• Passa al contenuto principale
  • Skip to after header navigation
  • Skip to site footer
Risorgimento Firenze

Risorgimento Firenze

Il sito del Comitato Fiorentino per il Risorgimento.

  • Home
  • Focus
  • Tribuna
  • I luoghi
  • Mostre
  • Rassegna stampa
  • Pubblicazioni
  • Editoriale

Le scelte del popolo sovrano

13/07/2016

Democrazia e popolo

Angelo Panebianco  Corriere della Sera 6 luglio

 

Lo choc di Brexit ha innescato ovunque furiose discussioni sul valore e il significato della democrazia. Ci si è chiesti se sia opportuno affidare al «popolo» le decisioni più delicate. La discussione è divampata anche da noi. Influenzata però dallo stato di precarietà e confusione in cui da sempre versano in Italia le idee democratiche. Ricordiamoci che questo è il Paese nel quale fior di opinionisti sono sempre stati pronti a lodare il popolo, ad esaltarne la maturità democratica, quando esso votava per la loro parte politica e, viceversa, ad accusarlo di barbarie, di essere preda di nefande (e stupefacenti) «mutazioni antropologiche» quando non lo faceva. La discussione innescata da Brexit su valore e limiti della democrazia è utile ma solo a patto di sgombrare il campo da un equivoco. Quelli che si raccontano che il popolo è troppo bue e ignorante per poter decidere alcunché di serio (sottintendendo che loro non fanno parte del suddetto popolo), sono i peggiori, i meno affidabili di tutti. Del resto, con le sciocchezze dette e scritte dai colti, veri o presunti, sulle faccende pubbliche in due secoli di storia della democrazia occidentale ci si potrebbe riempire la Biblioteca del Congresso (che è uno spazio piuttosto ampio).

Il tema dunque è: ha senso fare decidere il «popolo» (plurilaureati compresi) sulle faccende pubbliche? Non sarebbe meglio, almeno in certi frangenti, mettere da parte l’ambiguo mito della sovranità popolare? Per dare ordine a una discussione piuttosto confusa bisogna distinguere fra i due significati della parola «democrazia». Stiamo parlando della democrazia rappresentativa (l’elezione di rappresentanti a cui vengono affidate le decisioni collettive) oppure della democrazia diretta (sono gli elettori che prendono le decisioni collettive)? Democrazia rappresentativa e democrazia diretta sono cose diversissime, modi antitetici di governare la cosa pubblica. Con l’eccezione della piccola Svizzera, con la sua particolare storia, in nessun Paese occidentale la democrazia diretta ha un peso e un ruolo paragonabili a quello della democrazia rappresentativa.

La democrazia rappresentativa, al di là del mito, è il miglior meccanismo per contare le teste anziché tagliarle, per assicurare ricambi pacifici nelle élite di governo. È uno strumento, forse insuperabile, di risoluzione non violenta dei conflitti politici. Non richiede da parte del cittadino-elettore particolari competenze o conoscenze. Sono sufficienti il suo giudizio e la sua percezione, giusta o sbagliata che sia, che i governanti in carica meritino una riconferma o, quanto meno, una prova d’appello, oppure che occorra sostituirli senza indugi con qualcun altro il quale poi, a sua volta, dovrà essere messo alla prova. Il popolo non decide sulle questioni pubbliche, fa una scelta fra coloro che, dicendo il vero oppure millantando, asseriscono di sapere prendere decisioni sagge. Nonostante coloro che hanno sempre confuso la democrazia col socialismo, la democrazia rappresentativa non richiede uguaglianza di reddito o di livelli di istruzione. Richiede solo uguaglianza giuridica, uguaglianza di fronte alla legge.

Impagabile strumento di risoluzione pacifica dei conflitti, la democrazia rappresentativa ha anche un’altra virtù: è il migliore habitat per la protezione delle libertà personali. In teoria, quelle libertà potrebbero anche essere assicurate, entro certi limiti, da un dispotismo illuminato e, inoltre, le democrazie corrono sempre il rischio di degenerare, di diventare democrazie autoritarie. Tuttavia, l’esperienza storica mostra che la democrazia rappresentativa è, in genere, il miglior baluardo a difesa di quelle libertà.

La democrazia diretta è un’altra cosa. Qui agli elettori è richiesto un minimo di conoscenza delle poste in gioco. Ma ciò li consegna mani e piedi ai vari gruppi di élite che hanno il potere di trasmettere tali conoscenze. Ad esempio, il fatto che i laburisti britannici abbiano fatto una campagna reticente e ambigua (e in vari luoghi del Paese, probabilmente, nessuna campagna) in occasione del referendum, ha comportato che certi elettori — più facilmente raggiungibili dai laburisti che dai conservatori —, in alcune zone depresse della Gran Bretagna, scegliessero Brexit senza neppure sapere quale fosse l’entità dei finanziamenti europei a sostegno di quelle zone depresse. Finanziamenti che, ovviamente, non arriveranno più. Forse è effettivamente saggia la Costituzione italiana che vieta referendum su trattati internazionali, leggi tributarie e di bilancio, amnistia e indulto.

 

Ed è anche evidente che le varie utopie circolanti sulla «democrazia del web», la democrazia diretta in salsa informatica, non prefigurano chissà quali nuovi luminosi traguardi democratici ma incubi totalitari ove il massimo di manipolazione del «popolo» da parte di ristrettissimi gruppi si accompagnerebbe al massimo di retorica sull’ormai raggiunto obiettivo della «vera democrazia».

Non è contrario alla deontologia democratica sostenere che Cameron abbia fatto un errore indicendo il referendum sull’Unione (anche se forse la situazione del suo partito era tale che egli non aveva scelta). La democrazia diretta non è la migliore risposta a problemi complessi, anche se può essere un strumento assai utile quando si tratta di decidere su temi relativamente circoscritti (come fu il caso del divorzio in Italia). Sfortunatamente, il ricorso alla democrazia diretta per fronteggiare problemi complessi segnala spesso un fallimento della democrazia rappresentativa: è l’espediente a cui certi governanti ricorrono quando il sistema rappresentativo non riesce a decidere. Un espediente che a volte ha successo ma a volte aggrava il male. Naturalmente, vanno esclusi da questo discorso i referendum costituzionali. In questo caso, «l’appello al popolo», come insegna la dottrina costituzionalista, serve a dare la più ampia legittimazione alla nuova costituzione.

Non si devono commettere due errori. Pensare che siccome solo in pochi, per ragioni di mestiere, sono addentro ai problemi, hanno sufficienti conoscenze per farsi un quadro abbastanza chiaro (ma mai completamente chiaro) delle varie poste in gioco, allora tanto vale lasciarli decidere senza neppure controlli ex post . Il secondo errore, se e quando la democrazia diretta dà esiti che riteniamo insoddisfacenti, consiste nel gettare discredito anche sulla preziosa democrazia rappresentativa.

Pubblicato in: Tribuna
Post precedente:Cesare Battisti e gli irredentisti risorgimentali. Ricordo a Firenze
Post successivo:Cesare Battisti e la quarta guerra d’Indipendenza

Sidebar

il Comitato Fiorentino per il Risorgimento
è associato al Coordinamento nazionale Associazioni Risorgimentali FERRUCCIO

Sostieni

Sostieni liberamente le nostre attività con un bonifico bancario sul seguente conto corrente
Chianti Banca-Credito Cooperativo S.C.
IBAN IT81R0867302802000000909083

L’editoriale del direttore

La libertà e la democrazia nelle Università

Video

1875: inaugurazione del monumento a Michelangelo al Piazzale Michelangelo

Prossimi appuntamenti

1875: inaugurazione del monumento a Michelangelo al Piazzale Michelangelo

03/06/2025

Giornata dell’Unità nazionale, della Costituzione, dell’Inno e della Bandiera

14/03/2025

FERRI PER CURARE

11/02/2025

Lettere al Direttore

Anche il liberale Gobetti condivideva il giudizio di Gramsci sul Risorgimento come “rivoluzione mancata”

02/02/2025

Focus

L’ingiusto declino di Giosuè Carducci

09/06/2025

Tribuna

Spadolini, vocazioni di un laico

13/06/2025

Luoghi

Via del Canneto

21/05/2025

Mostre

Eugenio Cecconi. Giornate di caccia e di colore

20/06/2025

Rassegna stampa

Alla base della cultura giuridica d’occidente: LA FRANCIA DI TOCQUEVILLE

27/05/2025

Pubblicazioni

FOSCO FRIZZI (1901-1951). Una memoria

29/06/2025

Il senso profondo dell’unificazione

15/06/2025

Nell’opera di Simone Casini si riscopre l’idea di nazione perseguita da Ippolito Nievo: una comunità capace di superare le fratture di carattere sociale, religioso, geografico per costruire un futuro di crescita …

2 GIUGNO. Dalla parte della democrazia

01/06/2025

Sandra Gilardelli compirà cento anni il 1° luglio, ne aveva diciotto quando entrò nella Resistenza, ma la sua voce risuona ancora nitida e precisa nelle pagine della sua autobiografia. Lidia Beccaria Rolfi, maestra …

I 150 anni di Giovanni Gentile

29/05/2025

IL FILOSOFO DIVIDE ANCORA L’ITALIA TRA MEMORIA E POLITICA Oggi sono i 150 anni dalla nascita di Giovanni Gentile, mentre gli 80 anni dalla sua uccisione sono stati il 15 aprile dell’anno scorso, ma è a …

Adelaide Cairoli e la tragica fede garibaldina

22/05/2025

1869. Adelaide Cairoli con i ritratti dei figli morti Un Risorgimento tutto al femminile, quello che Antonio Gibelli, storico illustre dell’Università di Genova, racconta ne Il corpo degli eroi sulla base di un …

INDIFFERENZA

18/05/2025

L’opposto dell’amore non è l’odio, è l’indifferenza. L’opposto dell’educazione non è l’ignoranza, ma l’indifferenza. L’opposto dell’arte non è la bruttezza ma l’indifferenza. L’opposto della giustizia non è …

La satira (attuale) di Giusti

14/05/2025

Monumento a Giuseppe Giusti a Monsummano Terme Molti pensano che Giuseppe Giusti sia un autore di «scherzi» (come li chiamava lui), ovvero passatempi innocenti in una Toscana provinciale e sonnolenta. Invece no. …

L’Occidente è sulla via del tramonto?

01/05/2025

Negli anni Venti del Novecento ebbe successo e influenza culturale un saggio storico-filosofico, Il tramonto dell'Occidente, scritto da Oswald Spengler, allora uno sconosciuto professore di provincia tedesco. …

Una vita contro

21/04/2025

Walter Veltroni dà voce a Iris Versari, partigiana che ha scritto la Storia Il come non lo dice. E però sostiene che «la mia prima scelta, sin da subito, è stata quella di scartare il saggio o la biografia: …

La vita invisibile. Un adolescente nell’Italia delle leggi razziali

13/04/2025

La vita invisibile. Un adolescente nell'Italia delle leggi razzialNel 1938, in Italia entrano in vigore le leggi razziali, una serie di provvedimenti con cui gli ebrei italiani perdono tutti i loro diritti: i …

Tra le meraviglie di Foggini

11/04/2025

Una mostra monografica celebra l’architetto e scultore granducale che fece scuola a Firenze. Nel costruire l’impalcatura della rassegna Giovan Battista Foggini (1652-1725) architetto e scultore granducale, dal …

  • Il Comitato Fiorentino per il Risorgimento
  • STATUTO
  • Redazione
  • Contatti
  • Link
  • Privacy Policy

Direttore Sergio Casprini | Responsabile della Comunicazione Irene Foraboschi | Webmaster Claudio Tirinnanzi