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Decoro urbano e diritto alla salute e alla quiete pubblica

01/05/2019 da Sergio Casprini

“Il governo granducale di Leopoldo II approvò nel 1844 il progetto di un quartiere con al centro una piazza rettangolare all’interno di una zona agricola situata in prossimità dell’ultima cerchia di mura e della Fortezza da Basso, detta anticamente Podere di Barbano, affidandone la realizzazione all’ingegner Flaminio Chiesi. Il piano regolatore prevedeva la costruzione di case e villini rigidamente allineati all’interno di una griglia geometrica di vie attorno alla nuova e spaziosa piazza, chiamata poi negli anni di Firenze Capitale Piazza dell’Indipendenza. Una delle nuove vie nei primi tempi si chiamava Via delle Officine, attualmente via Enrico Poggi, perché fu ideata per insediamenti artigianali, tra cui quelle arti incomode e insalubri come la fabbricazione delle corde di canapa e la cerchiature delle ruote, che si volevano togliere dai luoghi centrali.”
Manfredo Fanfani, Piazza dell’indipendenza a Firenze. Le origini, gli aneddoti le storie di vita. Edizione del centocinquantenario dell’Unita d’Italia.

 

Nell’Ottocento in Europa il tema dei diritti politici, nati con la rivoluzione francese, e quello della sovranità popolare cominciarono ad imporsi agli stati nazionali, sia che fossero regimi assolutisti o costituzionali.  Nello stesso tempo in ogni nazione si avviò anche un processo di modernizzazione dei costumi, dell’economia e della cultura in ragione del consolidarsi della rivoluzione industriale e di conseguenza dell’istruzione e della salute pubblica. Tutto questo non poteva non riflettersi in un forte rinnovamento urbano, in particolare nelle capitali degli stati e staterelli dell’Europa di allora. Anche nella Toscanina dei Lorena Leopoldo II, per dare un’immagine più decorosa di Firenze e risolvere anche questioni di degrado sociale e igienico del vecchio centro medievale (un reticolo di chiassi, vicoli e vie buie, con case ridotte a tuguri addossate ai palazzi nobiliari), cominciò a intervenire per una nuova forma urbis all’altezza del suo ruolo di capitale del Granducato di Toscana. Tra gli interventi più significativi della politica riformistica del Granduca ci fu nel 1837 il progetto di un quartiere nella zona agricola, detta di Barbano nei pressi delle mura e della Fortezza da Basso, per assicurare abitazioni salubri ai poveri che lo sviluppo economico di Firenze andava espellendo dal centro. La piazza che poi ne sarebbe nata avrebbe avuto una valenza fortemente simbolica nella storia del Risorgimento a Firenze come piazza dell’indipendenza.

Dietro quel disegno c’era pure un’emergenza sanitaria. Nel cuore della città molti immobili erano occupati da tessitori, che vivevano in condizioni igieniche precarie: proprio nel 1833 un’epidemia di colera aveva mietuto un migliaio di vittime. Le case del nuovo quartiere negli anni successivi invece sarebbero state ammesse al libero mercato e acquistate da commercianti, professionisti e artisti, assumendo quella configurazione di spazio urbano ordinato e decoroso, che avrebbe conservato fino a oggi.

In merito poi alla questione della quiete pubblica Manfredo Fanfani, nella sua storia della nascita di Piazza Indipendenza, ricorda quest’episodio: nel 1851 fu realizzato un teatro, il Politeama Fiorentino in via delle Officine nei pressi della piazza; nei primi anni ‘60 dell’Ottocento il teatro, distrutto da un incendio, fu trasferito in corso Vittorio Emanuele, oggi corso Italia, anche però o forse  soprattutto per le lamentele del vicino Istituto delle Scuole delle Zitelle Povere, disturbate nei momenti del raccoglimento e dello studio.

Negli anni di Firenze Capitale il processo di riqualificazione urbana della città non solo in termini di decoro, ma anche di salute e quiete pubblica, prosegui in maniera più incisiva con l’architetto Giuseppe Poggi e con il suo Piano di risanamento e di ingrandimento di Firenze del 1865, con la creazione di infrastrutture come i viali di circonvallazione e i lungarni, piazze ampie e larghe vie, moderni fabbricati residenziali e aree di verde pubblico. E proprio per piazza Indipendenza era stato previsto un progetto di giardino con vasca, aiole e alberi, chiuso con una cancellata come gli squares inglesi e purtroppo solo parzialmente realizzato nel corso degli anni.

Se veniamo al presente persiste ancora, sia pure in maniera diversa, il problema del degrado urbano, della salute e della quiete pubblica, anche se rispetto alla politica paternalistica dei governanti ottocenteschi i cittadini, non più sudditi, possono svolgere un ruolo di confronto democratico con le istituzioni, esercitando quella sovranità che la costituzione riconosce loro.

E proprio i residenti di Piazza Indipendenza da anni sono esasperati dallo spaccio di droghe, dai bivacchi, dai picnic abusivi, dal frastuono che ogni notte non li fa dormire, con la piazza diventata, con gli ubriachi che la frequentano sia la sera sia la mattina, un bagno pubblico a cielo aperto.

I residenti pertanto si sono organizzati, costituendo un comitato, e con manifestazioni di protesta, con petizioni e sensibilizzando l’opinione pubblica tramite i giornali locali e i social, hanno sollecitato l’amministrazione di Firenze a prendere provvedimenti. In un recente incontro tra assessori e residenti è stato dichiarato dagli amministratori che a breve partiranno i lavori per restituire decoro alla piazza, con nuove panchine, più luci e un giardino recintato e successivamente con divieto di accesso alle auto dei non residenti e ai bus extra urbani, per limitare il traffico che soffoca le strade vicine.

La strada per arrivare al decoro e a una effettiva difesa della salute e della quiete pubblica nelle nostre città è ancora lunga, ma l’esito al momento positivo di questa vicenda è comunque un primo passo per quella piena sovranità politica dei cittadini italiani, riconosciuta dal primo articolo della nostra Costituzione repubblicana.

Fuor di retorica si può dire che, se dal 27 aprile 1859 Piazza Indipendenza è un luogo fortemente simbolico per il Risorgimento a Firenze, quando da qui partì la rivoluzione pacifica di popolo che allontanò il Granduca Leopoldo II e portò a unire la Toscana all’Italia, nella stessa piazza è nato oggi un risorgimento civile per il diritto dei bambini, dei giovani e degli anziani a vivere serenamente nei luoghi in cui sono nati, abitano e spesso lavorano.

 

 

 

 

 

 

 

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