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Risorgere dalla macerie della natura e dell’uomo.

01/02/2017 da Sergio Casprini

La natura ci destinò per medicina di tutti i mali la morte.  Giacomo Lepardi  Operette morali

La tragica valanga che ha sepolto l’hotel Rigopiano ed i suoi ospiti alle pendici del Gran Sasso è la metafora dell’Italia, messa in crisi dalle catastrofi naturali, le eccezionali nevicate e lo sciame sismico che hanno colpito nei giorni scorsi l’Abruzzo e la sua gente, e dalle polemiche che gli eventi hanno suscitato presso l’opinione pubblica.

Come è già successo altre volte è stato approntato subito un circo mediatico che ha messo in scena  sia la cronaca dei fatti che lo spettacolo del dolore delle vittime e dei familiari, i social network hanno fatto poi la loro parte, cavalcando il risentimento della gente contro le istituzioni; Piove governo ladro è un mantra che dai tempi dell’Unità d’Italia riemerge sempre in occasione di sciagure nazionali.

Non vanno negate certo le disfunzioni ed i ritardi nell’operazione di soccorso, l’incertezza nella comunicazioni tra istituzioni pubbliche ed amministrazioni locali, insomma la presenza di un apparato burocratico ancora sclerotico e premoderno soprattutto nel Sud dell’Italia che era stato già denunciato lucidamente dagli uomini di cultura del Risorgimento e che a distanza di 150 anni è ancora alieno a qualsivoglia tentativo di riforma.

Occorre uscire però dal circolo vizioso tra il pessimismo cosmico alla Leopardi, per cui l’uomo è sempre impotente a fronte di una natura matrigna, e il giudizio ingeneroso nei confronti delle istituzioni del nostro Paese di non essere in grado di fronteggiare i disastri ambientali ed  occorre invece apprezzare la generosa azione di solidarietà degli italiani con un forte sostegno economico tramite sottoscrizioni ai terremotati e soprattutto l’impegno, fuor di retorica, sovrumano delle strutture operative che costituiscono la Protezione Civile e cioè  il Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco, le Forze Armate, le Forze di Polizia, il Corpo Forestale dello Stato, la Comunità scientifica, la Croce Rossa Italiana, le strutture del Servizio Sanitario Nazionale, il Corpo Nazionale di soccorso alpino e speleologico, le organizzazioni di volontariato a conferma di quanto si manifesti  in situazioni di emergenza un sentimento partecipe e condiviso di unità nazionale.

La presenza capillare oggi della Protezione civile nel territorio italiano e la sua capacità d’intervento sono il punto d’arrivo di un processo storico che nasce negli anni del Risorgimento con le prime organizzazioni di volontariato politico e civile.

Il volontariato politico dei mazziniani, il volontariato armato delle garibaldini al momento in cui si affermava il processo di unificazione nazionale  si trasformò in volontariato civile in tempo di pace.

A Firenze per esempio nacque nel 1872 la Fratellanza Militare, ad opera di reduci combattenti, una Compagnia Volontaria, organizzata militarmente, dove i Militi Volontari eseguivano oltre che l’assistenza agli ammalati, il soccorso ed esercitazioni periodiche. Dal volontariato di guerra per l’Indipendenza dell’Italia, al volontariato di pace; la solidarietà e gli ideali, sorti in guerra, trasmessi  alle popolazioni civili in pace, come tra l’altro in occasione del tragico terremoto di Messina del 1908. Ed anche in altre città italiane sorsero organizzazioni di volontariato, che si sono fatte onore nei molti eventi catastrofici che hanno purtroppo segnato la storia del nostro Paese fino ad oggi.

Dal 2004 non esiste più il servizio militare di leva e quindi di fatto anche il servizio civile obbligatorio e  quindi il servizio civile nazionale si è trasformato in un’esperienza autonoma e slegata dagli obblighi militari, accessibile a tutti i cittadini dai 18 ai 28 anni, ovviamente su base volontaria. E della collaborazione di questi cittadini se ne può avvalere il Servizio nazionale della Protezione Civile, per cui nell’ottica di potenziamento e di miglior efficienza delle strutture della Protezione civile sarebbe garantita ai giovani una seria formazione ai doveri di cittadinanza e sarebbe favorito ancor di più il senso di appartenenza alla propria Nazione , a conferma che può esistere un circolo virtuoso tra istituzioni dello stato e società civile!

Sergio Casprini

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