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Risorgimento Firenze

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Pubblicazioni

Il Sommo italiano.

22/09/2021 da Sergio Casprini

Dante e l’identità della nazione

 

Autore  Fulvio Conti

Editore  Carocci

Anno    2021

Pagine   244

Prezzo   € 18,00

Il precursore dell’unità italiana, simbolo principe dell’identità nazionale, amato dai patrioti romantici e dai fascisti. Il ghibellino fustigatore della Chiesa, bandiera dell’Italia laica. Ma anche il Dante guelfo capace di incarnare l’idea di una cattolicità trionfante. Infine, il Dante pop del cinema, della pubblicità, dei fumetti, icona polisemica del nostro tempo, punto di riferimento incredibilmente attrattivo anche nell’età di internet e della globalizzazione. Le declinazioni che il mito di Dante ha avuto dal Settecento a oggi ci aiutano a capire qual è stata l’evoluzione del sentimento patriottico. Il poeta ha incarnato la passionalità e la forte contrapposizione politica che caratterizzano la storia del nostro paese nel lungo periodo. Dante ha unito, ma al tempo stesso ha diviso. In ogni caso, mai ha lasciato indifferenti le molte anime della nazione.

Fulvio Conti (1961) è professore ordinario di Storia contemporanea presso la Scuola di Scienze Politiche «Cesare Alfieri» dell’Università degli Studi di Firenze.  È consulente scientifico del Dizionario biografico degli Italiani e membro dei consigli direttivi dell’Istituto storico della resistenza in Toscana, della Società toscana per la storia del Risorgimento e del Centro interuniversitario per la storia delle città toscane. È membro inoltre della Deputazione toscana di storia patria, della Società italiana per lo studio della storia contemporanea (Sissco) e dell’Istituto per la storia del Risorgimento italiano.

 

 

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IL POSTO DEGLI UOMINI

11/09/2021 da Sergio Casprini

 

Dante in Purgatorio dove andremo tutti

Autore    Aldo Cazzullo

Editore    Mondadori

Anno      2021

Pag.       288

Prezzo    € 18,00

«I nostri nemici finiranno all’Inferno; le nostre mamme in Paradiso; ma a noi un po’ di Purgatorio non lo leva nessuno. Per questo il Purgatorio è il posto degli uomini, dove andremo tutti. Meglio sapere per tempo quel che ci aspetta. Dante stesso pensava di finirvi da morto, nel girone dei superbi...».

Sandro Botticelli Il Purgatorio Canto V

Aldo Cazzullo prosegue il viaggio sulle orme del «poeta che inventò l’Italia». Il romanzo della Divina Commedia, dopo l’Inferno, racconta ora il Purgatorio: il luogo del «quasi», dell’attesa della felicità; che è in sé una forma di felicità. Un mondo di nostalgia ma anche di consolazione, dove il tempo che passa non avvicina alla morte ma alla salvezza. Una terra di frontiera tra l’uomo e Dio, con il fascino di una città di confine. La tecnica narrativa è la stessa di “A riveder le stelle”. La ricostruzione del viaggio nell’Aldilà viene arricchita dai riferimenti alla storia, alla letteratura, al presente. Il Purgatorio è il luogo degli artisti: il musico Casella, il poeta Guinizzelli, il miniaturista Oderisi che cita l’amico di Dante, Giotto. Ci sono i condottieri pentiti nell’ultima ora: Manfredi con il ciglio «diviso» da un colpo, Bonconte delle cui spoglie il diavolo ha fatto strazio, Provenzano Salvani che si umiliò a chiedere l’elemosina per un amico in piazza del Campo a Siena. E ci sono le donne: gli occhi cuciti dell’invidiosa Sapìa, le lacrime disperate della vedova Nella e la splendida apparizione di Pia de’ Tolomei, l’unico personaggio a preoccuparsi per la fatica di Dante, «Deh, quando tu sarai tornato al mondo/ e riposato della lunga via…». Nel Purgatorio, oltre a descrivere il Bel Paese, il poeta pronuncia la sua terribile invettiva civile: «Ahi serva Italia, di dolore ostello…». E in cima alla montagna, entrato nell’Eden, ritrova Beatrice, più bella ancora di come la ricordava. Dante trema per l’emozione, piange, perde Virgilio, e si prepara a volare con la donna amata in Paradiso. E ognuno di noi, dopo due anni di pandemia, ha capito quello che il Purgatorio vuole significare. Può così sentirsi come Dante: «Puro e disposto a salire a le stelle».

 

Gustave Dorè Il Purgatorio canto XXIII

Aldo Cazzullo, Giornalista italiano. Dopo quindici anni a “La Stampa” di Torino, dal 2003 è inviato speciale ed editorialista del “Corriere della Sera”. Ha raccontato le Olimpiadi di Atene e di Pechino, gli attentati dell’11 settembre, il G8 di Genova, gli omicidi di Massimo D’Antona e Marco Biagi ad opera delle Brigate Rosse.
Tra i suoi libri, pubblicati da Mondadori e incentrati in gran parte sul tema dell’identità nazionale, ricordiamo: Ragazzi di via Po (1997), I ragazzi che volevano fare la rivoluzione (1998), Il caso Sofri (2004), I grandi vecchi (2006), Outlet Italia. Viaggio nel paese in svendita (2007), L’Italia de noantri. Come siamo diventati tutti meridionali (2009), Viva l’Italia! Risorgimento e Resistenza: perché dobbiamo essere orgogliosi della nostra nazione (2010), La mia anima è ovunque tu sia (2011), L’Italia s’è ridesta. Viaggio nel paese che resiste e rinasce (2012), Basta piangere! Storie di un’Italia che non si lamentava (2013) e La guerra dei nostri nonni (2014). Ricordiamo anche Le donne erediteranno la terra (2016), L’Intervista: i 70 italiani che resteranno (2017), La guerra dei nostri nonni. (1915-1918): storie di uomini, donne, famiglie (2018), Giuro che non avrò più fame. L’Italia della Ricostruzione, Peccati immortali (con Fabrizio Roncone, 2019) e A riveder le stelle (2020) tutti editi Mondadori.

Domenico di Michelino: Purgatorio (ca. 1465)

 

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LE PROTAGONISTE. L’emancipazione femminile attraverso lo sport

02/09/2021 da Sergio Casprini

Autori     Eva Cantarella, Ettore Miraglia

Editore    Feltrinelli

Anno      2001

Pag.       200

Prezzo    € 16,00

 

Ci sono tanti modi e tanti aspetti della vita alla luce dei quali seguire il lungo e difficile cammino delle donne contro le discriminazioni di genere: e lo sport è uno dei percorsi attraverso i quali esse sono finalmente riuscite a superare il pregiudizio che ne faceva delle cittadine di seconda categoria.

Oggi finalmente la liberazione dagli stereotipi di genere è parte della storia contemporanea. Ma, singolarmente, quando questo accade, non vengono mai o quasi mai ricordate le protagoniste che danno il nome a questo libro, a partire da quelle che hanno conquistato il diritto di partecipare a una competizione tipicamente e originariamente solo maschile quali sono state le Olimpiadi. Queste, in sintesi, le considerazioni dalle quali nasce l’idea di questo libro, composto di due parti diverse ma complementari.

Una prima, di tipo storico, che dopo aver raccontato la nascita nell’antica Grecia dello stereotipo di un “femminile” non competitivo, analizza i fatti che dimostrano la sua non rispondenza a realtà: ad esempio, nell’antica Roma, l’esistenza accanto ai gladiatori di donne gladiatrici. La seconda è la storia delle “protagoniste”, a partire dal Diciannovesimo secolo a oggi, di ciascuna delle quali, accanto agli exploit sportivi, si racconta la storia, la provenienza sociale, la vita familiare e affettiva, il carattere e le difficoltà incontrate nella vita sia pubblica sia privata.

 

Eva Cantarella ha insegnato Diritto romano e Diritto greco all’Università di Milano ed è global professor alla New York University Law School. Tra le sue opere ricordiamo: Norma e sanzione in Omero. Contributo alla protostoria del diritto greco (Milano 1979), Secondo natura. La bisessualità nel mondo antico (Milano 1987, 2006), I supplizi capitali. Origine e funzioni delle pene di morte in Grecia e a Roma (Milano 1991, 2005), Il ritorno della vendetta. Pena di morte: giustizia o assassinio? (Milano 2007), I comandamenti. Non commettere adulterio (con Paolo Ricca; Bologna 2010), “Sopporta, cuore…”. La scelta di Ulisse (Roma-Bari 2010).
Con Feltrinelli ha pubblicato numerosi saggi, alcuni di maggior divulgazione: Passato prossimo. Donne romane da Tacita a Sulpicia (1996), Itaca. Eroi, donne, potere tra vendetta e diritto (2002, premi Bagutta e Fort Village), L’amore è un dio. Il sesso e la polis (2007, premio Città di Padova per la saggistica; “Audiolibri – Emons Feltrinelli”, 2011), Dammi mille baci. Veri uomini e vere donne nell’antica Roma (2009), L’ambiguo malanno. Condizione e immagine della donna nell’antichità greca e romana (2010), l’edizione rivista de I supplizi capitali (2011), Pompei è viva (con Luciana Jacobelli; 2013), Perfino Catone scriveva ricette. I greci, i romani e noi (2014) e ha tradotto Le canzoni di Bilitis (2010) di Pierre Louÿs. Nella collana digitale Zoom è uscito L’aspide di Cleopatra (2012).

Ettore Miraglia (Milano, 1966), giornalista del “Corriere della Sera” e della “Gazzetta dello Sport”, si è sempre interessato degli sport olimpici. In precedenza ha scritto, sempre di sport, per “Il Giorno”, e poi è passato alla tv: per Eurosport ha commentato per dieci anni gli sport della piscina in occasione delle più importanti manifestazioni internazionali. Gli stessi sport ha seguito anche per Sportitalia, dove ha curato le news per sette anni. Per Feltrinelli ha pubblicato L’importante è vincere. Da Olimpia a Rio de Janeiro (con Eva Cantarella; 2016) e Le protagoniste. L’emancipazione femminile attraverso lo sport (con Eva Cantarella; 2021).  

La nuotatrice Federica Pellegrini

 

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Risorgimento a due voci ovvero Il medico politico.

12/08/2021 da Sergio Casprini

Una sala operatoria  nell’Astigiano nell’800

 

Vite parallele di Giovanni Lanza e Agostino Bertani

Autore     Giorgio Cosmacini

Editore     Pantarei

Anno         2021

Pagine       214

Prezzo      € 15,00

Il libro intreccia le “vite parallele” di due medici con gli avvenimenti che precedono e seguono l’unificazione italiana: il percorso di vita dei due protagonisti, la loro formazione, l’impegno professionale e quello politico. Entrambi deputati, Giovanni Lanza, cavouriano, è presidente della Camera, più volte ministro, capo del governo dal 1869 al 1873, gli anni che portano la capitale a Roma. Agostino Bertani, radicale, ha i suoi riferimenti politici in Cattaneo e Mazzini, è seguace di Garibaldi, della cui dittatura per le province del Mezzogiorno sarà segretario generale, ha rapporti anche con Bakunin. Sul piano medico e sanitario, si intrecciano le malattie dei due protagonisti, l’improvvisa morte di Cavour, le vicende sanitarie degli eserciti regolari e dei volontari, le caratteristiche della sanità italiana e della sua organizzazione prima e dopo l’unità. Non manca il racconto delle epidemie e delle “fake news” di allora, con i medici accusati di spargere ad arte il colera, la peste dell’epoca. Il tutto si tiene nella relazione globale tra medicina e politica e nella riaffermazione del metodo intrinsecamente materialistico della scienza medica.

Giovanni Lanza 1859

Giorgio Cosmacini (Milano 1931) è il maggiore storico italiano della medicina. Medico, laureato in Filosofia, insegna Storia della medicina nell’Università Vita-Salute dell’Istituto Scientifico Ospedale San Raffaele di Milano. Autore di molti libri di successo, di argomento storico-medico filosofico.

Agostino Bertani 1864

 

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ALFONSINA E LA STRADA

06/08/2021 da Sergio Casprini

Il romanzo di Alfonsina Strada, la storia e le avventure della ciclista che per prima sfidò il maschilismo sportivo partecipando, unica donna, al Giro d’Italia del 1924.

Autrice  Simona Baldelli

Editore  Sellerio

Anno    2021

Pag.     316

Prezzo  € 17,00

«Ciò che più la affascina è il lato privato, intimo di questa donna che, nata alla fine dell’Ottocento in una famiglia contadina poverissima, in mezzo ad altri dieci tra fratelli e sorelle, riesce a superare i propri limiti» – Robinson /La Repubblica

Nel 1924 il Giro d’Italia rischia va di non partire. Gli organizzatori non erano in grado di far fronte alle richieste economiche delle squadre e queste risposero con una diserzione in massa. Celebri campioni come Girardengo, Brunero, Bottecchia non avrebbero gareggiato; gli atleti dovevano iscriversi a titolo personale e la corsa rischiava di passare inosservata, con grave danno per gli sponsor. Occorreva qualcosa di eclatante, e si decise di accogliere la richiesta di una donna di trentatré anni che insisteva da tempo per partecipare. Si trattava di Alfonsina Strada, aveva già affrontato due Giri di Lombardia. Il tracciato della competizione attraversava la penisola per oltre 3.000 chilometri, gli iscritti furono 108, al via se ne presentarono novanta, e fra questi c’era Alfonsina. Solo in trenta completarono la gara. Il romanzo racconta la sua storia, dai tempi duri e affamati di Fossamarcia, nei pressi di Bologna dove nacque nel 1891, fino al 13 settembre del 1959, giorno della sua morte. In mezzo ci sono due guerre mondiali, la Marcia su Roma cui prese parte uno dei suoi fratelli, e poi D’Annunzio che le regalò una stella d’oro, Mussolini che volle darle un’onorificenza da lei mai ritirata, una medaglia che la zarina Alessandra le appuntò personalmente al petto. E gli anni passati a esibirsi nei circhi d’Europa e due matrimoni, il primo a 14 anni, l’unico modo per andar via di casa perché i genitori le volevano impedire di gareggiare. Il giovane marito era Luigi Strada, di professione meccanico, uomo dalla psicologia molto fragile. Le offrì un amore sincero, lei ne mantenne per sempre il cognome.

Dalla povertà alla fama all’oblio, Alfonsina è stata una pioniera della parificazione tra sport maschile e femminile.

Alfonsina Strada  nel suo negozio milanese di via Varesina

Simona Baldelli ha trovato lo sguardo e la voce per trasformare la sua epopea in un romanzo attento alle verità della Storia e sensibile alle sfumature dei sentimenti, creativo nella struttura e libero di intrecciare i fatti concreti con l’invenzione necessaria al gesto letterario. Accade allora che nelle sue pagine Alfonsina prenda vita e ci mostri, nella scoperta di un’impresa faticosissima e anticipatrice, il ritratto di una donna che mai volle porsi dei limiti.

Simona Baldelli è nata a Pesaro e vive a Roma. Evelina e le fate (Giunti 2013) è il suo primo romanzo, finalista al Premio Calvino 2012 e vincitore del Premio Letterario John Fante 2013. Tra gli altri suoi libri ricordiamo Il tempo bambino (Giunti 2014), La vita a rovescio (Giunti 2016), È facile vivere bene nelle Marche se sai cosa fare (Newton Compton 2016), L’ultimo spartito di Rossini (Piemme 2018).

 

Giro d’Italia del 1924

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Cristina Trivulzio di Belgiojoso ( Milano 1808-Milano 1871). Storiografia e Risorgimento

25/07/2021 da Sergio Casprini

Francesca Inaudi nel film “Noi credevamo” nei panni di Cristina di Belgiojoso da giovane

 

Autore     Karoline Rörig

Editore    Scalpendi

Anno       2021

Pag.         432

Prezzo     € 45,00

 

CRISTINA DI BELGIOJOSO. LA NOSTRA PRIMA DONNA.

Karoline Rörig traccia un profilo intellettuale della” Grande Dame” dell’Unità italiana puntando sul suo instancabile impegno come riformatrice ( e rivoluzionaria). pubblicista e direttrice di riviste

Marino Viganò Sole 24 Ore 25 luglio 2o21

Osservazioni  sullo stato attuale dell’Italia e del suo avvenire-titolo quanto mai evocativo di un presente, come oggi allora, densi di incognite- è tra le ultime opere di Cristina Trivulzio di Belgiojoso, ” grande  dame del Risorgimento”, o, volendo citare il grande contemporaneo, Carlo Cattaneo ” prima donna d’Italia”. Quest’anno se ne commemora il 150° della morte avvenuta il 5 luglio 1871 a Milano e in consonanza con l’anniversario, su questa figura avvincente della storia non solo italiana dell’Ottocento esce la monografia di  Karoline Rörig, nella quale proprio la dedizione della protagonista  per il passato, il presente e il futuro della patria emerge quale nucleo dell’indagine…

…Cristina Trivulzio di Belgiojoso inizia gli studi e l’azione sull’Italia facilitata dalla prestigiosa cerchia di amici dell’esilio a Parigi, nella quale spiccano storici, politici, intellettuali influenti da Augustin Thierry a François Mignet e François Guizot, Victor Cousin o Victor Considérant. Ma poi, gradualmente, sa dirigerli da sé, in costante dialogo coi contemporanei e le condizioni politiche d’Europa, su ideali e programmi concreti, mirati a formare lo stato nazionale italiano unitario. E se sinora pensiero e programma non sono stati colti a fondo, qui Karoline Rörig dà il maggior contributo, indagando passo passo le tappe e individuando il suo «modello a tre fasi», basato su educazione politica e riforme, inteso a coinvolgere le componenti tutte della società in un itinerario sì moderato, ma affatto escludendo, ultima ratio, un saldo impegno rivoluzionario. È in effetti non per caso nel 1848 che Belgiojoso agisce, guidando il corpo di volontari detto «Divisione Belgiojoso» da Napoli a Milano, dove fonda il giornale «Il Crociato» – un nome, un programma –, battendosi poi nella Repubblica romana del 1849 accanto a Mazzini e Garibaldi. Paladina dell’iniziativa «a tre fasi», autrice, pubblicista, fondatrice e direttrice di riviste e fogli, riformatrice, rivoluzionaria, Belgiojoso dalle pagine di Rörig esce donna concreta: non teorica astratta ma soggetto pragmatico, con vocazione a lanciare moniti validi per i contemporanei come pure per l’Italia d’oggi.

Francesco Hayez Cristina Trivulzio Belgiojoso

Karoline Rörig, nata nel 1972; Storica; dal 2004  è attiva come consulente freelance per le pubbliche relazioni e l’educazione politica; dal 2007 è nell’Ufficio  per il dialogo italo-tedesco di Bonn.

 

 

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La sindrome del pallone.

14/07/2021 da Sergio Casprini

Origine, natura e cura della mania del calcio

Autore       Marcello Carrà

Editore       La nave di Teseo

Anno edizione 2021

Pagine        144 p., ill. Rilegato

Prezzo        € 50,00

 

È fuori dubbio che nel mondo di oggi uno dei morbi che ha avuto più successo, imponendosi su buona parte degli altri, soprattutto nelle nostre terre italiane, è quello del calcio. E con calcio voglio intendere proprio quel gioco in cui un certo numero di persone rincorre una palla, cercando di farla terminare all’interno di un cosiddetto portale in acciaio o similare, con una rete atta ad attutire fino a fermare la corsa della citata palla. Si suole definire tale procedura dinamica come “Gioco” o “Sport”, ma la realtà dei fatti è che questo diletto, a mano a mano debilitante per il fisico e soprattutto per la mente, deriva da un vero e proprio morbo, che si impossessa spesso del malcapitato corpo negli anni della più acerba gioventù. La malattia si sviluppa poi con decorso rapido portando al delirio totale.

Ditelo a Lorenzo Insigne: qualcuno gli ha rubato il «tiraggiro», l’ha fatto diventare segno grafico e fantasia su carta preziosa. Marcello Carrà, ingegnere civile con un debole per il disegno, racconta con le sue illustrazioni La sindrome del pallone. Origine, natura e cura della mania del calcio. Ne siamo tutti coinvolti, e non solo perché, domenica 11 luglio, a Wembley, dopo 53 anni, la giovane Nazionale di Roberto Mancini ha conquistato il Campionato europeo di calcio contro quei leoni inglesi di Kane e Sterling, e anche la voglia di rinascita e leggerezza dell’Italia tutta.

Il volume, che Luca Bottura nella sua postfazione definisce «poetico, cialtrone, maldestro, chirurgico», è una sorta di trattatello scientifico, una dissertazione nata prima del Covid che racconta per immagini il Bacillus Calcisticus. Carrà è un maestro di immaginazione, a partire da Adamo ed Eva che nel giardino dell’Eden sono calamitati da un pallone e giù a scendere con la sfera magica che ci fa soffrire, entusiasmare, volare, piangere e permea tutto il vissuto, dai fiori agli animali. Carrà è quasi un Arcimboldo del pallone e nei suoi tratti a penna biro, limpidi e potenti, si intravvedono echi di Bosch, Bruegel e anche del Dürer della Divina Commedia. L’artista definisce la sua opera «una dissertazione», nata «in virtù della consapevolezza che esiste una dissipazione di energia canalizzata su certe ossessioni (il calcio è solo una di queste), che sfavoriscono altri valori, materiali e spirituali».

Il Bacillus Calcisticus si àncora nel cervello della vittima, così la malattia si sviluppa con decorso molto rapido e si mostra in varie forme: grave, violenta, faccendiera, con tanto di deformazioni fisiche. Che Carrà rappresenta in modo ironico, ubriacante, irriverente. Ogni pagina è sorpresa, sorriso, meraviglia che scatta sulla fascia e fa gol alle consuetudini, ogni pagina ricorda certe metafore delle pagine ribelli e fuggitive di Osvaldo Soriano.

Il morbo, che tutti ci colpisce, ha anche un misuratore, l’empatometro calcistico, e naturalmente si fa fiori, piante e animali. Il bestiario di Carrà è una squadra in cui il gibbone ghermisce i palloni che arrivano dalle sue parti, un po’ come Donnarumma su rigori e traiettorie velenose. Ci sono la leonessa e il ghepardo in attacco, uno struzzo che porta la sfera tra capo e collo come il professor Jorginho, trait d’union fra difesa e attacco. Ad arbitrare la contesa un saggio elefante.

Il calcio è un’ossessione felice, per il quale Carrà propone anche divertenti cure, salvo che per coloro che si atteggiano a intellettuali, pur parlando semplicemente di calcio. È tutto un divertissement di segni, di idee, di racconti scritti ma l’artista poi si fa serio e spiega il senso della sua opera: «si è voluto esprimere il timore che la malattia calcistica, soprattutto nelle forme passive più gravi, si trasformi in un nuovo oppio in grado di alterare le menti e, soprattutto, far dimenticare gli altri problemi più rilevanti» Oggi, 11 luglio, quasi fosse l’11 luglio 1982, questo monito non ci tange, ma l’ammonimento di Carrà va anche oltre: «Questa dissertazione non condanna il calcio, ma non assolve gli eccessi mediatici e comportamentali, di ogni genere ad esso strettamente connessi». Pena il dissolversi dell’unicità del calcio. E non ci sarà un terzo tempo per salvare il gioco più bello del mondo. Dunque, si giochi molto e si esageri poco.

Maria Luisa Colledani Il Sole 24 ore 11 luglio 2021.

l 15 gennaio 195o Carlo Parola, difensore juventino  è ritratto in una plastica rovesciata in Fiorentina-Juventus.

 

 

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Ursula Hirschmann. Come in una giostra

14/06/2021 da Sergio Casprini

 

Autrice   Marcella Filippa

Editore   Aras

Anno     2021

Pag.      176

Prezzo    € 16,00

Ursula Hirschmann (Berlino 1913 – Roma 1991) svolge un ruolo intellettuale e politico in condizioni burrascose. Ebrea, lascia la sua città all’avvento del nazismo, vive a Parigi a contatto col mondo degli esuli. Sposa il filosofo ebreo e antifascista Eugenio Colorni, condivide con lui il confino, e sarà tra i protagonisti della stesura del Manifesto di Ventotene e della sua diffusione.

Ventotene 1940 Colorni e Ursula con le figlie Silvia e Renata

Dopo la tragica morte di Colorni vivrà la sua vita con Altiero Spinelli, uniti in un potente rapporto amoroso, condividendo il progetto di una Europa federale, capace di superare nazionalismi e abbattere muri. Nel 1975 costituisce a Bruxelles “Femmes pour l’Europe“. Una emorragia cerebrale le toglie l’uso della parola, ma con la sua tenacia saprà riacquistarla. Madre di sei figlie, vive con passione la sua esistenza, dichiarandosi con coerenza senza patria. Una vita come in una giostra: gioco, vertigine, meraviglia, stupore. Rappresentata spesso solo nel ruolo di moglie e musa ispiratrice, la sua vita è affermazione di autonomia, irriducibilità, coraggio e sfida. L’autrice ci offre una nuova storia al femminile che attraversa il Novecento europeo, con una scrittura densa, originale, creativa, empatica, capace di riconoscere la complessità, l’autorevolezza del suo pensiero e del suo impegno, rivelando aspetti intimi con delicatezza, dialogando con essa e con tante altre figure che l’hanno incontrata. Ne emerge una costellazione di storie inedite e uniche.

Un racconto di erramento, sconfinamenti, inattese conseguenze, che riaffiora dopo tanto oblio.

 

Marcella Filippa, nata a Castagnole Piemonte (To) il 6 marzo 1954 Storica, studiosa di storia sociale e della soggettività, vive e lavora a Torino, è direttrice della Fondazione Vera Nocentini, e dell’Ismel (Istituto per la memoria e la cultura del lavoro, dell’impresa e dei diritti sociali). Laureatasi a Torino nel 1981 con il massimo dei voti e la dignità di stampa, ha ottenuto la specializzazione in storia contemporanea presso l’Università di Lione in Francia, ha lavorato presso l’Università di Cambridge, ha collaborato con l’Università di Torino, e altre città italiane ed europee, e con importanti Istituti culturali europei e internazionali.

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Il fantastico regno delle Due Sicilie.

04/06/2021 da Sergio Casprini

 Breve catalogo delle imposture neoborboniche

 

Autore   Pino Ippolito Arminio

Editore   Laterza

Anno     2021

Pagine    144

Prezzo    € 14,00

Prima dell’Unità il Sud era ricco e istruito. L’industria del regno di Napoli era la prima in Italia. Garibaldi era uno schiavista, Pisacane un disertore e Mazzini un terrorista. Il Risorgimento comportò il genocidio del popolo meridionale. Tutte le bugie dei neoborbonici smascherate alla prova dei fatti.

Il regno delle Due Sicilie era una specie di paradiso in terra: ben amministrato da un governo illuminato come quello napoletano, aveva raggiunto risultati straordinari che lo ponevano all’avanguardia in Europa. Ma proprio questo benessere aveva acceso la cupidigia del Nord che con la forza delle armi se n’è impadronito, distruggendone l’industria, occupando militarmente i territori e sterminando i ‘briganti’, in realtà eroici resistenti all’oppressione. Questo è il racconto del Risorgimento che emerge nella pubblicistica e nella propaganda neoborbonica: una straordinaria collezione di falsi che trovano però sempre maggiore credito nell’opinione pubblica, soprattutto in quella meridionale. Vere e proprie fake news che hanno un’eccezionale capacità di presa perché forniscono una spiegazione semplice a problemi complessi. Mentre una crescente e inafferrabile distanza separa sempre più il Mezzogiorno dal resto d’Italia, si preferisce ‘inventare’ un nemico esterno, cattivo quanto basta, per addebitargli tutto ciò che siamo e non vorremmo essere.

 

Pino Ippolito Armino (Palmi, 1954), ingegnere, vive tra la Calabria dove è nato ed il Piemonte dove si è trasferito all’inizio degli anni ’70 per completare gli studi.
Per i tipi di Rubbettino ha pubblicato “Azionismo e sindacato” che, attraverso il racconto della vita di Antonio Armino, il maggiore degli esponenti calabresi del Partito d’Azione, ripercorre le travagliate vicende del cosiddetto Regno del Sud.

Giovanni Fattori Garibaldi a Palermo 1860

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Le italiane

31/05/2021 da Sergio Casprini

Il Paese salvato dalle donne


Autore Aldo Cazzullo
Editore Solferino
Anno 2021
Pagine 288
Prezzo €18,00

Sono le donne a custodire l’identità italiana. Partendo da questa convinzione, Aldo Cazzullo rievoca le figure, il carattere e le storie delle italiane che ha conosciuto. Un racconto a più voci che è anche un viaggio dentro l’animo femminile e nella comunità nazionale. Dalle centenarie che hanno fatto l’Italia, come Franca Valeri e Rita Levi Montalcini, alle giovani promesse di oggi, come Chiara Ferragni e Bebe Vio. Donne di potere, come Nilde Iotti e Miuccia Prada, e donne di parola, da Oriana Fallaci a Inge Feltrinelli. Per arrivare a oggi: chi ha salvato l’Italia nell’anno terribile della pandemia? Noi diciamo medici e infermieri, al maschile. Ma non solo la maggioranza delle infermiere sono donne; sono donne la maggioranza dei giovani medici. Neppure il lockdown ha fermato le cassiere dei supermercati, le edicolanti, le poliziotte, le farmaciste, le professoresse che hanno fatto lezione on line, le mamme che hanno lavorato e badato ai figli rimasti a casa, le nonne che hanno corso rischi pur di prendersi cura dei nipoti. In queste pagine si raccontano in prima persona attrici come Monica Bellucci e Stefania Sandrelli, cantanti come Laura Pausini e Gianna Nannini, campionesse dello sport come Valentina Vezzali e Federica Pellegrini. Scrittrici come Dacia Maraini, critiche come Fernanda Pivano, editrici come Elvira Sellerio. Ma compaiono anche figure storiche come Chiara d’Assisi, patriote, partigiane, combattenti. Alcune non ci sono più, altre hanno tutta la vita davanti. Samantha Cristoforetti ha conquistato lo spazio, Nives Meroi l’Himalaya, Sofia Viscardi la Rete. Tante hanno sofferto moltissimo, sia pure in modi diversi: Alda Merini in manicomio, Vittoria Leone nelle stanze del potere, Maria Romana De Gasperi quando il padre era nelle carceri fasciste.

Molte testimoniano che l’Italia resta purtroppo un Paese maschilista; ma tutte confermano che la grande avanzata delle donne è appena cominciata

ALDO CAZZULLO, Giornalista italiano. Dopo quindici anni a “La Stampa” di Torino, dal 2003 è inviato speciale ed editorialista del “Corriere della Sera”. Ha raccontato le Olimpiadi di Atene e di Pechino, gli attentati dell’11 settembre, il G8 di Genova, gli omicidi di Massimo D’Antona e Marco Biagi ad opera delle Brigate Rosse.
Tra i suoi libri, pubblicati da Mondadori e incentrati in gran parte sul tema dell’identità nazionale, ricordiamo: Ragazzi di via Po (1997), I ragazzi che volevano fare la rivoluzione (1998), Il caso Sofri (2004), I grandi vecchi (2006), Outlet Italia. Viaggio nel paese in svendita (2007), L’Italia de noantri. Come siamo diventati tutti meridionali (2009), Viva l’Italia! Risorgimento e Resistenza: perché dobbiamo essere orgogliosi della nostra nazione (2010), La mia anima è ovunque tu sia (2011), L’Italia s’è ridesta. Viaggio nel paese che resiste e rinasce (2012), Basta piangere! Storie di un’Italia che non si lamentava (2013) e La guerra dei nostri nonni (2014). Ricordiamo anche Le donne erediteranno la terra (2016), L’Intervista: i 70 italiani che resteranno (2017), La guerra dei nostri nonni. (1915-1918): storie di uomini, donne, famiglie (2018), Giuro che non avrò più fame. L’Italia della Ricostruzione, Peccati immortali (con Fabrizio Roncone, 2019) e A riveder le stelle (2020) tutti editi Mondadori.

 

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