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Risorgimento laico. Gli inganni clericali sull’Unità d’Italia

18/09/2011

di Massimo Teodori.

Il pamphlet ripercorre le idee forza che furono alla base del ricongiungimento dell’Italia alla moderna civiltà europea. Di fronte alle contraffazioni della storia dell’Ottocento, come ad esempio la “Lettera agli italiani” di Benedetto XVI del 17 marzo 2011, e alle risorgenti pulsioni populiste, separatiste e clericali antirisorgimentali, l’autore dimostra che la laicità, oltre l’unità e l’indipendenza, è stata un pilastro unificante delle correnti politiche che hanno fatto l’Italia, sia con i monarchici che con i repubblicani, sia con i liberali della Destra (Cavour) che con i democratici della Sinistra (Garibaldi e Mazzini). Lo scritto si conclude con la messa in guardia di fronte alle nuove tendenze anti-illuministiche, anti-liberali e anti-democratiche che evocano, dopo centocinquant’anni, lo spirito reazionario del Sillabo di Pio IX”.

Steccati e passioni civili

di Stefano Folli

in “Il Sole 24 Ore” dell’11settembre 2011

 

È opinione generale che il miglior discorso per i 150 anni dell’Unità d’Italia lo abbia pronunciato Giorgio Napolitano davanti al Parlamento in seduta comune, lo scorso 17 marzo.

 Si potrebbe aggiungere: non il migliore, l’unico.  Perché la classe politica, anche nelle sue espressioni di governo, ha brillato per la sua assenza o indifferenza. Il presidente ha supplito a questa grave lacuna con una passione civile rimasta quasi isolata. Fa bene Massimo Teodori a segnalarlo nel pamphlet che presentiamo in questa pagina, dal momento che si tratta di una pagina grigia della nostra storia recente.

 Del resto, affrontare il tema del Risorgimento con passione significava anche approfondirne le radici laiche: non certo per ricreare motivi di contrasto con i cattolici, per ricostruire «storici steccati» (Spadolini) che per fortuna sono stati abbattuti da tempo.

 Ma semplicemente per rendere un servizio alla verità dei fatti e per non ridurre tutto il processo nazionale a un’indistinta melassa. Il problema è che per farlo ci vorrebbe, appunto, una classe dirigente in grado di conoscere la storia d’Italia.

 Ora può darsi che Teodori esageri nel voler stigmatizzare la distinzione cattolica, proposta a più riprese anche da Benedetto XVI, fra «laicismo» (negativo) e «laicità sana» (positiva). Tutto quello che segnala la volontà della chiesa di confrontarsi con il mondo moderno e secolarizzato andrebbe accolto con favore. II punto è che i laici” raramente sono attrezzati e oscillano fra un neoclericalismo patetico e un anticlericalismo fuori tempo.

 In fondo basterebbe restare sulla scia di De Gasperi, un grande cattolico che seppe essere l’insuperabile statista che conosciamo. L’uomo che fece collocare il monumento a Mazzini sull’Aventino e che scrisse a Pio XII la lettera nella quale rivendicava la dignità del presidente del Consiglio della Repubblica italiana di fronte al Papa.

 Tempi remoti

Pubblicato in: PubblicazioniTag: mondo
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