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Risorgimento Firenze

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Palazzo Pitti

Giuseppe Dolfi, il “capopopolo” del 1859, fra sovranità nazionale, democrazia, diritti sociali

25/04/2019 da Comitato Fiorentino per il Risorgimento

Giuseppe Dolfi 

Il “capopopolo” del 1859, fra sovranità nazionale democrazia,diritti sociali

Giornata di studi in occasione del 150° anniversario della morte di Giuseppe Dolfi

Sabato 27 aprile 2019, ore 9.30

Sala Gonfalone, Palazzo del Pegaso, via Cavour 4, Firenze

********************

Programma

 

Ore  9,30  Saluto ed intervento di apertura del Presidente del Consiglio Regionale della Toscana

Saluto ed introduzione del Presidente della Fratellanza Artigiana d’Italia Armando Niccolai

Comunicazione del Curatore della Galleria d’Arte Moderna di Palazzo Pitti Simonella Condemi  

Coordinatore: Adalberto Scarlino     Comitato Fiorentino per il Risorgimento

 

Ore 10,30        I SESSIONE

Democrazia, sovranità e costituzione

Roberto Balzani         Università degli Studi di Bologna     

Dolfi e la democrazia italiana: popolo, costituzione, sovranità 

Fabio Bertini              Associazioni Nazionali del Risorgimento

 Dalla democrazia all’Internazionalismo. Percorsi fiorentini

Pietro Finelli               Direttore Domus Mazziniana – Pisa

“Con cuore di onesto popolano” Giuseppe Dolfi tra patriottismo unitario e democrazia repubblicana

 Ore 11,45        II SESSIONE  

Gli orizzonti e i limiti della democrazia toscana

Christian Satto           Università per stranieri di Siena

Popolo e élite nella rivoluzione toscana: Giuseppe Dolfi e Bettino Ricasoli

Claudio De Boni         Università degli Studi di Firenze       

Il tema dei diritti sociali al tempo di Dolfi

 Ore 12,30        III SESSIONE  

La dimensione sociale della rivoluzione nazionale e liberale

Anna Pellegrino         Università degli Studi di Bologna

Il popolo di Dolfi: Patria, democrazia e lavoro nella Fratellanza Artigiana d’Italia

Ore 13,00        Light lunch

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Giornata di studi in occasione del 150° anniversario della morte di Giuseppe Dolfi

 

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Lessico femminile. Le donne tra impegno e talento 1861-1926

11/03/2019 da Comitato Fiorentino per il Risorgimento

Firenze, Palazzo Pitti, Galleria d’arte moderna

Sala del Fiorino dal 7 marzo 2019 al 26 maggio 2019

 

Quest’anno le Gallerie degli Uffizi celebrano l’8 marzo con una mostra dedicata all’impegno professionale e al talento delle donne in Italia, tra Ottocento e Novecento.

I termini cronologici si riferiscono a due eventi precisi: l’iscrizione di alcune lavoratrici alla Fratellanza Artigiana nel 1861, e il premio Nobel conferito a Grazia Deledda nel 1926 per il romanzo Canne al Vento. Sono due date simboliche, che tuttavia segnano la storia di un riscatto dell’immagine femminile e del ruolo pubblico delle donne nel periodo post-unitario. Opere d’arte, fotografie ed oggetti illustrano le diverse forme di operosità dell’universo muliebre, descrivendo energie e risorse spesso non riconosciute.

 Le contadine ad esempio, dedite alle pratiche agricole collegate al ciclo delle stagioni dovevano anche occuparsi degli animali nella fattoria.

 E nei momenti di sosta dal lavoro più duro, rammendavano, lavoravano a maglia o intrecciavano la paglia, come si può vedere in numerosi dipinti di Silvestro Lega esposti in galleria.
Altro futuro attendeva le donne borghesi, che potevano studiare e intraprendere una carriera scolastica, diventare artiste e perfino scrittrici.

 In quest’ultimo caso, tuttavia, venivano limitate a generi e argomenti considerati specificamente femminili: la scrittura per l’infanzia o per libri di scuola, o articoli in periodici per le giovinette sulle ultime novità della moda, sull’economia domestica, sull’etichetta e le buone maniere.
La quiete apparente dei salotti offrì spesso copertura, invece, a pensieri rivoluzionari e patriottici, e fu terreno per una fervida vita intellettuale. In quel periodo Firenze fu meta prediletta e luogo di incontro per figure di spicco nel mondo femminile non solo della letteratura e dell’arte, ma anche dell’impegno sociale e politico, su scala internazionale: qui vissero donne formidabili quali, tra le altre, Elizabeth Barrett Browning, Jessie White Mario, Theodosia Garrow Trollope, Margaret Fuller.
La mostra, realizzata in collaborazione con Advancing Women Artists, si sviluppa scenograficamente attorno ad un nucleo centrale di opere di grandi dimensioni, così da far emergere le protagoniste femminili come sul palcoscenico di un teatro. Il percorso prosegue nelle collezioni della Galleria d’arte moderna di Palazzo Pitti – dove è custodita una delle più significative raccolte sul tema del lavoro delle donne nei campi fra Ottocento e Novecento – attraverso un fil rouge visuale con didascalie e focus, oltre a una proiezione multimediale dedicata alle donne nei loro ambienti di lavoro.

 

Firenze, Palazzo Pitti, Galleria d’arte moderna,
Sala del Fiorino dal 7 marzo 2019 al 26 maggio 2019
Orario
Da martedì a domenica
8.15 – 18.50 (ultimo ingresso alla mostra alle ore 18.30)
chiuso il lunedì
Servizio didattico per le scuole                           
Visita guidate per le scolaresche solo su prenotazione. Costo di € 3.00 ad alunno.
Info e prenotazioni: Firenze Musei 055.294883
Servizio visite guidate
Info e prenotazioni: Firenze Musei 055.290383
e-mail firenzemusei@operalaboratori.com
La mostra è inclusa nel biglietto dei musei di Palazzo Pitti info 
 

 

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Animalia fashion

14/01/2019 da Comitato Fiorentino per il Risorgimento

Galleria della Moda e del Costume

Palazzo Pitti  Firenze

8 gennaio/5 maggio

 

Nelle sale del Museo della Moda e del Costume di Palazzo Pitti a Firenze, dall’ 8 gennaio al 5 maggio 2019, è aperta al pubblico la mostra “Animalia Fashion”, a cura di Patricia Lurati.

Nell’esposizione, concepita come un fantastico iperbolico museo di storia naturale, abiti, accessori e gioielli diventano un’esperienza, un viaggio nella storia della scienza zoologica, ma soprattutto una scoperta di forme e colori che volta a volta evocano insetti, pesci, uccelli, conchiglie, animali comuni e rari. Dalla Francia alla Cina, dalla Russia all’Italia, gli abiti esposti propongono un catalogo sorprendente di quello che l’Alta Moda ha da offrire alla Natura in termini di ispirazione e suggestione, e all’Arte come prodotto di fantasia e genialità. Lo stile contemporaneo, vengono esposti esempi dal 2000 al 2018, esprime il suo straordinario potere creativo grazie anche ad abbinamenti inaspettati, nelle sale del Museo, con veri animali impagliati, con farfalle e altri insetti custoditi in teche, ma anche con disegni tratti da antichi bestiari e pagine da tacuina sanitatis medievali.

Le 18 sale del percorso espositivo si aprono con la sezione dedicata ai ragni per poi proseguire con i cigni, le conchiglie, i ricci, i pesci, i coralli, i pappagalli, le aragoste, la babirussa, il pesce istrice, i serpenti, gli scarabei, le mosche, le api, i coccodrilli e concludersi con le farfalle.

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Leopoldo De’ Medici, Principe dei collezionisti

13/11/2017 da Comitato Fiorentino per il Risorgimento

7 Novembre 2017 /28 Gennaio 2018

Palazzo Pitti – Tesoro dei Granduchi  Firenze

Curatori: Valentina Conticelli, Riccardo Gennaioli, Maria Sframeli

Sito ufficiale: http://www.uffizi.it

Enciclopedica figura di erudito, divenuto cardinale all’età di cinquant’anni, Leopoldo de’ Medici spicca nel panorama del collezionismo europeo per la vastità dei suoi interessi e la varietà delle opere raccolte. Servendosi di abilissimi agenti, mercanti e segretari italiani e stranieri, radunò, nel corso della sua vita, esemplari eccellenti e raffinati nei più diversi ambiti: sculture antiche e moderne, monete, medaglie, cammei, dipinti, disegni e incisioni, avori, pietre dure e oggetti preziosi, ritratti di piccolo e grande formato, libri, strumenti scientifici e rarità naturali. Alla morte del cardinale, avvenuta nel 1675, la maggior parte delle sue opere entrarono nel nucleo delle collezioni granducali e molte di esse furono espressamente destinate dal nipote, il granduca Cosimo III, ad abbellire la Galleria degli Uffizi: l’ingresso sistematico delle opere di Leopoldo nelle raccolte del principale museo della casata toscana provocò uno dei più radicali rinnovamenti nella sua storia.
Nel 2017, in occasione del quarto centenario della nascita di Leopoldo, le Gallerie degli Uffizi, che conservano ancora la maggior parte della sua raccolta, desiderano mostrare taluni esempi significativi del suo gusto nei diversi campi in cui esercitò l’azione di conoscitore, per illustrare la natura poliedrica delle predilezioni collezionistiche del cardinale e mettere in luce il ricchissimo apporto da lui fornito ai tesori d’arte della famiglia.  

 

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Il museo delle Porcellane a Firenze

18/10/2017 da Comitato Fiorentino per il Risorgimento

Il Museo delle Porcellane è ospitato dal 1973 nella Palazzina del Cavaliere del sec. XVIII sulla sommità del Giardino di Boboli, al centro del Giardino delle Rose che si affaccia sul Forte del Belvedere con una bellissima vista sul panorama delle colline di Firenze.

Raccoglie le collezioni soprattutto di porcellane da tavola delle case regnanti che si sono succedute a Palazzo Pitti, dai Medici ai Lorena, compresa la dinastia dei Borbone – Parma con Maria Luisa granduchessa di Toscana e la sorella di Napoleone, Elisa Baciocchi, alla quale appartiene il famoso servito di Sèvres donato dall’augusto fratello nel 1810.

La prima sala presenta porcellane della Real Fabbrica di Napoli comprendenti una serie di busti in biscuit, raffiguranti personaggi dell’antichità classica, riproduzioni dagli scavi di Ercolano, diciotto figurine riproducenti le “vestiture” del Regno di Napoli, due “dejeuner” decorati l’uno con motivi all’egizia, l’altro all’etrusca . La Manifattura di Doccia fondata dalla famiglia Ginori nel 1737 fornì costantemente ai Granduchi di Lorena serviti giornalieri di cui sono esposti esemplari tipici in porcellana fiorita con motivi a mazzetto o a tulipani, motivo questo ispirato alla porcellana cinese della cosiddetta “famiglia rosa”. Non mancano pezzi dell’Ottocento come le deliziose tazzine con le vedute delle piazze fiorentine eseguite a Doccia su modelli di litografie del francese Benoit, tra cui la riproduzione del Duomo prima del rifacimento della facciata,  di Piazza Signoria e dello stesso Palazzo Pitti, con i rondò terminati alla metà del secolo dall’architetto fiorentino Pasquale Poccianti.
La porcellana francese è rappresentata da esemplari della fabbrica di Vincennes sorta nel 1740 e trasferita a Sèvres nel 1756 sotto la diretta proprietà del re Luigi XV. Essa è caratterizzata da varie tonalità color pastello. Tipici alcuni vasi da fiori con scene ispirate a Boucher , e singolari e uniche nel loro genere quattro alzate per ostriche costituite da 18 ciotole a forma di conchiglia provenienti da Parma e appartenute a Luisa Elisabetta di Borbone figlia di Luigi XV re di Francia. Nelle due vetrine centrali risalta il servito di Elisa Baciocchi per l’entrée e il dessert eseguito a Sèvres tra il 1809 e il 1810, donatole da Napoleone dopo l’investitura del granducato di Toscana.

La seconda sala presenta un ricco nucleo di porcellane di Vienna, pervenuto a Pitti dai granduchi lorenesi Pietro Leopoldo, che mantenne costante il rapporto con la capitale viennese e Ferdinando III di Lorena, appassionato collezionista di porcellane e in particolare dei serviti ‘solitaire’. Risalta il servito con tazze e vassoi decorate da vedute di Vienna e il servito da caffè con decorazioni trompe l’oeil a finto legno.

Nella terza sala sono esposte le porcellane di Meissen e di altre manifatture tedesche. Nella vetrina verso la finestra risaltano le due burriere a forma di tartaruga , una teiera a forma di gallo e la tazza da brodo con scene ispirate a una commedia di Molière appartenuti probabilmente alla collezione di Gian Gastone dei Medici che aveva sposato Maria Amalia, figlia del grande elettore di Sassonia Augusto II il Forte creatore della prima fabbrica europea di porcellana. Del primo periodo della fabbrica di Meissen sono anche i pezzi decorati con motivi cinesi come lo splendido vaso con tralci d’uva e foglie dorate a rilievo. Merita attenzione la serie di statuine di porcellana con personaggi in costume quali dame, musici, putti, giardinieri e altri derivati dalla commedia dell’arte come l’Arlecchino che ispireranno la manifattura di Capodimonte a Napoli.

Orari di apertura
Da lunedì a domenica
Ore 8,15 – 16,30 nei mesi di novembre, dicembre, gennaio, febbraio
Ore 8,15 – 17,30 nel mese di marzo
Ore 8,15 – 18,30 nei mesi di aprile, maggio, settembre e ottobre
Ore 8,15 – 17,30 nel mese di Ottobre in coincidenza con il cambio da ora legale a ora solare
Ore 8,15 – 19,30 nei mesi di giugno, luglio, agosto
L’ultimo ingresso è sempre un’ora prima della chiusura.

Chiusura: primo e ultimo lunedì del mese, Capodanno, 1° maggio, Natale.

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Breve cronaca di un ordinario XX Settembre

25/09/2017 da Alberto Lopez

Alberto Lopez  Comitato Fiorentino per il Risorgimento

Come di consueto il venti settembre a Firenze si è celebrata la ricorrenza della Breccia di Porta Pia (1870) che sancisce la fine del potere temporale della Chiesa e il ricongiungimento di Roma all’Italia, grazie alla costanza di alcune associazioni – tra queste il Circolo Piero Gobetti e la Fondazione Ernesto Rossi e Gaetano Salvemini che per prime hanno ripreso la tradizione interrotta nel Dopoguerra – con la partecipazione istituzionale garantita quest’anno dal consigliere comunale Andrea Ceccarelli.

Meno consueto, invece, è stato il luogo: essendo l’Obelisco ai Caduti di piazza Unità d’Italia inaccessibile, a causa dei lavori in corso per la tranvia, la commemorazione è avvenuta in piazza Santa Maria Novella, davanti alla lapide posta all’ingresso di Palazzo Pitti Lorenzi che ricorda il discorso che Giuseppe Garibaldi fece  (quasi) esattamente centocinquanta anni fa – 22 ottobre 1867 -dove fu pronunciata la storica frase ‘O Roma o morte’ in occasione dei preparativi della spedizione che si concluse negativamente a Mentana.

Infatti, allora, come è stato ricordato nell’appassionato e appassionante intervento che Sergio Casprini ha fatto a nome del Comitato Fiorentino per il Risorgimento, mancavano le condizioni perché l’azione militare per liberare Roma potesse avere buon esito, sussistendo ancora la protezione militare che la Francia garantiva allo Stato Pontificio.

E senza l’assenso francese la situazione politica italiana non poteva mutare. Di questo Cavour ne era stato sempre consapevole, non a caso era considerato il più grande statista della sua epoca ( “allo stato attuale in Europa è il solo vero uomo politico, ma disgraziatamente è contro di noi. È il conte di Cavour.” – Klemens von Metternich ) e non incidentalmente l’unificazione dell’Italia avvenne sotto la sua scaltra regia.

Ma il filo che lega l’intervento di  Sergio Casprini a quello di Andrea Ceccarelli che lo ha preceduto, sta nel riconoscere l’importanza che la celebrazione di ricorrenze di questo genere dovrebbero avere nella formazione di un senso di appartenenza e di cittadinanza – se non di amor patrio ( che nulla ha a che vedere con il nazionalismo ) – nelle nuove generazioni, minato, invece, da iniziative come quella pugliese di istituire una Giornata della memoria per i meridionali morti in occasione dell’unificazione italiana, come se si trattasse di vittime di stermini novecenteschi o la promozione di referendum in Lombardia e Veneto che aumentano le spinte centrifughe di una malintesa autonomia regionale.

La commemorazione è proseguita nel Salone della Fratellanza Militare, dove sono intervenuti Valerio Giannellini per la Fondazione Ernesto Rossi e Gaetano Salvemini e Massimo Lensi per l’Associazione per l’iniziativa radicale “Andrea Tamburi”. Di loro vorrei ricordare il richiamo all’attualità politica. In primo luogo, quello riferito alla scarsezza, se non all’assenza, di spazio che viene riservato nei media al confronto tra diverse visoni dell’etica e della società con pesanti ripercussioni sulle libertà individuali.

Si pensi, ad esempio, al testamento biologico. Perché quello dello scontro dialettico è una questione di metodo non certo marginale, secondo la migliore tradizione liberale lasciataci da Einaudi. Viene da ricordare, per inciso, che alcuni dei capolavori del pensiero occidentale sono stati scritti proprio in forma di dialogo, dove prima vengono contrapposte le tesi discordanti per poi cercare di arrivare ad una sintesi che proponga soluzioni che prima non c’erano. Oppure, che lo scienziato che più ha contribuito all’affermazione della meccanica quantistica – alla quale si devono i più importanti sviluppi tecnologici recenti – fu proprio colui che più l’ha osteggiata: Einstein (sono entrati nella storia della scienza i congressi Solvay, fondati dall’industriale belga Ernest Solvay, una serie di conferenze scientifiche dedicate ad importanti problematiche di fisica e chimica, che si tengono a Bruxelles ogni tre anni, a partire dal 1911 e dove si è consumato lo scontro intellettuale con il collega Bohr ) che con le sue sottili critiche ha dato l’impulso maggiore per una più chiara definizione e sistematizzazione degli aspetti più delicati di questa disciplina.

Poi, la questione della laicità dello Stato. Perché se è vero che oggi è garantita formalmente, c’è da chiedersi quanta ve ne sia realmente nello Stato italiano. Al di là delle possibili soluzioni, una proposta l’ha indicata Fabio Bertini, per il Coordinamento Nazionale Associazioni Risorgimentali con  l’invito all’impegno di tutti  per l’affermazione proprio di quei valori di libertà, di laicità e di tolleranza che si ricordano  sempre in occasione della ricorrenza del XX Settembre. E con riferimento ai media non si può fare a meno di ringraziare Radio Radicale, che ha effettuato  la registrazione della manifestazione, una radio che è un  modello di servizio pubblico esercitato da un privato e che dovrebbe far riflettere chi di dovere per trovare qualche rimedio al discredito in cui versa l’informazione tradizionale ed ufficiale. Vorrei, infine, ricordare l’intervento di Armando Niccolai, che ha parlato per la Fratellanza Artigiana d’Italia, con la citazione di alcuni articoli della Costituzione della Repubblica Romana del 1849 che sono ancora oggi un esempio, in parte, non eguagliato: “La sovranità è per diritto eterno nel popolo.. ( che ) è costituito in repubblica democratica”. “Il regime democratico ha per regola l’eguaglianza, la libertà, la fraternità”, che inevitabilmente ha portato a rievocare una vecchia, ma non superata, discussione, tanto cara ai laici ed ai liberali, su quali siano i principi che meriterebbero davvero di comparire all’inizio della nostra Carta  Costituzionale.

Erano presenti alla manifestazione anche il Circolo Fratelli Rosselli, l’Associazione veterani e reduci garibaldini, l’Unione degli atei e degli agnostici razionalisti e Firenze Radicale-Per gli Stati Uniti d’Europa. Il tutto più che moderato, animato  da Adalberto Scarlino, presidente del Comitato Fiorentino per il Risorgimento

Questa è  la breve cronaca di un ordinario XX Settembre, celebrato a Firenze il 20 settembre del 2017, che avrebbe meritato una più ampia partecipazione della cittadinanza; è stata infatti una manifestazione  comunque significativa in quanto non è stata solo una mera rievocazione storica di un evento cruciale del Risorgimento italiano, è stata invece anche l’occasione per richiamare all’attenzione della classe politica italiana questioni attuali di laicità dello stato.

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XX Settembre a Firenze

18/09/2017 da Comitato Fiorentino per il Risorgimento

 

Mercoledì 20 settembre 

Ore 11,30 Palazzo Pitti Lorenzi  piazza Santa Maria Novella 21

Deposizione Corona di Alloro davanti alla Lapide

in memoria di Garibaldi che in quel palazzo

il 22 ottobre 1867, negli anni di Firenze Capitale, pronunciò la storica frase “O Roma o morte

Intervento di Sergio Casprini

Comitato Fiorentino per il Risorgimento 

*****

Ore 12,00, Salone della Fratellanza Militare, piazza Santa Maria Novella,

Commemorazione del XX SETTEMBRE 

Saluti istituzionali

Andrea Ceccarelli

Consiglio Comunale di Firenze 

 

Interventi dei rappresentanti delle Associazioni

che hanno  promosso la manifestazione 

 Comitato Fiorentino per il Risorgimento, Circolo Piero Gobetti, Fondazione Ernesto Rossi e Gaetano Salvemini, Circolo Fratelli Rosselli, Associazione per l’iniziativa radicale “Andrea Tamburi”, Associazione veterani e reduci garibaldini, Unione degli atei e degli agnostici razionalisti, Firenze Radicale-Per gli Stati Uniti d’Europa

 

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LIewlyn Lloyd Paesaggi toscani del Novecento

04/09/2017 da Comitato Fiorentino per il Risorgimento

Villa Bardini Costa San Giorgio, 2 Firenze

14 luglio 2017/ 7 gennaio 2018


L’opera di Llewelyn Lloyd (1879 – 1949) rivive nella mostra ‘Lloyd. Paesaggi toscani del Novecento’ allestita a Villa Bardini (Costa San Giorgio, 2 e Via dei Bardi 1/r) dal 14 luglio 2017 al 7 gennaio 2018 E’ curata da Lucia Mannini ed è promossa dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Firenze in collaborazione con la Fondazione Parchi Monumentali Bardini e Peyron e il patrocinio di Regione Toscana e Comune di Firenze. Sponsor Unicoop Firenze.

Sono raccolte 60 opere dell’artista provenienti da 27 diverse collezioni private di tutta Italia (specie da Firenze e Livorno, ma anche da Roma, Milano, Viareggio e Reggio Emilia) e da collezioni pubbliche come la Galleria di Arte Moderna di Roma, la Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma, la Pinacoteca civica del Comune di Forlì, la Pinacoteca Civica “Foresiana” di Portoferraio (Isola d’Elba), la Fondazione Cassa di Risparmio di Firenze e la Fondazione Livorno, le Gallerie degli Uffizi Galleria d’arte moderna di Palazzo Pitti. 

La mostra, corredata da un catalogo edito da Polistampa, ripercorre il cammino artistico Llewelyn Lloyd, di origini gallesi, ma livornese di nascita, che giunge a Firenze alle soglie del Novecento, dopo la formazione a Livorno e seguendo l’ideale artistico e morale di Giovanni Fattori. Nelle sue opere il tema sempre presente è il paesaggio ed in particolare le luminose vedute dell’Isola d’Elba. Dalle albe rosate e dai tramonti infuocati del Divisionismo, in ampie raffigurazioni di campagne o affacci marini, si seguono, nelle sezioni successive della mostra, le costanti ricerche formali impostate su studiati rapporti cromatici ed equilibri compositivi che dimostrano come di fatto il pittore, sebbene affondi le sue radici nella cultura Macchiaiola, debba essere considerato a pieno titolo un esponente della pittura italiana del Novecento.

 Quando nel 1948 Llewelyn Lloyd scriveva la presentazione alla mostra dedicata allo scomparso amico Oscar Ghiglia, esordiva definendo un errore il considerare la sua pittura come una «derivazione macchiaiola», dichiarandolo «invece un vero pittore del Novecento». In tale sforzo di ristabilire la definizione storica e critica dell’artista cui era stato a lungo legato, affettivamente, ma anche culturalmente, è da leggersi l’urgenza avvertita dallo stesso Lloyd di una riconsiderazione anche sulla propria posizione. Lloyd moriva poco dopo, il 1 ottobre 1949. Alcune mostre retrospettive gli venivano subito dedicate a Firenze e Livorno (1951), alcuni “omaggi” alla sua pittura venivano organizzati negli anni Sessanta e Settanta. Nel frattempo si faceva strada la definizione di “Postmacchiaioli” che, nello sforzo di recuperare alla critica la generazione di quegli artisti che erano nati in Toscana sotto l’egida delle grandi personalità di Silvestro Lega o Giovanni Fattori, disinteressati alle istanze del Futurismo ma protesi ad altri linguaggi della modernità, metteva in luce la loro complessa e contraddittoria situazione. Mentre personalità dal linguaggio fortemente individuale vengono in questi anni sempre più riportate all’attenzione della critica e del pubblico nella loro luce novecentesca (come Mario Puccini, Moses Levy, Plinio Nomellini, ad esempio; manca ancora Oscar Ghiglia), ecco che anche l’opera di Llewelyn Lloyd, spesso relegata a un ambito esclusivamente regionale e ancor più spesso considerata un’appendice della pittura macchiaiola, viene proposta da questa mostra come un tassello della vasta e articolata cultura italiana di primo Novecento, seppur espressione di una modernità radicata nella storia. Il rapporto con la tradizione artistica toscana per Lloyd è stato infatti dinamico, nei termini di una “rilettura” critica: ha derivato la sua pittura dai problemi formali posti dalla Macchia, ma l’ha vivificata e rinnovata innestandovi scelte cromatiche e compositive scaturite dalla conoscenza dei moderni sviluppi della pittura italiana e internazionale.

 Alla grafica, aspetto importante nel procedimento creativo dell’artista – ma pressoché sconosciuta al pubblico – è dedicato un piccolo ma significativo spazio. I disegni sono raccolti in un “angolo” di intimità domestica ad attestare come per Lloyd i ritratti prediletti fossero quelli dei familiari e gli interni dello studio o della casa. Una piccola sezione, nell’affaccio che villa Bardini offre sull’Arno, è infine dedicata a esemplificare l’interesse che il pittore nutre negli anni Trenta per le vedute fiorentine o per quei luoghi dove la città digrada verso le campagne, lungo il corso dell’Arno o i margini del Terzolle, del Mugnone o dell’Elsa. È da questo momento che la sua pittura si ripiega, quasi nostalgicamente, verso quella pittura Macchiaiola che fino ad ora aveva rappresentato una corroborante matrice di ricerca di problemi formali pienamente novecenteschi. 

 

Lloyd. Paesaggi toscani del Novecento

Villa Bardini – Costa San Giorgio, 2  e Via dei Bardi 1r

Aperta dal 14 luglio al 7 gennaio

Orario: da martedì a domenica, dalle 10.00 alle 19.00

(ultimo ingresso alle ore 18.00)

Visite guidate gratuite tutti i sabati e tutte le domeniche alle ore 16,30 e alle ore 17,30

Lunedì chiuso

Parcheggio gratuito riservato all’interno del Forte Belvedere

 

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PLINIO NOMELLINI a Seravezza

28/07/2017 da Comitato Fiorentino per il Risorgimento

13 luglio – 5 novembre 2017

PALAZZO MEDICEO SERAVEZZA (LU)

 

Dal Divisionismo al Simbolismo

verso la libertà del colore

a cura di Nadia Marchioni

 

A quasi vent’anni dall’ultima esposizione monografica, riflettori di nuovo puntati su Plinio Nomellini, maestro della pittura italiana, con una mostra tra le più interessanti ed attrattive dell’estate in Toscana. Teatro di questo atteso ritorno è lo splendido Palazzo Mediceo di Seravezza, patrimonio mondiale Unesco, al cuore di una terra, la Versilia, che l’artista livornese frequentò ed amò in uno dei periodi più fecondi della sua vita. La mostra – “Plinio Nomellini – Dal Divisionismo al Simbolismo verso la libertà del colore”, a cura di Nadia Marchioni – si potrà visitare dal 13 luglio al 5 novembre.

In esposizione oltre novanta dipinti, suddivisi in sette sezioni, che ricostruiscono l’intero percorso artistico di Nomellini contestualizzandolo per la prima volta nella vitale atmosfera della sua epoca e facendo emergere il dialogo che legò il pittore ai maestri e agli artisti che lo accompagnarono negli anni della formazione e della prima maturità. Una prospettiva originale, che intende riaprire il discorso critico su un artista di straordinaria rilevanza nel panorama figurativo fra Otto e Novecento, destinata ad offrire nuovi stimoli alla comprensione dell’opera di Nomellini. In esposizione, molti capolavori ed opere inedite.

 L’ultima grande mostra dedicata a Nomellini, datata 1998, si tenne al Museo Civico Giovanni Fattori di Livorno e alla Galleria d’arte moderna di Palazzo Pitti a Firenze. Pochi anni prima era stata proprio Seravezza ad ospitare un’esposizione centrata sullo specifico momento creativo versiliese dell’artista, che visse intensamente questo territorio – soffermandosi a lungo soprattutto a Torre del Lago e alla Fossa dell’Abate – dai primi del Novecento fino al termine della prima guerra mondiale.

«Diversamente da una tradizionale esposizione monografica», spiega la curatrice Nadia Marchioni «questa nuova mostra non si limita a presentare le sole opere di Nomellini ma le affianca e le mette in relazione con le suggestioni del contesto culturale in cui l’artista operò, con una particolare attenzione ai primi e fecondi anni di attività, quando la sua giovane personalità fu più permeabile alle suggestioni esterne e, al contempo, foriera di sempre nuove sperimentazioni».

 Dagli esordi, accanto al maestro Giovanni Fattori e ai macchiaioli Silvestro Lega e Telemaco Signorini, alle giovanili sperimentazioni fiorentine vicino ad artisti anch’essi giovani (fra cui Kienerk, Müller, Pellizza da Volpedo) la mostra rivela l’attenzione che Nomellini dedicò alla problematica sociale, il suo progressivo avvicinamento al divisionismo, la declinazione simbolista della sua visione della natura e della storia, per giungere a documentare l’intensissima stagione versiliese (1908-1919) e seguire infine l’opera dell’artista negli anni Venti e Trenta, quelli della maturità. Fra le molte opere selezionate  per questa grande esposizione, veri capolavori come La diana del lavoro del 1893, che Nomellini realizzò negli anni in cui frequentava i circoli operai genovesi ed esponenti dei movimenti anarchici e socialisti, oppure i suggestivi La colonna di fumo (1900) e La ninfa rossa (1904), in cui emerge prepotente una visione più simbolica della realtà, o ancora i disegni originali che Nomellini realizzò per illustrare le poesie di Giovanni Pascoli, con il quale stabilì un profondo legame. In grande evidenzia, naturalmente, le opere della stagione versiliese (tra queste, La fiera a Pietrasanta del 1912-1913), anni in cui, come spiega ancora Nadia Marchioni “la solarità del litorale versiliese trasformò la tavolozza del pittore in una caleidoscopica celebrazione della natura e contribuì alla maturazione di una visione edenica del paesaggio”.

Per la messa a punto del progetto la curatrice si è avvalsa del supporto di un comitato scientifico e di consulenza presieduto da Carlo Sisi – tra i massimi esperti dell’arte italiana dell’Ottocento e Novecento – e composto da Silvio Balloni, Aurora Scotti e Andrea Tenerini. La mostra è accompagnata da un elegante catalogo edito da Maschietto Editore con le riproduzioni a colori di tutte le opere esposte e testi di Nadia Marchioni, Vincenzo Farinella, Silvio Balloni, Mattia Patti, Aurora Scotti Tosini.

Esposizione

da venerdì 14 luglio a domenica 5 novembre 2017

Palazzo Mediceo di Seravezza (Lu), viale Leonetto Amadei 230

Info

Biglietti – intero 7 euro; ridotto 5 euro; biglietto famiglia 14 euro (due adulti con ragazzi fino a 14 anni) – I biglietti si acquistano direttamente in loco presso la biglietteria di Palazzo Mediceo

Orari

dal 14 luglio al 3 settembre: dal lunedì al venerdì, ore 17:00 – 23:00; sabato, domenica e festivi, ore 10:30 – 12:30 e ore 17:00 – 23:00 – dal 4 settembre al 5 novembre: lunedì chiuso; dal martedì al sabato, ore 15:00 – 20:00; domenica e festivi: ore 10:30 – 20:00

 

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YTALIA – Energia Pensiero Bellezza

14/06/2017 da Comitato Fiorentino per il Risorgimento

Firenze, Forte di Belvedere
2 giugno –  1 ottobre 2017

 

Ytalia è un grande e ambizioso progetto che vive Firenze come un unico grande e diffuso sistema di arte contemporanea, per mettere in scena un dialogo tra patrimonio storico artistico di conclamata bellezza con i segni e le forme dell’arte del secondo Novecento e del presente: realtà quotidiana e metafisica, elementi naturali e nuove mitologie, tutti temi che si ritrovano nella poetica e nelle opere degli artisti selezionati.

Una “invasione” nella città del Rinascimento che mira a riportare all’attenzione del grande pubblico internazionale l’arte contemporanea italiana.

Gli artisti esposti:

Giovanni Anselmo, Marco Bagnoli, Domenico Bianchi, Alighiero Boetti, Gino De Dominicis, Luciano Fabro, Jannis Kounellis, MarioMerz, Nunzio, Mimmo Paladino, Giulio Paolini e Remo Salvadori

 

Ingresso

Forte di Belvedere

Via San Leonardo, 1

da martedì a domenica dalle ore 10.30 alle ore 19.30

(ultimo ingresso ore 18.30)

Biglietti:

Intero: € 3,00

Ridotto: € 2,00

(residenti città metropolitana di Firenze), possessori biglietto di accesso di uno dei musei aderenti alla mostra YTALIA: Museo di Palazzo Vecchio, Galleria degli Uffizi, Giardino di Boboli, Basilica di Santa Croce, Museo Marino Marini, Museo Novecento, Galleria Palatina e Galleria d’Arte Moderna di Palazzo Pitti)

Gratuito:

possessori della Forte di Belvedere Card, possessori della Firenze Card, fino a 18 anni, gruppi di studenti e rispettivi insegnanti guide turistiche e interpreti disabili e rispettivi accompagnatori membri ICOM, ICOMOS e ICCROM

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