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La coscienza ecologica tra passato e presente

07/12/2022 da Sergio Casprini

Rossella Fioretti

Non sono passate ere geologiche, da quando, in ogni casa, un logico ed assennato senso del risparmio (….concetto che una volta era condiviso, supportato e promosso dalle stesse pubbliche istituzioni, che nelle scuole dell’obbligo insegnavano l’ “economia domestica” ed avevano istituito la Giornata del Risparmio e diffuso, sui periodici per i ragazzi, ripetute immagini e riferimenti alle virtù  dei salvadanai….), si traduceva in pratiche coerenti con l’idea di non buttare ciò che può ancora essere utilizzato, per non spendere in riacquisti. Forse anche il tristo e triste periodo dell’autarchia fascista e delle estreme ristrettezze del tempo di guerra (1940/1945), avranno contribuito a formare le generazioni di cittadini-risparmiatori del dopoguerra.

Ma mentre nei secoli andati ci si evolveva aggiungendo il capire presente al sapere passato, serbando la traccia delle esperienze precedenti, coi modi attuali si è assistito all’ effetto “cimosa” su usi e mentalità della gente: in una generale rimozione di vari elementi di crescita fra cui i princìpi di prudenza e senso pratico. All’origine forse qualcuno poteva mettere una zeppa di saggezza, al nuovo modo di usare beni e risorse. Ma poi, si sa, tutti i settori rinnegano presto ogni propria etica e buonsenso, di fronte alle prospettive di facili opportunità, guadagni e poteri.

Così si è smesso di raddrizzare le bullette usate, di avere lampadari con una sola lampada, di riciclare vestiti e libri scolastici, ecc. Non si sta neanche tanto a pensarci: è una cosa ormai vecchia? Non più di moda? Non mi piace più. La butto via.  Un regalo, un libro, le foto dei nonni…. Via! Via: tutto nel trinciatoio delle ultime generazioni, poco avvezze tanto all’affezione ed al “ricordo”, quanto al rallentare il pensiero, (per non correre il rischio di riflettere, dubitare, provare la…diseconomica zavorra dei sentimenti). 

Presto, dunque, eliminare! Per svuotare armadi, cassetti, cantine, appartamenti…. e le anime e le menti, si è corsi a gettare tanti “bambini, insieme all’acqua sporca”, ed è alla vacuità dei “dentro” che corrispondono, probabilmente, le enormi masse di rifiuti che si ritrovano in ogni “fuori”. Oggi, a seguito della crisi energetica, come fossimo alla campanella di ‘fine-ricreazione’, sento lanciare tenui appelli istituzionali al fine di indurre i cittadini (senza più l’educazione della memoria storica), a più accorti e risparmiosi stili di vita. Ci vorrà altro per tornare a non far sprecare le risorse: (ri)fondare una capillare coscienza ecologica. Ci vorrebbe un brutale azzeramento delle superfluità energivore: insegne pubblicitarie luminose, luminarie eccessive, “notti bianche”, i motori degli automezzi e delle macchine da lavoro accesi da fermi senza costrutto, le scelte di obsolete grandi opere pubbliche che incrementano la cementificazione e la distruzione del verde……

Potrei continuare a lungo.Vedo troppo cinismo, a padroneggiare le decisioni politiche ed economiche. E la gente comune, che pur ha il vantaggio numerico delle masse, resta imbelle, o inerme, a subire gli indirizzi distruttivi dei grandi “timonieri”. Ultimamente, dopo le (prime) prove tremende dei disastri per siccità e alluvioni, ma soprattutto coi rincari dovuti al conflitto russo-ucraino, la sensibilità ecologica, si sta sempre più diffondendo, fra la gente (vedi i mercatini del riuso) e si cerca di “istituzionalizzarla” e regolamentarla (vedi raccolta differenziata dei rifiuti, riconversione industriale, ecc.), ma il movimento di Greta Thunberg pur imponente nel mondo, viene in sostanza ancora sbeffeggiato ed oscurato dai poteri forti ed i “giganti” che si riuniscono per decidere misure draconiane salvapianeta, alla fine partoriscono “un topolino” di risoluzioni senza forza attuativa, spesso disattese dai Paesi. E il mondo seguita ad essere sempre più saturo di inquinamento e sempre più insufficiente di risorse essenziali per vivere.

Chi difende l’ambiente e il suo (nostro) futuro è, in genere, pacifico.  E resta sempre frustrato dai risultati concreti dei vertici internazionali sul clima. Così qualcuno, fra i giovani attivisti ambientalisti, ha deciso un “salto” nella modalità comunicativa, per incidere sulle coscienze assuefatte, torpide, rassegnate, indifferenti, di cittadini e potenti: ed ha inventato gli attacchi al patrimonio artistico. Al di là dello sdegno che tali atti suscitano nell’immediato, credo che convenga di più cogliere questo estremo “grido di dolore”, per riflettere ed agire presto, sia a livello individuale che collettivo, al fine di arrestare le nostre condotte sbagliate, i condizionamenti scellerati su cui lucrano le multinazionali, i commerci dominati da logiche spregiudicate, antidiritti,  antiecologiche. antifuturo.

Smettiamo di perseguire solo cieche comodità e benessere: equilibriamo le risorse e le opportunità, spengiamo i conflitti, invece di attizzarli di continuo. Smettiamo di confonderci dietro alle “bibbie del diavolo” (quelle economico-politiche) che non fanno che incrementare patologiche opulenze e disumane povertà. Torniamo a farci illuminare il cammino dalla Storia, da una sana libertà di pensiero e di coscienza.

In che altro modo si può salvare, la Terra e chi ci vive?

 

Un gruppo di ambientalisti ha lanciato  della vernice sulla facciata del Teatro alla Scala  a Milano in occasione della festività di Sant’Ambrogio  con   la  rappresentazione dell’opera lirica Boris Godunov

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