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Dieci anni di vita dei comitati per la promozione dei valori risorgimentali

28/03/2011

Esiste in Toscana una rete di Comitati per la promozione dei valori Risorgimentali. Ce ne sono a Firenze, a Livorno, a Siena, a Prato, a Empoli, nel Mugello, in Maremma e tutti si riconoscono, salvo minime differenze, in un comune statuto costitutivo. È soprattutto condiviso il riconoscimento del valore fondante, per la nostra democrazia, del Risorgimento come fase storica di lotta per la conquista dei diritti che, in tutta Europa, nell’Ottocento, si andava svolgendo o perfezionando. L’attuazione dei diritti dell’uomo e del cittadino che, nel secolo precedente, avevano innovato il mondo attraverso due rivoluzioni epocali, l’affermazione di istituzioni costituzionali comprendenti almeno il criterio moderno della divisione dei poteri e il principio della rappresentanza, l’affermazione della libertà in tutti i suoi aspetti civili, da quella dell’individuo, a quella dei gruppi, alla manifestazione delle idee attraverso la stampa, ai diritti della cittadinanza. Ai criteri di governo dell’assolutismo, i popoli volevano sostituire il principio della cittadinanza uguale per tutti, comprendente tribunali equi e giustizia uguale per tutti, a prescindere dalle condizioni economiche e sociali, alla divisione della società tra inseriti e esclusi, volevano contrapporre il diritto all’istruzione e il riconoscimento dei doveri degli Stati verso la salute e la sicurezza di ognuno. Indipendenza della Nazione e Unità del Paese avevano il senso di un bisogno delle coscienze e di qualcosa da rivendicare in nome della modernità europea.
Lo Statuto condiviso dai Comitati fa dunque pieno ed esplicito riferimento al Risorgimento e ai suoi valori e considera il pieno realizzarsi di quelle prospettive nello Stato democratico, come compimento per tutti i cittadini, donne e uomini, del processo storico. Per questo, lo Statuto afferma la continuità esistente tra il Risorgimento, l’antifascismo, la Resistenza e la Guerra di liberazione, la Costituzione repubblicana che i principi ha ricondotto a fondamentale cornice legislativa. Il 1948 chiude il periodo storico preso in considerazione per l’attività dei Comitati, non perché non sussista un bisogno successivo di affermazione e riconoscimento dei valori fondamentali, ma perché ciascuno può poi verificare, nella più ampia possibilità delle posizioni personali e delle specifiche militanze, la coerenza delle idee e delle formazioni politiche da cittadino in situazione.
La vicenda dei Comitati, cui partecipano donne e uomini dalle più diverse provenienze ideologiche, professionali e sociali, dimostra che la concentrazione sul cammino indicato consente un fecondo dialogo e un costruttivo confronto, anche nella diversità delle convinzioni.
La prima idea di un Comitato per la Promozione dei Valori Risorgimentali nacque a Livorno, nel 1999. Accadde a margine dell’attività avviata dall’Associazione Mazziniana livornese, ma si produsse in modo indipendente, per l’incontro di studiosi e cittadini che condividevano una medesima preoccupazione. I promotori rilevavano con preoccupazione il dato storico della perdita di memoria delle giovani generazioni e il declinante peso della storia nella formazione delle coscienze.
Era loro convinzione che occorresse un ampio lavoro tra i giovani per far conoscere il valore della storia risorgimentale e il significato dei simboli principali, a cominciare dall’Inno nazionale e dalla bandiera tricolore, troppo spesso abbandonati a interpretazioni fuorvianti rispetto all’effettiva genesi ed al senso che avevano rivestito per i martiri dell’Unità italiana e per i patrioti.
Era però egualmente chiara la necessità di non offrire ai giovani letture retoriche o artefatte del Risorgimento, quanto invece di rivedere criticamente le vulgate e le versioni prevalenti per un doveroso principio di verità, senza il quale gli studenti chiamati alla riflessione avrebbero sicuramente e giustamente respinto l’occasione di riflessione. Mentre, dunque, il lavoro di quel primo Comitato si avviava cercando i contatti con le scuole per la proposta di lavori in comune, incentivati da borse di studio alle classi, cominciava anche un’attività di studio per l’approfondimento e la messa a fuoco dei reali processi risorgimentali.
Fin dall’inizio, l’organizzazione di convegni e giornate di studio ha implicato l’intervento di studiosi delle diverse Università o di spiccato interesse risorgimentale della Regione e non solo, alimentando un interesse per l’attività del Comitato che è stato il primo motivo di interessamento di nuovi soggetti e poi ha indirizzato diversi amici a proporre nelle loro zone analoghe esperienze. Nella più completa autonomia, e con formule talvolta originali rispetto a quanto fatto nel primo caso, è cominciato un formidabile sviluppo dei Comitati che si sono via via formati. Il Comitato mugellano ha indirizzato la sua attività su momenti di incontro intorno alla storia risorgimentale e contemporanea, ricercando momenti di collaborazione con le scuole. Il Comitato di Firenze ha avviato un formidabile programma di manifestazioni coinvolgenti la città, dalle conferenze nei cinque quartieri della città al convegno organizzato insieme al Lyceum e all’Università su Camillo Cavour: un calendario fitto e importante, tra storia, cultura, arte, con l’impegno di un numero rilevante di collaboratori. Il Comitato di Siena ha sviluppato interventi prestigiosi di presentazione alla cittadinanza della memoria storica locale e regionale, avviando contatti con le scuole. Il Comitato di Prato ha avviato un’importante serie di manifestazioni con le scuole e con i centri di studio, in collaborazione con la Prefettura. Il Comitato maremmano, che lega insieme diversi centri del territorio, si è collocato al centro di un’attività di riconoscimento della memoria storica dell’area che coinvolge centri culturali, istituzionali e scuole. Il Comitato di Empoli, più recente, ha avviato un programma di confronti scientifici insieme alle istituzioni dell’area e lavora per il raccordo con le scuole. A Greve si è svolta un’attività collaterale al Comitato di Livorno ed agli altri Comitati, che ha avuto importanti occasioni di coinvolgimento delle scuole medie inferiori, producendo anche materiali fondamentali per la storia delle donne nel Risorgimento.
Ma non è soltanto nei Comitati che si è svolta l’imponente mole di lavoro che può complessivamente enumerarsi ormai in almeno un centinaio di manifestazioni, in quanto un ruolo importante di coordinamento, confronto e scambio di informazioni, è stato svolto dal Coordinamento Toscano dei Comitati per la promozione dei valori Risorgimentali, anch’esso dotato di uno Statuto che si richiama al modello indicato. È un lavoro fondamentale che tiene insieme esperienze unite dal riconoscimento comune dei valori ma variegate per la grande articolazione ideale delle esperienze di vita e di studio. Ciò consente che non si riproduca, come nella realtà storica non è del resto mai esistita, una separazione tra il cosiddetto Risorgimento dei moderati e il cosiddetto Risorgimento dei democratici.
L’insieme delle esperienze dei Comitati si nutre invece di un concorso delle diverse forze sociali e delle diverse prospettive che richiama quanto accadde e a ciò che, nel fiorire di apporti politici, letterari, teorici, e nel concreto operare di tutti i soggetti sociali, rappresentò un fenomeno ineguagliato di concorso alla costruzione dello Stato nazionale.
Questa molteplicità costituisce una vera e propria ricchezza che non esclude il confronto delle opinioni, ma che si traduce invece, in virtù di un condiviso esercizio dell’onestà intellettuale e del reciproco rispetto, in fecondi momenti di discussione, alla luce di quel riconoscimento della continuità indicata dal Risorgimento alla Costituzione che il presidente Ciampi enucleò benissimo nel suo Settennato e che non ha perso la sua validità.
Tutte le forze che hanno dato vita al Coordinamento Regionale ed ai singoli Comitati sanno di concorrere alla promozione dei valori che costituiscono la continuità della coscienza repubblicana e democratica del nostro Paese e la caratterizzano in Europa. Il riconoscimento e l’interesse per questo lavoro è molto. La celebrazione del 150^ dell’Unità nazionale l’ha moltiplicato, per l’impegno di tutti i componenti dei Comitati, ormai tale da coinvolgere oltre un centinaio di soggetti, ma non esaurisce il compito. All’indomani delle celebrazioni i Comitati e il Coordinamento continueranno ad operare perché una società democratica non può permettersi di dimenticare i suoi valori fondanti. Resta però molto da fare perché le zone dove ancora non agisce un Comitato si attivino e, collegandosi con quelli esistenti, alla luce dello Statuto fondamentale, diano vita anch’essi alla loro organizzazione. È un dovere verso la cittadinanza e specialmente verso i giovani che occorre sentire e non soltanto in Toscana.

Fabio Bertini
Università di Firenze
Presidente del Comitato Livornese per i valori risorgimentali.

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