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I 4 campanili per Santa Croce

14/07/2023

La basilica di Santa Croce con il campanile cuspidato nella «Veduta della Catena»

Nel pomeriggio del 14 luglio 1512 un terribile temporale si abbatte su Firenze. Verso le 9 di sera, per il forte vento e forse per un fulmine, il già instabile campanile di Santa Croce sul lato meridionale nelle vicinanze della Cappella Maggiore, crolla rovinosamente sul tetto della basilica abbattendo sette campate della copertura e scoperchiando le sepolture sotto al pavimento. Eventi di questo genere non erano infrequenti prima della diffusione dei parafulmini. Solo vent’anni prima, nel 1492, un fulmine aveva colpito la sfera di rame dorato sulla sommità della cupola del Brunelleschi, facendola precipitare a terra.

Non si sa bene come fosse fatto questo primo campanile di Santa Croce, né se fosse una struttura autonoma o se poggiasse almeno in parte sulla copertura della chiesa. In mancanza di altri documenti, si può però avere un’idea del suo aspetto dalla famosa rappresentazione di Firenze del 1472, nota come Veduta della Catena, oggi a Berlino e di cui una copia è conservata in Palazzo Vecchio, che mostra un campanile cuspidato che sporge al di sopra della copertura della chiesa. Dopo il crollo il Comune assegnò una somma di duemila fiorini per la ricostruzione del campanile, con la quale si provvide anche a rifondere l’enorme campana di 2800 libbre andata distrutta. Malgrado la forte somma a disposizione il campanile nelle forme originarie non fu però ricostruito e si provvide invece a costruire un semplice campanile a vela, riutilizzando i resti della costruzione originaria. Una soluzione che si potrebbe definire provvisoria, che però rimase in funzione per quasi 4 secoli, la durata maggiore tra le varie soluzioni adottate.

Francesco da Sangallo Autoritratto Santa Maria Primerana Fiesole

Proprio per la modestia di quest’ultima realizzazione, fin dal 1549 si cominciò a pensare a un nuovo campanile da costruire, questa volta, sul lato sinistro della facciata. Il progetto fu affidato a Francesco da Sangallo, all’epoca «Architettore» dell’Opera di Santa Maria del Fiore. Sangallo fece demolire la parte terminale del loggiato a nord della chiesa e parte della facciata per costruire un’ampia base del campanile per un’altezza di circa 4 metri sul livello della piazza. Questa base, situata nel punto prossimo all’attuale collocazione della statua dedicata a Dante, rimase incompiuta per esaurimento del finanziamento da parte dei Sei di Mercanzia. La base caratterizzò quest’angolo della Piazza per circa 3 secoli e venne comunemente chiamata il «Masso di Santa Croce». Nel 1857, per la realizzazione della nuova facciata neogotica su progetto dell’Architetto anconetano Niccolò Matas, si provvide alla demolizione di quella base e al ripristino del loggiato nord e della scalinata. Grazie a questi lavori ritornò alla luce un vaso di terracotta, murato all’epoca della costruzione della base, che conteneva alcune monete di bronzo coniate dallo stesso Francesco da Sangallo che consentono di farsi un’idea sull’aspetto che avrebbe dovuto avere il campanile. Sulla base di quelle immagini e dal confronto con soluzioni dello stesso periodo, uno studio dell’Università di Firenze di qualche anno fa ha sviluppato una ricostruzione plausibile di come avrebbe dovuto essere il campanile sangallesco. Questo appare come una massiccia torre impostata su tre ordini al di sopra del robusto basamento, caratterizzata dallo stile rinascimentale, uno stile che mal si sarebbe adattato alla forte connotazione gotica di tutto l’edificio e men che meno si sarebbe integrato con la facciata neogotica ottocentesca.

Verso il 1840 i frati di Santa Croce, stanchi della plurisecolare attesa per avere un degno campanile, decisero di costruirne uno nuovo a proprie spese, affidandone la progettazione a Ulisse Faldi, un architetto fiorentino di non grande spicco. Il nuovo progetto, che scimmiottava un po’ quello di Santa Maria del Fiore con il suo coronamento piano a sbalzo su arcatelle sostenute da mensole, su richiesta esplicita dei frati avrebbe dovuto sorgere sul retro della chiesa, tra il muro perimetrale del transetto destro e la Sagrestia, proprio per essere facilmente accessibile da lì. La proposta del Faldi, in realtà non particolarmente azzeccata, fu oggetto di feroci critiche che fecero rapidamente cadere questa ipotesi.

Il padre sagrestano Savino Bachechi non si dette però per vinto e propose un nuovo progetto per il quarto campanile, quello attualmente in uso, a opera del cavalier Gaetano Baccani. Questi, allora architetto dell’Opera di Santa Maria del Fiore, con pubblico atto stipulato il 2 marzo 1842 fu incaricato del progetto di una nuova torre campanaria, da costruirsi dietro l’altar maggiore, nella stessa posizione ipotizzata per il progetto del Faldi. Per la costruzione del nuovo campanile furono raccolte anche generose elargizioni da parte di fedeli e benefattori.

Gaetano Baccani Progetto del campanile Ricordi di architettura e di decorazione

Il Baccani fu un brillante architetto i cui diversi interventi hanno fortemente influenzato l’aspetto di alcuni angoli della Firenze che vediamo oggi: dalla facciata del Teatro della Pergola, al Torrino del giardino Torrigiani, ai 3 palazzi dei Canonici in piazza del Duomo. Anche per questo progetto fioccarono critiche di ogni tipo, contestandone di volta in volta lo stile neogotico, mettendone in dubbio la statica, rimpiangendo che non fosse costruito in facciata sul basamento del Sangallo… Addirittura, fu richiesta la demolizione del campanile appena completato, per perplessità sulla sua stabilità, ma Baccani fu molto abile nel rintuzzare tutte le obiezioni. La costruzione del Baccani con i suoi richiami alle torri trecentesche della Badia, di Santa Maria Novella e di San Pier Maggiore, demolito nel 1784, ma certamente presente al Baccani attraverso antiche incisioni, regge molto bene la sfida del tempo e appare ben integrato con l’architettura arnolfiana di Santa Croce. Nel 1845 si provvide finalmente a montare un parafulmine per scongiurare il ripetersi della triste sorte del campanile primigenio.

Silvano Brandi Corriere Fiorentino 11 luglio 2023

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