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L’abolizione della pena di morte e il nostro Risorgimento

13/12/2012 da Adalberto Scarlino

La pena di morte, abolita per la prima volta nel Granducato di Pietro Leopoldo nel 1786 fu reintrodotta, su invito dello stesso Lorena diventato imperatore a Vienna, dal successore in Toscana, Ferdinando III.

Il Consiglio Regionale toscano ha celebrato, il 30 novembre,la Festa della Toscana.

L’occasione è buona per ricordare che la pena di morte, abolita per la prima volta nel Granducato

di Pietro Leopoldo nel 1786 ( il 30 novembre di quell’anno, appunto ) fu reintrodotta, su invito dello stesso Lorena diventato imperatore a Vienna, dal successore in Toscana, Ferdinando III, e confermata, naturalmente, con la Restaurazione, dopo il 1815.

Il 27 aprile del 1859, come si sa, la civile insurrezione toscana, culminata nella imponente quanto pacifica manifestazione di piazza Maria Antonia ( o di Barbano, da allora denominata dell’Indipendenza ), provocò la partenza del granduca Leopoldo II di Lorena, successore di Ferdinando III; tre giorni dopo, il governo provvisorio toscano, “ considerando che fu la Toscana la prima ad abolire in Europa la pena di morte, che se anche questa venne in seguito ristabilita, non venne applicata, perché fra noi la civiltà fu sempre più forte della scure del carnefice”, promulgò il decreto “ Articolo unico. La pena di morte è abolita “, a firma di Ubaldino Peruzzi, Vincenzo Malenchini, Alessandro Danzini, tre fra i più noti patrioti del nostro Risorgimento.

Per tutto il territorio nazionale l’abolizione della pena di morte arrivò poi nel 1890, con il codice penale presentato alla Camera da Giuseppe Zanardelli, il ministro dell’Italia liberale che raccolse le sollecitazioni di un dibattito culturale cominciato, già negli anni venti di quel secolo, sulle pagine della Antologia di Gian Pietro Vieusseux e fece sue le motivazioni di una campagna di opinione pubblica, animata, negli anni sessanta-ottanta, da quella Massoneria della quale egli stesso era autorevole esponente.

Oggi la pena capitale – reintrodotta formalmente nel ventennio mussoliniano e abolita per i delitti comuni nel 1948 con la nostra Costituzione; e con formula definitiva anche per la giustizia militare nel 1994 –  è abolita , o in via di abolizione in quasi tutto il mondo occidentale: anche negli USA  sono ormai numerosi gli  Stati che non la prevedono o che l’hanno di recente cancellata ( New York, New Messico, Illinois , Connecticut, New Jersey… ).

Resiste – e viene sistematicamente applicata – in Cina ( migliaia le esecuzioni ogni anno ), in Iran,

Arabia Saudita, Corea del Nord ( circa un centinaio all’anno ), Pakistan e altri ancora , come

sappiamo – tra l’altro – dai rapporti di Amnesty International.

E’ – dovrebbe essere – un’altra occasione , questa ricorrenza, per riconoscere la cultura , il coraggio, la modernità , di cui dettero prova gli uomini del nostro Risorgimento, nelle battaglie , civili e politiche, combattute per l’Italia in cui credevano.

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