• Passa al contenuto principale
  • Skip to after header navigation
  • Skip to site footer
Risorgimento Firenze

Risorgimento Firenze

Il sito del Comitato Fiorentino per il Risorgimento.

  • Home
  • Focus
  • Tribuna
  • I luoghi
  • Mostre
  • Rassegna stampa
  • Pubblicazioni
  • Editoriale

C’è ancora chi è davvero disposto a morire per difendere l’Italia?

13/05/2024

Fucilazione Fratelli Bandiera La Tribuna Illustrata 17 settembre 1893

Meglio morire in piedi che vivere in ginocchio.

Questa frase – pronunciata da un giovane ucraino diciottenne in procinto di partire volontario per il fronte – è entrata sere fa nelle case di tanti italiani attraverso un tg della Rai. A chi vi abbia prestato attenzione (era pur sempre l’ora di cena) quelle parole saranno sembrate provenire da un altro pianeta. E in un certo senso è davvero così: rimandano infatti a un insieme di valori e sentimenti – la disponibilità a separarsi definitivamente dai propri affetti e il sacrificio estremo di sé per difendere il proprio paese – che sono usciti da tempo dalla nostra cultura. Non è stato sempre così, come sa chiunque conosca un po’ di storia a cominciare dalle vicende che portarono alla nascita dello stato italiano.

“Chi per la patria muor / vissuto è assai, / la fronda dell’allor / non langue mai. / Piuttosto che languir / sotto i tiranni / meglio è di morir / sul fior degli anni”. Così cantavano – modificando con il riferimento ai tiranni il coro di un’opera di Mercadante – i fratelli Bandiera e i loro compagni un giorno del luglio 1844, mentre andavano verso il luogo dove sarebbero stati fucilati. E’ possibile che l’episodio sia stato inventato successivamente, ma esemplifica bene quella disponibilità a dare la vita per l’indipendenza italiana che caratterizzava i patrioti del Risorgimento ed è testimoniata da tante “ultime lettere” ai propri cari. In molti di loro, giovani colti che si erano formati (e commossi) alla lettura dei poeti dell’epoca a cominciare da George Byron, la disponibilità al sacrificio si alimentava anche di una certa predisposizione romantica per la morte. Fatto sta che quella disponibilità c’era per davvero, come ci sarebbe stata in altri momenti della nostra storia. E’ il caso dei giovani partiti volontari nel 1915 o dei partigiani saliti a combattere sulle montagne trent’anni dopo per liberare il loro paese, animati anch’essi da un’etica del sacrificio non dissimile da quella del giovane ucraino citato all’inizio.

Ma anche la disponibilità alla “morte per la patria” dei partigiani – della gran parte se non proprio di tutti (c’erano anche quelli per i quali la lotta di classe contro i padroni e per il socialismo passava avanti a ogni cosa) – appare oggi lontana; su questo le lettere dei condannati a morte della Resistenza parlano una lingua che ci è diventata sconosciuta. Non vuole essere un rimprovero (e rivolto a chi poi?), né un rimpianto per le neiges d’antan. Si tratta solo di una constatazione: la disponibilità a difendere la propria patria, che pure è “sacro dovere del cittadino”, secondo un articolo della nostra Costituzione (non tra i più citati dai fan della carta “più bella del mondo”), è diventata problematica; forse, a voler essere realisti, dovremmo dire che è uscita dal nostro universo mentale. Nelle scuole italiane non credo venga dedicato al tema un centesimo dell’attenzione riservata all’inclusione, all’accoglienza, alla diversità.

Tutto questo è avvenuto per molte ragioni, a cominciare dal fatto che, finita la guerra, l’Italia repubblicana nasceva all’insegna di una crisi dell’idea di patria, compromessa dalla torsione nazionalista e aggressiva che le aveva imposto il regime mussoliniano, dunque inutilizzabile come risorsa valoriale e affettiva della nuova collettività democratica. La storia nazionale subiva una drammatica cesura: il principale partito di governo, la Dc, e il principale partito di opposizione, il Pci, erano eredi di forze – i cattolici e i socialisti – estranee alla tradizione da cui era sorto lo stato nazionale. L’idea di nazione, come hanno osservato alcuni storici, si partitizzava, nel senso che l’appartenenza alla Democrazia cristiana o al Partito comunista faceva premio sulla comune appartenenza alla patria italiana. Per molti anni tanti lavoratori comunisti – lo notò uno storico che nel Pci aveva militato, Aurelio Lepre – si sentirono più vicini agli operai e ai contadini sovietici che al proprio governo. In anni a noi più vicini, si dirà, c’è stato il settennato al Quirinale di Carlo Azeglio Ciampi. Certo, ma la sua meritoria riabilitazione dei simboli nazionali – dall’inno di Mameli al tricolore – non poteva arrivare a incidere più di tanto nei sentimenti collettivi del paese, negli strati più profondi dell’identità italiana.

Nei decenni la crisi dell’idea di patria è stata amplificata dalle caratteristiche di quella che viene chiamata la democrazia del benessere. Per poter accettare il rischio di morire, che la difesa armata del proprio paese inevitabilmente comporta, devono esistere delle “buone ragioni”: ma queste sono diventate dalle nostre parti una merce rara. Fondata com’è sul benessere individuale (che, sia chiaro, tutti molto apprezziamo) la nostra società democratica sembra non riuscire più a individuare qualcosa per cui sia possibile rinunciarvi, rischiando la propria vita al fine di difendere l’indipendenza e l’integrità nazionale. Tanto più che da anni c’eravamo convinti che, in un’Europa che entro i propri confini aveva sostanzialmente abolito la guerra, la necessità di dover davvero proteggere con le armi il proprio paese fosse stata superata. Come è a tutti evidente, questa condizione non è altrettanto certa per il futuro.

Giovanni Belardelli Il Foglio 8 maggio 2024

Graceville War Memorial in Australia

Pubblicato in: Tribuna
Post precedente:Il libro nero di Hamas
Post successivo:Museo della Collegiata

Sidebar

il Comitato Fiorentino per il Risorgimento
è associato al Coordinamento nazionale Associazioni Risorgimentali FERRUCCIO

Sostieni

Sostieni liberamente le nostre attività con un bonifico bancario sul seguente conto corrente
Chianti Banca-Credito Cooperativo S.C.
IBAN IT81R0867302802000000909083

L’editoriale del direttore

Natale in Ucraina

Video

Il video della presentazione nella sala Firenze Capitale del libro CENNI DAL LONTANO PASSATO

Prossimi appuntamenti

Storia versus Barbarie

19/11/2025

1865 – 1870 FIRENZE CAPITALE. La Certosa e l’eversione dell’asse ecclesiastico

29/09/2025

Società e cultura in Toscana dal Congresso di Vienna alla prima Guerra d’Indipendenza (1815/1848) 

20/09/2025

Lettere al Direttore

L’11 AGOSTO 1944, la Liberazione di Firenze, va sempre  celebrata per ricordare il sacrificio dei tanti partigiani che morirono  per la liberazione dell’Italia dal regime nazifascista.

12/08/2025

Focus

PERCHÉ NON CI SONO MANIFESTAZIONI IN DIFESA DEI CIVILI UCRAINI UCCISI?

17/11/2025

Tribuna

ALLA SCOPERTA DI PIETRO LEPOLDO. Le compagnie religiose soppresse, documenti e storia ritrovati

11/11/2025

Luoghi

Via del Canneto

21/05/2025

Mostre

Belle Époque

22/10/2025

Rassegna stampa

LA LAPIDE DI MODENA E L’ITALIA CHE NON ESISTE PIÙ

04/12/2025

Pubblicazioni

Il caso Renan. La prima guerra culturale dell’Italia unita

03/11/2025

LE TROPPE “EDUCAZIONI” RICHIESTE ALLA SCUOLA ITALIANA

01/11/2025

La mente non ha bisogno come un vaso di essere riempita, ma piuttosto come legna di una scintilla che l'accenda e vi infonda l'impulso della ricerca e un amore ardente per la verità. Plutarco, Moralia Mercoledì …

Il segno delle donne di fine Ottocento

26/10/2025

ERSILIA BRONZINI Tra storia e romanzo. Lucia Tancredi racconta le vicende di Ersilia Bronzini e delle altre protagoniste che a Milano cambiarono volto alla società con la mensa dei poveri, la guardia ostetrica, …

La prima guerra civile. Rivolte e repressione nel Mezzogiorno dopo l’unità d’Italia

21/10/2025

In questa ricostruzione storica, rigorosa e appassionante, Gianni Oliva ripercorre quella che fu la prima, drammatica guerra civile italiana. E lo fa senza indulgere nella retorica neoborbonica né dar credito ai …

POST-OCCIDENTE. Come il 7 ottobre riscrive la nostra storia

09/10/2025

Il 7 OTTOBRE ridisegna la storia. Allineati con il Sud del mondo, anche in Occidente molti condividono le ragioni che hanno scatenato il pogrom, e accusano Israele di genocidio. Sono così chiamati in causa i …

Sicurezza, quiete pubblica e decoro urbano: tre emergenze per Firenze

01/10/2025

Dal numero delle città immaginabili occorre escludere quelle i cui elementi si sommano senza un filo che li connetta, senza una regola interna, una prospettiva, un discorso. È delle città come dei sogni: tutto …

XX SETTEMBRE

22/09/2025

XX SETTEMBRE Oggi qui ricordiamo la Breccia di Porta Pia che unì Roma all’Italia e significativamente a 80 anni dalla fine della II guerra Mondiale per la prima volta si ricordano gli IMI, quei 600000 soldati e …

ll tramonto del passato. La crisi della storia nella società contemporanea

19/09/2025

Nelle società democratiche non è soltanto la storia in quanto disciplina ad essere in crisi. È in realtà la percezione stessa del passato che – per una serie di cause analizzate in questo libro – va scomparendo, a …

CHE SENSO HA FARE IL PROCESSO AL PASSATO

14/09/2025

Florence Henri, Composizione – La gloria che fu della Grecia, 1933 c., fotomontaggio È stato Eric Hobsbawm nel suo testo più noto – Il secolo breve – a sottolineare come gli anni 60 del Novecento abbiano segnato …

Il Cubo Nero nel cielo di Firenze

01/09/2025

 Concinnitas: armonia dello stile o del discorso, che risulta da una conveniente disposizione delle parole e dei suoni e ha insieme eleganza e semplicità» (Vocabolario on line Treccani). In origine il termine …

Cinquant’anni fa la morte di Carlo Levi, antifascista a Firenze

27/08/2025

Carlo Levi Autoritratto 1941/ 45 Nel capoluogo toscano lo scrittore torinese morto 50 anni fa scrisse «Cristo si è fermato a Eboli» e fu lì che venne arrestato e incarcerato alle Murate nel 1943 come «ebreo …

  • Il Comitato Fiorentino per il Risorgimento
  • STATUTO
  • Redazione
  • Contatti
  • Link
  • Privacy Policy

Direttore Sergio Casprini | Responsabile della Comunicazione Irene Foraboschi | Webmaster Claudio Tirinnanzi