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Le False notizie e la Storia

01/12/2017

Negli ultimi tempi nella discussione pubblica si sta imponendo come tema politico- culturale  la questione delle Fake news, il termine inglese che indica le notizie false (ahimè l’ennesimo anglismo al posto di corrispondenti parole italiane !).

Fino a pochi anni fa una notizia falsa (o esagerata, o distorta) restava confinata tra chi l’aveva inventata e i suoi amici, ai quali l’aveva raccontata. Oppure veniva pubblicata su giornali scandalistici che, il giorno dopo la pubblicazione, finivano nel cestino o servivano a… incartare il pesce dal pescivendolo. Non dimentichiamoci però che nel passato erano stati divulgati anche veri e propri falsi storici, documenti che distorcevano la verità dei fatti come la falsa donazione di Costantino, con cui poi per secoli  è stato giustificato il potere temporale dei papi e come i falsi Protocolli di Sion con cui è stata  propagandato dal’Ottocento fino ad oggi  l’antisemitismo.

Il potere di diffusione dell’informazione grazie ad internet, ai social media come Facebook e Twitter e alla televisione è talmente grande che qualunque notizia arriva in pochi istanti in ogni angolo del globo. E poco male ancora se si resta nell’ambito della chiacchiera da bar o del pettegolezzo delle comari come una volta. Nella maggior parte dei casi le false notizie non smettono di essere notizie per il fatto di essere false. Non sono documentate né documentabili, ma non diversamente dalle notizie vere formano mentalità e impongono opinioni. Spesso le consolidano, di norma le presuppongono. «Una falsa notizia – scriveva nel 1921 lo storico Marc Bloch – nasce sempre da rappresentazioni collettive che preesistono alla sua nascita; essa solo apparentemente è fortuita o, più precisamente, tutto ciò che in essa vi è di fortuito è l’incidente iniziale, assolutamente insignificante, che fa scattare il lavoro dell’immaginazione; ma questa messa in moto ha luogo soltanto perché le immaginazioni sono già preparate e in silenzioso fermento». La paura quindi e l’ignoranza sono  componenti essenziali del processo di circolazione di pseudo verità, che Facebook e compagni diffondono a macchia d’olio.

Internet infatti veicola torrenti di informazioni e alimenta la presunzione di ciascuno di avere ogni verità a portata di mano, anzi i più pensano di avere in  mano uno strumento di democrazia ove esprimere  il proprio pensiero quando invece si assiste ad un appiattimento delle opinioni, tra l’altro fondate appunto su false notizie, in un confronto culturale e politico in cui l’ignorante e l’esperto hanno lo stesso peso.

Paura ed ignoranza hanno alimentato la campagna degli antivaccinisti, le cui bufale antiscientifiche hanno impazzato sula Rete, con la conseguenza che la percentuale italiana dei vaccinati contro il morbillo è scesa sotto quella dell’India ! E sempre per ignoranza molti cittadini  italiani hanno creduto alle bufale storiche di esponenti della Lega e dei neo-borbonici, circolate in Rete, per cui il processo unitario del nostro Paese è il risultato di mene massoniche o della volontà di potenze straniere, in primis dell’Inghilterra !

La questione è cruciale soprattutto per le nuove generazioni che  si informano solo tramite i social media ( negli ultimi anni la percentuale dei giovani  tra i 14 i 24 anni che leggono i giornali  è calata al 27%) e sempre più fondano le loro opinioni culturali e politiche sulle notizie sia vere che false che trovano in Internet, appiattendosi  quindi in un eterno presente senza alcuna memoria storica.

Pertanto il problema per una corretta informazione storica e scientifica investe non solo il mondo dei media e di giornalisti, impegnati appunto nella ricerca degli strumenti più idonei ad arginare le paure di chi si fa manipolare la coscienza con le false notizie e le pseudo verità, ma anche il mondo della scuola e dell’università. Una seria  formazione  culturale non può ovviamente non tener conto dei nuovi linguaggi e delle  nuove tecnologie, già pervasive da anni nell’universo sociale di ragazzi e ragazze di ogni età, senza dimenticare però che è fondamentale in questo universo digitale il ruolo tradizionale del professore  di storia  o di scienza  e lo studio su un buon manuale scolastico !

Sergio Casprini

Pubblicato in: EditorialeTag: mondo
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