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L’onore dell’Italia

01/04/2013

Non si è perduto niente quando ci resta l’onore.       Voltaire,  1734

1202912891827_sez.iv04 (1)La vicenda dei due Marò, che sono prigionieri e tenuti sotto processo in India con l’accusa d’aver ucciso due pescatori locali mentre difendevano una nave italiana da un attacco piratesco, per l’atteggiamento incerto se non schizofrenico del Governo italiano nei confronti dell’Autorità indiane, potrebbe apparire surreale e kafkiana se non fossero in gioco le sorti dei soldati italiani ed il buon nome dell’Italia, la sua credibilità internazionale ed il suo onore di Nazione.

L’onore di Patria è un sentimento che comprende sia la reputazione che l’identità morale di una comunità, che manifesta con  orgoglio il suo sentimento di appartenenza ad una Nazione.

Nei momenti migliori della sua storia l’Italia ha mostrato il suo onore sia con la forza delle manifestazioni pacifiche che con la necessità del conflitto armato.

Il 27 aprile del 1859 i fiorentini scesero in piazza per manifestare la loro avversione al Granduca Leopoldo II e la loro volontà di partecipare al movimento di indipendenza nazionale, che si stava affermando in Italia. Ci fu un corteo imponente da Piazza Indipendenza a Piazza della Signoria e senza spargimento di sangue il granduca fuggì da Firenze, consapevole del significato politico di quella dimostrazione di forza da parte dei suoi sudditi e cioè l’orgoglio dei fiorentini di sentirsi appunto cittadini italiani e non più sudditi di un Paese straniero.

Il 25 aprile in Italia è la Festa della Liberazione, si ricorda cioè l’anniversario della liberazione dal nazifascismo nel 1945 grazie anche alla lotta armata del movimento della Resistenza che fu caratterizzato dall’impegno unitario di molteplici e talora opposti orientamenti politici (comunisti, azionisti, monarchici, socialisti, cattolici, liberali, repubblicani, anarchici).

Se pure ancora oggi qualche forza politica fa una lettura parziale ed ideologica di quel momento storico, la maggior parte degli italiani vivono quegli anni come affermazione di un ritrovato onore di Patria dopo gli anni del fascismo, come un secondo Risorgimento in cui gli interessi nazionali hanno prevalso su spiriti di fazione.

In quella congiuntura storica fu necessario il ricorso alle armi.

Fortunatamente oggi viviamo in tempo di pace ed i contrasti tra nazioni democratiche si risolvono con le armi della diplomazia, nella salvaguardia  dei propri interessi nazionali senza svilire l’onore di Patria.

In questa guerra diplomatica tra Italia ed India solo i marò Girone e Latorre hanno accettato la loro situazione con  atteggiamento responsabile e forte senso del dovere, anzi con la loro richiesta ai partiti ed al governo di tenere una linea di comportamento dignitosa ed unitaria hanno dimostrato che  cittadini e soldati italiani hanno ancora il sentimento della Patria e dell’Onore, assente invece nella classe dirigente del nostro Paese

Pubblicato in: Editoriale
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