Il principio di separazione Stato e religioni è il sempreverde innestato da Cavour. di Raffaello Morelli, edito da Edizioni ETS Pisa, 2011.
Pubblicazioni
Il sogno in un vessillo
In occasione del 150esimo anniversario dell’unità nazionale, le logge delle Valli senesi del Grande Oriente d’Italia rendono omaggio al nostro Paese con un contributo importante alla storia italiana e della Massoneria. Il 4 marzo, alle ore 18, presenteranno nell’Aula Magna Storica dell’Università degli Studi di Siena (Banchi di Sotto, 55 ) il labaro restaurato della Corda Fratres della città, sezione della Federazione internazionale studentesca attiva dal 1898 fino a quasi metà del Novecento. L’insegna, conservata nell’ateneo senese, è stata riscoperta dalla Massoneria locale e riportata agli antichi splendori, in collaborazione con il Collegio circoscrizionale toscano e il Grande Oriente nazionale, per ricordare lo spirito di tanti giovani che si unirono, non solo idealmente, in nome dei principi di fraternità, libertà e progresso, propri della Libera Muratoria. La “Corda Fratres”, apolitica, intendeva diffondere l’affratellamento tra i popoli con un messaggio di pace e solidarietà. Ad essa aderirono massoni illustri come Giovanni Pascoli, che ne scrisse l’inno, e si rivolsero i vertici del Grande Oriente che credevano nella capacità dei giovani di accelerare l’avvento delle libertà. Al lavoro di restauro si accompagna il libro “Il sogno in un vessillo. Il labaro restaurato degli studenti Corda Fratres dell’Ateneo senese” (Betti Editrice) che sarà presentato nella stessa occasione. Scritto da Donatella Cherubini e Alessandro Leoncini, illustra la storia dell’associazione e il lavoro fatto per il ripristino dell’insegna, con la presentazione del Rettore dell’Università di Siena, Angelo Riccaboni che aprirà i lavori del convegno. Nell’incontro sono previsti gli interventi delle operatrici del Laboratorio L’Ermesino di Siena responsabile del restauro, la presentazione dell’opera pittorica e dei suoi significati simbolici, il racconto delle gesta degli studenti della Corda Fratres nel contesto dell’epoca. Le conclusioni saranno del presidente del Collegio della Toscana, Stefano Bisi.
Risorgimento e paese reale. Riforma e rivoluzione a Livorno e in Toscana (1830-1849)
Il libro, che prende le mosse dal perché poche centinaia di patrioti si opponessero all’assedio portato da 12.000 austriaci e modenesi, ricostruisce il percorso di idee e di organizzazione che coinvolse intellettuali e classi popolari in Toscana. Se il focus è rappresentato da Livorno, in quanto città di particolare fervore democratico, l’indagine si rivolge al tessuto granducale, raccordando la cultura risorgimentale italiana con il quadro di riferimento europeo. Lo studio, condotto attraverso un’ampia ricognizione sulle carte di polizia e su altre fonti, si svolge sul piano dell’analisi sociale ed economica e su quello delle associazioni politiche. Il quadro che ne risulta è di una grande complessità ideologica e di un’interazione tra i diversi centri del Granducato, praticamente un insieme di città grandi e piccole legate da valori condivisi, tanto dal versante dei moderati che da quello dei democratici. Livorno diviene capitale della democrazia è la resistenza agli austriaci non è un fatto meramente locale o una manifestazione di spontaneismo. I resistenti sono un piccolo esercito ben organizzato, a base popolare, composto da democratici di ogni parte, pronti al sacrificio per la difesa del principio repubblicano. L’elencazione delle professioni e delle età dà il quadro di un fermento generazionale e sociale e di una dimensione del Risorgimento spesso ingiustamente trascurata.
Risorgimento e questione sociale. Lotta nazionale e formazione della politica a Livorno e in Toscana (1849-1861), Firenze, Le Monnier, 2007.
Continuazione del precedente “paese reale”, il libro prosegue l’analisi del rapporto tra la società e la politica nella trasformazione ottocentesca che riguardò anche la Toscana. Le fonti di polizia continuano a rilevare le trame organizzative che, intorno al caso di Livorno, riguardarono l’intero Granducato. Il dopo ’49 apre lo scenario dello Stato immerso in un cupo insieme di reazione, per molto tempo indirizzata dagli Austriaci, e di tentativi di sviluppo dell’economia in carenza di un adeguato tessuto istituzionale. L’eredità dell’esercito popolare e dell’organizzazione mazziniana continua a legare, per tutto il decennio, i quadri della democrazia, facendo da base poi al volontariato per l’indipendenza e per Garibaldi ed alla formazione delle prime associazioni dopo il 27 aprile. Due grandi linee alternative all’assolutismo si manifestano, quella della élite “fiorentina” e quella democratico-mazziniana, nelle sue diverse varianti, a loro volta divise, in un confronto politico serrato che si manifesta apertamente dopo il 1859. Lo studio è compiuto in continuo confronto tra le vicende politiche e le tendenze economiche e produttive del Paese. L’introduzione può essere vista come inquadramento e conclusione per entrambi i volumi di storia di Livorno e della Toscana, con riferimento alle questioni europee.
La collana de L’identità italiana
La casa editrice Il Mulino ha pubblicato La collana de L’identità italiana con la direzione di Galli della Loggia, che nel 1998 ha scritto il primo volume , che appunto dà il titolo all’intera collana. Questi volumi raccontano la nostra storia a partire dalle vicende e dai personaggi che hanno reso possibile l’Unità e l’indipendenza dell’Italia; raccontano le donne, gli uomini,i luoghi, le idee, le cose che ci hanno resi quelli che siamo. Indichiamo qui una prima scelta dei testi . Di alcuni è uscita, quest’anno, una nuova edizione ; altri sono ancora reperibili, con qualche difficoltà , nelle librerie. Per altri ancora è necessario rivolgersi alle biblioteche. Ne vale, comunque, la pena.
Ernesto Galli della Loggia, L’identità italiana , Il Mulino, Bologna, I ed. 1998
Bruno Tobia , L’altare della Patria, Il Mulino, Bologna, 1998
Luciano Cafagna , Cavour , Il Mulino, Bologna, 1999
Orazio Mula, Giuseppe Verdi , Il Mulino, Bologna, 1999
Giorgio Rumi , Gioberti , Il Mulino, Bologna, 1999
Adolfo Scotto di Luzio , Il liceo classico , Il Mulino , Bologna , 1999
Fortunato Minniti , Il Piave , Il Mulino, , Bologna , 2000
Filippo Mazzonis , La Monarchia e il Risorgimento , Il Mulino , Bologna , 2003
Giorgio Rebuffa , Lo Statuto albertino , Il Mulino , Bologna , 2003
Stefano Maggi , Le ferrovie , Il Mulino , Bologna , 2003
Maurizio Ridolfi , Le feste nazionali , Il Mulino , Bologna , 2003
Giovanni Belardelli , Mazzini , Il Mulino , Bologna , 2010
Ferdinando Bartolommei, note e ricordi
Sul personaggio di Ferdinando Bartolommei ecco un articolo di Adalberto Scarlino, dal numero 95-96 de “Il Governo delle idee “, mensile di politica,cultura,economia, diretto da Gianni Conti. [Leggi di più…] infoFerdinando Bartolommei, note e ricordi
Lucio Villari – Bella e perduta, l'Italia del Risorgimento
Un’Italia dolente, notturna, divisa, risvegliata alla libertà… [Leggi di più…] infoLucio Villari – Bella e perduta, l'Italia del Risorgimento
Il "Mosaico Italia" a 150 anni dall’Unita’
Si intitola Il “Mosaico Italia ” a 150 anni dall’ Unità il numero 473-474 di Testimonianze , la rivista fondata da Ernesto Balducci e diretta da Severino Saccardi. L’ ampia sezione monotematica – dedicata alla storia del processo unitario – è curata proprio dal direttore, Severino Saccaridi In ventiquattro articoli , da pag. 21 a pag. 141 , viene svolta ” una riflessione, critica e pluralistica, sulla storia del nostro Risorgimento e dell’unificazione nazionale. Pubblichiamo adesso l’indice , l’articolo introduttivo di Severino Saccardi e l’articolo di Adalberto Scarlino ” Garibaldi e gli altri : i massoni nel Risorgimento Italiano“. Testimonianze è in vendita nelle principali librerie di Firenze. [Leggi di più…] infoIl "Mosaico Italia" a 150 anni dall’Unita’
Aldo Cazzullo: Viva l’Italia
Risorgimento e Resistenza: perché dobbiamo essere orgogliosi della nostra nazione. [Leggi di più…] infoAldo Cazzullo: Viva l’Italia
Firenze, percorsi risorgimentali. Seconda edizione.
Il 27 aprile 1859 è la fatidica data che segna la conquista dell’indipendenza della città di Firenze dalla casata dei Lorena, con la dipartita del Granduca Leopoldo II e la costituzione del Governo provvisorio che nel corso di circa un anno assicurerà il passaggio all’Italia unita sotto un l’unico potere costituito della Casa Savoia. Il decorso degli eventi e di quello degli anni successivi viene tracciato in modo pregevole dalla Professoressa Silvestra Bietoletti e dal Professor Adalberto Scarlino nella nuova edizione della pubblicazione “Firenze, percorsi risorgimentali”, per il Circolo Piero Gobetti di Firenze, da sempre attento alla promozione e alla valorizzazione dei principi e degli ideali risorgimentali, che costituiscono i fondamenti più autentici e irrinunciabili del nostro Stato.A distanza di un anno circa dalla precedente edizione, viene pubblicato dalla Casa Editrice Lucio Pugliese di Firenze, per il Circolo Gobetti, il rinnovato e arricchito libretto “Firenze, Percorsi risorgimentali”, curato in modo mirabile dalla Professoressa Silvestra Bietoletti e dal Professor Adalberto Scarlino.
Nella presentazione al libretto, il Presidente dello stesso Circolo Gobetti, Francesco Giubilei, ci spiega il senso di questa nuova pubblicazione che, sulla scia dello spirito e del pensiero del giovane pensatore liberale piemontese, intende fornire l’occasione per una rinnovata riflessione sul periodo risorgimentale e post risorgimentale al fine soprattutto di fornire un contributo positivo per affrontare le nuove sfide per la nostra città che si profilano all’orizzonte.
Già, perché Piero Gobetti era piemontese di nascita.
Eppure, non si sentiva affatto relegato a stereotipi politici troppo “localizzati”, ma al contrario era ed è stato uno dei più autentici e forti sostenitori dello spirito unitario italiano. Per questo motivo, come dice Francesco Giubilei, nella su citata presentazione, “proprio il richiamo all’autore di ‘Risorgimento senza eroi’ ci offre un’ulteriore motivazione, perché le critiche del giovane pensatore liberale torinese alla lettura esclusivamente agiografica del processo unitario, nel clima del fascismo montante, può essere agevolmente declinata oggi nei confronti dell’altrettanto bolsa retorica dei proclami anti-unitari e separatisti”.
Se allora Piero Gobetti era convinto che il nostro Risorgimento fosse stato senza eroi, ma in qualche modo capace di esprimere un moto unitario che ha portato poi all’unificazione dell’Italia, cosa potremo dire oggi che non solo non abbiamo eroi, ma neppure un nuovo “moto risorgimentale” nemmeno per un millesimo paragonabile a quello della seconda metà del XIX secolo?
La “retorica dei proclami anti-unitari e separatisti”, di cui parla Francesco Giubilei, è in realtà molto di più. Quella retorica sta a dimostrare lo smarrimento totale e la perdita di tutti quei valori illuministici, democratici e liberali che avevano, all’epoca, animato tutte le lotte per l’unità nazionale e cioè la tolleranza, la libertà e l’uguaglianza e la solidarietà, senza i quali non può esistere una società giusta, scevra da privilegi di pochi e liberaldemocratica; quei valori, oggi più che mai, dovrebbero animare il sentimento dell’intero popolo italiano e dovrebbero essere trasmessi alle nuove generazioni da altrettanti uomini di valore e con forte senso dello Stato, la cui mancanza, invece e purtroppo, non fa altro che portare acqua al mulino delle derive separatiste, nella completa negazione della più autentica liberaldemocrazia.
Ecco allora il significato di questa nuova pubblicazione; per usare ancora le sagge parole di Francesco Giubilei, il libretto “vuole essere un piccolo contributo ad un percorso cittadino diverso ma non in contraddittorio con i venerati itinerari rinascimentali”.
Strana questa equiparazione? Affatto.
Quando esistono valori condivisi, quando si patrocinano valori universali, quando si privilegia il “tutto” rispetto ai particolarismi, anche se il riferimento è ad epoche diverse, si raggiungono comunque gli stessi risultati. Per questo anche tra Rinascimento e Risorgimento, seppur separati da secoli, non esistono contrapposizioni, ma al contrario una forte interazione, perché entrambi celebrano l’unitarietà del corpo sociale, il suo sviluppo e il suo consolidamento nel tempo, che si realizzerà in modo compiuto successivamente in epoca moderna, ma che già al loro tempo aveva in nuce tutti i tratti più peculiari.
Gli stessi autori, Silvestra Bietoletti e Adalberto Scarlino, lo ricordano nella loro prefazione al libretto, quando fanno riferimento alla statua di Dante, eseguita dallo scultore Enrico Tiezzi, in epoca Sabauda, e poi collocata in piazza Santa Croce nel 1865, per il seicentenario sua della nascita, in quanto ritenuto proprio la “personificazione dell’idea di stessa della patria”, come anche ricordato da Luigi Settembrini: “egli il pensiero, l’ingegno, la gloria, la lingua d’Italia”.
Quali parole più significative e belle potremo mai trovare per esprimere l’idea di Patria?
La Patria, l’Italia.
La Patria, la città di Firenze.
Ma oltre le parole ci sono i fatti!
La realizzazione dell’intero sistema urbanistico di Firenze cui fa riferimento il libretto, secondo il Piano dell’Architetto Giuseppe Poggi, concretizza proprio il modello unitario dello Stato italiano e la sua vocazione cosmopolita, di cui sono testimonianza tutte le costruzioni “ideate in sintonia con il gusto dell’urbanistica internazionale,” fondata “su una intelligente e spregiudicata visione dello sviluppo urbano, che andava ben oltre le necessità del momento, prevedendo la possibilità di svolgimenti successivi con l’edificazione di nuovi quartieri ‘monumentali’ oltre la cintura dei viali di circonvallazione, a loro volta nuclei della Firenze moderna”.
Questa città, così come la volle Giuseppe Poggi, è la nostra Patria, in cui i valori e gli elementi risorgimentali si incontrano, si intersecano, si rincorrono, si fronteggiano e si sfidano continuamente con quelli altrettanto pressanti del Rinascimento, senza per altro alcun intento provocatorio, nel mai celato proposito di riaffermare i valori e gli ideali ottocenteschi dell’universalità della Patria, che si inserisce così perfettamente nel contesto socio culturale europeo, facendone ancora oggi uno dei luoghi più rinomati e ammirati e unanimemente riconosciuti tali a livello mondiale e che conserva a distanza di oltre un secolo e mezzo tutta la sua modernità.
Questa modernità si può toccare ad ogni passo che si percorre lungo le vie della città, tante sono les memoires che sono state nel tempo erette a commemorazione delle eroiche gesta di tutti coloro che avevano sempre creduto e voluto costruire una Patria unica, unita sotto un solo governo e un’unica bandiera, il tricolore, che secondo la bella testimonianza di un “illustre ignoto, che seppe apprezzare per quello che valeva l’uman genere”, come lui stesso voleva essere ricordato sulla sua lapide, sventolò per la prima volta in città dal balcone della sua casa di piazza Maria Antonia, successivamente e per i fatti del 27 aprile 1859, ribattezzata proprio piazza dell’Indipendenza. Al n° 22 della stessa piazza viveva questo “illustre ignoto”, Guido Nobili, che già piccolissimo all’epoca, aveva infatti appena 9 anni, progettò il suo racconto “Memorie lontane”, con cui ha voluto tramandare ai posteri la straordinaria atmosfera di entusiasmo di quegli eventi e dei profondi mutamenti di cui tutta la cittadinanza fu testimone e complice, opportunamente ricordato nello stesso libretto “Firenze, percorsi risorgimentali” a pagina 37, a dimostrazione del fatto che nessuna energia, nessun protagonista, grande o piccolo che fosse stato, nessun ruolo, importante o meno che fosse stato, viene e deve essere relegato nell’oblio, bensì elevato alla più alta considerazione di noi tutti a perenne ricordo della costruzione dell’edificio nazionale.
Pierfranco Baccanelli
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Note sugli autori:
Silvestra Bietoletti
Allieva di Carlo DEl Bravo, studia prevalentemente argomenti di arte italiana dell’ottocento e novecento, in particolar modo toscani e lombardi. Fra i suoi lavori relativi all’argomento – oltre alla prima edizione di “Firenze, percorsi risorgimentali” (Firenze, 2005) – vi sono la collaborazione alle mostre Bandiera dipinta (reggio Emilia, 2004), Pinocchio a Palazzo Pitti(Firenze, 2006), Domenico e Gerolamo Induno (Tortona, 2006), Silvestro Lega (Forlì, 2007), I Macchiaioli, Sentimento del vero (Torino-Roma, 2009), Telemaco Signorini (PAdova, 2009).
Adalberto Scarlino
Insegnante di italiano e storia nella scuola media superiore. Consigliere comunale per il PLI a Scandicci (anni sessanta-settanta) e a Firenze (anni ottanta-novanta); assessore a Firenze nelle giunte comunali Bonsanti, Lando Conti, Bongiankino, Morales. Curatore di alcune pubblicazioni su vicende dell’ottocento e novecento, collabora alla rivista telematica “Pensalibero”, diretta da Nicola Carioglia e alla rivista “Libro Aperto”, diretta da Antonio Patuelli. Attualmente ricopre anche la carica di Segretario del Circolo Piero Gobetti.