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Risorgimento Firenze

Il sito del Comitato Fiorentino per il Risorgimento.

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Sergio Casprini

I Garibaldi dopo Garibaldi

20/12/2022 da Sergio Casprini

La terza generazione e le sfide del Novecento

A cura di Zeffiro Ciuffoletti, Annita Garibaldi Jallet, Alberto Malfitano

«I Garibaldi dopo Garibaldi. La terza generazione e le sfide del Novecento è un volume coraggioso, per nulla celebrativo o conciliante, che affronta con precisione, equilibrio e senza timori reverenziali nodi assai delicati. I saggi si concentrano sulla terza generazione, quella dei nipoti di Giuseppe e Anita […] rispetto alle cui vicende è però impossibile prescindere dalle scelte del padre Ricciotti e dalla lettura che egli diede della tradizione garibaldina con tutte le ricadute pubbliche e private che ne conseguirono. E in effetti, superando vuote rappresentazioni eroicizzanti (e in fondo disumanizzanti), la dimensione privata e familiare entra a pieno diritto nelle pagine che seguono, non quale nota di colore o dettaglio aneddotico, ma come una delle chiavi di lettura di scelte politiche e come sostanza profonda, insopprimibile, nei percorsi di chiunque si sia trovato a vivere esposto alla bufera delle tragedie e delle lotte del Novecento italiano, europeo, globale». Dall’Introduzione di Eva Cecchinato

Editore LE LETTERE

Anno    2022

Pag.      396

Euro     € 38,00

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VASTO

11/12/2022 da Sergio Casprini

In visita ai luoghi dell’esule Gabriele Rossetti

Luca Bergamin

Sole 24 Ore  Il Domenicale 11/112/2022

Qualcuno si tuffa ancora tra lo scoglio su cui si lascia ammirare la silhouette bronzea della Sirenetta, qui chiamata La Bagnante, e le vestigia del porto dell’antica Histonium. Riemergendo dall’Adriatico quasi sempre cheto, lo sguardo coglie, lassù sulla collina, la sagoma di Casa Rossetti, ricostruita 70 anni fa e già Biblioteca Comunale, dalla quale si è dipanata un’avventura doppia nella storia della poesia e dell’arte. Essa è assisa su quella Loggia Amblingh che rappresenta la balconata-belvedere più emozionante e scenografica sulla costa marchigiana, sugli ulivi che digradano verso l’azzurro liquido.

Casa Rossetti

Anche Gabriele Rossetti era solito affacciarsi per cogliere ispirazioni per le sue poetiche: guardava il Gargano quando si concedeva alla vista, e persino le Isole Tremiti remote eppure geograficamente così vicine come del resto i rugosi rilievi del dirimpettaio Molise. La loggia perpetua il nome di Guglielmo Amblingh, austriaco segretario di quel Cesare Michelangelo d’Avalos che abitava l’altro iconico Palazzo, appunto d’Avalos, capace più di tutti di scandire lo skyline medioevale di Vasto in cui la quattrocentesca Porta Santa Maria affacciata ad oriente sulle antiche mura di questa città di collina e mare, dall’arco a sesto acuto sormontato da una loggetta di pregevole fattura, pare una cornice sul paesaggio.

Porta Santa Maria

Insomma, un belvedere lirico in cui era solito indugiare Gabriele Rossetti. Nato 140 anni fa, si appassionò alla Divina Commedia durante i propri studi a Napoli, dedicando molti saggi critici all’opera dantesca, ma la sua adesione ai moti liberali carbonari del 1821 che scatenarono la durissima reazione di re Ferdinando I spalleggiato dagli austriaci, lo obbligò a fuggire dall’Italia e quindi anche da Vasto. Avrebbe riparato prima sull’isola di Malta e poi a Londra: nella capitale inglese si guadagnò da vivere e scrivere all’inizio dando lezioni private, sino a ottenere un incarico ufficiale al prestigioso King’s College. Fu proprio la stabilità finanziaria a ridargli quella spensieratezza che gli permise di riprendere l’attività poetica. Nelle raccolte intitolate Iddio e l’uomo, Il veggente in solitudine, e l’Arpa evangelica, composte a metà dell’800, emergono gli ideali patriottici, e si è resi partecipi dei sentimenti verso la terra natia. Quegli afflati aleggiano nelle stanze di quello che adesso è il Centro Europeo di Studi Rossettiani, dedicatosi negli ultimi decenni con profonda partecipazione alla riscoperta della figura di Gabriele Rossetti e della sua opera, impiegando anche documenti scovati nell’Archivio di Stato di Napoli, in particolare dai rapporti redatti dalle spie segrete della Polizia borbonica, che lo pedinavano.

E viene inevitabile, in queste sale, in particolare in quella della Biblioteca, intuire un’influenza di queste atmosfere negli scenari rarefatti, eterei che pervadono le celeberrime tele di Dante Gabriel Rossetti, secondogenito dell’esule vastese e di Francesca Maria Lavinia Polidori, figlia di quel Gaetano Polidori, che fu segretario particolare di Vittorio Alfieri, costretto anch’egli a lasciare il nostro Paese.

 

Vasto. Monumento a Gabriele Rossetti

 

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La coscienza ecologica tra passato e presente

07/12/2022 da Sergio Casprini

Rossella Fioretti

Non sono passate ere geologiche, da quando, in ogni casa, un logico ed assennato senso del risparmio (….concetto che una volta era condiviso, supportato e promosso dalle stesse pubbliche istituzioni, che nelle scuole dell’obbligo insegnavano l’ “economia domestica” ed avevano istituito la Giornata del Risparmio e diffuso, sui periodici per i ragazzi, ripetute immagini e riferimenti alle virtù  dei salvadanai….), si traduceva in pratiche coerenti con l’idea di non buttare ciò che può ancora essere utilizzato, per non spendere in riacquisti. Forse anche il tristo e triste periodo dell’autarchia fascista e delle estreme ristrettezze del tempo di guerra (1940/1945), avranno contribuito a formare le generazioni di cittadini-risparmiatori del dopoguerra.

Ma mentre nei secoli andati ci si evolveva aggiungendo il capire presente al sapere passato, serbando la traccia delle esperienze precedenti, coi modi attuali si è assistito all’ effetto “cimosa” su usi e mentalità della gente: in una generale rimozione di vari elementi di crescita fra cui i princìpi di prudenza e senso pratico. All’origine forse qualcuno poteva mettere una zeppa di saggezza, al nuovo modo di usare beni e risorse. Ma poi, si sa, tutti i settori rinnegano presto ogni propria etica e buonsenso, di fronte alle prospettive di facili opportunità, guadagni e poteri.

Così si è smesso di raddrizzare le bullette usate, di avere lampadari con una sola lampada, di riciclare vestiti e libri scolastici, ecc. Non si sta neanche tanto a pensarci: è una cosa ormai vecchia? Non più di moda? Non mi piace più. La butto via.  Un regalo, un libro, le foto dei nonni…. Via! Via: tutto nel trinciatoio delle ultime generazioni, poco avvezze tanto all’affezione ed al “ricordo”, quanto al rallentare il pensiero, (per non correre il rischio di riflettere, dubitare, provare la…diseconomica zavorra dei sentimenti). 

Presto, dunque, eliminare! Per svuotare armadi, cassetti, cantine, appartamenti…. e le anime e le menti, si è corsi a gettare tanti “bambini, insieme all’acqua sporca”, ed è alla vacuità dei “dentro” che corrispondono, probabilmente, le enormi masse di rifiuti che si ritrovano in ogni “fuori”. Oggi, a seguito della crisi energetica, come fossimo alla campanella di ‘fine-ricreazione’, sento lanciare tenui appelli istituzionali al fine di indurre i cittadini (senza più l’educazione della memoria storica), a più accorti e risparmiosi stili di vita. Ci vorrà altro per tornare a non far sprecare le risorse: (ri)fondare una capillare coscienza ecologica. Ci vorrebbe un brutale azzeramento delle superfluità energivore: insegne pubblicitarie luminose, luminarie eccessive, “notti bianche”, i motori degli automezzi e delle macchine da lavoro accesi da fermi senza costrutto, le scelte di obsolete grandi opere pubbliche che incrementano la cementificazione e la distruzione del verde……

Potrei continuare a lungo.Vedo troppo cinismo, a padroneggiare le decisioni politiche ed economiche. E la gente comune, che pur ha il vantaggio numerico delle masse, resta imbelle, o inerme, a subire gli indirizzi distruttivi dei grandi “timonieri”. Ultimamente, dopo le (prime) prove tremende dei disastri per siccità e alluvioni, ma soprattutto coi rincari dovuti al conflitto russo-ucraino, la sensibilità ecologica, si sta sempre più diffondendo, fra la gente (vedi i mercatini del riuso) e si cerca di “istituzionalizzarla” e regolamentarla (vedi raccolta differenziata dei rifiuti, riconversione industriale, ecc.), ma il movimento di Greta Thunberg pur imponente nel mondo, viene in sostanza ancora sbeffeggiato ed oscurato dai poteri forti ed i “giganti” che si riuniscono per decidere misure draconiane salvapianeta, alla fine partoriscono “un topolino” di risoluzioni senza forza attuativa, spesso disattese dai Paesi. E il mondo seguita ad essere sempre più saturo di inquinamento e sempre più insufficiente di risorse essenziali per vivere.

Chi difende l’ambiente e il suo (nostro) futuro è, in genere, pacifico.  E resta sempre frustrato dai risultati concreti dei vertici internazionali sul clima. Così qualcuno, fra i giovani attivisti ambientalisti, ha deciso un “salto” nella modalità comunicativa, per incidere sulle coscienze assuefatte, torpide, rassegnate, indifferenti, di cittadini e potenti: ed ha inventato gli attacchi al patrimonio artistico. Al di là dello sdegno che tali atti suscitano nell’immediato, credo che convenga di più cogliere questo estremo “grido di dolore”, per riflettere ed agire presto, sia a livello individuale che collettivo, al fine di arrestare le nostre condotte sbagliate, i condizionamenti scellerati su cui lucrano le multinazionali, i commerci dominati da logiche spregiudicate, antidiritti,  antiecologiche. antifuturo.

Smettiamo di perseguire solo cieche comodità e benessere: equilibriamo le risorse e le opportunità, spengiamo i conflitti, invece di attizzarli di continuo. Smettiamo di confonderci dietro alle “bibbie del diavolo” (quelle economico-politiche) che non fanno che incrementare patologiche opulenze e disumane povertà. Torniamo a farci illuminare il cammino dalla Storia, da una sana libertà di pensiero e di coscienza.

In che altro modo si può salvare, la Terra e chi ci vive?

 

Un gruppo di ambientalisti ha lanciato  della vernice sulla facciata del Teatro alla Scala  a Milano in occasione della festività di Sant’Ambrogio  con   la  rappresentazione dell’opera lirica Boris Godunov

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Libertà, democrazia e diritti civili sono realtà indispensabili.

05/12/2022 da Sergio Casprini

Caro Direttore,

la scelta del tema per l’Editoriale del mese di dicembre, L’Europa dei diritti e delle libertà, mi pare particolarmente azzeccato. Di passaggio, mi fa venire in mente che, negli anni Settanta, si facevano grandi manifestazioni e direi una mobilitazione quasi continua a sostegno della rivoluzione iraniana che, allora, per come ci si presentava, soprattutto per ignoranza delle più intrinseche questioni, ma anche perché sapevamo dell’esistenza di un comitato rivoluzionario composto da varie forze, ci pareva una battaglia meritevole. Le ragioni erano quelle di allora, ma non immaginavamo certo che avrebbe prevalso la linea teocratica e sostanzialmente dittatoriale che poi si è rivelata. Altrimenti non ci saremmo agitati così, a meno che l’antiamericanismo di allora avesse fatto aggio sulla ragione.

Oggi le cose appaiono nella giusta luce ed è nella giusta luce che opporsi a quanto sta accadendo e alle molte cose che derivano dall’oscurantismo e dall’estremismo religioso si traducono in violazione anche feroce dei diritti umani. Non si tratta di difendere l’Occidente, entità indistinta che tutto ha a che vedere fuorché con presunti dati “genetici”, ma di difendere quei valori fondamentali che tu nomini e che hanno avuto ragione di svilupparsi in occidente. Libertà, rispetto delle idee, parità della donna, e quant’altro, hanno valore in sé, all’interno della coppia, nella famiglia, nella frazione sperduta della Scozia, nel Paesino serbo, nel Comune marocchino, nella Contea della Giorgia e perfino (irresistibile spero perdonabile richiamo della battuta) … a Livorno (ma sostituitelo con quale città del mondo volete e rideteci sopra). Questo è il punto. Non è superiore la donna o l’uomo occidentale perché è nato in un posto invece in un altro. Libertà, democrazia e le altre cose sono realtà indispensabili. Si tratta di valori oggettivi che potranno essere superati quando si troverà qualcosa di meglio. Se si mettesse a fuoco questa distinzione, non ci sarebbe di celebrare “la giornata del…”, ma ci sarebbe una generale e diffusa convinzione, soprattutto se si pensa alla libertà e alle altre cose non come a fatti individuali, ma a presupposti della convivenza per cui vanno difesi per gli altri ancora prima che per noi.

Cari saluti,

Fabio Bertini

 

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L’Europa dei diritti e delle libertà

01/12/2022 da Sergio Casprini

Si sta avverando il sogno di un’Europa sovranazionale, come nel 1941 si auguravano Altiero Spinelli ed Ernesto Rossi nel cosiddetto Manifesto di Ventotene? Da quando è nata, l’Unione Europea (già Comunità Economica Europea) è cresciuta soprattutto con un compito preciso: contribuire a soddisfare le esigenze di benessere degli europei dopo gli orrori del nazismo, del fascismo e le macerie della guerra. Il suo più grande successo infatti è stato il mercato unico. Ma negli ultimi anni, nonostante le miopie nazionali e le lesioni allo stato di diritto inferte recentemente dall’Ungheria e dalla Polonia, oltre alla mancanza di una difesa comune, sia pure lentamente avanza il processo di unità politica, come nel contrasto al Covid e alle sue conseguenze economiche e con il pieno sostegno all’Ucraina nella sua lotta patriottica contro l’invasore russo, una forte iniziativa di politica estera e di sicurezza. D’altronde l’Europa è la culla di una società aperta, con le sue libertà civili ed economiche, la democrazia liberale, il governo della legge.
Sorprende quindi l’assenza di posizioni altrettanto forti della Comunità europea per quanto succede in Iran, dove, dopo la morte della ventiduenne curda Mahsa Amini, arrestata dalla polizia morale perché indossava il velo in maniera inappropriata, la repressione violenta di quello stato teocratico non è riuscita ancora dopo due mesi a domare la protesta delle donne iraniane, che si sta trasformando in una sfida sempre più radicale al regime degli ayatollah. E se pure il 14 novembre l’UE ha adottato sanzioni nei confronti dei responsabili di gravi violazioni dei diritti umani in Iran, come ha dichiarato l’alto rappresentante per gli affari esteri e la politica di sicurezza europea Josep Borrell, si continua ancora da parte delle Istituzioni comunitari a fare poco di fronte alla situazione tragica delle donne iraniane.

Asra Panahi, la sedicenne iraniana pestata a morte dalla polizia perché, insieme ad altre compagne,si era rifiutata di cantare un inno a Kamenei

Certo non vale come giustificazione il fatto che l’Iran non è un paese europeo come l’Ucraina e quindi non sarebbe legittimo attuare forti iniziative di ingerenza nelle questioni interne di un’altra nazione pur in presenza di gravissime violazioni dei diritti fondamentali, in particolare delle donne.
E di dovere di ingerenza da parte dell’Unione Europea si parla invece in un appello (promosso dal Gruppo di Firenze per la scuola del merito e della responsabilità) sottoscritto da autorevoli esponenti della cultura, dell’Università, della società civile.
L’appello inviato alla rappresentanza dell’UE a Roma e ai deputati italiani a Bruxelles inizia con queste parole: Un grande movimento che vede in prima fila gli studenti e le studentesse si sta battendo in Iran contro uno spietato regime tirannico in nome delle libertà nate in Europa. Libertà di cui nelle scuole i ragazzi studiano la storia, le lotte per conquistarle e per riconquistarle, l’importanza di difenderle.
Ma in Italia gli studenti e le studentesse hanno protestato contro lo spietato regime teocratico iraniano? Hanno fatto qualche sit in davanti all’ambasciata iraniana a Roma?
Ad oggi le manifestazioni e alcune rare occupazioni di istituti, tra l’altro di minoranze rumorose a fronte di maggioranze silenziose degli studenti, hanno mostrato lo stucchevole rituale di ogni inizio scolastico, con slogan e parole d’ordine contro il ministro della Pubblica Istruzione di turno e il governo in carica, rivelatrici di conoscenze confuse o di visioni ideologiche anacronistiche, senza il possesso di un’effettiva preparazione civica e politica, oltre che storica.
Il ministro Valditara in alcune dichiarazioni ha giustamente richiamato sia i docenti che gli studenti a un maggior senso di responsabilità, da una parte riconoscendo che va ripristinata la dignità e l’autorevolezza del ruolo dell’insegnante, dall’altra invitando gli allievi a un maggior impegno di studio senza più l’uso ludico dei cellulari, auspicando che in classe tornino il concetto di Patria (e di integrazione europea) e il rispetto degli insegnanti. Tuttavia, come altri precedenti ministri della P. I., non ha posto l’esigenza di ridare il giusto valore alle discipline, perno fondamentale di una reale formazione culturale, tra cui appunto la Storia, pena il balbettio infantile dei nostri studenti di fronte a drammatiche crisi internazionali, dove sono in gioco i diritti civili e le libertà dei popoli.

  • L’appello:  https://gruppodifirenze.blogspot.com/2022/11/inviato-alle-istituzioni-europee.html?fbclid=IwAR1OUrsBLMF7tBJhNnBE1vhVhAZo8vIEcVVpQp4auuUooU5BCIpqAzQWOHw

Sergio Casprini

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GEPPINO MICHELETTI (1905-1961)

24/11/2022 da Sergio Casprini

Vita, opere e riconoscimenti del medico eroe della strage di Vergarolla

Geppino Micheletti (1905-1961) di Duccio Vanni è il libro pubblicato da Apice Libri che racconta la storia, poco nota, del medico Geppino Micheletti.

 E’ il 18 agosto 1946 quando sulla spiaggia di Vergarolla a Pola, in un’Istria ancora italiana, si sta per svolgere una manifestazione natatoria. Gli ordigni bellici rimasti in loco, considerati inerti in quanto senza detonatori, vengono fatti esplodere da una mano rimasta sconosciuta nonostante le numerose indagini svolte nel corso dei decenni. Il tragico bilancio è di circa 100 vittime, in buona parte bambini. Il medico Geppino Micheletti, nonostante abbia saputo che nello scoppio sono periti i suoi due figli, di 6 e 9 anni, il fratello e la cognata, si prodiga ininterrottamente per 24 ore presso l’ospedale cittadino per curare i superstiti. La strage darà il colpo definitivo alle residue speranze della numerosa comunità italiana di poter rimanere nella propria terra: l’esodo giuliano-dalmata vedrà 350.000 persone costrette ad andare in esilio, per sfuggire alle repressioni dell’ostile e violento regime jugoslavo di Tito.

Duccio Vanni. Ricercatore– Storia della medicina Dipartimento di Scienze della Salute- Università degli studi di Firenze

Autore      DuccioVanni

Editore    Apice Libri

Collana    Storie

Anno        2022

Pagine     128

Prezzo      € 12

 

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Leonardo Dudreville e l’avanguardia negli anni Dieci

16/11/2022 da Sergio Casprini

Nuove Tendenze

Leonardo Dudreville e l’avanguardia negli anni Dieci
a cura di Francesco Parisi
in collaborazione con l’Archivio Leonardo Dudreville

15 ottobre 2022 – 8 gennaio 2023

FONDAZIONE CULTURALE RAGGHIANTI Via S. Micheletto 3 Lucca 

1909 Autoritratto

Il percorso di Leonardo Dudreville (1885-1976), tra i fondatori nel 1913 del gruppo Nuove Tendenze, è esemplare per comprendere la situazione delle avanguardie artistiche nella particolare congiuntura in cui si muovevano sia i Futuristi, sia quei giovani che, non riconoscendosi pienamente nei princìpi del movimento di Marinetti e Boccioni, cercavano via autonome.

La mostra Nuove Tendenze. Leonardo Dudreville e l’avanguardia negli anni Dieci, a cura di Francesco Parisi, realizzata con il sostegno della Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca e con il contributo di Anthilia Sgr e di Banco BPM, offre lo spunto per un’indagine approfondita sul periodo e sulla situazione che portò, nella Milano del tempo, alla formazione di questo eterogeneo gruppo.

Il percorso di Dudreville è paradigmatico per tracciare una mappatura completa degli anni cruciali del primo anteguerra italiano, quando, con lo spostamento dell’asse futurista verso Roma, Milano divenne un centro aperto a diverse sperimentazioni artistiche. La mostra segue la sua carriera dalla fase divisionista, culminata con l’ingresso nella celebre galleria del mercante Alberto Grubicy, che tanto contribuì alla diffusione anche all’estero dell’arte derivata da Giovanni Segantini, fino alle esperienze astrattiste (fra i primi esempi italiani del genere), per concludersi con il riavvicinamento alla compagine futurista e alla stesura del manifesto Contro tutti i ritorni in pittura nel gennaio del 1920.

Il movimento Nuove Tendenze è esaminato nell’ambito di questo vivace contesto espositivo, che comprendeva anche le cosiddette mostre di ‘fronda’ che precedettero la formazione del gruppo (composto, oltre che da Dudreville, da Adriana Bisi Fabbri, Mario Chiattone, Carlo Erba, Alma Fidora, Marcello Nizzoli, Giovanni Possamai e Antonio Sant’Elia). In particolare, la Mostra di Arte Libera (1911) e la Mostra dei Rifiutati del Cova (1912), che, con l’esposizione Nuove Tendenze, costituirono i principali momenti in cui l’avanguardia milanese si propose come alternativa rispetto ai canali ufficiali legati al mondo accademico.

Nell’itinerario espositivo una sezione è dedicata proprio a opere e artisti presenti nella mostra del Cova, alcuni dei quali confluirono poi in Nuove Tendenze, come Carlo Erba e Achille Funi, ma anche Mario Chiattone, che ne disegnò la copertina del catalogo in puro stile secessionista, rivelando l’affinità dell’esposizione alle similari esperienze europee (lo palesano, per esempio, alcuni dipinti di artisti quali Aroldo Bonzagni).

1919 Il caduto

Accanto ai lavori di Leonardo Dudreville eseguiti fra il 1905 e il 1919 – anno in cui realizzò Il caduto, che segna il punto di passaggio verso un nuovo concetto di figurazione – le opere degli artisti aderenti al movimento accompagnano dunque il visitatore nel brillante clima culturale d’inizio secolo, in un percorso che va dagli avveniristici progetti architettonici di Mario Chiattone e Antonio Sant’Elia alle indagini pittoriche di Adriana Bisi Fabbri, Carlo Erba e Marcello Nizzoli, alla scultura di Giovanni Possamai, fino a giungere al manifesto Contro tutti i ritorni in pittura, firmato da Dudreville assieme ad Achille Funi, Luigi Russolo e Mario Sironi, che chiude idealmente la mostra.

La mostra è accompagnata da un libro-catalogo edito dalla Fondazione Ragghianti con Silvana Editoriale, che includerà le riproduzioni delle opere esposte, di documenti e di materiali d’epoca, e i saggi del curatore Francesco Parisi con quelli di Alessandro Botta, Niccolò D’Agati, Roberto Dulio, Elena Pontiggia e Sergio Rebora, studiosi specialisti della materia.

Orari di apertura:
dal martedì alla domenica dalle ore 10 alle 18, con apertura anche il 1° novembre, 8 dicembre, 26 dicembre, 1° gennaio e 6 gennaio (chiusa il 25 dicembre).

Visite guidate​​​​

A partire dal 15 novembre sarà possibile prenotare visite guidate della mostra, che saranno disponibili ogni sabato e domenica alle ore 10:30 e alle ore 15:30.
La prenotazione è obbligatoria e consentita fino all’esaurimento dei posti, per un massimo di 20 persone a gruppo. Il costo delle visite guidate è di 52 euro, oltre al prezzo del biglietto, di 4 euro a persona.

Per informazioni e prenotazioni: tel. 0583 467205

Dal Sito della Fondazione Ragghianti

https://www.fondazioneragghianti.it/category/mostre/

Fondazione Ragghianti

 

 

 

 

 

 

 

 

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Il popolo del Risorgimento nel film di Blasetti

13/11/2022 da Sergio Casprini

 

Lettera al Corriere della Sera 12 novembre 2022

 

Aldo Cazzullo in un suo articolo sul Corriere della Sera, dice bene: «Non è vero che nel Risorgimento non ci sia il popolo».

Istruttiva risulta in questo senso la visione del film di Alessandro Blasetti «1860», che pure racconta una vicenda romanzata sullo sfondo storico del Risorgimento: il giovane pastore e patriota siciliano Carmeliddu, sposato con Gesuzza, deve lasciare la sua donna per raggiungere il continente e qui sollecitare Giuseppe Garibaldi ad attuare lo sbarco dei Mille in Sicilia. Per realizzare il film, Blasetti legge Noterelle di uno dei Mille di Giuseppe Cesare Abba, compulsa la bibliografia prodotta per il cinquantenario della morte di Garibaldi, le carte depositate presso gli archivi di Napoli e Palermo, utilizza come fonti iconografiche il libro di Gustavo Sacerdote Mode, costumi, divise borboniche e i quadri dei pittori Girolamo Induno e Silvestro Lega.

Nasce così il film «1860» che, prodotto nel 1933, appare nelle sale nel 1934 e poi verrà rieditato nel 1951 in versione ridotta con il sottotitolo «I Mille di Garibaldi». A dispetto dell’omaggio al fascismo quando sostiene la tesi della continuità Risorgimento-Grande Guerra-Fascismo e stabilisce una somiglianza tra la figura di Garibaldi e quella di Benito Mussolini, «1860» è un film antiretorico e poco celebrativo. Non dispiacque infatti alla gioventù intellettuale antifascista: «Fummo il pubblico che batteva le mani a “1860” di Blasetti e che fischiava Forzano (regista del film di propaganda fascista “Camicia nera” del 1933)» ricorderà il comunista Lucio Lombardo Radice, figlio del pedagogista Giuseppe.

Più in particolare, il film descrive un’Italia popolata dai dialetti di diverse regioni e dagli esponenti di tutte le classi sociali.

Lorenzo Catania

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L’eredità di nonna Lisa che amava il tricolore

09/11/2022 da Sergio Casprini

LETTERE AL CORRIERE DELLA SERA

9 novembre 2022

Avrebbe compiuto 111 anni Luisa Zappitelli, «nonna Lisa» per tutti: era nata l’8 novembre 1911 a Villa Seminario di Città di Castello. Se ne è andata il 19 giugno 2021, pochi giorni dopo le celebrazioni del 2 giugno, Festa della Repubblica, che lei aveva impressa nel cuore come data simbolo del calendario della vita accanto al 25 Aprile, all’8 marzo e al Primo Maggio, festa dei lavoratori. Anche in quella occasione dalla finestra di casa accanto alla figlia Anna Ercolani, professoressa in pensione, omaggiata da un indimenticabile concerto improvvisato sul giardino dal maestro Fabio Battistelli e dalla musica del suo clarinetto ispirata all’Inno di Mameli, aveva baciato il tricolore  e appoggiato la guancia su di esso a testimoniare tutto il suo amore per la Patria. «Quella immagine è la sintesi della sua vita — racconta la figlia Anna —, la mamma è stata e sarà sempre una donna straordinaria che lascia in particolare ai giovani una eredità importante. È l’immagine dei momenti belli e brutti, delle conquiste sociali, del primo voto nel 1946 con alcune amiche, delle passioni, dell’amore per la vita e la famiglia. La mamma, per tutti nonna Lisa è stata questo e tanto altro e lo sarà spero anche in futuro per le giovani generazioni per i valori e i sentimenti per la patria e le regole, anche quelle stradali, come il casco da indossare e i limiti di velocità da rispettare. E poi l’amore innato e ammirazione verso il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, per lei e per noi da sempre punto di riferimento da seguire fino agli ultimi istanti di vita. Così e per sempre la vogliamo ricordare».
Giorgio Galvani

 

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La Storia appartiene a tutti

07/11/2022 da Sergio Casprini

 

La Storia è ricerca della verità. Una verità sempre da esplorare, completare e aggiornare. Sempre in divenire.

Livio Ghelli

La volontà di ascoltare e capire, la riflessione, la capacità di uscire dal nostro ambito di tempo, spazio, orizzonte sociale, e di rapportarsi ad altri esseri umani che appartengono a mondi diversi, ma non per questo sono meno umani di noi… Cose come queste stanno alla base della democrazia. Sempre che si tratti di una democrazia vera, e non del fantasma di una democrazia che fu. E queste stesse qualità etiche e intellettuali ritengo siano alla base della formazione di un vero storico. Sia i pensatori dell’Illuminismo che quelli del Romanticismo, nell’elaborare una idea di società basata su concetti di giustizia sociale, di libertà, di uguale dignità, hanno approfondito e portato ad altissimi livelli gli studi storici, sotto il profilo del metodo, come del rigore e dell’onestà intellettuale.

I rivoluzionari del Risorgimento, che negli anni Venti dell’Ottocento si battevano contro la tirannia, per la Costituzione, a Barcellona, Madrid, Napoli o San Pietroburgo, e, più tardi, a Parigi, Varsavia e Milano, erano figli tanto del pensiero di Voltaire, Montesquieu, Pietro Verri, Beccaria, Kant,  quanto dello storicismo di Vico, Tocqueville, Manzoni, Michelet… Anche i più incolti, quelli che leggevano pochissimo, lo erano senza saperlo, perché certe idee circolavano come l’aria, anche se la Restaurazione si era affrettata a chiudere le finestre. Stessa cosa per i patrioti che lottavano per l’indipendenza della propria nazione, ricercata nelle origini, nella lingua e nelle tradizioni, attraverso le indagini e la riscoperta del medioevo e dell’età comunale, gli studi di storia della lingua, letteratura e tradizioni popolari. Per esigere e forgiare un mondo nuovo occorre sapere da dove veniamo e chi siamo. A questo serve la Storia. Che praticata seriamente è sempre rivoluzionaria.

Anziché definire in cosa consiste la Storia, mi riesce più facile scrivere ciò che gli studi storici, a mio parere, NON dovrebbero mai essere: Non una riserva di specialisti. Non una storia che elimina le voci contrarie. Non una storia ufficiale, autocelebrativa e immutabile. Non una storia con effetti speciali.

Credo che la Storia sia di tutti e tale dovrebbe rimanere, non può essere una esclusiva di specialisti che vieta l’ingresso ai non addetti, compreso chi certi fatti li ha vissuti sulla propria pelle e potrebbe lucidamente darne testimonianza. Una storia accomodata, secondo tesi precostituite, è una storia falsa, che elimina le fonti contrarie a quanto lo scrittore/avventuriero si propone di dimostrare. Non può esserci nemmeno una storia ufficiale, autocelebrativa, che nasconde i panni sporchi anziché verificarli, e tralascia deliberatamente fatti, testimonianza, documenti contrari a quanto si vuole consacrare. E neanche è vera storia una ricostruzione che perda il senso delle proporzioni tra i fatti narrati, e parli solo all’emotività.

Non c’è mai una causa unica, io penso: lo storico deve ricercare, di un evento storico, le varie cause. In fondo il suo lavoro è un esame di coscienza, della sua coscienza critica. Perché la Storia è ricerca della verità. Una verità sempre da esplorare, completare e aggiornare. Sempre in divenire.

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L’editoriale del direttore

17 MARZO. CELEBRAZIONE DELL’UNITÀ D’ITALIA, DELLA LIBERTÀ E DEMOCRAZIA

Video

Ubaldino Peruzzi Sindaco, il video integrale del Convegno

Prossimi appuntamenti

Le celebrazioni del 17 MARZO nel corso della storia dell’Italia dal 1911 al 2011

10/03/2023

Lettere al Direttore

La coscienza ecologica tra passato e presente

07/12/2022

Focus

Le case editrici perdute nella Firenze di Palazzeschi e Papini

09/02/2023

Tribuna

Il PASSATORE, mito della Romagna

26/12/2022

Luoghi

LA FORTEZZA DEL RISORGIMENTO A BRESCIA

23/01/2023

Mostre

L’arte della moda. L’età dei sogni e delle rivoluzioni. 1789-1968

15/03/2023

Rassegna stampa

VITTORIO EMANUELE II NON ERA VLADIMIR PUTIN

21/03/2023

Pubblicazioni

NAZIONE POP

17/03/2023

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