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Rosalia Montmasson, la garibaldina di Crispi

27/12/2014 da Comitato Fiorentino per il Risorgimento

copertinaLettere a Sergio Romano     Corriere della Sera Domenica 21 dicembre

Non ho letto il suo libro su Francesco Crispi, posso immaginare in che scarsa considerazione sarà stata tenuta Rosalia Montmasson, che fu la moglie ed ebbe l’ardire di unirsi ai Mille. Il motivo della lite tra i coniugi pare sia stato il voltafaccia di Crispi che abbandonò i repubblicani per schierarsi con i monarchici, ma non so se Lina Barbagallo fosse già l’amante di Crispi. Essendo al corrente delle vicende potrebbe narrarle?

Franca Piccinini

Cara signora Piccinini,

non credo che lo scoglio su cui naufragò l’unione di Francesco Crispi con Rosalia Montmasson fosse una divergenza politica. Si erano incontrati a Torino, dopo il fallimento dei moti mazziniani del 1853. Sembra addirittura, secondo fonti difficilmente verificabili, che l’incontro abbia avuto luogo nel carcere di palazzo Madama, dove Crispi fu custodito per qualche giorno prima della sua estradizione e dove Rosalia, giunta a Torino dalla Savoia, lavava e stirava. Lui aveva 35 anni, era già noto per il suo impegno politico e piaceva alle donne; lei ne aveva 28, era attraente, sensuale, robusta, piena di coraggio e passione. Quando Crispi fu espulso dal Regno di Sardegna e s’imbarcò a Genova per Malta, Rosalia lo seguì. Il loro soggiorno nell’isola durò soltanto un paio d’anni. Non appena ricominciò a fare politica con la comunità degli esuli, Crispi attirò l’attenzione del governatore e dovette andarsene. Ma prima di lasciare Malta volle regolarizzare il suo rapporto con Rosalia. Cercarono qualcuno che li sposasse segretamente, alla vigilia della partenza per Londra, e si imbatterono in un prete vagabondo che li unì in matrimonio frettolosamente nella sua camera da letto. A Londra, dove viveva Mazzini, la donna di Crispi entrò nel giro della grande cospirazione. Dagli inizi del 1859 , mentre il Regno di Sardegna si preparava alla guerra contro l’Austria e i patrioti italiani rientravano in Italia, non vi fu fase dell’organizzazione in cui Rosalia non facesse coraggiosamente la sua parte. Aiutò Crispi portando messaggi e ordini da Londra al continente, salpò con i Mille da Quarto a bordo del Piemonte, curò i feriti sul campo di battaglia di Calatafimi, fu amata e rispettata dagli uomini con cui combatteva. Insieme a Jessie White Mario, la moglie americana di Alberto Mario, Rosalia Montmasson fu per qualche tempo una first lady del Risorgimento. Più tardi, dopo l’unificazione, i reduci della spedizione in Sicilia vollero renderle omaggio offrendole una croce di diamanti che portava sul petto come una decorazione. Il rapporto con Crispi cominciò a incrinarsi quando il governo e il Parlamento si trasferirono a Firenze, fra il 1865 e il 1870. Lui era ormai un leader politico, frequentava i salotti della nuova capitale, aveva stretto una nuova relazione; lei amava il lusso, riempiva il suo guardaroba di vestiti eleganti, beveva troppo e troppo spesso. La separazione, quando Crispi decise di sposare la giovane Lina Barbagallo, figlia di un magistrato borbonico, fu per Rosalia il colpo da cui non riuscì più a sollevarsi. La ferì e la umiliò soprattutto la spiegazione che Crispi aveva il diritto di sposarsi perché il matrimonio di Malta, celebrato di nascosto da un prete compiacente, non aveva alcun valore. Fu un breve e raro motivo di conforto l’incontro in via Nazionale a Roma con un uomo che le buttò le braccia al collo piangendo di gioia. Era un garibaldino che lei aveva assistito a Calatafimi bendandogli la ferita con la sua camicia.

Sergio Romano

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