Terzo ponte per data di costruzione, fu realizzato nel 1237 quando il podestà dell’epoca, Rubaconte da Mandello, pose la prima pietra insieme a Lapo, padre di Arnolfo di Cambio. Per questo a lungo il suo nome di ponte Rubaconte. Costruito subito interamente in pietra, con nove arcate, nel punto più ampio del fiume, era il ponte più lungo di Firenze. Anche sul Ponte alle Grazie (o Rubaconte) erano state erette un certo numero di costruzioni, casette in legno, perlopiù tabernacoli, poi trasformati in cappelle (1471), romitori e botteghe, simili a quelle esistenti sul Ponte Vecchio, ma più pregevoli da un punto di vista architettonico. Fra questi c’erano le celle delle Murate, dove viveva sin dal 1320 una piccola comunità di monache di clausura trasferite poi nel Quattrocento nel monastero omonimo in via Ghibellina. Fra queste cappelle vi era una con una Madonna di patronato degli Alberti presente sul primo pilone dell’antica struttura, detta Santa Maria alle Grazie (attribuita al Maestro della Santa Cecilia, fine XIII – inizi XIV secolo), per via delle sue proprietà miracolose che tradizionalmente riuscivano a fare la grazia, cioè ad esaudire i desideri di chi vi si rivolgeva. Da questo tabernacolo il ponte prese il nome attuale.
Sulla testa di questo ponte nel 1273 le fazioni fiorentine dei Guelfi e dei Ghibellini siglarono una pace solenne alla presenza del pontefice Gregorio X. Solo dopo quattro giorni la pace saltava e le ostilità riprendevano più accanite di prima. Il ponte resistette a tutte le alluvioni, anche a quella disastrosa del 1333. Nel 1347 due delle arcate sulla riva sinistra furono chiuse per ampliare piazza dei Mozzi. Da notare che era anche il più antico, data la ricostruzione del Ponte Vecchio nel 1345-
Almeno fino agli anni di Firenze Capitale, quando con il Piano Poggi di ingrandimento della città e con la realizzazione dei Lungarni Torrigiani e Serristori venne modernizzato: nel 1876 i Romitori, ormai abbandonati, furono tutti distrutti per allargare la carreggiata del ponte e farvi passare sopra la linea tranviaria, creando i marciapiedi e le spallette in ghisa. Sparirono tutte le costruzioni che vi si trovavano e il ponte da aggraziato, divenne anonimo, come lo è ancora oggi dopo la ricostruzione post bellica. In quell’occasione il venerato tabernacolo fu spostato sull’attuale Lungarno Diaz in un oratorio che prese il nome di Santa Maria delle Grazie.
Nell’agosto del 1944 le sue possenti arcate vennero distrutte dallo scoppio delle mine tedesche in seguito alla ritirata nazista. L’anno successivo (1945) fu bandito un concorso per la ricostruzione del ponte e risultò vincitore il progetto del gruppo formato dagli architetti Giovanni Michelucci, Edoardo Detti, Riccardo Gizdulich e Danilo Santi e dall’ingegnere Piero Melucci. Un progetto che prevedeva, stavolta, una soluzione di sole cinque arcate, e fu realizzato dopo notevoli variazioni rispetto alle idee iniziali. Venne inaugurato nel 1957.
L’attuale Ponte alle Grazie si presenta come una struttura convenzionale e funzionale, ma non ha assolutamente niente del fascino antico e robusto del predecessore, nonostante la scelta di uno stile moderatamente moderno che si armonizza con le strutture storiche attigue. Il cemento armato e il calcestruzzo furono usati ampiamente, ma per i piloni si ricorse alla tradizionale pietraforte per coprire i materiali moderni.