
Rispetto: una parola che esprime attenzione, gusto dell’incontro, stima. Che anche quando introduce un attacco verbale, non alza i toni del discorso, anzi sembra voler prendere le distanze da quanto sarà detto subito dopo. L’Istituto dell’Enciclopedia Italiana Treccani ha scelto “rispetto” come parola del 2024. Una decisione che sembra un auspicio, che porta con sé il desiderio di costruire, di usare il dizionario non per demolire chi abbiamo di fronte ma per provare a capirne le ricchezze, le potenzialità…
Riccardo Maccioni Avvenire 17 dicembre 2024
Il testo di un articolo del giornalista Riccardo Maccioni su “Avvenire” del dicembre scorso è stato una delle sette tracce della prova d’italiano nell’esame di Maturità di quest’anno. Più del 40% dei candidati l’ha scelta, mettendo in ombra le altre tracce, che hanno avuto percentuali di adesione molto basse.
Sicuramente gli studenti hanno apprezzato il forte messaggio educativo dell’articolo di “Avvenire”, evidente soprattutto in alcuni passaggi: “La mancanza di rispetto è alla base della violenza esercitata quotidianamente nei confronti delle donne, delle minoranze, delle istituzioni, della natura e del mondo animali”. “Occorre, invece, allenarsi alla bellezza del prendersi cura, del fare attenzione, del preoccuparsi per la vita altrui, così che la comunità possa crescere in armonia facendo assaporare a chi ne fa parte il gusto dell’appartenenza alla medesima famiglia umana.”
Il valore del rispetto e dei buoni sentimenti non sembra in effetti patrimonio di tutti i ragazzi, una parte dei quali, nel corso dell’anno, non ha avuto sufficiente senso di responsabilità rispetto alle comunità in cui vivono, in primis quella scolastica. Di fronte ai frequenti comportamenti scorretti nei riguardi dei compagni e dei docenti e agli atti di vandalismo durante le occupazioni, molti studenti sono acquiescenti se non corrivi; e solo la minaccia di sanzioni – dall’insufficienza in condotta alle sospensioni – ha spesso consentito il ripristino del rispetto per le persone e per le cose.
Anche quando non sono a scuola, e in particolare la sera e la notte, molti giovani non dimostrano la necessaria attenzione per l’ambiente urbano, per non parlare della quiete pubblica, che in molti quartieri viene sistematicamente compromessa anche grazie alla tolleranza delle amministrazioni comunali. Cicche e cartacce per terra, assembramenti rumorosi nei giardini pubblici, motorini a tutto gas per le strade cittadine, consumo di alcol e musica a tutto volume nelle serate della movida: è solo un primo elenco di esempi di quanto i giovani maleducati ignorino le più ovvie regole della convivenza civile.
È più che logico pensare che la grande maggioranza degli studenti che hanno scelto di parlare del “rispetto” sia abituata a osservarle, queste regole della convivenza. In genere non si pensa che questi ragazzi educati vengono seriamente penalizzati dalla presenza di compagni che disturbano le lezioni e si fanno richiamare di frequente, a scapito dell’attenzione e della concentrazione indispensabili all’apprendimento. Chi storce il naso per i provvedimenti con cui Valditara tenta di riportare la disciplina in classe, che è poi una normale esigenza in qualsiasi situazione di lavoro, non è guidato dai dati di realtà, ma dai cascami di ideologie e pedagogie cosiddette “antiautoritarie” largamente screditate dai loro pessimi risultati.
Naturalmente è importante che si conoscano le norme che regolano la vita associata, a partire dalla Costituzione repubblicana e grazie al lungo viaggio attraverso la Storia. Ma, come ha scritto Machiavelli con la sua nota incisività, “Così come gli buoni costumi, per mantenersi, hanno bisogno delle leggi, così le leggi, per osservarsi, hanno bisogno de’ buoni costumi”. E l’acquisizione di questi ultimi o, meglio, dei loro fondamenti, dipende per forza di cose da quanto i genitori sono stati in grado di dotare i figli, prima di affidarli alla scuola, dell’autocontrollo necessario per vivere insieme gli altri. Senza questa base, il rispetto rimane un obiettivo molto difficile e faticoso da raggiungere, come purtroppo sanno moltissimi insegnanti.
Sergio Casprini
