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Risorgimento Firenze

Il sito del Comitato Fiorentino per il Risorgimento.

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Cinema

Caporali tanti, uomini pochissimi

16/11/2020 da Sergio Casprini

La Storia secondo Totò 

Autore    Emilio Gentile

Editore   Laterza

Anno      2020

Pag.       178

Prezzo   € 14,00

E adesso dove andiamo?», domanda Totò al maggiordomo, che è andato a prenderlo alla Gare de Lyon. «A casa, signor marchese» – «Perché, ho una casa?» – «Il signor marchese voglia scusarmi se mi sono permesso di chiamare casa il palazzo Chemantel Chateau» – «Già, è vero, io ho un palazzo» – «Storico, signor marchese, il più bello di Parigi», precisa il maggiordomo. Ma Totò subito lo zittisce: «Non cominciamo con la Storia!».

Il principe Antonio De Curtis non era solito leggere i racconti degli storici. Lo appassionava solo la storia della sua famiglia, che risaliva all’imperatore Costantino. Non lo divertiva la Storia, cioè l’esistenza umana nel fluire del tempo, perché aveva una visione tragica della vita. Ma permetteva a Totò di spernacchiare tutte le persone che nella Storia, e quindi nella vita, si comportano da «caporali»: i prepotenti che tormentano gli «uomini» qualunque, costretti a vivere un’esistenza grama. Nei suoi novantasette film, ambientati nelle più varie epoche storiche, dall’Egitto dei faraoni all’Italia del ‘miracolo economico’ e all’Europa del Muro di Berlino, Antonio incarna nei personaggi di Totò sia i ‘caporali’ sia gli ‘uomini’, ma sempre con lo stesso proposito: «spernacchiare» i caporali, spiegando che la pernacchia «ha tanti scopi: deride, protesta, esplode con un grido di dolore». E difende così la dignità dell’uomo libero.

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 … l’interesse primo di questo imprevedibile saggio di Emilio Gentile, che sa unire un saldo mestiere a una altrettanta robusta curiosità e passione per “il principe de Curtis in arte Toto”, sta nel ricostruire la biografia di un artista, amato dal popolo e guardato con sufficienza dai borghesi, anche comunisti.…E quando Gentile cita il discorso di Totò a Carolina sull’importanza di ciascuno nell’ordine della vita, nel film di Monicelli, che fu tra quelli di Totò il più tartassato dalla censura democristiana, non scrive però che a sceneggiarlo fu anche Ennio Flaiano, e di notare che il discorso di Totò somiglia moltissimo a quello del Matto a Gelsomina in La Strada, che fu scritto, con, Fellini, ancora da Flaiano.  Goffredo Fofi Il Sole 24 ore 15 novembre

Emilio Gentile, Bojano (Campobasso) 1946, Allievo di Renzo De Felice, dalla seconda metà degli anni Settanta ha lavorato sulla storia del fascismo. I suoi studi hanno riguardato temi della storia contemporanea fra i quali la modernità, la nazione, il totalitarismo, il pensiero mitico, le religioni della politica. E’ professore emerito dell’Università di Roma La Sapienza e socio dell’Accademia Nazionale dei Lincei. Con la pubblicazione Il 25 luglio 1943 ha vinto nel 2018 il Premio Acqui Storia, il più importante premio storico-letterario italiano. Collabora al “Sole 24 Ore”.

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L’Italia sullo schermo.

13/08/2020 da Sergio Casprini

Come il cinema ha raccontato l’identità nazionale 

Autore    Giampiero Brunetta

Editore    Carrocci

Anno        2020

Pag.          367

Prezzo      € 32,00 

Il cinema italiano ha manifestato in misura maggiore di altre cinematografie la vocazione a divenire luogo necessario di memoria della storia nazionale. La Grande storia ha fatto irruzione dal primo film, ne è diventata elemento costitutivo, assieme alla piccola storia quotidiana e ai cromosomi letterari, teatrali, melodrammatici, che ne hanno composto il patrimonio genetico. Delle tante dimensioni caratterizzanti la cinematografia nazionale, la ricostruzione di momenti, figure ed eventi, dalla nascita dello Stato unitario in poi, è stata molto legata a intenzioni d’uso pubblico e ha in ogni occasione respirato e trasmesso i segni del clima ideologico e culturale del tempo in cui è stata realizzata. Nei capitoli del libro si vuole raccontare come sullo schermo si succedano momenti e temi cruciali della storia italiana contemporanea e delle loro connessioni e interferenze e con fenomeni e modi analoghi del cinema di altri paesi. E si cerca anche di capire come il cinema ha rivissuto e interpretato fasi importanti, critiche, tragiche, vitali e di rinascita della storia dell’Italia unita a partire dalle diverse rappresentazioni del Risorgimento, passando per vari momenti, bellici, di ricostruzione e sviluppo del paese.

1954. Senso di Luchino Visconti : Viva Verdi al Teatro la Fenice di Venezia

Gian Piero Brunetta ( Cesena, 1942) Ordinario di Storia e critica del cinema presso l’Università di Padova è l’autore di un’importante opera in quattro volumi dedicata alla storia del cinema italiano (Storia del cinema italiano, 1979 Editori Riuniti).

 

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Il cammino della speranza

05/05/2020 da Sergio Casprini

Da Pietro Germi ai nostri giorni

Autore   Carlo Carotti

Editore   Kaplan, Torino

Anno       2019

Pag.         238

Prezzo     € 20,00

In un libro appassionato ed attento alla storia, Carlo Carotti fa riemergere dall’oblio i migranti narrati 70 anni fa in Il cammino della speranza, grande film di Pietro Germi e dei suoi sceneggiatori assieme a lui Tullio Pinelli e Federico Fellini… Si può ricominciare? Questa è la domanda che dopo la seconda Guerra mondiale vive in questo film… Roberto Escobar Sole 24 Ore 3 maggio 2020

Carlo Carotti è stato direttore reggente della Biblioteca Nazionale Braidense. Oltre a testi professionali, monografie sulla storia dell’editoria e studi di storia contemporanea ha pubblicato Alla ricerca del Paradiso (1992); Effetto cinema (2007) e Le donne, la famiglia, il lavoro nel cinema di Pietro Germi (2011).

L’ESODO DISPERATO DI UN GRUPPO DI MINATORI SICILIANI

La chiusura d’una solfatara induce alcuni minatori siciliani ad espatriare in Francia con le loro famiglie. Durante il drammatico trasferimento al nord, saranno prima truffati dalla guida, poi coinvolti in uno sciopero di contadini e in un duello rusticano in cui il protagonista, innamoratosi della ex amante d’un bandito, uccide quest’ultimo. Dopo una bufera di neve, le guardie francesi, intuendo la disperata condizione, dei clandestini, consentono il loro passaggio del confine

Redazione di MYmovies

 

 

 

 

 

 

 

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Una donna poco più di un nome

23/01/2019 da Comitato Fiorentino per il Risorgimento

Un film di Ornella Grassi. Documentario- Italia 2019

Una donna speciale tra gli orrori delle guerre. Enrica Calabresi è una grande scienziata ebrea. Una zoologa che si laurea giovanissima e lavora prima alla Specola e poi all’università di agraria di Pisa. Donna colta che pubblica anche in inglese e conosce francese e tedesco. Tra le sue allieve anche Margherita Hack. Ma ci sono due guerre a mettersi in mezzo. La prima dove perde il fidanzato, Giovanni De Gasperi. La seconda con le leggi razziali.

Ornella Grassi, attrice teatrale, inizia a lavorare in RAI all’età di cinque anni, in trasmissioni radiofoniche per bambini, diventando in seguito una delle principali interpreti radiofoniche italiane. La sua principale attività nel mondo del cinema è quella di interprete e tra i lavori più interessanti possiamo citare la partecipazione nel film Con gli occhi chiusi (1994) di Francesca Archibugi.  Nel 1979 ha inoltre lavorato con Antonio D’Agostino per la realizzazione del film La cerimonia dei sensi. Nel 2011 è stata aiuto regista nel film Il processo di Artemisia Gentileschi, nel 2013 ha realizzato  come regista il documentario In guerra senza uccidere. Russia 1942-43, di cui ha scritto il soggetto e la sceneggiatura.

 

 

 

 

 

 

 

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Red Land-Rosso d’Istria

05/12/2018 da Comitato Fiorentino per il Risorgimento

Regia di Maximiliano Hernando Bruno, con Selene Grandi, Franco Nero, Geraldine Chaplin, Sandra Ceccarelli, Romeo Grebensek , Italia 2018

Un film storico dalla buona qualità spettacolare, che ricorda il passato per costruire un futuro diverso.

Giancarlo Zappoli   MYMOVIES 13 novembre 2018

 

Estate del 1943. Il 25 luglio Mussolini viene arrestato e l’8 settembre l’Italia firma quell’armistizio separato con gli angloamericani che condurrà al caos. L’esercito non sa più chi è il nemico e chi l’alleato. Il dramma si trasforma in tragedia per i soldati abbandonati a se stessi nei teatri di guerra ma anche e soprattutto per le popolazioni civili Istriane, Fiumane, Giuliane e Dalmate, che si trovano ad affrontare un nuovo nemico: i partigiani di Tito che avanzano in quelle terre, spinti da una furia anti-italiana. In questo drammatico contesto storico, avrà risalto la figura di Norma Cossetto, giovane studentessa istriana, laureanda all’Università di Padova, barbaramente violentata e uccisa dai partigiani titini avndo la sola colpa di essere Italiana e figlia di un dirigente locale del partito fascista.

Ventun anni dopo il  film Porzus di Renzo Martinelli, che narrava vicende accadute in Friuli nello stesso periodo storico sollevando il velo su una pagina oscura della Resistenza, non era facile affrontare un tema come quello di quanto accaduto tra il 1943 e il 1945 agli italiani che vivevano in Istria senza alimentare polemiche di parte.

Maximiliano Hernando Bruno è riuscito a trovare in buona misura la chiave giusta per raccontare quei giorni e quelle vicende, cioè per adempiere ad uno dei molteplici compiti del cinema: fare memoria. Diciamo in buona misura perché qualche accentuazione melodrammatica non manca (il capobanda titino è il Male assoluto così come al comunista italiano vengono offerti i tratti del traditore della propria gente, anche per risentimento amoroso, con possibilità di riscatto finale come nell’opera lirica).
Nel complesso però la sceneggiatura sa mostrare con equilibrio sia la sensazione di smarrimento conseguente all’8 settembre, sia ciò che anima nell’intimo le varie parti in causa. Il generale Esposito espone tutte le perplessità dell’Esercito dinanzi a una guerra sbagliata voluta dal fascismo così come non viene taciuta l’italianizzazione forzata dell’area condotta negli anni dal regime.

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Le Terre Rosse

23/04/2018 da Sergio Casprini

Regia:  Giovanni Brancale
Anno di produzione: 2017
Durata: 100′

Tipologia: lungometraggio
Genere: drammatico/storico

Paese: Italia
Produzione: Estravago Film

Formato di proiezione: DCP, colore

Il soggetto del film è tratto dal romanzo “Il Rinnegato” di Giuseppe Brancale (1925-1979) e segue un personaggio, Giuseppe Prestone e la comunità di cui fa parte a Migalli, un paese della Basilicata, nell’arco di ventisette anni, dal 1860 al 1887. Prestone, dopo aver sobillato il popolo contro i militari borbonici di stanza a Migalli, parte con alcuni volontari per partecipare all’impresa dei Mille. Durante il viaggio verso il Centro di raccolta dei patrioti lucani, incontra alcuni briganti che vogliono prendere parte anch’essi all’impresa nella speranza di un nuovo riscatto.
Prestone si batte sul Volturno, venendo ferito gravemente. Tornerà al proprio paese non ancora completamente ristabilito. Riaprirà la sua bottega di artigiano falegname rendendosi conto che a Migalli, come per tutto il Sud, le cose non vanno come previsto. I piemontesi si comportano da invasori, i poveri sono sempre più poveri a causa dell’appropriazione delle terre demaniali e religiose da parte dei signorotti locali. I signorotti locali non solo hanno conservato i loro privilegi, ma hanno anche aumentato il loro potere sul territorio.

Un nuovo fenomeno fa la sua comparsa, il Brigantaggio, che fa da cartina da tornasole del disagio in cui viene a trovarsi il Sud all’indomani dell’impresa dei Mille e dell’Unità d’Italia. Prestone fedele ad un suo codice etico non si farà trascinare da questo nuovo fenomeno anche se riconoscerà nei piemontesi, nelle promesse non mantenute da Garibaldi e nel nuovo assetto che si è venuto a creare, le cause di tanta sofferenza e ingiustizia. Non parteciperà, al contrario del suo amico Mascarella, all’impresa di Aspromonte.
Mascarella ritornerà gravemente ammalato e morirà dopo poco, poverissimo e abbandonato da tutti, escluso Prestone. Intanto la lotta tra i briganti e i piemontesi diventa sempre più dura e chi ne paga le conseguenze è la popolazione inerme, essendo costretta a subire le misure sempre più restrittive degli occupanti piemontesi e del loro comandante Balestrieri.

Il Brigantaggio è un fenomeno complesso e il film punta a mettere a fuoco le sue anime e la sua storia.

Sito Web: https://it-it.facebook.com/leterrerossefilm

 

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Schermi multipli e Plurime visioni.
La grande madre. L’Italia.

17/08/2016 da Comitato Fiorentino per il Risorgimento

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Autore   Tullia Giardina

Editore  Marsilio

Anno      2016

Pag.        278

Prezzo    Euro 28

 

Frutto di un’attenta ricerca di storia culturale, condotta su fonti d’archivio in parte inedite, il volume – realizzato grazie anche al contributo della Fondazione Cesare e Doris Zipelli – analizza l’importante ruolo svolto dal Cinema e dalla Televisione nel costruire e diffondere, attraverso film e sceneggiati di argomento storico, nel più ampio processo di Nation-building e State-formation otto-novecentesco, varie interpretazioni dei concetti di Madre-Patria e di identità nazionale. Filtrando la storia risorgimentale attraverso le suggestioni di alcuni dei maggiori romanzieri e poeti del canone letterario italiano, ma anche tedesco come nel caso di Schiller, si individuano alcuni sistemi simbolici e allegorici originali, funzionali sia all’elaborazione di una «estetica della politica» finalizzata alla nazionalizzazione delle masse nell’ottica crispina della «rivoluzione cinta dal diadema», sia alla decostruzione critica del percorso storico da cui era scaturita l’unificazione nazionale.

 

Tullia Giardina (1962), dottore di ricerca in Storia contemporanea, studiosa di storia culturale e di storia del cinema, ha collaborato alla stesura della sceneggiatura del film I Vicerè (Gremese 2007). È autrice di saggi sull’emigrazione siciliana (L’emigrazione comisana e le Società di Mutuo Soccorso, «NEOS», anno II, 1, 2008), sul rapporto tra storia e cinema (Didattica della storia fra documento, letteratura e cinema, in Cinema, storia, memoria, Centro Studi Cinematografici 2010) e della biografia di suor Maria Giovanna della Croce (La ricchezza del patire, in Un Giardino nella città di Dio, Edizioni Feeria-Comunità di San Leolino 2011).

 

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Fango e gloria – La grande guerra

03/09/2014 da Comitato Fiorentino per il Risorgimento

copertina(2)Un film di Leonardo Tiberi.

Documentario, – Italia 2014.

Il progetto del film prevede un suggestivo e sperimentale intreccio di riprese dal vero e immagini di repertorio, tratte dal grande Archivio Storico Luce, nell’anno in cui oltre alla ricorrenza del conflitto cade il 90mo dalla fondazione dell’Istituto Luce. E grande interesse e curiosità hanno suscitato proprio le prime immagini d’archivio, presentate in anteprima al Salone del Libro di Torino: fotogrammi rielaborati con una particolare e minuziosa opera di coloritura e sonorizzazione, un intervento tecnico totale sui filmati d’epoca, inedito per l’Italia. Una ‘attualizzazione’, per dirla con le parole del regista, che restituisce volti, paesaggi, azioni, atmosfere dell’evento bellico come realmente mai sono state viste. Una ricerca quindi non puramente tecnica, ma che si fa drammaturgia, per calare lo spettatore in un racconto quanto più possibile vivo e partecipato.

I Milite ignoto, i cui resti riposano a Roma nell’Altare della Patria, è anonimo per definizione. Si tratta di un caduto della prima guerra mondiale fra i tanti che non fu possibile riconoscere.

Ma il regista Leonardo Tiberi, nel film Fango e Gloria, ha immaginato di dargli un nome: si tratterebbe del giovane romagnolo Mario,ufficiale di complemento, interpretato da Eugenio Franceschini.

Nella finzione scenica viene ucciso nel giugno 1918, durante la battaglia del solstizio in cui le forze armate italiane respinsero l’ultima disperata offensiva degli austro-ungarici.

Fango e Gloria non racconta solo la storia di Mario, del padre tipografo (Domenico Fortunato), della fidanzata Agnese (Valentina Corti) e del suo amico del cuore Enrico (Francesco Martino). Le vicissitudini dei personaggi offrono lo spunto per ricostruire la tragedia della guerra: assistiamo così agli interrogativi che precedono l’intervento italiano, alle sofferenze della vita delle trincea, alle fasi di tensione prima degli attacchi. C’è l’incontro tra gli italiani del Nord e del Sud, nel rapporto tra Mario ed il sergente siciliano Zabaglia.

Compaiono anche, nei materiali d’archivio, personaggi famosi come il poeta Gabriel D’Annunzio ed il comandante Luigi Rizzo, leggendario eroe della Marina italiana. E non mancano i riflessi del conflitto sulla società nel suo complesso, compresa l’estensione del lavoro femminile: Agnese lascia la Romagna e si impiega a Milano nell’industria aereonautica di Giovanni Caproni.

L’opera è pensata soprattutto come strumento didattico. Rientra insomma tra le iniziative intese a favorire la conoscenza della Grande Guerra.

Il film di Tiberi si colloca ben distante da ogni retorica militaristica, semmai sottolinea le contraddizioni generate da una situazione estrema: il soldato Basile non conosce Mario e rischia la vita per salvarlo, ma poi, constatato che non c’è nulla da fare, sottrae al cadavere l’orologio (un regalo d’Agnese), impedendone così il riconoscimento.

D’altronde senza quel furto, Mario non potrebbe diventare il Milite Ignoto.

Antonio Carioti Corriere della Sera 25 agosto

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Trincee, l’epopea di Olmi

20/03/2014 da Comitato Fiorentino per il Risorgimento

Alessandro Zaccuri       Avvenire 15 marzo

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Sempre più tolstojano, Er­manno Olmi: profetico, a­scetico, pacifista. Sulla so­glia degli 83 anni è torna­to dietro la macchina da presa per dirigere un nuo­vo film, atteso nelle sale per il prossimo autunno. «Smentisco me stesso, lo so. Prima annuncio l’ad­dio e poi torno a girare – ammette –. Ma questa volta non potevo sottrar­mi ». Il risultato è torneranno i prati (la minuscola è di rigore, su esplicita di­sposizione di Olmi), poetico e a tratti onirico racconto della Prima guerra mondiale. Non un episodio preciso, per quanto la ricerca che ha precedu­to l’elaborazione del film sia stata me­ticolosa fin nel dettaglio. Le divise, per esempio, sono state modellate su quelle dell’epoca, ma non portano mostrine. Impossibile stabilire a qua­le battaglione appartengano i soldati intrappolati in una trincea dove, in u­na notte d’autunno del 1917, a ridos­so della disfatta di Caporetto, arriva un ordine al quale non tutti obbedi­ranno.
Autentico è in ogni caso lo scenario dell’altopiano di Asiago. Qui Olmi vi­ve da tempo, qui durante la Grande guerra caddero cinquantamila solda­ti, arrivati da oltre venti nazioni. «Eppure – commenta il regista – fu l’ultima guerra a conservare qual­che elemento di umanità. Subito do­po sono venute le tecnologie e le i­deologie che hanno reso terribile la Seconda guerra mondiale. Adesso vi­viamo nell’era del conflitto globaliz­zato, talmente diffuso da non essere neppure più percepito. Certo, i solda­tini del ’15-’18 non si facevano do­mande, non si chiedevano perché fos­sero lì con il fucile in pugno. Erano la generazione del latifondo, ragazzi consapevoli di essere meno preziosi di una mucca agli occhi del padrone. Poveri com’erano, avevano la capacità di riconoscere i poveri che stavano dall’altra parte, in una trincea che, sul­l’Altopiano, poteva distare anche so­lo pochi passi. Si sentivano i rumori da una parte all’altra, ci si ascoltava, ci si spiava. All’occorrenza, però, ci si con­cedeva una tregua. Come la storia del soldato canterino, no? Una figura che ritorna da un fronte all’altro, questa del napoletano che porta il rancio cantando a squarciagola, ed è così bravo che nessuno gli spara addosso. Tutti si fermano, quando lo sentono. Un desiderio di pace che, per un atti­mo, si realizza»


Prodotto da Cinema Undici e Ipotesi Cinema in collaborazione con Rai Ci­nema,torneranno i prati schiera un cast di poche star, tra cui Claudio San­tamaria. Le comparse vengono tutte da Asiago e dintorni. Durante le ri­prese, concluse da qualche settima­na, gli uomini del posto si sono lasciati crescere la barba, hanno tirato fuori i moschetti dei nonni e li hanno porta­ti sul set, che è una trincea ricostrui­ta su due quote diverse. Poco sotto i duemila metri ci sono gli esterni, som­mersi più volte dalle nevicate. Poco sopra i mille metri, invece, ecco il camminamento con le feritoie, il dor­mitorio della truppa, la baracca del capitano. «Avremmo potuto adopera­re un teatro di posa – spiega Elisabet­ta Olmi, figlia e collaboratrice del re­gista – ma gli attori non avrebbero a­vuto la faccia da freddo, non si sareb­bero sfregati le mani, non si sarebbe­ro stretti nel cappotto». In diverse oc- casioni, professionisti e non profes­sionisti si sono ritrovati a piangere. Più di commozione che per stan­chezza.

«Sì, ho voluto celebrare la Grande guerra – rivendica Olmi – ma tenen­domi alla larga dalle bandiere, dai mo­numenti, dalle versioni ufficiali. La ve­ra celebrazione, secondo me, consi­ste nel cercare di capire che cosa è suc­cesso, per impedire che si ripeta. Mi pare che le analogie fra la cronaca di oggi e quanto accaduto un secolo fa siano sempre più numerose e inquie­tanti. Avverto un tremore dentro di me, specie quando penso al compor­tamento vergognoso tenuto dall’Ita­lia nel 1914. Il nostro Paese non entra in guerra subito, com’è noto. Prende tempo per mercanteggiare le condi­zioni, per valutare con chi convenga schierarsi. Ci sarebbe il patto di non belligeranza verso l’Austria, ma alla fi­ne è proprio contro l’Austria che gli i­taliani si armano, perché Francia e In­ghilterra rappresentano un vantaggio per l’espansione economica. Ecco, a­desso capite perché, ogni volta che sento nominare l’Europa e i mercati, mi metto in allarme?».

La Grande guerra Olmi l’ha conosciu­ta in casa, attraverso i ricordi del pa­dre, che a diciannove anni partì per il Carso come bersagliere («Ce ne par­lava spesso, ma l’esperienza non è un pacco postale del buon senso. Ognu­no deve capire da sé, non c’è scam­po »). Ha anche letto moltissimo: Gad­da, Lussu, il De Roberto della Paura. Senza dimenticare la lezione del suo amico Mario Rigoni Stern, «uno dei pochi scrittori rimasto anzitutto te­stimone », sottolinea. Da ultimo ha de­ciso di attenersi alle memorie di tan­ti soldati senza nome, proprio come senza nome sono i personaggi del film.

«Le generalità anagrafiche magari ci sarebbero – aggiunge – ma per gli sto­rici non contano nulla. Bisogna a­scoltare queste voci anonime per ca­pire che cos’è la guerra. Non l’epide­mia di un virus sconosciuto ma, al contrario, il manifestarsi di un morbo conosciutissimo, la cui diffusione ri­sale al momento in cui gli esseri u­mani si sono suddivisi in comunità. I conflitti nascono dalle difficoltà, an­che minime, alle quali ciascuno di noi reagisce malamente, con atti di viltà e omissione. Il volto del nemico ci sor­prende, perché a volte è il nostro stes­so volto. Anche per questo c’è un sen­so di sonnolenza che prevale quando venti contrari addensano nubi burra­scose: un torpore nel quale si cerca ri­fugio per ignorare la vigilia di una ca­tastrofe. È quello che stiamo facendo in questi anni, illudendoci che il falli­mento sia un problema della finanza, una questione contabile. Ma il vero fallimento è sempre morale. E la guer­ra, la più grande stupidità criminale di cui l’uomo possa macchiarsi, ne è la dimostrazione più evidente. La di­sobbedienza, a sua volta, si costituisce come atto eroico, morale, solo quan­do si è disposti a pagare con la morte. È allora, dopo che tutto si è consu­mato, che i prati tornano a fiorire».

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Sguardi sul Risorgimento. Percorso e rassegna cinematografica a cura di Annarosa Deli.

16/03/2011 da Comitato Fiorentino per il Risorgimento

La rassegna cinematografica, curata da Annarosa Deli, si svolgerà presso la Sala Polifunzionale della Bibliotecanova isolotto di Firenze, in via Chiusi 4/3° (t/f 055 710834 – bibliotecanovaisolotto@comune.fi.it – http://bibliotecanovaisolotto.comune.fi.it)

L’iniziativa è promossa dal Comune di Firenze – Consiglio di Quartiere 4 in collaborazione con il Comitato Fiorentino per il Risorgimento. [Leggi di più…] infoSguardi sul Risorgimento. Percorso e rassegna cinematografica a cura di Annarosa Deli.

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17 MARZO. CELEBRAZIONE DELL’UNITÀ D’ITALIA, DELLA LIBERTÀ E DEMOCRAZIA

Video

Ubaldino Peruzzi Sindaco, il video integrale del Convegno

Prossimi appuntamenti

Le celebrazioni del 17 MARZO nel corso della storia dell’Italia dal 1911 al 2011

10/03/2023

Lettere al Direttore

Valori & valori

29/03/2023

Focus

STORIA DI RAMELLI E DANTE DI NANNI

25/03/2023

Tribuna

Il PASSATORE, mito della Romagna

26/12/2022

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LA FORTEZZA DEL RISORGIMENTO A BRESCIA

23/01/2023

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L’arte della moda. L’età dei sogni e delle rivoluzioni. 1789-1968

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