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17 MARZO. CELEBRAZIONE DELL’UNITÀ D’ITALIA, DELLA LIBERTÀ E DEMOCRAZIA

01/03/2023

Il 17 marzo (Giornata dell’Unità nazionale), il 4 novembre, il 25 aprile e il 2 giugno sono le date fondamentali della nostra storia. Le prime due segnano la conclusione del processo risorgimentale con l’affermazione dell’Unità e dell’Indipendenza dell’Italia, le altre due la riconquista della libertà del nostro Paese e la sua trasformazione in repubblica democratica, sancita dal voto popolare.

Celebrare queste ricorrenze permette di perpetuare i valori e gli ideali del Risorgimento e della Resistenza consegnandoli ai giovani cittadini di oggi, ma rafforza anche la nostra identità nazionale e la coesione sociale. Tanto più questo è necessario in un periodo di smarrimento degli italiani, dovuto alla vicenda tragica della pandemia, allo shock del ritorno della guerra in Europa per l’aggressione della Russia all’Ucraina, alle contrapposizioni ideologiche spesso prive di vera attenzione all’interesse generale, alla crisi dell’etica pubblica. Sono, insomma, date costitutive di quella religione civile che in tutto l’occidente democratico salvaguarda la memoria storica e l’identità politico-culturale di ogni paese, come il 14 luglio in Francia o il 4 luglio negli Stati Uniti.

Dal 2013 con una Circolare della Presidenza del Consiglio dei ministri è stata istituita come solennità civile la data del17 marzo – “Giornata dell’Unità nazionale, della Costituzione, dell’inno e della bandiera”da celebrare in ogni città italiana, nei quartieri, nei luoghi istituzionali e soprattutto nelle aule scolastiche. Nei fatti, dopo i festeggiamenti del 2011 per i 150 anni dell’Unità nazionale e nonostante che le scuole siano invitate a programmare momenti di riflessione in proposito, l’attenzione sul significato di questa data progressivamente si è persa tra gli italiani di ogni età.

Per le nuove generazioni la scuola è il luogo non solo della formazione culturale, ma anche di una prima maturazione politica, con l’acquisizione degli strumenti di comprensione critica della realtà sociale in cui vivono, a partire da un’adeguata conoscenza storica del loro Paese.

Dovrebbe essere compito quindi delle scuole ricordare agli studenti che il 17 marzo 1861 nacque l’Italia, a conclusione di alcuni decenni di ideali e di sacrifici tendenti a questo scopo. Anche perché è una storia di cui i giovani furono più volte protagonisti: basti pensare al Battaglione dei Volontari toscani a Curtatone e Montanara nel 1848, alle Camicie rosse guidate da Garibaldi, ai “Ragazzi del ‘99” che si sacrificarono sulla linea del Piave fino alla riscossa di Vittorio Veneto e agli scugnizzi napoletani che parteciparono all’insurrezione popolare con la quale, tra il 27 e il 30 settembre 1943, Napoli fu liberata dall’occupazione nazista.

Gli scugnizzi nelle 4 Giornate di Napoli

Il Risorgimento italiano è stato un lungo processo storico arrivato in un certo senso fino a metà novecento; e le date importanti come il 17 marzo servono da occasione per conoscere e comprendere meglio il passato da cui veniamo. Anche la lotta eroica del popolo ucraino contro l’aggressione russa può – se non altro – farci meglio “realizzare” (cioè percepire vividamente) la durezza delle lotte risorgimentali contro “lo straniero” e della resistenza alla distruttiva e spesso spietata invasione hitleriana.

Oggi le manifestazioni studentesche sembrano di rado all’altezza dei problemi attuali, in gran parte perché risentono di un’insufficiente preparazione culturale e soprattutto di quella storica, senza la quale non si può comprendere la complessità del mondo.  Certo è stata utile l’iniziativa ambientalista di Greta Thunberg, oggi rimpiazzata nelle cronache dagli imbrattamenti “nonviolenti” di “Ultima generazione”, con i quali però si costruisce ben poco. Per il resto, il mondo studentesco si esprime quasi solo con le ripetitive occupazioni scolastiche di minoranze faziose e ideologizzate, che conducono sgangherate battaglie contro il governo di turno e, quel che è peggio, contro il diritto allo studio della maggioranza dei loro compagni, mentre le istituzioni, prive di coerenza democratica e di fermezza, si guardano bene dal tutelarli.

Ricordare oggi il 17 marzo sia a livello istituzionale che nelle scuole e nella società civile significa quindi tenere aperto il fronte basilare delle battaglie per la libertà, la democrazia e la solidarietà umana. E questo deve continuare a essere l’impegno, se possibile con ancora più forza, di tutti i comitati e le associazioni che si ispirano ai valori risorgimentali.

Sergio Casprini

Pubblicato in: Editoriale
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