
Dal numero delle città immaginabili occorre escludere quelle i cui elementi si sommano senza un filo che li connetta, senza una regola interna, una prospettiva, un discorso. È delle città come dei sogni: tutto l’immaginabile può essere sognato, ma anche il sogno più inatteso è un rebus che nasconde un desiderio, oppure il suo rovescio, una paura. Le città come i sogni sono costruite di desideri e di paure… Italo Calvino Le città invisibili
Si può immaginare il futuro di Firenze nel segno di una modernità in cui ci sia una prospettiva, una visione programmatica, un’idea di progresso che tenga conto dei bisogni dei cittadini, dei loro desideri e anche delle loro paure?
Alcuni episodi di questi giorni confermano che questo futuro è ancora lontano, almeno per quanto riguarda i temi della sicurezza, della quiete pubblica e del decoro urbano In un pomeriggio di fine estate un cittadino prendeva un aperitivo in un bar di via Martelli, quando ha visto un giovane scagliare una bottiglia di vetro contro il portone della chiesa di San Giovannino, quella che si trova a due passi dalla prefettura. Poi ha rovesciato due cestini dei rifiuti in strada e infine ha aggredito lo stesso cittadino con una sedia mentre stava chiamando il 112. La polizia lo ha denunciato per lesioni, minacce e danneggiamento. Ma dopo nemmeno un’ora il presunto aggressore era di nuovo in via Martelli a godersi il primo frescolino autunnale. L’aggredito ha passato la nottata al pronto soccorso con un gomito gonfio. Certamente non siamo nel Far West dell’America ottocentesca, dove comunque c’erano almeno gli sceriffi a cercare di imporre il rispetto della legge (se necessario anche con durezza). A Firenze, se è rara la presenza delle forze dell’ordine, è rarissima quella dei vigili urbani, per non parlare di quei vigili di quartiere che pure erano stati proposti da alcuni partiti di maggioranza e di opposizione in vista delle elezioni comunali.
Per chi abita in piazza Indipendenza e nelle vie vicine, da maggio a inizio ottobre tenere le finestre aperte è stato impossibile. E soprattutto dormire. Per una volta passi, per due anche, ma quando il fracasso e la musica “a palla” fino alle quattro di mattino diventano una costante, allora si rischiano esaurimento nervoso, cardiopatie e altro ancora. I residenti hanno deciso di passare al contrattacco e hanno messo nel mirino la discoteca di Villa Vittoria che “oltre a disturbare la quiete pubblica, non rispetterebbe le regole” come hanno scritto al presidente di Firenze Fiera, proprietaria dell’immobile dato in concessione a un’associazione culturale. Alla fine di luglio è stato pure inviato un appello su questo grave caso di inquinamento acustico alla sindaca Funaro: la quale avrebbe promesso di fare un sopraluogo con i vigili, che non è ancora avvenuto; e già in precedenza ne era stato fatto uno in casa di un residente per verificare il livello dei decibel, ma non ha avuto alcun seguito. A ragione i residenti temono che l’estate prossima tutto resti com’è: musica ad altissimo volume fino all’alba e impossibilità di dormire. E le cose non vanno meglio in altre zone del centro storico, dove impazza la mala movida.
Nel dicembre del 2024 la Fondazione CR Firenze aveva lanciato il progetto “Recreos”: un percorso di riqualificazione in chiave solidale e partecipativa per via Palazzuolo e dintorni, una delle zone più complesse del centro storico. Un percorso fatto di azioni concrete per creare un’economia di prossimità basata soprattutto sul ripristino della vecchia vocazione creativa e artigianale, coinvolgendo giovani artisti, artigiani e imprenditori sociali e culturali mediante l’utilizzo dei tanti locali oggi abbandonati. Ma ancora purtroppo questo ambizioso programma stenta a decollare. In primo luogo, ha spiegato pochi giorni fa alla “Nazione” il presidente della Fondazione Bocca, “andare avanti in una situazione di insicurezza e degrado, come quella in cui versa la strada in questo momento, è impossibile. Siamo dell’idea che, fino a quando non vedremo un presidio fisso delle forze dell’ordine che impedisca ciò che accade quotidianamente, come Fondazione non ci muoviamo. Non possiamo impegnare fondi del nostro ente, e parliamo di milioni di euro, per un progetto che poi naufragherebbe a causa della criminalità”. Purtroppo la limitata capacità di sorveglianza e di intervento dei vigili urbani sono un problema di vecchia data che non ha ancora avuto una soluzione. Inoltre, ammette la Fondazione, fino a ora ciò che più è mancato non è tanto l’interesse da parte di artigiani o bottegai, quanto piuttosto la mancata apertura da parte dei proprietari dei fondi, che in diversi casi non si sono mostrati collaborativi o interessati alla proposta. Forse perché in via Palazzuolo, al momento molte attività hanno a che fare con il turismo, dal deposito bagagli o di biancheria degli alberghi ai negozi di souvenir e alle trattorie e ai bar.
Il risultato della mancata soluzione di questi problemi o almeno di una loro attenuazione, è quello di una crescente sfiducia dei cittadini nelle istituzioni, in primis le amministrazioni locali, come dimostra la disaffezione elettorale (ma vale anche per le forze dell’ordine e la magistratura). Ma già una frequente e onesta rendicontazione periodica di quello che stanno facendo o hanno fatto il sindaco e gli assessori per attuare il programma rafforzerebbe il rapporto tra i cittadini e Palazzo Vecchio.
Di fronte a questa afasia istituzionale la società civile, nelle sue molteplici articolazioni culturali e politiche, deve far sentire la sua voce non solo nelle campagne elettorali, ma tutte le volte che sono in gioco le regole della convivenza civile. A questo proposito, uno dei volani per una partecipazione attiva dei cittadini è senza dubbio il volontariato sociale, molto presente nella nostra regione. Un bell’esempio è “CORRI LA VITA”, la più importante manifestazione benefica in Italia, che coniuga sport, cultura e solidarietà. Ogni anno, l’ultima domenica di settembre attraversa le vie di Firenze offrendo a tutti i partecipanti l’apertura gratuita di decine di musei e palazzi e portando con sé un forte messaggio di solidarietà nella lotta contro il tumore al seno e più in generale per la qualità della vita e della salute pubblica.
E la sicurezza dei cittadini, la quiete pubblica per il diritto al riposo e un ambiente urbano ovunque decoroso non rientrano a pieno titolo nell’ambito della salute pubblica?
Sergio Casprini.



1865 – 1870 FIRENZE CAPITALE. La Certosa e l’eversione dell’asse ecclesiastico