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Non solo gli uomini come i Re ed i Presidenti della Repubblica sono garanti dell’Unità nazionale, ma anche le donne come la Regina Elena di Montenegro

04/04/2020

Caro Direttore

Grazie  per il bell’Editoriale che ha pubblicato sul Sito del Comitato Fiorentino per il Risorgimento Sì, di coronavirus si parla, ma lei ha saputo portare con garbo la nostra attenzione dal virus (imperante ormai nella nostra quotidianità) a una profonda osservazione: questa non è una guerra armata, non ci sono eserciti in conflitto, non c’è in palio la conquista, sia essa la ricchezza economica, il maggior potere di uno stato sull’altro, né tantomeno una visione ideologica che andasse a prevalere sull’altra.  Ma se si tratta di difendere la Patria, come è successo nel secolo passato in due guerre drammatiche, sempre e ovunque gli italiani si sono mossi uniti: sia a difesa della propria vita, sia che la Patria fosse in pericolo, quindi i suoi confini nazionali e la sua libertà minacciata. Lei cita giustamente l’offesa di Caporetto e la successiva riabilitazione con l’annessione di Trento e Trieste, e poi ancora “le macerie e i lutti” della Seconda guerra mondiale e gli anni duri della ricostruzione, E mi piace anche il richiamo, in questo mese di aprile così pieno di sofferenza, a quel  25 aprile di Liberazione, una vittoria che quest’anno dovrebbe acquistare maggior forza e significato perché sarà vicina la vittoria di tutti noi, italiani e non solo, sul virus infestante.

 Su un argomento da lei citato mi permetto un’integrazione: accanto al “Re soldato” sedeva in trono una donna, poco ricordata dalla storiografia corrente, a suo tempo invece  molto amata  dalle donne del popolo, anzi fu soprannominata Regina del popolo. Elena di Montenegro conosceva le lingue, aveva studiato medicina, si prodigava in opere pie, visitava scuole e asili, ebbe cinque figli, (uno fu anche re per breve periodo!) e poca fortuna in conclusione della sua vita. Aveva anche una splendida figura, se capiterà l’occasione le mando una sua fotografia con dedica, anno 1906.

L’ho trovata in una scuola di Firenze, nell’Archivio, insieme a una notevole quantità di altri reperti. La scuola allora si chiamava “Scuola d’Arti e Mestieri. Istituto Tecnico Femminile Principe Piero Ginori Conti Conti “.

La saluto con affetto e simpatia, Marisa Brambilla.

 

Pubblicato in: Lettere al Direttore
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