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L’Italia di Romeo

24/03/2017

Guido Pescosolido  Il Foglio 19 marzo

 

Trent’anni addietro, il 16 marzo 1987, scompariva Rosario Romeo, uno dei maggiori storici italiani del Novecento, l’ultimo di una galleria di grandi politici ed intellettuali che la Sicilia ha dato alla cultura ed alla vita pubblica italiana.

Le sue opere storiche spaziano dal Medioevo all’Età moderna e contemporane, ma la sua fama internazionale resta legata soprattutto ai soui studi sul risorgimento, sulle origini e lo sviluppo del capitalismo industriale italiano nell’otto e nel Novecento, su nazione e nazionalità nella storia d’Italia e d’Europa. Del Risorgimento è considerato, in Italia e all’estero, il maggior storico di sempre. Anche se ne colse lucidamente i limiti, le incompiutezze, le contraddizioni che sin dalle origini ne affaticarono l’incedere, Romeo giudicò la nascita dello stato unitario come uno dei più importanti avvenimenti della storia europea dell’Ottocento ed il più importante della storia d’Italia dalla caduta dell’impero romano in poi. Lo ritenne il principale fattore di progresso politico e civile dell’Italia contemporanea, lo strumento fondamentale del suo accesso alla modernità economica e sociale, un valore etico-politico assoluto di cui mai smarrire il senso storico e al quale mai rinunciare, se non per aderire a una comunità europea nella quale lo stato nazionale potesse trasferire rafforzandoli tutti i soui valori e tutte le sue conquiste ideali e materiali …

… I due saggi che l’editore Gaspari ha appena ristampato ( R.Romeo, L’Italia alla prova. Risorgimento e Prima guerra mondiale, Udine 2017,pp79) furono concepiti intorno al 1968-70. In essi troviamo una riflessione di straordinaria forza ed equilibrio interpretativo su due passaggi fondamentali della storia d’Italia:il Risorgimento e la Prima guerra mondiale. Nel primo come abbiamo detto vedeva il momento in assoluto più importante della nostra storia nazionale; nella Grande Guerra vedeva la maggior prova di coesione data dall’italia unita, in nome e per la piena realizzazione degli ideali patriottici ottocenteschi, ma vi vedeva anche l’origine della crisi sociale e politico-istituzionale che il regime liberale non fu in grado di reggere, cedendo il passo al Fascismo.Entrambi gli eventi rappresentavano le due maggiori prove di coraggio, valore militare, dedizione patriottica e volontà di essere nazione di tutta la nostra storia unitaria.

Due eventi che nel ventennio 1950-70 avevano subito nella storiografia e coscienza pubblica una svalutazione senza precedenti, alla quale egli si oppose con tutte le sue forze. Con successo?    Ancora non ne siamo sicuri.

Pubblicato in: Tribuna
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