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Chiesa di San Giusto a Ema 

20/05/2020

Via Vacciano, 48 – Ema, Bagno a Ripoli (FI)

Si trova in località Mezzana, nel territorio del comune di Bagno a Ripoli . Il luogo di Mezzana appare ricordato per la prima volta in un documento notarile del 1032, insieme al vicino Vacciano che dà ancora il nome alla strada che sale al colle di Fattucchia. Nel  secolo XII  la chiesa era suffraganea della pieve di Santa Maria all’Impruneta.

L’edificio ha subito nel corso dei secoli radicali trasformazioni che l’hanno privato delle sue caratteristiche architettoniche. La chiesa ha una pianta rettangolare ad andamento longitudinale a unica navata oltre alla cappella della compagnia posta a destra. La chiesa si presenta con un atrio frontale coperto da un’ampia loggia che poggia gli archi su colonne affiancate ai pilastri ornati da nicchie rimaste vuote.

All’interno si presenta ad unica navata  conclusa da un’abside semicircolare, realizzata nel 1930. Vi si trova un’interessante pala d’altare con la Madonna in trono fra i Santi Antonio abate e Barbara, opera del cosiddetto Maestro di Serumido  (secolo XVI)), che i marchesi Niccolini, patroni della chiesa nel secolo XVI portarono dalla chiesa di San Procolo a Firenze; a seguito dei restauri fatti nel 1995 l’opera è stata attribuita a Bastiano da Sangallo.

Nella chiesa vi è anche l’organo a canne Tronci opus 1120, costruito nel 1835 e successivamente modificato; a trasmissione integralmente meccanica, dispone di 25 registri su unico manuale e pedale. Nella canonica è conservata una bella Croce astile di manifattura toscana, in rame a fusione, incisa sul recto e sul verso, con formelle mistilinee, del secolo XIV.

*********************

All’interno della loggia  della chiesa si trova una lapide sepolcrale  in memoria  di Ferdinando Carbonai / professore di clinica ortopedica / primo a fondare in Italia / un ortopedico istituto / nato il 5 luglio 1805 / morto il 20 dicembre 1855

“… Il 10 giugno 1840, in via della Fornace, una strada periferica della vecchia Firenze corrispondente all’attuale via dei Serragli nei pressi di porta Romana, Ferdinando Carbonai inaugurava la casa di cura che denominò Istituto ortopedico toscano. L’ortopedia veniva allora inclusa ufficialmente tra le discipline medico-chirurgiche in Toscana: il 3 ottobre 1840 era dichiarata obbligatoria per i praticanti che per due anni dopo la laurea dovevano frequentare l’ospedale di S. Maria Nuova, e il 21 dicembre 1841 Leopoldo II incaricava il Carbonai dell’insegnamento dell’ortopedia teorico-pratica e della clinica ortopedica, annessa allo stesso ospedale….La cattedra venne  soppressa nel 1849, e nello stesso anno ebbe termine anche l’attività della clinica. Il Carbonai allora trasferì l’Istituto ortopedico toscano nella propria villa di Vacciano, nella grande tenuta della famiglia Carbonai, e nel 1850 poté di nuovo riprendere l’assistenza agli infermi… “

Dizionario biografico degli italiani Treccani

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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