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Palazzo Serristori  

18/08/2023 da Sergio Casprini

Ingresso via Renai n. 2 con affaccio su piazza Renai e sul Lungarno Serristori- Firenze

Il Palazzo Serristori   costruito sull’Arno pressi di Ponte Vecchio ha ben 5.500 mq di interni e circa 3.000 mq di giardino. Il nucleo originario dell’edificio risulta edificato tra il 1515 e il 1520, anno nel quale Alessio Baldovinetti ne fa menzione nei suoi Ricordi, dicendolo costruito per volontà di Lorenzo Serristori dietro la chiesa di San Gregorio (che si trovava in piazza de’ Mozzi dove è ora il museo Bardini), “sulla gora delle mulina”, che al tempo correva parallela al fiume dalla porta di San Niccolò fino al ponte alle Grazie, azionando appunto due grandi mulini.

La nobile famiglia Serristori, la cui ascesa inizia nel Medioevo, già nel 1500 aveva raggiunto una posizione di indiscutibile ricchezza e prestigio, dovuta in particolar modo ai rapporti con i Medici, di cui furono fedeli alleati. Successivamente con Averardo Serristori, ambasciatore per Cosimo I de’ Medici, il palazzo venne ampliato con l’aggiunta di uno dei più grandi giardini all’italiana di Firenze, tutt’oggi visibile lungo la sponda sinistra dell’Arno.

Tra il Seicento e i primi dell’Ottocento le notizie reperibili sono per lo più in relazione ai molti lavori promossi dai proprietari proprio in questi spazi esterni sulla gora e verso il greto dell’Arno (vi lavorarono tra gli altri Gherardo e Pier Francesco Silvani, Antonio Maria Ferri, Ferdinando Ruggieri e Bernardino Ciurini), fino alla realizzazione della cosiddetta ‘passeggiata Serristori’ (1803-1806), progettata da Giuseppe Manetti e arricchita, lungo il percorso, da piccole costruzioni adatte al riposo e al belvedere, compreso un ‘kaffeehaus’ costruito sopra una delle pigne del ponte alle Grazie. La fama della passeggiata, come le tante migliorie apportate alla residenza nel corso del tempo, resero il palazzo degno di ospitare uomini potenti e illustri, tra i quali Gioacchino Murat, Nicola Demidoff (Nikolaj Nikitic Demidov, che affittò il palazzo nel 1824) e vari membri della famiglia Bonaparte, tra i quali Giuseppe, re di Spagna e fratello di Napoleone, qui morto nel 1844 (lo ricorda una lapide posta dal lato di via dei Renai).

 L’attuale configurazione dell’edificio è tuttavia legata agli imponenti interventi urbanistici promossi negli anni di Firenze Capitale (1865-1871), in particolare dal 1870 circa, quando si dette avvio ai lavori per l’apertura dei nuovi lungarni. Per quanto concerne questo tratto venne espropriata una lunga striscia di terreno (comprendente la ‘passeggiata’ con tutte le sue piccole costruzioni), rendendo necessario, come accadeva per molti altri palazzi storici posti lungo l’Arno, un intervento sull’antica fabbrica per voltarla verso il fiume. Alfredo Serristori, allora proprietario, si rivolse così all’architetto Eugenio Falciani che, entro il 1873 (come risulta dalla memoria posta sul lato che guarda alla piazza), ridisegnò la costruzione erigendo gli attuali due avancorpi laterali e rinnovando la disposizione degli appartamenti interni, secondo quei concetti di classicità e decoro dominanti l’architettura fiorentina del tempo.

Tra gli appartamenti interni sono sopravvissuti elementi originali del palazzo del XVII secolo a partire dal salone affrescato delle feste, uno dei più grandi di Firenze, con i suoi 250 mq di ampiezza e 12 metri e mezzo di altezza, più 150 mq  come è sopravvissuta  la “Sala degli Specchi” con i caminetti del palazzo realizzati in marmi preziosi con stemma dei Serristori e la stufa in terracotta invetriata della manifattura Ginori. Durante l’ultima guerra l’edificio fu sede dell’Accademia d’Italia, presieduta da Giovanni Gentile. Nel 1982, dopo che una auspicata acquisizione della proprietà da parte del Ministero dei Beni Culturali e Ambientali fu vanificata dalla Corte dei Conti per mancanza della copertura finanziaria necessaria, il palazzo nel corso degli anni  ebbe diversi proprietari, per realizzare o alberghi o residenze di lusso, fino all’acquisto nel marzo 2020, da parte del gruppo taiwanese LDC (Luxury Dreams & Culture), che attualmente lo sta restaurando  per farne prestigiosi appartamenti extra lusso.

Notizie dal Sito del Repertorio Architetture Civili di Firenze

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