con un saggio di Andrea Emiliani
Autore Simone Verde
Editore Marsilio
Euro 22,00
- pp 352
Anno 2014
Mentre la cultura evoca altrove una generosa apertura intellettuale e il futuro, in Italia lo scontro frontale tra due partiti in eterno conflitto – quello di una religione inattuale del patrimonio e quello della svendita sul mercato dei beni culturali – tiene in ostaggio la più importante infrastruttura per la crescita civile ed economica del paese. A loro ausilio, e rafforzato da un dibattito sempre più ripiegato su se stesso, è l’ormai indiscusso strapotere di alcuni equivoci e pregiudizi: più la cultura è «alta» e più è inutile o, al contrario, è utile nella misura in cui riesce a fare cassa. Niente di più falso. Ripercorrendo con linguaggio a tratti narrativo l’invenzione della cultura, dei suoi concetti e della sua gestione pubblica quale una delle più luminose avventure dell’uomo, il libro va alla radice delle pratiche contemporanee, spazzando via ambiguità e strumentali fraintendimenti. Le politiche alle arti, alla tutela e alla conservazione sono, in effetti, un’invenzione del mondo moderno, perché l’emancipazione dei singoli liberi le capacità creative e renda la comunità più forte e competitiva. Moralmente, e quindi anche economicamente. Un’idea italiana, partorita tra Firenze e Roma, e offerta alla storia come suo dono più grande, purtroppo tradita e rimossa nella riluttanza a farsi nazione, prima, e pienamente democrazia, ora, come indica una cultura priva di risorse poiché incapace di vedersi attribuita una chiara missione collettiva. Una cultura senza baricentro, senza autonomia e senza statuto: senza Capitale, cioè. Ricostruite con rigore le ragioni storiche di una scoperta così potente e quelle del suo pesante tradimento, che corre parallelo alle imboscate dei nemici delle libertà civili, l’autore lancia la sua sfida e, rintracciati negli altri modelli occidentali i meccanismi originari che si devono all’Italia, propone la nascita di un’infrastruttura nazionale che, partendo da una Capitale all’altezza di Parigi, Washington o Londra, restituisca alla cultura la sua utilità e la sua ragione d’essere.