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Il Bel Paese da salvare

01/09/2013

immagineil bel paese
ch’Appennin parte, e ’l mar circonda et l’Alpe.

Petrarca

 

In un articolo recente sul Corriere della Sera Ernesto Galli Della Loggia con passione civile ed in maniera lucida e puntuale individua i segnali della crisi del nostro Bel Paese non solo nelle fibrillazioni della politica e nella pervicace autoreferenzialità dei partiti italiani ma anche nella progressiva scomparsa dell’Italia delle cento città, l’antica Italia provinciale, insieme ai luoghi simbolici della sua socialità, prendendo spunto da episodi, apparentemente di poco rilievo, come la chiusura  di una pasticceria storica a Perugia e la crisi artistica del cinema italiano contemporaneo a fronte della qualità e del valore del nostro cinema dei decenni postbellici

…Questa socialità è stravolta, come a Perugia e in mille altri luoghi, da politiche urbane demenziali, dall’arroganza distruttrice di una «gente nova» quasi sempre di origine politica o alla politica in mille modi collegata, abbandonata da una borghesia incolta e indifferente. Ma insieme a lei svanisce anche l’Italia moderna del Novecento, e agonizza quella cultura – il cinema, appunto – che per antonomasia ne accompagnò la straordinaria ascesa…( Galli della Loggia)

A conferma di questa allarmata denuncia potremmo citare il degrado del centro storico di Firenze con la chiusura delle botteghe e dei locali tradizionali e di spazi culturali, vedi il caso della libreria Edison, luoghi per anni di autoriconoscimento della comunità fiorentina e della sua identità.

Purtroppo la politica in questi anni non ha percepito la gravità di questa crisi, non solo economica e sociale, ma anche culturale da quando sono venuti meno i valori, i nessi storici che hanno permesso la scrittura di una lunga e grande pagina della nostra vicenda nazionale.

 Può esserci ancora una speranza sul futuro dell’Italia?

 Per Galli Della Loggia sì, e può e deve venire sempre dalla politica se i partiti ritornano ad avere spirito e capacità profetica, una visione ideale, come a suo tempo furono profeti democratici Roosevelt in America e De Gasperi in Italia

Ma a nostro parere non basta: una rigenerazione della politica non può che nutrirsi di fermenti, di iniziative, di capacità profetiche che devono emergere dalla società civile, fino ad oggi disillusa, smarrita e solo in grado di esercitare una sterile protesta contro la casta dei politici.

Il bene comune, l’interesse nazionale, il recupero di una memoria storica condivisa devono essere valori guida non solo della politica ma anche della società civile in tutte le sue articolazioni sociali.

La scuola deve ritrovare quel canone culturale, quel retaggio umanistico che ha formato l’identità nazionale degli italiani e questo può avvenire solo se gli insegnanti si liberano da lacci e laccioli burocratici ed impiegatizi e riacquisiscono il senso alto della loro  missione professionale.

Pure nel campo dell’economia, se vogliamo uscire dal pantano della crisi e della disoccupazione giovanile, occorre un soprassalto di orgoglio nazionale da parte dei ceti professionali, delle imprese artigiane ed imprenditoriali, delle organizzazioni dei lavoratori senza lasciarsi ammaliare da logiche corporative e sirene ideologiche.

Infine tra le associazioni di volontariato che si spendono in impegno civile e culturale deve affermarsi una capacità di iniziativa , che pur tenendo conto del loro specifico settore d’intervento possa contribuire alla riscrittura della storia del nostro Paese, che è stata grande in alcuni momenti significativi della sua vicenda nazionale, negli anni del Risorgimento e della Resistenza, e che oggi brancola nel buio di una crisi, prima che economica e politica, morale e culturale.

 

Pubblicato in: Editoriale
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