
FEDERICO BINI E GIANCARLO MAZZUCA: Giovanni Spadolini. L’ultimo politico risorgimentale. Prefazione di Lamberto Dini, Rubbettino Editore, Soveria Mannelli, 2025, pp. 198, € 16
Recensione di Massimo Ragazzini, pubblicata sulla rivista LIBRO APERTO n. 123 ottobre/dicembre 2025
Federico Bini collabora con “il Giornale” ed è autore di numerosi libri di argomento storico e politico. Giancarlo Mazzuca, già direttore del “Resto del Carlino”, del “QN” e del “Giorno”, è stato fra l’altro inviato speciale del “Corriere della Sera” e membro del Consiglio di amministrazione della Rai.
Questo libro ripercorre, nel centenario della nascita, la vita e il pensiero di Giovanni Spadolini (Firenze, 21 giugno 1925 – Roma, 4 agosto 1994), dalle prime collaborazioni con “il Mondo”di Pannunzio, già nel 1949, fino ai vertici delle istituzioni. Un uomo, ricordano gli autori, che ha sempre visto nella politica un’arte nobile, nel giornalismo un impegno civile e nella storia una guida per il futuro. Spadolini ha attraversato il Novecento con la razionalità dello storico, l’entusiasmo del giornalista, la fermezza d’animo dello statista. Ha incarnato l’aspirazione a un’Italia laica, razionale e riformista. Nella prefazione, Lamberto Dini lo definisce un interprete fondamentale del cammino liberaldemocratico italiano: “Insieme a Luigi Einaudi, Spadolini è stato lo statista che ha rappresentato il più felice matrimonio della storia repubblicana tra politica e cultura”.
Nel 1950 Giuseppe Maranini, preside della facoltà di Scienze politiche ‘Cesare Alfieri’ di Firenze, gli affidò l’incarico dell’insegnamento di Storia moderna. Nel 1960 vinse, sempre a Firenze, il concorso a cattedra di Storia contemporanea, il primo bandito in Italia su questa disciplina. La carriera universitaria s’intrecciò con quella giornalistica: fu direttore dal 1955 al 1968 del “Resto del Carlino” e del “Corriere della Sera” dal 1968 al 1972.
In vista delle elezioni politiche del 1972 accettò la candidatura offertagli da Ugo La Malfa e fu eletto senatore nelle liste del PRI nel collegio di Milano, dove fu confermato nelle successive quattro tornate elettorali, dal 1976 al 1987. Fu il primo presidente del Consiglio dei ministri non democristiano della storia repubblicana, incarico che assunse nel 1981, in una fase della politica italiana caratterizzata da gravi emergenze economiche, morali e istituzionali. Ma fu anche l’ideatore del ministero per i Beni ambientali e culturali e in seguito ministro della Pubblica istruzione, ministro della Difesa, segretario del PRI e presidente del Senato dal 1987. Nelle elezioni politiche del 1983, con il 5,1% dei voti e 29 deputati, condusse il PRI a conseguire il miglior risultato della sua storia.
Nel 1991 il presidente della Repubblica Francesco Cossiga lo nominò senatore a vita. Rieletto presidente del Senato nell’aprile del 1992, nel 1994 mancò la riconferma per un solo voto, sconfitto dal candidato del centrodestra Carlo Scognamiglio. Negli anni dell’impegno politico, Spadolini rinunciò all’insegnamento universitario ponendosi in aspettativa, ma non abbandonò l’attività giornalistica.
Attraverso una ricostruzione storica “quanto più veritiera e corretta delle fonti”, gli autori affermano di avere “cercato di illustrare l’esistenza di un uomo che, fin dalla sua adolescenza, ha deciso di spendere la sua vita al servizio del Paese. E lo ha fatto nella piena consapevolezza che politica e cultura sono un binomio quantomai inscindibile”. Spadolini seppe guidare il nostro Paese con orgoglio, determinatezza e passione risorgimentale. La sua oratoria era “degna della migliore stagione del Parlamento giolittiano”.
Sicuramente anche Spadolini ha avuto i suoi limiti, come tutti gli esseri umani, ma, quanto alla sua dimensione pubblica, dall’università al giornalismo alla politica, ha sempre mantenuto una dignità e un’autorevolezza che oggi ci fanno rimpiangere quell’Italia. O meglio, una certa “idea dell’Italia”, quella che da Piero Gobetti arriva fino a Ugo La Malfa. E fu Giovanni Spadolini, con il suo sano e fiero patriottismo, a risvegliare la voglia di sventolare il tricolore. Mancò, scrivono gli autori, a coronamento di una carriera ad altissimi livelli, solo l’elezione a Presidente della Repubblica, ma la politica, comunque, gli aveva già tributato “l’onore di entrare all’interno della storia da protagonista, da Padre della Patria”.
Attraverso una narrazione scorrevole, il libro ci offre non solo una biografia, ma anche un viaggio nella storia della Repubblica attraverso una figura che ha saputo incarnare un’idea alta e civile dell’Italia: un’Italia della cultura, del rigore, del servizio pubblico e del patriottismo senza retorica.
Massimo Ragazzini
Federico Bini collabora con “il Giornale” ed è autore di numerosi libri di argomento storico e politico. Giancarlo Mazzuca, già direttore del “Resto del Carlino”, del “QN” e del “Giorno”, è stato fra l’altro inviato speciale del “Corriere della Sera” e membro del Consiglio di amministrazione della Rai.



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