
Caro Direttore, per non dare l’impressione che qualcuno potrebbe avere che il tuo Bollettino del Comitato fiorentino, “tuo” a ragion veduta perché non risulta avere un Comitato di redazione, agisca da “Pravda” di una componente della destra interna che ormai da tempo non manca occasione per manifestarsi, non proprio persuasa fino in fondo dello Statuto del Comitato stesso (dal Risorgimento alla Resistenza alla Costituzione repubblicana”), vorrei rivolgere anch’io un pensiero alla Liberazione di Firenze. Il titolo assegnato dal Bollettino alla lettera di Giorgio Ragazzini, “La Liberazione che non ci fu” avrebbe potuto essere “La Liberazione che non ci sarebbe stata” e già avrebbe avuto almeno il senso del dubbio. E poiché è cosa molto buona che si pubblichino le lettere di chi scrive a un giornale, ricordo anche che i migliori direttori, se dissentono, aggiungono una nota finale del tipo “Rispettando le opinioni abbiamo pubblicato ma…”. Evidentemente non è così e c’è piena sintonia tra due soggetti, come del resto mi sembra appaia da tempo. Ebbene il mio pensiero sulla Liberazione non va alle singole foglie del carciofo che, a una a una, possono servire a qualsiasi scopo. Va ai caduti della Resistenza della Provincia fiorentina che sono stati molti fino alle ultime ore, va ai partigiani della Brigata Sinigaglia che parteciparono alle operazioni contro i cecchini fascisti, a Potente che carico dei suoi doveri di resistente morì per non essere stato al coperto, a tutti coloro che in qualche modo parteciparono a quel grande fenomeno che fu la liberazione dal regime nazi-fascista nei giorni e nei mesi precedenti con l’obbiettivo di liberare non solo Firenze, ma la Toscana e l’Italia. Li saluto mentre sono curioso di vedere se queste note saranno pubblicate e con quale titolo il Direttore e unico redattore vorrà presentarle. Intanto sono convinto che, con mano di velluto, il tentativo di smantellare via via, un pezzo qua un pezzo là, il valore della Liberazione alleata e partigiana come fossero due fenomeni in opposizione tra loro, e agire su entrambi, sia abbastanza smaccato. Lo si può fare ad esempio mostrando che il Duomo di San Miniato era stato distrutto da una bomba alleata, o quello di dimostrare, cronometro alla mano, che la Liberazione era tutta di mano alleata, ignorando il sacrificio dei partigiani che l’avevano preparata, fare cioè qualcosa che è oggettivamente una scelta di campo perché non ha il corrispettivo nella scelta di argomenti diversi e opposti che pure se si interessasse al periodo storico non mancherebbero. Cito, ad esempio, i fucilati del campo di Marte, i torturati di Villa Triste e così via. Certe scelte sono il segnale di una volontà diciamo così “anti-antifascista”. La si dichiari una volta per sempre e non si proceda per piccoli passi insinuanti.
Cordiali saluti,
Fabio Bertini

Monumento ad Aligi Barducci ( Potente) 1987 Piazza Santo Spirito
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La risposta del Direttore
Caro Fabio, nel corso degli anni ho pubblicato molte lettere al direttore, sul cui contenuto non ero d’accordo, ma su cui non ho mai volutamente esprimere il mio dissenso, al fine della pubblicazione di un bollettino, come tu lo chiami, che fosse plurale nella esplicitazione di pensieri, opinioni e di interpretazioni storiche nella salvaguardia sempre dei principi costitutivi del Risorgimento, di libertà e democrazia, che si sono incarnati poi nella Resistenza e nella Costituzione. Quindi anche stavolta non entro nel merito della tua lettera.
Solo una questione mi preme precisare: se fossi come tu dici anti-antifascista sarei stato veramente un masochista per stare un ora sotto il solleone d’agosto sull’Arengario di Palazzo Vecchio con il Tricolore del Comitato Fiorentino per il Risorgimento, insieme alla garibaldina Paola Fioretti e a un compagno dell’ANPI di Sesto Fiorentino, ieri mattina 11 agosto 2025, Anniversario della Liberazione di Firenze. Sergio Casprini


In gioco. Illusione e divertimento nell’arte italiana 1850-1950