
Tocqueville ritratto da Théodore Chassérau
DEMOCRAZIA O BONAPARTISMO
Questo libro analizza magistralmente le vicende di quattro anni (febbraio 1848- dicembre 1851), uno dei tornanti fondamentali della storia francese, nei quali si formò anche il vocabolario di base della cultura politica e giuridica occidentale: in quel periodo si fissarono i concetti e i paradigmi fondamentali di democrazia, rappresentanza, dispotismo, socialismo, che hanno dominato l’Occidente fino alla fine del ventesimo secolo. Sono stati anche il passaggio fondamentale della rivoluzione che incomincia nel 1789 e termina quasi un secolo dopo, nel 1870.
Il libro della Faraci, introdotto da una ricca prefazione di Giuseppe Astuto, tiene conto di un cinquantennio di risveglio storiografico e compie una ricostruzione complessiva dell’ambiente, delle persone, degli interessi e dei gruppi, alternando sapientemente storia narrativa e approfondimenti degli snodi più importanti, quale l’insurrezione del 23 giugno e la sanguinosa sua repressione, le osservazioni di Marx, di Tocqueville, di Herzen, di Hugo e di Flaubert sulla rivoluzione del gennaio 1848, la preparazione della costituzione del 4 novembre 1848 e le relative discussioni su bicameralismo, presidente della Repubblica, libertà di stampa e di insegnamento, diritto al lavoro e all’assistenza.
La seconda parte del libro è dedicata a Luigi Bonaparte, un quasi coetaneo di Tocqueville, alla genesi della controversa questione romana e alle contraddizioni della politica francese in materia di rapporti con il movimento nazionale in Italia. In qualche punto l’analisi diventa quasi cronaca quotidiana e si sofferma sui protagonisti, politici, agitatori, letterati, banchieri, rispettando sempre la cronologia, ma soffermandosi sugli snodi fondamentali con appositi approfondimenti. Giunge, alla fine, al colpo di Stato di Luigi Bonaparte e alla democrazia illiberale o cesarista, le cui tre chiavi sono, secondo Rosanvallon, una concezione dell’espressione popolare attraverso la procedura privilegiata del plebiscito, una filosofia della rappresentanza come incarnazione del popolo in un capo, il rigetto dei corpi intermedi che ostacolano il faccia a faccia tra popolo e potere.
L’intero libro dà conto delle diverse posizioni di uno dei protagonisti, Alexis de Tocqueville, come studioso e come politico, osservando che, per uno strano paradosso della storia europea, nel momento in cui le truppe francesi stavano lanciando l’attacco su Roma, al ministero degli Esteri si trovava lui, ormai un noto teorico in Europa dei diritti costituzionali, che dovette subire le accuse di voler annientare la Repubblica romana e di ripristinare uno stato clericale.
Sabino Cassese Il Sole 24 Ore 25 maggio 2025
