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Giulio Cesare Paoletti: un artigliere fiorentino caduto alla Breccia di Porta Pia

22/09/2012

A egregie cose il forte animo accendono

l’urne de’ forti, o Pindemonte; e bella
e santa fanno al peregrin la terra

che le ricetta.  Ugo Foscolo (Dei Sepolcri)

…L’entrata delle truppe italiane in Roma non aveva costato molte perdite. Ciò non ostante a Firenze si volle subito pensare ai feriti. Il Fanfulla aprì a tale scopo una sottoscrizione: gli altri giornali lo imitarono; le offerte piovvero da tutte le parti d’Italia, a testimonianza di affetto e stima verso l’esercito.

Altra affettuosa dimostrazione all’esercito fu fatta dalla popolazione, accorrendo numerosissima al trasporto funebre della salma del tenente d’artiglieria Giulio Paoletti , fiorentino, caduto la mattina del 20 settembre sotto le mura di Roma…

Ugo Pesci–FIRENZE CAPITALE

 

Al cimitero delle Porte Sante a San Miniato c’è un monumento sepolcrale che il comune di Roma ha voluto dedicare all’artigliere fiorentino Giulio Paoletti, morto in combattimento il 20 settembre 1870, quando l’esercito italiano al comando di Raffaele Cadorna prese Roma.

Il monumento è ormai dimenticato da anni, il marmo parzialmente annerito dal tempo, tra tombe, cippi e cappelle; eppure come ricorda Ugo Pesci nella cronaca di quei giorni i fiorentini parteciparono in massa ai funerali del giovane tenente ( solo 24 anni!), che con il suo sacrificio volle testimoniare l’adesione dei suoi concittadini ai valori dell’Unità ed Indipendenza italiana, che ebbero il loro compimento con Roma capitale.

Un sacrificio ancor più significativo se si pensa che la battaglia per la conquista di Roma si risolse in poche ore e con pochi caduti sia da parte dell’esercito pontificio che da parte di quello italiano e che la Breccia di Porta Pia assunse da subito un forte valore evocativo della temperie politica di quegli anni.

Se è vero che nella società attuale la tipologia del monumento ottocentesco , pur rappresentativo di momenti significativi della nostra storia nazionale, non suscita più né emozione né interesse come invece le odierne forme di comunicazione di massa, resta ancor valido il richiamo di Ugo Foscolo al valore evocativo e simbolico delle urne dei forti.

In tempi poi di relativismo storico in cui si mettono sullo stesso piano personaggi dell’epopea risorgimentale con personaggi nemici dell’Unità italiana, è ancor più necessario recuperare dall’oblio cittadini e soldati che sono caduti in nome dell’Italia e i loro monumenti commemorativi, silenti testimoni del loro eroismo.

Pubblicato in: FocusTag: Firenze capitale
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