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Villa del Poggio Imperiale

08/05/2016 da Comitato Fiorentino per il Risorgimento

Firenze, piazzale del Poggio Imperiale

 

La villa di Poggio Imperiale sorge a ridosso dell’Oltrarno fiorentino sulla collina di Arcetri, all’esterno delle antiche mura della città che comprendono il vicino giardino di Boboli. Si colloca a circa un chilometro dal piazzale di porta Romana e a due da palazzo Pitti, risiedendo dunque in un contesto di forte pregnanza storica nonché in un ambito paesaggistico e panoramico di rilevante suggestione e pregio. Vi si accede percorrendo per circa un chilometro un lungo viale, l’antico ‘Stradone’ costruito per volontà di Maria Maddalena d’Austria, fiancheggiato da olmi, lecci e cipressi, che dal Piazzale di Porta Romana, in un incremento di suggestiva percezione prospettica della facciata, conduce alla villa.

La villa appartenuta ai Baroncelli, ai Pandolfini, e ai Salviati, venne confiscata a questi ultimi da Cosimo I che, nel 1565, la donò alla figlia Isabella sposa di Paolo Giordano Orsini.
Acquistata dalla granduchessa Maria Maddalena d’Asburgo nel 1622, venne notevolmente ampliata e abbellita nella sua struttura architettonica con un progetto di Giulio Parigi, il quale provvide anche a dotarla di un imponente viale di accesso che la collegava con il piazzale di Porta Romana.
I lavori si conclusero nel 1624, e da allora la villa venne denominata ‘del Poggio Imperiale’ in ricordo e in onore della granduchessa che l’aveva rinnovata.

Nel 1681, altri lavori vennero ordinati dalla granduchessa Vittoria della Rovere agli architetti Diacinto Maria Marmi e Ferdinando Tacca.

A quasi un secolo di distanza, la villa fu oggetto di nuovi interventi edilizi quando Pietro Leopoldo, recatosi al Poggio Imperiale insieme alla granduchessa sua consorte nel 1765, decise di privilegiarla come residenza per la bellezza degli ambienti e della posizione.

Venne incaricato l’architetto Niccolò Gaspero Maria Paoletti, che trasformò l’originario impianto planimetrico a T in un grosso volume rettangolare compatto, e col dotare la villa di due grandi cortili simmetrici a quello centrale più antico.

Nel 1806, Maria Luisa di Borbone regina d’Etruria commissionò a Pasquale Poccianti, allievo del Paoletti, il rifacimento della facciata nel gusto neoclassico. Del suo progetto venne realizzato soltanto il portico centrale in bugnato a cinque arcate con rampe laterali.

Più tardi, Elisa Baciocchi sorella di Napoleone incaricò Giuseppe Cacialli di completare i lavori al portico, che fu elevato di un piano con una loggia formata da cinque arcate ioniche sormontate da un frontone triangolare decorato con bassorilievi.

Dal 1814, seguirono i lavori per la costruzione dei due avancorpi laterali con portici sulla stessa facciata. Questo intervento chiuse definitivamente l’avvicendamento degli interventi alla villa con l’attuale connotazione neoclassica.

Nel 1864, nell’imminenza del trasferimento della capitale da Torino a Firenze, il governo cedette la villa all’Educandato Femminile della Santissima Annunziata di Firenze, che ancora la occupa.

La Villa è una delle poche ville medicee aperta al pubblico come museo, ogni domenica mattina (fuori vacanze scolari).

La storia dell‘Istituto Statale della Ss. Annunziata

L’Istituto Statale della Ss. Annunziata per molti aspetti e per molte generazioni ha occupato un posto di grande rilievo nella storia culturale della società fiorentina, costituendo un punto di riferimento per quanti, in campo nazionale ma anche europeo, hanno mirato a realizzare per i propri figli un’educazione ed una formazione culturale di alto livello. L’idea prima di tale collegio fiorentino era sorta nella mente di un liberale, del più illustre e degno dei liberali toscani del primo ottocento, il marchese Gino Capponi. Intorno al 1820 in Firenze non esisteva alcun collegio femminile retto con criteri di educazione laica e libera e di tale mancanza soffriva il giovane marchese che, rimasto vedovo a 22 anni, aveva due bambine alla cui istruzione doveva pensare. Al tempo di Pietro Leopoldo, in Toscana, esistevano i Conservatori Femminili, fondati da lui dopo la soppressione di molti conventi.  Erano collegi, con scuole annesse, che accoglievano giovani donne del popolo alle quali veniva data un’istruzione adeguata al loro ceto sociale e in più veniva insegnato loro un mestiere. Esisteva anche l’Istituto, delle Nobili donne Montalve. Gino Capponi non fermò l’attenzione su tali istituti che poco stimava: era religiosissimo, ma non avrebbe mai affidato le sue figlie ad una scuola di carattere confessionale. Per questo compì molti viaggi all’estero ponendo l’attenzione sugli istituti culturali dei vari paesi e sui problemi educativi mai dibattuti. Era convinto che nell’educazione fosse riposto il segreto della civiltà dei popoli, del loro risveglio alla coscienza civile e politica e del loro benessere economico. Da questo momento l’idea di aprire a Firenze un collegio femminile, intelligente e ben diretto, per bimbe e giovinette di buona famiglia, non abbandonò mai più la mente del Capponi Egli pensava infatti, che un istituto laico condotto con idee liberali in una città come Firenze avrebbe certamente avuto in breve tempo un’importanza grandissima: nacque da qui l’idea di interessare la casa Granducale. L’idea piacque a Maria Anna Carolina di Sassonia, moglie del principe Leopoldo, la quale capì che l’istituzione in Firenze di un collegio importante sarebbe stato utile e avrebbe fatto onore al Granducato. L’entusiasmo con cui la corte granducale accolse l’idea’ di Gino Capponi, indusse quest’ultimo a rimettersi in contatto con Madame Eenens, inspectrice della napoleonica Maison Royale de S. Denis, già conosciuta dal Capponi in una visita al famoso collegio parigino. Le scrisse offrendole di dirigere il nuovo Istituto. La Eenens tirò per le lunghe la stipula del contratto, ma finalmente, dopo aver imposto numerose condizioni, accettò. Secondo tali condizioni, la Eenens si sarebbe recata a Firenze per assumere la direzione dell’ istituto di educazione con le stesse mansioni attribuite alla direttrice del collegio di Lucca “… con un onorario di 4000 franchi all’anno, oltre ad un trattamento completo e onorevole sarebbe dovuta restare alle direzioni dell’istituto per un corso di anni bastanti a renderlo efficiente e a dargli uno stabilimento in forma certa”. A questo punto si fece avanti un altro problema, quello di dare al nuovo “stabilimento” un carattere statale piuttosto che privato. Su questo fu d’accordo la granduchessa Maria Ferdinanda, moglie di Ferdinando III, e anche se i ministri del granduca paventarono che il progetto avrebbe impegnato grandi risorse dello Stato, il progetto andò avanti. Il locale scelto per Io scopo fu il già Monastero detto Nuovo in Via della Scala, un tempo appartenente alle Cavalleresse di S. Stefano. Era arioso e fu sistemato dalla Eenens con proprietà, gusto ed eleganza, ma anche con una spesa superiore a quella prevista, per imprimere all’ambiente un carattere molto singolare. Essa, infatti, aveva fatto costruire i mobili su disegni suoi, a imitazione di quelli di St. Denis e simili a quelli del collegio parigino furono i piccoli letti a baldacchino. I lavori iniziati nella primavera del 1822 si conclusero nell’autunno del 1823. Il 20 novembre di quello stesso 1823, il granduca Ferdinando firmò il “motu proprio” che segnava la nascita ufficiale dell’istituto “destinato alla educazione delle fanciulle”. Un anno dopo la fine dei lavori precisamente il 15 novembre del 1824 Leopoldo II, succeduto al padre, decise che l’educandato fosse posto alle dipendenze della Segreteria del R. Diritto e che due deputati avessero la sovrintendenza dell’ Istituto. I primi deputati nominati dal granduca furono Vincenzo Antinori e Vincenzo Peruzzi. La direzione suprema fu affidata alla granduchessa Maria Anna Carolina. Per volere della granduchessa, il nuovo collegio si sarebbe chiamato “Imperiale e Reale Istituto della Ss. Annunziata”, perché dedicato alla Ss. Annunziata protettrice della città di Firenze a cui lei stessa era molto devota. L’apertura del collegio avvenne il 10 dicembre dei 1825 con nove alunne. Nel 1827 giunse in collegio la prima educanda proveniente da un’altra regione: Maria Zambeccari di Bologna alla quale seguirono molte altre fanciulle non toscane.
Con l’unita’ d’Italia ed il trasferimento a Firenze della capitale, i locali di via della Scala si resero necessari come sede del Ministero del lavoro e all’Istituto della Ss. Annunziata, rimasto statale anche nel nuovo stato sia pure attraverso un non facile passaggio, venne offerta in cambio la Villa del Poggio Imperiale, una sede prestigiosa ma da anni rimasta poco curata e poco utilizzata. Dal 1865 la villa del Poggio Imperiale e’ la sede dell’Istituto Statale della Ss. Annunziata. Nel corso degli anni la qualità ed il prestigio della Ss. Annunziata si sono sempre mantenuti ai più alti livelli, facendone uno dei primi collegi femminili d’Europa. Dal 1976, le scuole dell’istituto, oltre alle ragazze interne, accolgono anche studentesse e studenti come semiconvittori

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