell’anniversario della Breccia di Porta Pia

Il Presidente del Consiglio comunale Luca Milani

Il Comitato Fiorentino per il Risorgimento

Il Circolo Piero Gobetti

La Fondazione Ernesto Rossi e Gaetano Salvemini

Invitano la S.V.

Mercoledì 20 settembre ore 11.30

Piazza dell’Unità Italiana – Obelisco ai Caduti -Firenze

Interventi

Luca Milani Presidente del Consiglio comunale di Firenze

Christian Satto Coordinatore dei Comitati toscani per il Risorgimento

Scortati dal Gonfalone di Firenze verrà deposta una corona di alloro dell’Amministrazione comunale

Aderenti alla manifestazione

Fratellanza Artigiana d’Italia Firenze, Associazione Nazionale Volontari e Reduci Garibaldini,

Associazione Progetto Firenze, Circolo Fratelli Rosselli, Musici e Sbandieratori della Signoria

Archiviato in:Prossimi appuntamenti

FESTIVAL delle Associazioni Culturali Fiorentine

11/09/2023 da Sergio Casprini

FESTIVAL delle Associazioni Culturali Fiorentine Firenze

1° settembre /21 settembre 2023

Istituto Italiano dei Castelli – Sezione Toscana

Comitato Fiorentino per il Risorgimento

Sabato 16 settembre ore 16:30

Lyceum Club Internazionale di Firenze Lungarno Guicciardini n. 17

Introduce e coordina Nicoletta Maioli,

Presidente della Sezione Toscana dell’Istituto Italiano dei Castelli

Storia di un dominio e cronache di recenti restauri: la Fortezza da Basso a Firenze

Maurizio De Vita, Architetto Università degli Studi di Firenze

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La Fortezza da Basso e la Firenze militare negli anni del Risorgimento

Sergio Casprini, Presidente Comitato Fiorentino per il Risorgimento

Giovanni Cipriani, Storico Università degli Studi di Firenze

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Prenotazione obbligatoria

prenotazione.festivalfirenze@gmail.com o SMS e WhatsApp 333 6886294

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Italia 1943

08/09/2023 da Sergio Casprini

La guerra continua

Autore   Lucca Baldissara

Editore   Il Mulino

Anno       2023

Pag.         472

Prezzo     € 32,00

«La guerra, ultima fase del fascismo trionfante, ha agito su di noi più profondamente di quanto risulti a prima vista. La guerra ha distolto materialmente gli uomini dalle loro abitudini, li ha costretti a prendere atto con le mani e con gli occhi dei pericoli che minacciano i presupposti di ogni vita individuale, li ha persuasi che non c’è possibilità di salvezza nella neutralità e nell’isolamento» Giaime Pintor

 Il 1943 è un anno drammatico, fra i più difficili da interpretare nella storia d’Italia. Luca Baldissara ripercorre lo svolgersi e il rapido e caotico susseguirsi degli eventi politici e militari, ricostruendo le tappe della crisi di regime e dell’implosione dello Stato, indagando il lento organizzarsi dell’antifascismo e restituendo la varietà delle esperienze di guerra degli italiani di allora. Nel fare ciò dà voce ai protagonisti e agli attori dell’epoca e così ricostruisce le dinamiche della vita in un paese alle prese con una guerra che pareva infinita. Andare a quell’anno significa fare un passo decisivo nella comprensione della storia dell’Italia contemporanea e di cosa significhi e produca l’esperienza della guerra tanto sui governi e le istituzioni, quanto sulla società e gli individui.

IL DOVERE DI SCEGLIERE

NEL 1943 IL CROLLO DELLO STATO ITALIANO OBBLIGÒ I CITTADINI A METTERSI IN GIOCO

…Trent’anni fa Ernesto Galli della Loggia aveva già affrontato   questi temi: dapprima in un convegno in occasione del cinquantennale del 1943, poi in un importantissimo libro, La morte della patria (Laterza), che occupandosi della «crisi dell’idea di nazione tra Resistenza, antifascismo e Repubblica» provocò uno dei più interessanti dibattiti politico-storiografici della fine dello scorso millennio (e dell’inizio del terzo). Forse l’ultimo grande dibattito di questo genere, quantomeno per il rilievo delle questioni sollevate, la focosità dei toni (soprattutto da parte dei dissenzienti), le personalità impegnate nella discussione (persino un capo dello Stato: Carlo Azeglio Ciampi) e la sua durata.

Del 1943 e specificamente dell’8 settembre si è occupato in più occasioni il massimo studioso del fascismo, Renzo De Felice. Nella prefazione a un libro di Elena Aga Rossi — L’inganno reciproco. L’armistizio tra l’Italia e gli anglo-americani del settembre 1943 (Edizioni Ministero Beni Culturali) — De Felice scriveva: «Se l’Italia rischia di cessare di essere una nazione, la causa prima, ma ancora operante di ciò va ricercata nella condizione morale evidenziata dall’8 settembre e nel rifiuto della classe dirigente post-fascista di riconoscerla e, peggio, nel tentativo di parte di essa di spiegarla “storicamente” con argomentazioni di un elitismo che, disdegnando di fare seriamente i conti con il vissuto collettivo, ha in qualche caso sfiorato i confini di una sorta di razzismo moralistico».

Da quel 1993 sono trascorsi altri trent’anni e, come ampiamente dimostra il volume di Baldissara, la discussione è tuttora aperta.

Paolo Mieli Corriere della Sera 5 settembre 2023

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Quando a Firenze si incontravano Manzoni e Leopardi

02/09/2023 da Sergio Casprini

È il 3 settembre del 1827 quando Vieusseux organizza un ricevimento per lo scrittore venuto a «ripulire» i panni in Arno. Quella sera chi c’era assisterà al suo storico incontro con Leopardi.

Il 3 settembre 1827 è un lunedì. Alessandro Manzoni è a Firenze per risciacquare in Arno i suoi «lenzuoli», cioè i Promessi sposi appena pubblicati a Milano, in tre tomi, nel giugno di questo stesso 1827 (la cosiddetta Ventisettana). «Risciacquare» vuol dire che intende ripulire l’assetto linguistico del romanzo, cioè  sostituire il toscano dell’uso, impiegato alla meglio nella prima edizione, con il fiorentino parlato dalle persone colte, messo a punto nella seconda e definitiva edizione del 1840 (la Quarantana).

Il padre dei Promessi sposi arriva a Firenze mercoledì 29 agosto 1827. Viene con la madre, la moglie, la «nidiata» (come dice lui) di sei degli otto figli, più quattro domestici (tredici persone, in due carrozze). In città si trattiene fino al 1° ottobre. Alloggia alla Locanda delle Quattro Nazioni, nell’attuale Lungarno Corsini n. 4, nell’edificio attiguo a Palazzo Gianfigliazzi, dove ha abitato ed è deceduto nell’ottobre 1803 Vittorio Alfieri.

Giovan Pietro Vieusseux, figura eminente a Firenze, direttore dell’Antologia (la più importante rivista italiana dopo la soppressione a Milano del Conciliatore nel 1819) e del Gabinetto Scientifico-Letterario a Palazzo Buondelmonti in Piazza Santa Trinita, pensa di rendere omaggio all’ospite illustre come autore degli Inni sacri e delle due tragedie, Il Conte di Carmagnola e Adelchi. Così organizza un ricevimento ufficiale, al secondo piano del Palazzo Buondelmonti, per la sera di lunedì 3 settembre, dalle ore 19 alle 21. È un’occasione di cortese mondanità, abituale nella prassi del padrone di casa, autentico gentiluomo, intellettuale, affabile conversatore, sagacissimo tessitore e organizzatore di cultura. Sono presenti, con Vieusseux, alcuni selezionati personaggi letterari, come Giovanni Battista Niccolini, Terenzio Mamiani, Mario Pieri, Gaetano Cioni, Pietro Giordani (esule in Toscana dal 1824). Ma a rendere eccezionale la serata è il fatto che tra i presenti si trova Giacomo Leopardi. Manzoni ha 42 anni, Leopardi 29. Manzoni è un’autorità, Leopardi uno scrittore noto ma non celebre, non nell’opinione corrente.

Cronista della serata è Mario Pieri (classicista, originario di Corfù, divenuto fiorentino dal 1823), che nel suo diario annota particolari curiosi. Riferisce che Giordani, ateo e materialista, letterato di gran nome, temibile per la sua lingua acuminata, si accosta a Manzoni, appena entrato in sala mentre è da tutti ossequiato, e gli domanda rischiando un incidente diplomatico: «È vero che credete ai miracoli?». In risposta riceve, dal saggio conte milanese, non una replica dura, che sarebbe stata fuori luogo, ma una pacata e riflessiva battuta quasi monologante: «Eh! È una gran questione». A parte i dettagli curiosi due cose importano. La prima è il merito che spetta a Vieusseux per essere riuscito a fare incontrare i due nostri massimi campioni moderni. La seconda cosa è il valore emblematico che va riconosciuto all’incontro che avviene, per accrescerne il rilievo simbolico, una settimana prima di quel lunedì 10 settembre 1827, che è il giorno in cui chiude, fuori d’Italia, i suoi giorni, irato agli altri e a se stesso, nel malinconico sobborgo londinese di Turnham Green, Ugo Foscolo, il poeta che a Firenze, sulla collina di Bellosguardo, un quindicennio prima, nell’agosto 1812 – luglio 1813, ha placato il suo affanno di esule, fuggitivo, con la stupendamente serena stagione delle Grazie, mitico riscatto dalle amare disillusioni della storia. Manzoni e Leopardi sono autori antitetici e s’incontrano a Firenze, città dove può accadere l’impossibile. Manzoni ha pubblicato nel giugno 1827 a Milano il suo romanzo e Leopardi nello stesso giugno, sempre a Milano, ha pubblicato le sue Operette morali. Due libri tra loro quanto mai distanti. Un romanzo nella lingua dell’uso e una raccolta di dialoghi filosofico-fantastici nella più selettiva lingua letteraria. Il romantico Manzoni per arrivare al capolavoro si è «sliricato» (ha abbandonato la centralità dell’io). Il classicista Leopardi resta indubitabilmente un sommo lirico. Manzoni contesta la mitologia e proclama il «vero» come bello; Leopardi difende la mitologia come fonte di poesia, su posizioni duramente antiromantiche, e identifica il bello con il «finto» (opposto al «vero» manzoniano) e identifica il bello con l’illusione, con l’immaginazione: «e sovrumani / silenzi, e profondissima quiete / io nel pensier mi fingo (L’infinito, vv. 5-7).

Carlo Emilio Gadda

Antitetici, eppure compagni di strada. Ce lo ricorda Carlo Emilio Gadda. Quest’anno ricorre il 150° anniversario della morte di Manzoni e, insieme, ricorre il 50° della morte di Gadda, altro straordinario narratore che ha scelto Firenze come elettiva patria linguistica. Proprio Gadda ha sottolineato i tratti che uniscono Manzoni e Leopardi e lo ha fatto a Firenze, la città del loro incontro sulla rivista Solaria, condiretta da Alessandro Bonsanti, che è stato dal 1941 al 1980 grande e indimenticato direttore dello stesso Gabinetto Vieusseux.

Su Solaria, nel saggio Apologia manzoniana del gennaio 1927, nel centenario della Ventisettana, così Gadda si è espresso: «] Manzoni] volle che il suo dire fosse quello che veramente ognun dice, […] e non la roca trombazza d’un idioma impossibile. […] Volle romperla una buona volta con certi toni della vacua magniloquenza. […] Volle parlare da uomo agli uomini, come, a lor modo, parlarono tutti quelli che ebbero qualche cosa di non cretino da raccontare. Ebbe compagno nell’impresa della spazzatura un altro conte suo contemporaneo […]. La parola di quest’ultimo ha una nitidezza lunare: Dolce e chiara è la notte». Gadda unisce Manzoni e Leopardi, i due grandi che nel capoluogo toscano si sono avvicinati per l’unica volta nella loro vita. E li unisce nell’impresa della «spazzatura», ovvero nella ricerca fondamentale di un linguaggio antiretorico e antieloquente, anticonformista e antiservile.

Gino Tellini, Critico letterario e italianista

Corriere Fiorentino 2 settembre 2023

Palazzo Buondelmonti. Sede del Gabinetto Vieusseux nel 1827

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L’identità italiana non è nata 8000 anni fa.

01/09/2023 da Sergio Casprini

Nel libro Il mondo al contrario, pubblicato a sue spese dal generale Roberto Vannacci, si leggono affermazioni offensive nei confronti degli omosessuali e delle donne e in alcuni casi razziste, in particolare quando il militare, riferendosi alla pallavolista italiana Paola Egonu, scrive che, quando vede una persona con la pelle nera, non la identifica subito come italiana. Consapevolmente o no, Vannacci sembra rifarsi al suprematismo bianco, il movimento ideologico nato negli Stati Uniti, che vorrebbe imporre l’egemonia della “razza bianca”.

Oltre a essere offensive, certe affermazioni sull’identità italiana sono anche gravi sul piano storico, specie per un plurilaureato dal prestigioso curriculum professionale nell’esercito: “L’italiano da 8000 anni è identificato con la pelle bianca.”. Un gigantesco strafalcione. Prima di tutto l’identità italiana in senso proprio è emersa lentamente nell’ultimo millennio (a dir molto), benché abbia, come tutte le identità nazionali, anche radici remote. Inoltre un popolo esiste quando si riconosce accomunato da una lingua, da una cultura e da una storia, al di là delle differenti etnie che lo costituiscono.

Senza risalire a 8000 anni fa, intorno al 2000 a.C., mentre le regioni della Mesopotamia e l’Egitto avevano raggiunto il loro massimo splendore e un altissimo livello di civiltà, la penisola italica era abitata da popoli che parlavano lingue diverse e vivevano in umili capanne all’interno di piccoli villaggi; non c’era un’organizzazione territoriale (città, stati), non si conosceva la scrittura e per vivere si praticavano esclusivamente l’agricoltura e la pastorizia. Solo molti secoli dopo ha cominciato a formarsi un ‘identità italiana, a partire dalla grande eredità romana che, per ragioni storiche e geografiche, ha avuto un peso maggiore rispetto agli altri popoli europei e mediterranei. A questa però va aggiunta l’influenza di alcune progredite culture precedenti sviluppatesi localmente e confluite poi in quella latina, in particolare la civiltà etrusca e quella della Magna Grecia. Dopo la disgregazione dell’Impero romano d’Occidente, gli italiani sono stati il risultato di mille incroci di popoli diversi dalle Alpi alla Sicilia: certo, gli italiani — come del resto quasi tutti i popoli d’Europa — sono dei sanguemisti, ma fino a prova contraria solo qui e non altrove, solo in questo spazio geografico le lingue e le culture di Normanni e Bizantini, Arabi ed Ebrei, Ostrogoti, Longobardi e Franchi, hanno avuto modo di mischiarsi e incrociarsi in una maniera così peculiare. Non si tratta allora di affermare una qualunque purezza di pelle e di etnia, come afferma Vannacci nel suo libro di fatto razzista, bensì di riconoscere la singolare complessità dell’identità italiana. Non si tratta di biologia, insomma, si tratta di storia. L’identità di un popolo è un fatto storico, il frutto di una storia.

Se però le “farneticazioni” del generale Vannacci, come ha detto il ministro della difesa Crosetto, che doverosamente lo ha destituito dal comando dell’Istituto Geografico Militare, non hanno colto la vera essenza della nostra identità nazionale, va pure detto che una sinistra ideologica rifiuta o forse teme l’esistenza di una forte identità italiana, paventando il ritorno a un’idea di nazione chiusa e guerresca e a un bieco nazionalismo come negli anni del fascismo, in nome di una società multietnica e multiculturale in un mondo edenico senza confini e  senza conflitti. Così però si dimenticano le migliaia di donne e uomini che, dal Risorgimento alla Resistenza, hanno affrontato la morte sui campi di battaglia, sulle forche e davanti ai plotoni di esecuzione gridando «Viva l’Italia».

Come in altre occasioni, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che rappresenta tutti gli italiani al di là del colore della loro pelle, ha saputo rispondere in maniera ferma e in nome dei valori costituzionali a chi alimenta queste contrapposizioni ideologiche di carattere etnico o classista e alla pretesa di resuscitare anacronistici nazionalismi.

Sergio Casprini

La pallavolista italiana Paola Egonu

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Per dare i nomi alle strade esiste già al comune di Firenze una commissione toponomastica

28/08/2023 da Sergio Casprini

Caro Direttore,

sono uno dei 250.000 anziani della nostra provincia. Non ho conosciuto Aligi Barducci, nè Franco Bracci   avevo due anni quando furono uccisi); ho un ricordo di stima per il sindaco Fabiani; meno per il sindaco La Pira (leggevo – questo sì – che Einaudi gli aveva scritto per ricordargli che i bilanci di un Comune non li risana la Madonna). Ho anche io negli occhi qualche manifestazione per uscire dalla NATO ( meno male – è il caso di dire – che la maggioranza degli Italiani votò per restare ). Sempre vivo e bello il ricordo diretto e anche personale delle civili manifestazioni a favore della legge Baslini-Fortuna. A don Mazzi preferivo don Luigi Stefani, il sacerdote patriota fratello degli esuli Giuliano-Dalmati (35 anni vissuti a Firenze). Ancora: le manifestazioni – numericamente più piccole, per la verità, a favore degli insorti d’Ungheria, e circa dieci anni dopo quelle per la Cecoslovacchia assalita anche lei dai carri armati del regime comunista sovietico e poco dopo quelle per il sacrificio di Jan Palach e delle altre torce umane a Praga. 

Livio Ghelli chiede chi dia i nomi alle nostre strade. Credo che esista tuttora una commissione toponomastica, che dovrebbe ancora essere regolarmente votata e che dovrebbe rispettare alcune regole civili (quella, per esempio, di non intitolare a persone prima che siano decorsi almeno dieci anni dalla morte). Comunque mi sembrerebbe corretta una procedura che prevedesse un esame delle proposte, un dibattito e una decisione della commissione apposita.

Grazie con un saluto agli amici risorgimentali.

Adalberto Scarlino

Via Por Santa Maria 57 Firenze

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il Comitato Fiorentino per il Risorgimento
è associato al Coordinamento nazionale Associazioni Risorgimentali FERRUCCIO

L’editoriale del direttore

Giorgio Napolitano, un Presidente patriota

Video

“Alessandro Manzoni tra le urne dei forti”, il video integrale

Prossimi appuntamenti

GIORNATA INTERNAZIONALE PER LA PACE

18/09/2023

XX Settembre 1870-XX Settembre 2023

12/09/2023

Lettere al Direttore

Per dare i nomi alle strade esiste già al comune di Firenze una commissione toponomastica

28/08/2023

Focus

Su e giù per le porte-torri

19/07/2023

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