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Le Esposizioni Universali ed il contributo dell’Accademia dei Georgofili

05/12/2013

Tra Regione Toscana ed Expo 2015 è stato stipulato un formale accordo per sviluppare importanti collaborazioni per la prossima manifestazione universale di Milano. L’atto è stato sottoscritto nella sede dell’Accademia dei Georgofili, significativamente scelta in riconoscimento delle attività svolte in 260 anni e in coerenza con alcune delle sue attuali tematiche di studio, che si rispecchiano nel tema della prossima Expo.

Riportiamo qui di seguito la parole pronunciate dal Presidente Franco Scaramuzzi, nel dare il benvenuto ai partecipanti che hanno affollato la sede accademica

La prima grande Esposizione Universale  è stata quella di Londra nel 1851, seguita da quella di Parigi nel 1855. L’Accademia, allora presieduta da Cosimo Ridolfi, partecipò con successo a entrambe. A Londra, il Granducato acquisì un praccademia-dei-georgofilioprio spazio espositivo e ne affidò la organizzazione ai Georgofili.

A Parigi, l’Accademia partecipò anche come espositrice e le fu assegnata una medaglia d’oro.

Nel 1860, quando si stava già lavorando per preparare la terza Esposizione Universale del 1862 a Londra, il primo Governo provvisorio di Ricasoli, con un apposito provvedimento di Legge, decise di realizzare una “Esposizione Italiana”, nonostante che in quel momento l’Italia non fosse ancora una realtà del tutto compiuta. La spedizione dei Mille era ancora in corso, Roma e Venezia non erano ancora unite. Con Decreto Reale, l’impegnativa organizzazione fu affidata ad una Commissione presieduta sempre da Cosimo Ridolfi. Fu preparata un’apposita cittadella espositiva nell’area della storica Stazione Ferroviaria “Leopolda”. Fu inaugurata dal Re Vittorio Emanuele il 15 settembre 1861 e rimase aperta per quasi tre mesi.

Non sto ad elencare tutte le Expo che si sono susseguite e tanto meno tutte le intercalate Esposizioni Internazionali, realizzate in varie sedi, spesso limitate a singoli settori specifici. Ricordo personalmente che in Italia furono avviati grandiosi preparativi per la “E.42” prevista a Roma, ma non realizzata a causa del conflitto mondiale in corso. Ne sono rimaste alcune grandi opere edilizie.

Citerò la prima Expo del dopoguerra, realizzata a Bruxelles nel 1958 e quella ultima, svoltasi a Shanghai nel 2010.

Nell’arco degli anni intercorsi fra queste due date si sono svolte altre quattro grandi Expo, a Seattle, Montreal, Osaka e Hannover. L’universalità di queste manifestazioni ha continuato ad essere espressa attraverso la esibizione delle capacità produttive e tecnologico-organizzative dei Paesi ospitanti e degli altri Paesi espositori.

Questo criterio di fondo continuerà certamente a perpetuarsi ancora, ma per il 2015 è stata chiaramente prospettata anche una proiezione nel futuro, proponendo un tema creativo: “Nutrire il Pianeta, Energia per la Vita“, che va oltre l’enfatica prassi, mirata alle attualità più avanzate. L’impegnativo tema riguarda la sicurezza alimentare globale al quale da qualche tempo i Georgofili stanno dedicando la loro attenzione. Esso riguarda un futuro immanente che preoccupa tutto il pianeta, perché non può essere risolto da un singolo Paese e neppure da un intero continente. Tutti i Paesi del mondo ne hanno ormai recepito l’allarmante portata e tutti si sentiranno quindi chiamati a Milano per il 2015. Non possiamo permetterci di deluderli, facendoli trovare di fronte ad una Expo tradizionale. Non basterà esprimere soltanto consapevolezza dei tanti e complessi problemi che si intrecciano intorno al cibo. Dall’Expo 2015 si attende che emergano idee e progetti da avviare, in una visione realistica che parta dal problema fondamentale e prioritario, cioè quello di produrre la necessaria quantità degli alimenti primari essenziali, che siano sani ed equamente accessibili a tutti.

Per raggiungere questo obiettivo, sappiamo già che bisognerà realizzare una nuova, razionale e globale rivoluzione verde, basata sull’incremento delle produzioni unitarie, non potendo più estendere facilmente le superfici coltivabili, che noi vediamo anzi ridursi irreversibilmente. Questa volta la rivoluzione dovrà essere legata ad un contestuale e rigoroso rispetto di ciò che rimane delle superfici agricole e ad una crescita delle loro potenzialità produttive. Abbiamo bisogno di forti stimoli innovativi, quindi di una spinta ricerca scientifica, superando quei limiti preconcetti con i quali viene oggi ostacolata.

E’ un compito che Expo 2015 può svolgere egregiamente, dando spazio a tutte le idee che possano essere coerenti a questi obiettivi. Le iniziative di Milano Expo 2015 potranno esprimere anche un’altra importante innovazione, estendendole a contestuali collaborazioni con le nostre Regioni, per offrire un programma di ampio respiro, che non sia facilmente dimenticabile e contribuisca a stimolare utili riflessioni sul futuro.

Questo credo sia appunto il senso e lo spirito dell’accordo  sottoscritto.

Franco Scaramuzzi

Pubblicato in: TribunaTag: mondo
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