
LETTERE Corriere della Sera 4 dicembre2025
Caro Aldo, come spesso lei ci ha ricordato, il Risorgimento sembra ormai un ricordo lontano, e a volte perfino detestabile, sia per la cultura popolare degli italiani, sia troppo spesso anche per la sensibilità delle istituzioni. Sono quindi lieto che il Comune di Mantova, come ogni anno, intenda ricordare degnamente i martiri di Belfiore il prossimo 7 dicembre, nell’anniversario dell’esecuzione di molti di loro, con una cerimonia che vedrà la partecipazione delle massime autorità cittadine e alla quale è stata data ampia visibilità nelle scuole del territorio. Cosa ci può dire di quei protagonisti del nostro Risorgimento che anche Collodi — giovane volontario toscano a Curtatone e Montanara — ricorda commosso tra le pagine del suo «Viaggio per l’italia di Giannettino»? Alessandro Canazza Isola della Scala (Verona)
Caro Alessandro, sono io che mi commuovo, leggendo lettere come la sua, che sembrano arrivare da un’Italia che non esiste più. Chi legge ancora Collodi? Chi conosce i martiri di Belfiore, impiccati dagli austriaci? (Gli austriaci consideravano noi italiani come sottouomini, chi voleva un’Italia libera e indipendente era considerato un traditore meritevole di una morte ignominiosa). Oggi si celebrano i briganti, i Borbone, i monarchi reazionari e i duchi, che erano poi esponenti di rami cadetti degli Absburgo che consideravano le città italiane loro pertinenza e appunto impiccavano i patrioti come Ciro Menotti. Nella lettera in basso* ospitiamo l’intervento di Carlo Giovanardi, che difende la lapide scoperta a Modena per ricordare il ducato. Giovanardi rappresenta un’antica anima democristiana di destra, che non godeva di buona stampa, ma era largamente maggioritaria nel partito. I giornali intervistavano Moro, Zaccagnini, Martinazzoli, ma i voti li portava la Coldiretti. Oggi Giovanardi, da sapiente animale politico, fiuta nel Paese un’aria reazionaria che si esprime anche nelle nostalgie per l’Italia preunitaria. Il Risorgimento non fu una rivoluzione sociale ma liberale e nazionale; anche se nelle sue punte più avanzate, come la Repubblica romana, espresse pure istanze sociali. E comunque il Risorgimento fu un movimento di progresso, sia pure con le sue contraddizioni e le sue pagine nere. Come tale lo intesero Manzoni, Verdi, Cavour, D’azeglio; e a suo modo anche re Vittorio Emanuele II, rifiutando dopo la sconfitta di Novara di abolire lo Statuto e di regnare come un monarca assoluto, fece propria l’istanza liberale e costituzionale che — sia pure troppo lentamente — sulle gambe dei riformisti come Giolitti portò al suffragio universale e alle prime forme di previdenza sociale. Dall’altra parte c’erano i ghetti, le forche, la tortura, i tribunali ecclesiastici, i lazzari e il potere temporale del clero. Insomma, anche nella guerra civile che insanguinò il Sud dopo il Risorgimento c’erano una parte giusta — a cominciare dalla borghesia meridionale che difendeva l’unità — e una parte sbagliata. E c’era il generale Cialdini, che con qualche eccesso (esagerato da certa pubblicistica) sbaragliò briganti e borbonici. Ed era di Modena. ALDO Cazzullo
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* «La targa ricorda solo che nel Palazzo vissero gli Estensi»
Come lo storico Franco Cardini ha ben spiegato, la lapide inaugurata sulla facciata dell’accademia Militare di Modena (ex Palazzo Ducale) non ha assolutamente nulla di celebrativo ma ricorda soltanto che quel Palazzo è stato per secoli la residenza dei Duchi Estensi. La frase finale della lapide «uno degli antichi stati che diedero vita nel 1861 al Regno d’italia» si riferisce alle Provincie Modenesi che dopo la fuga degli Estensi decisero nel 1859 con plebiscito indetto dal «Dittatore» Luigi Carlo Farini (con tanto di francobollo celebrativo emesso il 15 ottobre di quell’anno) di unirsi alla monarchia costituzionale del Re Vittorio Emanuele. Quando di fronte alle autorità religiose e civili, alla Banda musicale e alle centinaia di persone riunite per la benedizione e lo scoprimento della lapide, autorizzata formalmente dal Ministero dei Beni Culturali, quello della Difesa, la Sovraintendenza con parere motivato e il comune di Modena, il signor Ascanio Guerriero, fervente sostenitore dei Savoia, ha minacciato e insultato ripetutamente tutti i presenti, è dovuta intervenire la Digos per permettere lo svolgimento della cerimonia, denunciando poi il comportamento di Guerriero alla Autorità giudiziaria. I Savoia a Torino, i Medici a Firenze, i Visconti a Milano, Maria Luigia a Parma, Pio IX (quello di Porta Pia) proclamato Beato dal Vaticano, Carlo di Borbone, a cui è stato recentemente intitolato il Parco della Reggia di Caserta, sono celebrati con enfasi nelle loro città: soltanto a Modena potevano nascere polemiche per una targa che si limita a ricordare che sono esistiti gli Estensi. Lo dico sia come fervente repubblicano sia come ex ministro che ha a suo tempo giurato nelle mani del capo dello Stato fedeltà alla Repubblica.
Carlo Giovanardi Presidente Comitato una lapide per i Duchi

Palazzo Ducale Modena


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