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L’ottimismo della volontà e l’ottimismo della ragione

01/01/2017 da Sergio Casprini

“…Persino  dall’abisso dell’orrore in cui cerchiamo di trovare la nostra strada oggi mezzi ciechi con i nostri cuori distrutti e infranti, guardo e riguardo le costellazioni antiche che hanno illuminato la mia infanzia, e mi conforto   con la fiducia innata che ho sul  fatto che un giorno, questa ricaduta apparirà soltanto un intervallo nel ritmo eterno del progresso che guarda sempre avanti…”

Questo sperava Stefan Zweig quando scrisse la sua autobiografia Il mondo di ieri, Ricordi di un europeo nel 1941. Scrittore e traduttore austriaco ebreo, descrisse in essa la società in cui visse – a tratti, con la meticolosità di uno storico – dalla Vienna della Bella Epoque, agli anni  tragici della Grande Guerra e poi agli orrori  del nazismo. Fu purtroppo sopraffatto  da questi abissi di orrore, dall’angoscia di ebreo, in fuga da Hitler, e nel 1942 in Brasile si suicidò.

Oggi fortunatamente non viviamo negli anni in cui visse Zweig e la  tragica guerra dell’ISIS in Medio Oriente, il terrorismo islamista in Europa con le sue numerose innocenti vittime non sono certamente paragonabili con l’immane tragedia della seconda guerra mondiale e dell’Olocausto.

E la crisi odierna dell’economia e della finanza non va misurata sul metro del drammatico crollo di Wall Street del 1929!

La storia dell’umanità è sì un processo tormentato, contrassegnato da luci ed ombre, ma è pure scandito dal ritmo eterno del progresso che guarda avanti come scriveva Zweig; eppure oggi, soprattutto in Italia, si ha solo la percezione dei mali del mondo, nella misura in cui si da enfasi sui mass media ai drammi, agli scandali e non si registrano quasi mai i fatti positivi che avvengono quotidianamente.

Se si guarda poi ai social network le post-verità che vengono veicolate dalla comunicazione digitale, senza alcun  rapporto con la realtà dei fatti, accentuano ancor di più il senso di smarrimento  e di allarme dell’opinione pubblica a fronte di uno scenario talora inquietante e drammatico del mondo in cui viviamo.

Si afferma così tra la gente una visione pessimista e manichea della realtà di oggi, complessa invece nelle sue sfaccettature e nei suoi chiaroscuri, con pregiudizi e letture spesso ideologiche della società italiana e delle sue istituzioni, senza che mai vengano fatte proposte concrete e credibili per la soluzione dei problemi e disfunzioni della politica, dell’economia, del sociale.

Di conseguenza nell’opinione pubblica si manifesta sfiducia nel progresso e nella modernità in un malinteso istinto di conservazione dell’esistente e si dimentica che invece proprio il processo di modernizzazione, con le sue luci e con le sue ombre, ha caratterizzato la formazione dello stato italiano in un intreccio virtuoso tra libertà ed unità, tra democrazia e progresso economico e civile.

E se le luci sono la nascita di un’istruzione e di una sanità pubblica e lo sviluppo di un’industria nazionale, le ombre purtroppo nascono soprattutto dalla irrisolta questione meridionale e dalle incrostazioni burocratiche dell’amministrazione dello stato come denunciava lucidamente già a suo tempo lo storico Pasquale Villari e confermano appunto le dissonanze che esistono nel ritmo eterno del progresso che guarda avanti

E sta alla classe politica, alla società civile e alle nuove generazioni in un ritrovato orgoglio nazionale il compito non facile di risolvere il problemi che provengono dal passato o che si presentano in nuove forme nella società odierna senza lamentazioni da novelle Cassandre con l’ottimismo della volontà e l’ottimismo della ragione!

Sergio Casprini

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