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Il discorso fine anno agli italiani di Giorgio Napolitano

06/01/2014

«Ho assolto il mio mandato raccogliendo preoccupazioni e sentimenti diffusi tra gli italiani. E sempre mirando a rappresentare e rafforzare l’unità nazionale, servendo la causa del prestigio internazionale dell’Italia, richiamando alla correttezza e all’equilibrio nei rapporti tra le istituzioni e i poteri dello Stato

Pubblichiamo con piacere e gratitudine le parti più significative del nobile discorso di fine anno del presidente della Repubblica in quanto nelle sue parole di incoraggiamento al popolo italiano in questi tempi di crisi politica ed economica, nel suo forte richiamo alla coesione nazionale e all’amor di Patria ritroviamo le stesse ragioni e gli stessi valori con cui il Comitato Fiorentino per il Risorgimento ha operato in questi anni

Sergio Casprini

imagesI problemi sociali. Il 2014 può e deve essere un anno migliore – ha detto Napolitano aprendo il suo discorso». Poi ha ribadito la necessità di «un’azione comune», l’unico modo per uscire dalla crisi. Quindi il Capo dello Stato fa un elenco dei messaggi ricevuti da tanti cittadini italiani, ponendo l’accento sui «problemi sociali, dai disoccupati agli esodati». C’è Vincenzo che scrive da un piccolo centro industriale delle Marche che ha difficoltà a ritrovare un lavoro. E ancora Daniela, della provincia di Como che racconta il caso del suo fidanzato ‘giovane per la pensione, già vecchio per lavorare. Un altro cittadino denuncia la condizione degli esodati. sono alcune delle lettere che il capo dello Stato ha ricevuto da semplici cittadini e che legge nel suo discorso di fine anno.

Anche i politici facciano sacrifici. I sacrifici fanno fatti insieme ed è giusto che li facciano anche i politici, ha sottolineato il Presidente rispondendo a una lettera di un imprenditore che chiedeva che non fossero solo i «semplici cittadini» a tirare la cinghia.«Mi sembra un proposito giusto», ha osservato Napolitano nel discorso di fine anno. «Non può essere che solo noi semplici cittadini siamo chiamati a fare sacrifici. Facciamoli insieme. Che comincino anche i politici», ha scritto l’imprenditore a Napolitano. «Mi sembra – ha risposto il capo dello Stato – un proposito e un appello giusto, cui peraltro cercano di corrispondere le misure recenti all’esame del Parlamento in materia di province e di finanziamento pubblico dei partiti».

I giovani e il cambiamento. I giovani che dicono di credere ancora nell’Italia ma che si chiedono se l’Italia crede ancora in loro formulano «una domanda che ci deve scuotere», ha detto Napolitano citando una lettera di una ventottenne di Empoli, Veronica, laureatasi al prezzo di grandi sacrifici e che dopo tre anni dalla conclusione degli studi non ha ancora un lavoro.

Il coraggio degli italiani. Nella politica, nelle istituzioni e nei rapporti sociali sono necessari «forti cambiamenti». «Il coraggio degli italiani è in questo momento l’ingrediente decisivo per far scattare nel 2014 quella ripresa di cui l’Italia ha così acuto bisogno. Coraggio di rialzarsi, di risalire la china». Napolitano ha elencato alcune forme di coraggio di cui ora l’Italia ha bisogno: «Coraggio di praticare la solidarietà: come già si pratica in tante occasioni, attraverso una fitta rete di associazioni e iniziative benefiche, o attraverso gesti, azioni eloquenti ed efficaci – dinanzi alle emergenze – da parte di operatori pubblici, di volontari, di comuni cittadini, basti citare l’esempio di Lampedusa. Coraggio infine di intraprendere ed innovare: quello che mostrano creando imprese più donne, più giovani, più immigrati che nel passato».

Risposte qui ed ora alla «fatica sociale». «Guardiamo dunque al presente, al malessere diffuso, alla ‘fatica sociale’ – come si è detto – a cui dare risposte qui ed ora, bell’ano 2014, ma lavoriamo in pari tempo a un disegno di sviluppo nazionale e di giustizia sociale da proiettare in un orizzonte più lungo. È a questa prospettiva che sono interessati innanzitutto i giovani, quelli che con grandi sforzi già hanno trovato il modo di dare il meglio di se». Per dare risposte «qui ed ora» al futuro dei giovani e alla «fatica sociale», «si richiedono lungimiranti e continuative scelte di governo, con le quali debbono misurarsi le forze politiche e sociali e le assemblee rappresentative, prima di tutto il Parlamento, oggi più che mai bisognoso di nuove regole per riguadagnare il suo ruolo centrale».

Il governo e «il tutti contro tutti». «Non tocca a me esprimere giudizi di merito, ora, sulle scelte compiute dall’attuale governo, fino alle più recenti per recuperare e bene impiegare, essenzialmente nel Mezzogiorno, miliardi di euro attribuitici dalla Unione europea». Rispetto a «tali scelte e alla loro effettiva attuazione, e ancor più su quelle che il governo annuncia – sotto forma di un patto di programma che impegni la maggioranza per il 2014 – il solo giudice è il Parlamento». «Grande è lo spazio – ha aggiunto Napolitano – anche per le forze di opposizione che vogliono criticare in modo circostanziato e avanzare controproposte sostenibili» rispetto all’operato del governo. «La preoccupazione che ho il dovere di esprimere – ha aggiunto – è per il diffondersi di tendenze distruttive nel confronto politico e nel dibattito pubblico, tendenze all’esasperazione, anche con espressioni violente, di ogni polemica e divergenza, fino ad innescare un tutti contro tutti che lacera il tessuto istituzionale e la coesione sociale».

Non disperdere i benefici ottenuti. «Penso ai pericoli, nel corso del 2013, di un vuoto di governo e di un vuoto al vertice dello Stato: pericoli che non erano immaginari e potevano tradursi in un fatale colpo per la credibilità dell’Italia e per la tenuta non solo della sua finanza ma del suo sistema democratico», ha spiegato. «Quei pericoli sono stati scongiurati nel 2013, sul piano finanziario con risultati come il risparmio di oltre 5 miliardi sugli interessi da pagare sul nostro debito pubblico».

Riforme urgenti. «La nostra democrazia, che ha rischiato e può rischiare una destabilizzazione, va rinnovata e rafforzata attraverso riforme obbligate e urgenti». Si deve porre «termine a un abnorme ricorso, in atto da non pochi anni, alla decretazione d’urgenza e a votazioni di fiducia su maxiemendamenti», «garantendo ciò con modifiche costituzionali e regolamentari, confronti lineari e ‘tempi certi in Parlamento per l’approvazione di leggi di attuazione del programma di governò», ha proseguito il presidente della Repubblica. «Entrambe le Camere approvarono nel maggio scorso a grande maggioranza una mozione che indicava temi e grandi linee di revisione costituzionale. Compreso quel che è da riformare – come proprio nei giorni scorsi è apparso chiaro in Parlamento – nella formazione delle leggi». «Anche se molto è cambiato negli ultimi mesi nel campo politico e le procedure da seguire per le riforme costituzionali sono rimaste quelle originarie, queste riforme restano una priorità». «Una priorità indicata al Parlamento già dai miei predecessori e riconosciuta via via da un arco di forze politiche rappresentate in Parlamento ben più ampio di quelle che sostengono l’attuale governo. E mi riferisco a riforme che soprattutto sono i cittadini stessi a sollecitare».

La legge elettorale. «Alle forze parlamentari tocca dare soluzione, sulla base di un’intesa che anch’io auspico possa essere la più larga, al problema della riforma elettorale, divenuta ancor più indispensabile e urgente dopo la sentenza della Corte Costituzionale», ha detto Napolitano.

La pace. «Non posso fare a meno di sottolineare come nel nuovo anno l’Italia sia anche chiamata a fare la sua parte nella comunità internazionale dando in primo luogo il suo contributo all’affermazione della pace dove ancora dominano i conflitti e le persecuzioni», ha quindi sottolineato il Capo dello Stato. «Voglio ricordare ancora una volta l’impegno dei nostri militari nelle missioni internazionali tra le quali quella contro la nuova pirateria a cui partecipavano i nostri marò Salvatore Girone e Massimiliano La Torre, ai quali confermo la nostra vicinanza. E rivolgo un commosso pensiero a tutti i nostri caduti», ha aggiunto. E poi: «A una comune responsabilità per le sorti del mondo ci ha richiamato, nei suoi messaggi natalizi e per la giornata della pace, Papa Francesco con la forza della sua ispirazione che fa leva sul principio di fraternità e che sollecita anche scelte di coerenti di accoglienza e solidarietà verso chi fugge dalle guerre cercando asili in Italia e in Europa». «Le supreme istanze di pace mi spingono anche ad un appello perché non si dimentichi quello che l’Europa, l’integrazione europea, ci ha dato da decenni: innazitutto proprio la pace e la solidarietà. Molte cose devono cambiare nell’Unione Europea. In tal senso dovrà operare l’Italia, specie nel semestre di sua presidenza dell’Unione».

Speranza di cambiamento. «Care ascoltatrici, cari ascoltatori, ho voluto esprimervi la mia vicinanza a realtà sociali dolorose, che molti di voi vivono in prima persona, ed evocare valori e principi, necessità e speranze di cambiamento da coltivare tenacemente», ha continuato. «Ho assolto il mio mandato raccogliendo preoccupazioni e sentimenti diffusi tra gli italiani. E sempre mirando a rappresentare e rafforzare l’unità nazionale, servendo la causa del prestigio internazionale dell’Italia, richiamando alla correttezza e all’equilibrio nei rapporti tra le istituzioni e i poteri dello Stato». Tutti sanno, anche se qualcuno finge di non ricordare, che il 20 aprile scorso, di fronte alla pressione esercitata su di me da diverse forze politiche perchè dessi la disponibilità a una rielezione a presidente, sentii di non potermi sottrarre a una ulteriore assunzione di responsabilità, ha spiegato sottolineando che solo questa pressione lo spinse a caricarsi di questo ‘peso’.

Non resterò a lungo Presidente. «Sono attento a considerare ogni critica o riserva, obiettiva e rispettosa, circa il mio operato» ma «non mi lascerò condizionare da campagne calunniose, da ingiurie e minacce», ha detto sottolineando che «nessuno può credere alla ridicola storia delle pretese di strapotere personale». «Resterò presidente fino a quando la situazione del Paese e delle istituzioni me lo farà ritenere necessario e possibile, e fino a quando le forze me lo consentiranno. Fino ad allora e non un giorno di più; e dunque di certo solo per un tempo non lungo», ha aggiunto. E poi: «Confido, così facendo, nella comprensione e nel consenso di molti di voi. Spero di poter vedere nel 2014 decisamente avviato un nuovo percorso di crescita, di lavoro e di giustizia per l’Italia e almeno iniziata un’incisiva riforma delle istituzioni repubblicane».

Il dramma delle carceri. Non vanno dimenticati «i diritti umani e fondamentali compresi quelli che purtroppo sono negati oggi in Italia a migliaia di detenuti nelle carceri sovraffollate e degradate», quindi detto il presidente della Repubblica.

I saluti. «Spero di poter vedere nel 2014, decisamente avviato un percorso di crescita, di lavoro e di giustizia per l’Italia e almeno iniziata una incisiva riforma delle istituzioni repubblicane», ha concluso, facendo poi gli auguri alle famiglie, agli anziani, ai bambini e a chi serve la patria e la pace lontano dall’Italia. «Guardiamo con serenità e con coraggio al nuovo anno».

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