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L’Italia: il Paese dei diritti, non dei doveri

01/11/2013 da Sergio Casprini

Canova-italianissimo…Il rapporto diritti-doveri viene spesso dimenticato. Qualcuno sostiene che una comunità, anzi una nazione, ha il diritto di avere diritti. È vero e giusto, ma troppo spesso ci si scorda che ogni diritto crea un dovere. Giuseppe Mazzini, che non era certo un uomo qualunque e al quale la nostra nazione riconosce d’esser stato uno degli artefici della nostra unità, metteva addirittura i doveri prima dei diritti. Le lotte del nostro Risorgimento, la coscienza nazionale al di sopra dei localismi, l’indipendenza dal servaggio imposto da paesi stranieri, le repubbliche di Venezia e di Roma, le guerre contro gli austriaci, la spedizione di Sapri e quella dei Mille di Garibaldi, furono doveri dai quali nacque la nostra democrazia e lo Stato che ne ebbe e ne ha la rappresentanza…

Eugenio Scalfari  La Repubblica 20 ottobre 

Sin dal liceo si studia che l’Italia, quale erede culturale del diritto romano, è stata la culla e la patria del diritto. Il diritto può essere sinteticamente definito come il complesso delle norme di legge e consuetudini che ordinano la vita di una collettività in un determinato momento storico, come il regolamento dei rapporti tra gli individui che fanno parte di una nazione, garantito dell’autorità dello Stato, che sanziona le violazione delle regole stabilite e codificate

La Costituzione italiana infatti riconosce ai cittadini una serie di diritti, civili, economico-sociali e politici, ma anche di doveri inderogabili. La Costituzione prevede una serie di doveri pubblici che lo Stato può vantare nei confronti dei singoli, affinché sia data concreta attuazione al principio di solidarietà sociale. Tali doveri vengono detti inderogabili poiché nessuno può essere esentato dalla loro osservanza, in quanto costituiscono il fondamento di una pacifica e costruttiva convivenza.

Questa è la dottrina giuridica di uno stato civile e democratico ed il rapporto diritti-doveri è stato ampiamente recepito in Italia durante il Risorgimento come bene ha ricordato Eugenio Scalfari su La Repubblica di  domenica 20 ottobre.

Oggi tra i cittadini italiani invece il senso del dovere vien sempre meno, mentre la rivendicazione di diritti è il tratto comune delle dinamiche sociali e politiche.

I partiti non solo hanno smarrito le ragioni ideali per cui sono nati, ma sono solo preoccupati di garantirsi il diritto all’esistenza, non sentono più l’obbligo di porsi al servizio della comunità e di fare l’interesse della nazione.

Nella società civile le cose non vanno meglio: ogni ceto, corporazione, gruppo sociale reclama il rispetto dei propri diritti, ma dimentica i propri doveri: arroccato nel proprio particulare di casta o  di interessi individuali, non assume alcuna responsabilità rispetto alla comunità in cui vive ed opera.

Recentemente è stato ricordato in un film televisivo Adriano Olivetti, un imprenditore che negli anni 50 del Novecento seppe unire la visione capitalistica del profitto d’impresa alla tutela sociale ed anche culturale dei suoi operai.

Utopista? Forse, ma quanta differenza con la visione ristretta ed egoista degli industriali italiani dei nostri tempi! La separazione dell’etica dei principi da quella della responsabilità tocca anche le altre categorie sociali: commercianti, magistrati, docenti, pensionati, avvocati, medici, ecc…, praticamente attraversa tutta la comunità nazionale e riguarda anche le nuove generazioni.

Gli studenti rivendicano il diritto all’istruzione, ma spesso non sentono il dovere di studiare. In nome della riforma della scuola praticano forme di lotta illegali, vedi le occupazioni, e non vogliono pagare il fio delle loro trasgressioni.

I 4 novembre è la festa dell’Unità italiana e delle Forze armate, presidio e garanzia della nostra Repubblica, e come sempre ha fatto negli ultimi anni il Presidente Napolitano, custode della memoria storica del nostro Paese, la celebra in nome degli interessi nazionali e dell’Amor di Patria. Anche il mondo della politica e la società civile devono partecipare senza remore a questa festa se ricordano i doveri a cui li obbliga la costituzione, tra i quali in particolare l’art.54 :Tutti i cittadini hanno il dovere di essere fedeli alla Repubblica e di osservarne la Costituzione e le leggi.

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