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Le Comunità Toscane al tempo del Risorgimento. Intervista a Fabio Bertini

05/12/2016 da Sergio Casprini

Mercoledì 7 dicembre 2016 ore 17.00 alla Sala Gonfalone, Palazzo del Pegaso, via Cavour 4, Firenze alla presenza  di Eugenio Giani Presidente del Consiglio regionale della Toscana e di Monica Barni Vicepresidente della Giunta regionale della Toscana sarà presentato il libro:

Le Comunità Toscane al tempo del Risorgimento (Dizionario storico a cura di Fabio Bertini)

Per l’occasione abbiamo intervistato il curatore, lo storico Fabio Bertini, Presidente del Comitato Nazionale per il Risorgimento

  1. Professore Bertini  può raccontare in breve la storia dei Comitati per il Risorgimento, da quelli territoriali a quello nazionale?

La prima esperienza di Comitato  partì ufficialmente  a Livorno nel 2000, iniziata da pochissime persone qualche mese prima. La poca memoria del Risorgimento portava al declino di valori come l’Unità nazionale e si perdeva il ricordo di un periodo in cui si erano affermate le idee di libertà, costituzione liberale, democrazia, giustizia sociale, mentre, per diffusa consuetudine, il Tricolore e l’Inno di Mameli venivano associati a ideali che non corrispondevano al tempo e al modo della loro creazione. Si trattava di restituire loro verità e valore, riconoscendo anche al Risorgimento la dimensione di fenomeno europeo di progresso, e quanto disse e fece il presidente Ciampi, in quei mesi andava nella stessa direzione. L’attività aveva come base la divulgazione nelle scuole e la ricerca storica e questo programma, mentre trovava molti proseliti a Livorno,  fu condiviso nel corso degli anni da molti amici in Toscana, dapprima a Firenze e in altri centri della provincia, poi altrove. Oggi i comitati sono 14 e probabilmente aumenteranno, ed esiste un Coordinamento Regionale. Contemporaneamente, gli incontri in occasione di cerimonie pubbliche così create ci portarono a contatto con altre realtà attive, del Nord e del Centro Sud, suggerendo l’idea di iniziative comuni, prima tra tutte quella di un Coordinamento nazionale che fu fondato a Gavinana nel 2004 e che ha anch’esso avuto nuove adesioni.

  1. Recentemente è stato pubblicato un dizionario storico, Le Comunità Toscane al tempo del Risorgimento, che lei ha curato in qualità di storico,  può spiegare  come è nato?

L’idea del Dizionario storico delle Comunità toscane nel Risorgimento è nata dagli approfondimenti compiuti con la ricerca storica su quegli anni, cruciali per la storia del nostro Paese. Il Risorgimento è parte del grande fenomeno europeo di trasformazione che si svolse tra il Settecento e l’Ottocento. In Toscana prende avvio con le riforme di Pietro Leopoldo e si sviluppa con moltissime modalità, pur essendo riconducibile a un solo grande fenomeno toscano, nazionale ed europeo. Studiando il Risorgimento toscano, ci si rese conto che tutti i comuni, grandi e piccoli, avevano attraversato quel periodo subendo trasformazioni, che avevano generato valori ed ideali, generose partecipazioni, contrasti e divisioni. Generalmente avevano fornito quadri intellettuali e militanti alle imprese risorgimentali e, di questo, il Dizionario cerca di rendere conto per ciascuna delle Comunità di allora – il quadro ne riguarda ben 322, molti più degli attuali 278 comuni – ma non si limita a questo. Descrive il concorso di uomini e donne alla dialettica civile, sociale ed economica di ognuno di quei luoghi, un insieme di cui danno conto cento pagine di indice dei nomi.

  1. Quali sono il senso  ed il valore di questa pubblicazione e a quali lettori è destinata?

Il valore del Dizionario consiste nel restituire a ciascuna delle Comunità, alcune delle quali non sono più in Toscana, elementi approfonditi della propria memoria storica. Comunità anche piccole sono descritte per parecchie pagine e contenendo nomi, fatti, periodizzazioni e problemi, possono offrire una base non schematica di ulteriore ricostruzione da parte degli storici locali, una schiera particolarmente brava, appassionata e competente di studiosi non necessariamente accademici. Per le Comunità maggiori, e non solo per esse, la ricostruzione muove da fenomeni assai più remoti nel tempo, nell’intento di comprendere le radici dell’identità cittadina e territoriale che continua a caratterizzarle. Le ricostruzioni evitano accuratamente leggende e retorica, restando ancorate alle cose documentabili o consolidate dalla letteratura esistente, tanto che ogni scheda di comunità è provvista di propria bibliografia, con rimando ad altre cento pagine di Bibliografia generale, sulle 1529 che compongono l’intero volume edito dall’Editore De Batte di Livorno. Va infine ricordato il generoso sostegno a  questa ricerca da parte della Regione Toscana.

Intervista a cura di Sergio Casprini

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