Buon Natale
Felice Anno Nuovo
Il sito del Comitato Fiorentino per il Risorgimento.
Venerdì 17 novembre ore 15
La Colombaria via San Egidio 23 Firenze
CONVEGNO DI STUDI
nel cinquantesimo della scomparsa
III Settimana Associazioni Culturali Fiorentine
5/8 ottobre
Galleria delle Carrozze via Cavour 4 Firenze
Venerdì 6 ottobre ore 17/19
Conferenza del Comitato Fiorentino per il Risorgimento
Da Caporetto al Piave
Cultura e società, uomini e donne della Toscana nella Grande Guerra
Interventi
Scarlino Cenni di storia della Grande Guerra
Casprini Gli intellettuali, gli artisti negli anni del conflitto
Campagnano Le donne e la Guerra
Ore 11,30 Palazzo Pitti Lorenzi piazza Santa Maria Novella 21
Deposizione Corona di Alloro davanti alla Lapide
in memoria di Garibaldi che in quel palazzo
il 22 ottobre 1867, negli anni di Firenze Capitale, pronunciò la storica frase “O Roma o morte
Ore 12,00, Salone della Fratellanza Militare, piazza Santa Maria Novella,
Commemorazione del XX SETTEMBRE
Comitato Fiorentino per il Risorgimento, Circolo Piero Gobetti, Fondazione Ernesto Rossi e Gaetano Salvemini, Circolo Fratelli Rosselli, Associazione per l’iniziativa radicale “Andrea Tamburi”, Associazione veterani e reduci garibaldini, Unione degli atei e degli agnostici razionalisti, Firenze Radicale-Per gli Stati Uniti d’Europa
Centocinquant’anni di storia
Autore Guido Pescosolido
Editore Donzelli
Anno 2017
Pag. 167
Prezzo Euro 20.00
Problema antico e irrisolto, quello del Mezzogiorno d’Italia. Negli oltre 150 anni di vita dello Stato unitario la questione meridionale è stata sempre presente nella vita economica, sociale e politica del paese, attraverso tutti i regimi politici, tutte le forme di governo e tutte le stagioni. I suoi termini sono più volte cambiati, e anche radicalmente. Ma è convinzione dell’autore che la storia del Mezzogiorno nello Stato unitario, nonostante le attese deluse, sia stata comunque una delle più dinamiche e positive dell’area mediterranea, e sicuramente migliore di quella che sarebbe stata se avesse continuato a svolgersi nell’isolamento “tra l’acqua santa e l’acqua salata” di borbonica memoria
Evocata, brandita, rivendicata, vituperata… si sprecano gli aggettivi per la questione più discussa e irrisolta della nostra storia contemporanea, la questione per antonomasia: quella meridionale; vale a dire la problematica di natura economica, sociale, antropologica e politica che corrisponde a una delle principali manifestazioni d’incompiutezza dell’Italia unita. Quella che qui si propone, in un numero limitato di pagine, è una sintesi essenziale ma completa delle sue principali tappe. Muovendo da una ricognizione delle origini preunitarie delle differenze Nord-Sud, il libro ricostruisce l’evolversi delle condizioni del Mezzogiorno e del ruolo da esso svolto nello sviluppo economico e sociale del paese. Alla luce dell’imponente bibliografia accumulatasi sul tema, si individuano alcune scansioni fondamentali. A una prima fase, dal 1861 al 1887, in cui la condizione economica del Sud migliora e non perde terreno rispetto al Nord, anzi, il Sud è fattore propulsivo dello sviluppo capitalistico del paese, segue una seconda, dal 1887 alla fine della seconda guerra mondiale, in cui, se la situazione del Mezzogiorno migliora sensibilmente, la sua economia resta eminentemente agricola, mentre al Nord parte un’industrializzazione diffusa e superiore: il dualismo assume dimensioni senza precedenti, in termini sia di Pil che di configurazione produttiva. Dagli anni cinquanta alla metà degli anni settanta, la svolta: grazie anche all’intervento straordinario, per la prima volta si registra un dirottamento di risorse da Nord a Sud che fino al 1973 produce un parziale recupero in termini di struttura produttiva, Pil e consumi; da società rurale il Sud si trasforma in società terziarizzata. È questo un periodo cruciale in cui, secondo l’autore, lo Stato ha tutte le carte per vincere la partita dell’effettiva unificazione; ma non lo fa, sceglie di non affrontare in maniera decisiva la «questione» e di seguire un’altra strada, quella che ci ha condotto alla fase attuale, in cui la crisi internazionale coinvolge il Mezzogiorno in misura più accentuata sia rispetto all’Italia che all’Europa: il divario torna alle dimensioni dei primi anni cinquanta. Il Mezzogiorno diviene fattore di rallentamento, se non di blocco, dell’intera economia nazionale e non solo: non si tratta più di una questione italiana, ma di una questione europea. Eppure recenti segnali di risveglio economico ci sono, e l’Italia ha gli strumenti e le energie per consolidarli: fondamentale sarà fare tesoro del passato e in prospettiva riprendere e portare avanti con fiducia il cammino della convergenza che era stato bruscamente interrotto.
Guido Pescosolido è ordinario di Storia moderna nell’Università di Roma «La Sapienza». Ha insegnato nelle Università di Messina, della Tuscia, di Napoli Federico II, Roma Tre e Luiss. Tra le sue pubblicazioni sulla storia economica, sociale e politica dell’Italia dal secolo XVII ai nostri giorni ricordiamo: Terra e nobiltà. I Borghese. Secoli XVIII e XIX (Jouvence, 1979); Agricoltura e industria nell’Italia unita (Laterza, 20044); Unità nazionale e sviluppo economico in Italia. 1750-1913 (Edizioni Nuova Cultura, 2014); Nazione, sviluppo economico e questione meridionale in Italia (Rubbettino, 2017).
Se esiste l’esigenza di alcuni partiti di collegarsi, a fini elettorali, ad un’opinione pubblica meridionale gravata da problemi antichi e nuovi, è loro dovere di onestà politica farlo identificando la natura dei problemi esistenti, verificando la realtà delle loro proposte, eventualmente le loro responsabilità, contribuendo anzi a un processo educativo che è sempre opportuno promuovere, al Nord, al Centro, al Sud e, visto che siamo cittadini europei, su una scala ancora più larga. La questione vale anche per altre situazioni, in un tempo che vede accendersi a oltre un secolo di distanza, dopo cioè un lunghissimo periodo di tempo in cui le società hanno metabolizzato conflitti atroci e divisioni terribili, la battaglia delle statue. È un brutto segnale perché se ne ricava che il giudizio storico non è considerato uno strumento di comprensione del presente ed eventualmente di virtuosa costruzione del futuro, ma che è impugnato selvaggiamente come una clava e, molto spesso, senza senso di responsabilità.
Appare questo il caso della recente iniziativa della Regione Puglia sulla cosiddetta giornata della memoria che, anche per la data scelta, appare più celebrativa della dinastia uscente dei Borbone che delle vittime meridionali, prime tra tutte quelle che la dinastia dei Borbone ha prodotto, ad esempio con il bombardamento di Messina e con le stragi di Napoli del 1848, o di quelle che possono essere state prodotte dagli avvenimenti risorgimentali che debbono alle popolazioni meridionali un grandissimo contributo all’unità nazionale. L’Unità italiana deve molto ai patrioti napoletani del 1799 e a quelli del Cilento del 1828, ai moti siciliani di fine ’47 e a quelli che, nel 1860, aprirono la strada al soccorso dei fratelli garibaldini e ad altri meridionali ancora. Deve molto al grande numero di esuli costretti a lasciare le loro case e le loro proprietà per il desiderio di un paese moderno e libero, una corrente di rifugiati cui non risulta corrisponderne un’altra in senso opposto di militanti in cerca di riparo politico presso la Corte borbonica.
Chi propone l’iniziativa pugliese postula cifre di vittime che quantifica per sentito dire, incerta tra 20.000 e 100.000, senza sentire il bisogno di un serio approfondimento con storici qualificati che, certamente nella sua terra non mancano. Appoggia il suo teorema su generiche affermazioni contro non meglio identificati diffamatori del Sud e dei meridionali, e promette una rivoluzione culturale, facendo riferimento ai molti libri e saggi che narrano di un Sud evoluto, scoprendo così l’acqua calda perché il Sud era terra di grandi intellettuali, molti dei quali costretti ad andarsene o in galera, come Luigi Settembrini e suo padre. Se poi voleva riferirsi all’economia reale, si tratta di altra cosa. Conclude poi con la stranezza di associare l’anniversario della nascita di Garibaldi allo splendido risultato che consisterebbe nel successo della sua mozione.
A noi pare che la mozione di cui sopra, in Puglia e ovunque venga riproposta metta alla prova le forze politiche che eventualmente l’appoggiano. Impone loro, prima di ogni altra cosa la verifica delle radici che rappresentano anche quando abbiano mutato il nome nel corso del tempo, perché gli alberi che non hanno radici sono destinati a cadere. Impone un dovere di serietà verso la storia che è molto più complessa di quanto la mozione pugliese faccia apparire e non è fatta a colpi di slogan, ma di documentazione e coscienza critica. Non esiste una storiografia ufficiale, mentre è doverosa una storiografia seria e onesta.
La storia è compito di chi la studia, ma non si esaurisce in se stessa perché ha bisogno anche di una riflessione onesta e sensata dei cittadini, di uno scambio civile. Questo racconta l’esperienza dei comitati e delle associazioni risorgimentali che si ritrovano nel Coordinamento nazionale, al Nord, al Centro e al Sud, e che si riconoscono nei valori di democrazia, libertà, giustizia sociale. Sono i valori affermati dal Risorgimento, sottratti all’Italia dal fascismo e recuperati dalla Resistenza nelle cui fila non poche unità si richiamavano a simboli e personaggi del Risorgimento. L’esperienza ventennale dei Comitati del Risorgimento ci dice che la sinergia di storici e cittadini è importante. Essa richiede non la spinta di interessi contingenti, e men che mai di interessi personali, economici, o elettorali ecc., ma la condivisione di un amore spassionato per quei valori intorno ai quali si trovano cittadini che hanno magari militanze diverse. Essi magari votano in contrapposizione, ma, come fu per i Costituenti del 1946-47, sanno che un paese ha avvenire se poggia su un terreno fecondo di valori e che l’Unità d’Italia nel quadro di una grande e democratica evoluzione europea ne è la base fondamentale. Le prese di posizione di importanti società storiche italiane, la Giunta Centrale per gli Studi storici; la Società Italiana degli Storici Contemporanei; la Società Italiana per la Storia dell’Età Moderna; la Società Italiana di Storia Internazionale; la Società Italiana delle Storiche; la Società Italiana degli Storici Medievisti; la Consulta Universitaria per la Storia Greca e Romana, ci confortano in una sensibilità che riconduce la storia al suo dovere civile e, nello stesso tempo, ci spinge a sollecitare gli storici ad approfondire il rapporto con i cittadini come avviene nei nostri organismi associati.
Per il Coordinamento Nazionale Associazioni Risorgimentali
Il Presidente
Fabio Bertini
ASSOCIAZIONE MUSICALE E CULTURALE DOMENICO ACHILLI
CENTOCINQUANTENARIO
GARIBALDI A GAVINANA
In collaborazione con
ASSOCIAZIONE NAZIONALE VETERANI E REDUCI GARIBALDINI
Sezione di Firenze
COORDINAMENTO TOSCANO PER LA PROMOZIONE DEI VALORI RISORGIMENTALI
PUBBLICA ASSISTENZA MARESCA
Sezione Gavinana
COMPAGNIA S.S.SACRAMENTO
Gavinana
COMITATO FIORENTINO PER IL RISORGIMENTO
Dal 25 marzo fino al 21 maggio prossimo è aperta la mostra dedicata a Giovanni Michelucci nelle Sale Affrescate del Palazzo comunale, sede del Centro di Documentazione sull’opera grafica del maestro. L’esposizione è a cura di Andrea Aleardi, Alessandro Masetti e Nadia Musumeci.
Giovanni Michelucci è stato artigiano, designer, urbanista, intellettuale, scrittore. Tanti i profili e i mestieri in cui si è cimentato Michelucci: Pistoia, città nella quale è nato il 2 gennaio del 1891, decide così di dedicargli un’esposizione per celebrare la sua versatilità.
La mostra ripercorre gli aspetti più significativi dell’opera di Giovanni Michelucci attraverso una selezione di disegni, progetti, fotografie, modelli, sculture, filmati d’epoca, ma soprattutto parole
Lo stesso Michelucci infatti accompagna il visitatore alla scoperta del suo pensiero: citazioni e interviste echeggiano nelle sale esprimendo concetti chiave del suo essere architetto per la collettività, fautore di una cultura progettuale etica basata sul rispetto del diritto alla vita dell’uomo, con pensieri anticipatori per le epoche in cui furono espressi, ma che innegabilmente animano e costituiscono il dibattito sociale di oggi.
L’itinerario espositivo che si articola in quattro ambiti tematici propone un racconto autentico e ancora vivo: la visione della Città variabile, che cambia al mutare delle esigenze della collettività; l’idea di Cantiere come progetto sociale collettivo; le riflessioni sullo spazio comunitario, di incontro e partecipazione che si manifestano nella volontà di “abbattere ogni diaframma all’interno della città”; e infine la profonda relazione tra natura e architettura che si può cogliere a pieno nelle strutture ramificate ad albero. Non mancano capolavori indiscussi come la Chiesa dell’Autostrada, immortalata negli scatti di Ugo Mulas; la Chiesa di Longarone, pensata come una dopppia cavea-teatro che guarda sul paesaggio distrutto dalla tragedia del Vajont; la Chiesa pistoiese della Vergine, che si rifà alla semplicità formale dell’architettura romanica; ma anche le idee per la ricostruzione del centro storico di Firenze in seguito alle devastazioni della guerra e dell’alluvione nel 1966; gli schizzi inediti per un centro di quartiere a Sesto Fiorentino e i disegni per il memoriale a Michelangelo sulle Alpi Apuane, immaginato come innovativo centro sperimentale per la lavorazione del marmo con lo scultore Henry Moore.
Di particolare suggestione la sezione che documenta il processo creativo del “fare architettura” cogliendo suggerimenti dagli elementi naturali con disegni dal vero che ritraggono alberi, radici e animali, abbinati alla collezione di fossili e minerali raccolti da Michelucci durante le passeggiate a contatto con la natura.
L’immagine di apertura della mostra è l’Arca incagliata nella roccia, disegno che Michelucci realizza nel 1987 per una cooperativa serigrafica a sostegno dei programmi di reinserimento dei detenuti. Da potente allegoria del naufragio della società e della tragedia delle vicende umane, a conclusione del percorso espositivo, l’Arca diviene un simbolo di approdo, di accoglienza e di costruzione della città.
Giovanni Michelucci
LA COSTRUZIONE DELLA CITTA’
25 marzo/ 21 maggio
Pistoia Sale Affrescate del Palazzo Comunale
Martedì- venerdì 10/13 15/18
Sabato, domenica e festivi 10/18
Comitato Fiorentino per il Risorgimento
Quartiere 5
Venerdì 3 febbraio alle ore 17,00 inizia il ciclo di incontri “I venerdì di Villa Pozzolini” che si terranno nei mesi di febbraio, marzo, aprile a Villa Pozzolini viale Guidoni 188 Firenze
Tema degli incontri
Firenze e la modernità nel processo di unificazione nazionale
Venerdì 3 febbraio ore 17,00
SERGIO CASPRINI, Dal Risorgimento alla modernità economica e della comunicazione:
Carlo e Paolo Lorenzini
Si allega il programma