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Firenze e la notte

01/10/2016 da Sergio Casprini

Lapide posta nel 1742 in piazza del Giglio a Firenze in cui gli Otto di Balia ( magistratura fiorentina) minacciano sanzioni pecuniarie e pene a chi gioca e fa schiamazzi in piazza e nei vicoli
Lapide posta nel 1742 in piazza del Giglio a Firenze in cui gli Otto di Balia ( magistratura fiorentina) minacciano sanzioni pecuniarie e pene a chi gioca e fa schiamazzi in piazza e nei vicoli

Alla Biblioteca delle Oblate a Firenze si è tenuto il 22 e 23 settembre il convegno internazionale “Nightlife and the city: Movida, strategie e pratiche europee di convivenza.

Già il titolo in inglese del convegno, promosso dall’Associazione Nazionale Comuni Toscani e dal Coordinamento Toscana Comunità di Accoglienza, con il patrocinio della regione Toscana e del comune di Firenze, era l’ennesima prova nella patria di Dante di provincialismo e di sudditanza culturale, poi nel programma presentato nella locandina la Qualità della notte con gli interventi di sociologi ed amministratori veniva considerata solo nella capacità di saper gestire le dinamiche del divertimento nelle diverse realtà urbane europee, non nelle proposte di contrastare i fenomeni di degrado urbano, per la musica ad alto volume, gli schiamazzi, il consumo sregolato di alcool e droga, il venir meno di condizioni d’igiene e sicurezza per i residenti che subiscono impotenti la cosiddetta Movida molesta in alcune zone del centro storico.

Insomma è stato lisciato il pelo al popolo della notte, formato soprattutto dai giovani, e non sono state affatto considerate le esigenze di chi giustamente dedica la notte al riposo, come fossero solo uggie di vecchi bacchettoni e brontoloni.

Altro fattore di degrado nelle città d’arte come Firenze è pure la movida del turismo di massa, per cui piazze e strade si trasformano di giorno e di sera in tanti piccoli suk arabi e tappetini e banchi punteggiano i siti artistici e monumentali, da Ponte Vecchio al Battistero.

Dal 1895 in cima all’Arcone, che chiude piazza della Repubblica, c’è un cartiglio con l’epigrafe, dettata da Isidoro Del Lungo a memoria della grande operazione urbanistica ottocentesca, “l’antico centro della città da secolare squallore a vita nuova restituito”.

Viene celebrato così in maniera altisonante il piano di risanamento e di ingrandimento della città dell’architetto Giuseppe Poggi, approvato ed iniziato negli anni di Firenze Capitale, tacendo sulle radicali distruzioni di una parte consistente dell’antiche vestigia fiorentine, ma cogliendo però il valore ed i meriti del progetto del Poggi,

Oltre a dare un volto moderno ed europeo a Firenze, con nuove infrastrutture dai Lungarni ai viali di Circonvallazione e creazione di nuovi quartieri sia borghesi che popolari, nella ricerca di un decoro urbano e di condizioni civili di convivenza contro la fatiscenza ed il degrado del centro storico, il Poggi ha tenuto conto pure delle esigenze ludiche degli abitanti, realizzando degli spazi di verde pubblico, fino allora inesistente a parte l’uso saltuario ai tempi dei Lorena del parco delle Cascine , realizzando infine un parco dei divertimenti, il Tivoli, nei pressi del Piazzale Michelangelo ( fuori quindi dalla cerchia urbana !).

La Firenze del Poggi, città borghese ed aristocratica, specchio di un mondo elitario e cosmopolita, non è certo la Firenze di oggi governata da un potere meno paternalistico e più democratico, condizionata altresì dai processi di massificazione e globalizzazione della società italiana, e le notti fiorentine, rumorose e da tempo illuminate dalle luci delle strade e dei tantissimi locali aperti fino a tardi, non sono quelle silenti e buie della città ottocentesca, ma le regole della convivenza civile, il rispetto della quiete pubblica, valgono a maggior ragione oggi più che ieri, dal momento che i fiorentini non sono più sudditi dei Lorena e dei Savoia, ma cittadini di uno stato democratico nella pienezza dei loro diritti, compresi quello del riposo e della salute nelle ore della movida notturna!

Ed allora perché non riprendere l’idea del Poggi di spostare gli spazi del divertimento fuori dalle zone residenziali, sempre nel rispetto della quiete pubblica, lasciando solo ai cinema, ai teatri e ai bar in città la possibilità di chiudere i loro esercizi come avveniva in passato e cioè entro l’una di notte ?

D’altronde non è avvenuto lo stesso il secolo scorso per buona parte delle attività produttive presenti in città?

Infatti per ragioni di igiene, compreso il rumore che producevano gli impianti, sono state considerare nocive, non adeguate alla vicinanza alle abitazioni e sono state progressivamente trasferite fuori dalle zone residenziali.

Senza la musica a palla nei locali, gli schiamazzi per le strade e le piazze e senza l’uso eccessivo della illuminazione artificiale chissà se non potrebbero  tornare ad essere attuali  alcuni versi di una canzone fiorentina del 1938, sicuramente datata da un punto vista musicale ma pertinente per una vita notturna a misura di tutti i fiorentini: Firenze stanotte sei bella in un manto di stelle, che in cielo risplendono tremule come fiammelle… Sull’Arno d’argento si specchia il firmamento, mentre un sospiro e un canto, si perde lontano…

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