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LA FORTUNA DI GAVINANA E L’ALBUM PALMERINI

03/08/2020 da Sergio Casprini

Nell’anniversario della Battaglia di Gavinana – 3 agosto 1530.

Un articolo  di Livio Ghelli Comitato  Fiorentino per il Risorgimento

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LA FORTUNA DI GAVINANA E L’ALBUM PALMERINI

Il 1800 e la “ scoperta” di Gavinana 

All’inizio dell’Ottocento lo sviluppo della ricerca storica, unito agli ideali di lotta alla tirannide e al sentimento foscoliano delle memorie portano ad una intensificazione del culto laico per gli uomini illustri.

Nella situazione degli Stati Italiani di allora, divisi e soggiogati, non è il ricordo di re e principi, ma quello di coloro che, figli di una stessa terra, hanno fatto progredire l’umanità, ad accendere “a egregie cose” l’animo degli Italiani. Il romanticismo ottocentesco ha un disperato bisogno di eroi in cui identificarsi e di luoghi-simbolo in cui riconoscersi. A partire all’incirca dal 1830 il ricordo della resistenza di Firenze, tre secoli prima, e del sacrificio del suo capitano Francesco Ferrucci, caduto in Gavinana, diventano il riferimento di tutti gli spiriti liberi del tempo. Anche dopo la proclamazione del Regno d’Italia (1861) ribelli, repubblicani e libertari di ogni sorta si recano a Gavinana, ma ci vanno ufficialmente anche generali e politici, che ritengono che il processo di unificazione nazionale non sia stato ancora completato finché Roma non verrà tolta al Papa, finché  Trento e Trieste faranno parte dell’Impero Austro-Ungarico.

Per questa ragione Gavinana, che nell’Ottocento era un povero borgo di montagna, lontano dalla città, dove l’esistenza era davvero difficile, fu allora più conosciuta, più importante, più visitata da personaggi straordinari (da Garibaldi a Mark Twain) di quanto non lo sia oggi.

In Toscana il governo di Leopoldo II, succeduto al padre nel 1824, si presentava nei primi anni relativamente aperto. Negli anni successivi alla restaurazione a Firenze e in molti centri della Toscana si era mantenuto un vivace scambio di idee, orientato in senso liberale e democratico, attorno ai circoli culturali e alle iniziative editoriali di intellettuali come Vieussieux, Capponi, Lambruschini e molti altri. Lo stesso Leopoldo II contribuiva a finanziare la realizzazione di una serie di statue dedicate ai grandi toscani, da affidare ai migliori scultori del Granducato, per collocarle nelle 28 nicchie del loggiato degli Uffizi. Tra le statue alcuni “eroi scomodi”: Machiavelli e Galileo, ma anche i difensori delle libertà repubblicane come Farinata degli Uberti, Pier Capponi, Giovanni dalle Bande Nere e Francesco Ferrucci. La statua di Francesco Ferrucci, dello scultore Romanelli, posta nel 1847 nella nicchia in faccia all’Arno, non sguaina la spada contro il nemico, ma la pone a difesa del giglio fiorentino.

Guerrazzi e D’Azeglio

Nel 1836 uscì a Parigi in lingua italiana, pubblicato sotto pseudonimo, un romanzo storico a sfondo patriottico intitolato “L’assedio di Firenze”. L’autore era un avvocato livornese, democratico e repubblicano, che già in passato era stato arrestato dalla polizia granducale per la sua attività rivoluzionaria: Francesco Domenico Guerrazzi.

Nel romanzo risaltano l’eroismo del Capitano Francesco Ferrucci, il coraggio generoso dei suoi compagni, e viene ampiamente descritta la battaglia di Gavinana, dove il Guerrazzi era stato per rendersi conto dei luoghi che si accingeva a descrivere e per respirarne l’atmosfera. Il romanzo, nonostante l’enfasi di molte pagine, ebbe un grande successo: nel 1849 ne erano andate esaurite 23 diverse edizioni, tutte stampate anonime e con falsi riferimenti di data e luogo di stampa per schivare noie da parte delle varie polizie.

Come il Guerrazzi anche il marchese Massimo D’Azeglio, scrittore, patriota, pittore, uomo politico, si recava nel 1840 a Gavinana per prendere visione dei luoghi della battaglia che avrebbe poi descritta nel suo romanzo storico Niccolò de’ Lapi, pubblicato l’anno dopo. Nel 1833 D’Azeglio aveva già pubblicato l’Ettore Fieramosca, altro romanzo storico-patriottico, che rendeva celebre un episodio secondario delle guerre d’Italia all’inizio del 1500: la disfida di Barletta. Sul fianco della chiesa di Gavinana, sul luogo dove si riteneva riposassero le ceneri del Ferrucci, Massimo d’Azeglio dettava e faceva porre la lapide che vediamo: QUI / COMBATTENDO PER LA PATRIA MORI’ / FRANCESCO FERRUCCI / A’ DI 3 AGOSTO 1530 /

Il successo dei romanzi di Guerrazzi e D’Azeglio venne amplificato dai disegni, dalle incisioni, dalle statue sull’argomento. Ci sono ricchi privati come Niccolò Puccini, aristocratico e patriota, amico di Giordani, Lambruschini, Guerrazzi, Niccolini, che nel percorso di statue poste nel suo giardino della Villa di Scornio, a Pistoia, volle in primo luogo la statua del Ferrucci (1838).

Anche molti librettisti e musicisti lavorarono sul tema della battaglia di Gavinana: Salvatore Cammarano, commediografo-librettista, collaborava nel 1848-49 con Giuseppe Verdi per un’opera lirica riguardante l’Assedio di Firenze, da rappresentarsi al Teatro S. Carlo di Napoli, ma la censura borbonica bloccò il progetto “per la inopportunità del soggetto nelle attuali condizioni d’Italia e massime di Firenze”. Verdi e Cammarano saranno costretti a cambiare soggetto e nel 1849, su libretto di Cammarano, Verdi musicherà La battaglia di Legnano e la Luisa Miller.

Per tutti questi fatti il nome di Gavinana acquistava una risonanza imprevista.

L’album storico di Casa Palmerini

Patrioti, liberali, mazziniani, democratici, e poi garibaldini, irredentisti, anarchici, socialisti, provenienti da luoghi anche molto lontani, raggiungono il paese perduto di Gavinana, inerpicandosi lungo strade e sentieri di montagna, in un pellegrinaggio ideale “da fare almeno una volta nella vita”. I loro nomi sono scritti nelle pagine dell’album, istituito da Giuseppe Palmerini nel 1843, per raccogliere le firme e i pensieri dei visitatori venuti a Gavinana a rendere omaggio alla memoria del Ferrucci. L’album, mantenuto vivo dagli eredi del Palmerini per più di un secolo, si accresce via via fino a costituire ben cinque volumi. E’ un documento unico: vi sono concentrate l’amore per la libertà e la volontà insurrezionale di più generazioni.

Nell’aprile del 1848, assieme al loro comandante, vi appongono le loro dediche -in alcuni casi sbiadite dalle lacrime- molti volontari toscani della colonna che passò da S. Marcello, diretta verso la Lombardia, che un mese dopo si batteranno contro preponderanti forze austriache a Curtatone e Montanara.

Lasciano sull’album negli anni del Risorgimento coraggiosa testimonianza di sé e delle proprie idee personaggi come i fratelli Carlo e Alessandro Porro di Milano, Marianna Corsini, Aleardo Aleardi, Niccolò Tommaseo, Ubaldino Peruzzi, Raffaele Cadorna, Giuseppe Garibaldi, assieme a tanti altri.

 

 

 

 

 

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