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La Danza macabra della Grande Guerra

06/07/2014

la-danza-macabra-della-grande-guerraFORTE DEI MARMI. E’ stata inaugurata venerdì 27 giugno alle 18.30 in Piazza Garibaldi la mostra “La Danza macabra della Grande Guerra“ che resterà aperta nelle sale del Museo della Satira al Fortino fino al 28 settembre. L’esposizione di ben 150 opere, tratte da una collezione unica al mondo, è un’irripetibile occasione per ammirare i capolavori pittorici di artisti del calibro di Mario Sironi, Alberto Martini, Aroldo Bonsagni, Francesco Cangiullo, Lorenzo Viani, Giò Ponti, Lucio Venna, Gabriele Galantara, Antonio Rubino.

Si può raccontare la tragedia di una guerra di trincea, di sangue e fango, con le opere d’arte? La risposta è sì: i grandi artisti satirici furono in grado di narrare il conflitto che trasformò in modo irreversibile il Novecento e combatterono la loro guerra con le armi sferzanti della satira, dando luogo a una produzione artistica che non ha eguali in nessun altro conflitto e che riuscì a svelarne le contraddizioni e le assurdità.

untitledA cento anni esatti dall’attentato di Sarajevo– il casus belli che diede formalmente inizio alla prima guerra mondiale – Il Museo della Satira e della Caricatura di Forte dei Marmi propone la mostra “La danza macabra della Grande Guerra” (a cura di Cinzia Bibolotti, Franco Calotti e Linda Gorgoni Gufoni), con opere provenienti dalla Collezione di Lodovico Isolabella, sicuramente la più importante al mondo nel suo genere.

La mostra presenta disegni e dipinti originali firmati dai più grandi artisti del tempo, che spesso venivano realizzati per i giornali creati allo scopo di sollevare il morale delle truppe. Molte delle tavole esposte sono tavolo cupe, dove aleggia la morte: di enorme suggestione i capolavori pittorici del celebrato artista Mario Sironi, che pubblicava le sue possenti tavole a colori sul giornale per soldati “Il Montello”. La sua Sarabanda finale (immagine logo della mostra), è, ad esempio, un’opera che ammalia e fa risuonare il sabba di un avvenimento drammatico ma liberatorio: sullo sfondo di un cielo nero nascosto da due immense bandiere rosse (allusione all’imminente rivoluzione tedesca), Sironi issa sulle picche le tre teste mozzate dell’imperatore, coi caratteristici baffi a punta, e dei suoi generali e le abbandona al ludibrio della folla. Mentre nel suo Studio per Chiaro di luna siamo attratti dal chiarore di una bella luna che campeggia in un cielo scuro, tanto da illudere i due Imperatori d’Austria e di Prussia che la ammirano stupiti, ma scopriamo presto, osservando meglio, che ciò che campeggia in cielo è in realtà la lama della falce che la Morte agita irrimediabilmente.

Altro esempio di arte macabro-comica, le rare cartoline dell’incisore e pittore Alberto Martini, dal titolo “Danza macabra europea” (titolo preso a prestito per la mostra), una serie di 54 litografie di stampo surrealista contro le crudeltà della guerra, intrisa di satira feroce non solo contro i barbari teutonici, ma anche gli alleati e il patriottismo italiano.

L’immagine del trionfo della morte non è utilizzata solo da Sironi e Martini, ma pervade tutti i capolavori in mostra, da quelli di Ezio Castellucci a quelli di Carlo Bisi, poiché nessun altro tema iconografico sarebbe stato altrettanto efficace nel raccontare le tempeste emotive di uomini rinchiusi nel labirinto senza uscita del fronte.
In mostra si potranno ammirare inoltre anche le splendide tavole originali di Gabriele Galantara, (fondatore del famosissimo giornale satirico “L’Asino”) con le caricature di “Guglielmone” e di “Cecco Beppe” intrise di odio verso la “barbarie teutonica”, nonché quelle più raffinate e liberty di Antonio Rubino, con i personaggi del Caporale C.Piglio o del soldato tedesco Max Pataten, creati per “La Tradotta”, il più diffuso giornale di trincea.

Altri pezzi forti in mostra sono le vignette fantasmagoriche di Filiberto Scarpelli, disegnate per le copertine della rivista torinese “Numero”; così come le meravigliose tavole di Golia (Eugenio Colmo), ferocemente antigiolittiano; e i disegni caricaturali di Cesare Musacchio, reclutato al fronte proprio con l’incarico di disegnare le cronache militari. Straordinari i ritratti caricaturali dei soldati sul Carso di Lorenzo Viani, o la sfacciata e potente caricatura dell’imperatore Francesco Giuseppe di Aroldo Bonzagni, come sono assolutamente interessanti e inedite le caricature che il famoso architetto Gio Ponti, arruolato nel Genio pontieri, realizzava su cartoline postali per gli amici.

Tante anche le curiosità: i rarissimi volantini di Giuseppe Scalarini, l’unico autore schierato sul fronte anti-interventista, nei quali il conflitto bellico è presentato per quello che era in realtà: un’ulteriore occasione per permettere alla borghesia e ai profittatori di arricchirsi ulteriormente. Di tutt’altro avviso è il futurista Francesco Cangiullo che, fedele alla linea marinettiana della “guerra sola igiene del mondo” e del “marciare o marcire”, se la prende nel disegno in mostra addirittura con Carlo Carrà, altro autore aderente al movimento futurista, colpevole di essersi in parte pentito dell’interventismo della prima ora.

Pur concentrandosi in misura nettamente maggiore sulla rappresentazione umoristica e satirica della guerra ad opera di artisti italiani, la mostra non trascura l’iconografia austro-tedesca: sono presenti cartine geografiche umoristiche, come quella di Walter Trier, che personifica gli Imperi centrali in soldati gagliardi e vittoriosi, mentre le nazioni avversarie sono simboleggiate da briganti, maiali, scarafaggi ecc.; il manifesto pubblicitario di Eugène Ogé, che nel 1913 ridicolizzava i governanti, ma da segnalare è soprattutto la testimonianza della produzione di quello che probabilmente è il più grande medaglista tedesco del periodo: Karl Goetz. Nelle sue medaglie il nemico è sempre raffigurato con tratti somatici animaleschi, e l’Italia (personificata da Vittorio Emanuele III), traditrice della Triplice Alleanza, è presa a “baionettate” nel posteriore.

La Guerra è sempre una tragedia per chi la vince e per chi la perde, e l’unico rimedio è mantenere e promuovere la pace e l’amicizia tra le nazioni: questa è la chiave di lettura della mostra che vuol essere una visione d’artista della Grande Guerra, per ricordare con rispetto i caduti di tutti gli schieramenti. Con la “La danza macabra della Grande Guerra” – spiegano gli organizzatori – chiudiamo anche un ciclo iniziato sei anni fa con una mostra dedicata a “Le Mot”, il giornale-capolavoro di Jean Cocteau e Paul Iribe, che scrisse in Francia pagina memorabili sul rapporto guerra e arte e proseguito con la mostra dedicata ai giornali di trincea, insostituibile veicolo di propaganda ma anche palestra di grandi artisti (come Sironi su “Il Montello”, o Soffici su “La Ghirba”).

 

interventi in catalogo di: Lodovico Isolabella, Elena Pontiggia,
Andrea Tomasetig, Enrico Mannucci.

Il volume che accompagna l’esposizione (ff. 23xx30, 184 pagine) sarà disponibile al book shop della mostra, mentre la versione digitale (eBook) sarà scaricabile dal sito ufficiale www.museosatira.it/mostre/danzamacabra .

La mostra resterà aperta fino al 28 settembre 2014, con orario: tutti i giorni dalle 17 alle 20 e dalle 21 alle 24 (ingresso libero).

Per informazioni: Museo Della Satira – Forte di Leopoldo I – Piazza Garibaldi – tel. 0584 280262 (Uffici) – 0584 876277 (Museo) museosatira@gmail.com www.museosatira.it

arte forte dei marmi guerra mare mostre Museo della satira Versilia2014-06-12

Redazione

Pubblicato in: MostreTag: mondo
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