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Riccardo Marasco: l’ultimo menestrello di Firenze

27/12/2015 da Sergio Casprini

…Anche il Marzocco un sa piu’ cosa fare
perché i leoni non sanno nuotare
senza costume sta lì tutto nudo
“speriamo che l’acqua ‘un mi freghi lo scudo!”

Non hai piu’ salvezza, non hai piu’ speranza,
ovunque c’è cacca in frenetica danza
e trascinato dall’onda veloce
giungi stremato in Santa Croce.

Dante di marmo, poeta divino,
mira sdegnato l’immane casino
“o fiorentini m’avete esiliato…
prendete la merda che dio v’ha mandato!”

Listener Sono gli ultimi versi irreverenti e sboccati della canzone L’Alluvione del 1972 di Riccardo Marasco, cantore della fiorentinità tradizionale, grande stornellatore, con ben 51 anni di carriera sui palcoscenici , venuto a mancare nella sua casa di Bagno a Ripoli venerdì 18 dicembre.

Nato a Firenze il 29 ottobre del 1938, è stato un menestrello vernacolare, ma acculturato e profondo conoscitore e reinventore della tradizione popolare, non solo toscana, è diventato soprattutto famoso per le canzoni sboccate e ironiche (L’alluvione; La lallera; La Teresina; La Wanda; Vassallo, cavallo, gallo); tuttavia nel suo repertorio si trovavano anche canzoni popolari e canti religiosi.

Amava Firenze però non dimenticava di fustigarla, basta ricordare la canzone Firenze Bottegaia del 1989 con quei versi : si sfratta l’artigiano / si sfratta San Frediano / i mali tuoi Firenze chi li sfratterà ? / Si sfratta i più gloriosi/ si sfratta anche la storia /  Se occorre dan lo sfratto anche alla vecchia di su ma.

Anche nei contesti più vicini al cabaret, Marasco ha rivelato un amore per la storia della propria terra, come nel caso de L’ammucchiata, una lunga descrizione di un’orgia a cui partecipano i più grandi nomi del potere fiorentino e della cultura rinascimentale.

Durante più di quarant’anni Riccardo Marasco ha dato vita ad una forma di teatro musicale che ha toccato gli elementi più disparati della musica italiana, dagli antichi canti popolari toscani del Quattrocento a quelli patriottici del periodo risorgimentale, passando per le laudi religiose dedicate a Maria Vergine.

Marasco è stato pure appassionato conoscitore e interprete dell’opera di Odoardo Spadaro, di cui è considerato l’erede naturale.

E come Spadaro e come altri personaggi, più o meno noti, della Firenze dell’Ottocento e del Novecento verrà sepolto nel Cimitero delle Porte Sante all’Abbazia di San Miniato

E proprio in questo Cimitero nell’ottobre del 2011, quando “all’ombra della torre” dell’Abbazia la città di Firenze volle dedicare una targa alla memoria della patriota veneta, Antonia Masanello (Cervarese S.Croce, 1833 – Firenze, 1862), sepolta inizialmente alle Porte Sante e poi tumulata nel Cimitero di Trespiano, Riccardo Marasco volle cantare con passione i versi riportati della targa, versi del celebre epitaffio composto da Francesco Dall’Ongaro: L’abbian deposta, la garibaldina/ all’ombra della torre di San Miniato/ colla faccia rivolta alla marina/ perché pensi a Venezia, al lido amato, a conferma del suo grande amore per Firenze e per l’Italia

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