• Passa al contenuto principale
  • Skip to after header navigation
  • Skip to site footer
Risorgimento Firenze

Risorgimento Firenze

Il sito del Comitato Fiorentino per il Risorgimento.

  • Home
  • Focus
  • Tribuna
  • I luoghi
  • Mostre
  • Rassegna stampa
  • Pubblicazioni
  • Editoriale

ll mito del «lager dei Savoia»

20/10/2012

Lo sterminio dei militari napoletani è un’invenzione dei neoborbonici

Corrado Stajano   Corriere della Sera   11 ottobre 

Pochi o forse nessuno, in occasione delle celebrazioni per i centocinquant’anni dell’Unità d’Italia, ha scritto o parlato di quel che fu l’esercito borbonico: centomila uomini bene organizzati, con corpi famosi, la guardia reale, i dragoni, i lancieri, le batterie a cavallo, i reggimenti di granatieri, quelli degli ussari.

Si ironizzò molto, dopo l’Unità, sull’«esercito di Franceschiello», dileggiato, oggetto di sarcasmi, ma la verità è differente, l’esercito borbonico disponeva di un’ottima organizzazione logistica, possedeva tra l’altro un’artiglieria e un’arma del genio di buon livello. Si battè con coraggio sui campi di battaglia d’Europa, con le armate napoleoniche, a Curtatone e Montanara nel 1848, nell’assedio di Venezia l’anno dopo.

Scrisse cavallerescamente dei soldati borbonici un ufficiale di Stato maggiore dell’esercito italiano, di famiglia sardo-piemontese, Tommaso Argiolas, in un vecchio libro (1970) assai documentato, Storia dell’esercito borbonico (Edizioni Scientifiche italiane): «Era nei disegni del destino, nel processo ineluttabile della unificazione nazionale, che esso scomparisse. La sua agonia fu breve ma convulsa. (…) La ragione di ogni successo o di ogni sua disfatta è da ricercarsi unicamente nei capi che lo guidavano». Generali inetti. Un re, Francesco II, inadeguato e senza carattere.

Questo nuovo libro che esce da Laterza, I prigionieri dei Savoia. La vera storia della congiura di Fenestrelle di Alessandro Barbero, professore di Storia medievale all’Università del Piemonte Orientale, romanziere (ha vinto nel 1996 il premio Strega con Bella vita e guerre altrui di Mr. Pyle, Mondadori) non si propone di analizzare la struttura dell’esercito borbonico e i suoi caratteri ma di raccontarne la disfatta dopo il 1860. Lo sfacelo dell’esercito borbonico fu un 8 settembre 1943 ante litteram. Il libro non offre un’analisi storica complessiva, indulge soprattutto alla statistica e all’archivistica. Ricco di notizie, è spesso interessante, più che per le vicende personali dei soldati borbonici, seguite con una minuzia eccessiva, perché riesce a far capire come furono gravi i problemi che si presentarono al governo di Cavour.

La confusione fu grande. I soldati e gli ufficiali borbonici avevano diritto alle garanzie dovute ai prigionieri di guerra. Ma la decisione del governo di Torino era di arruolarli subito nell’esercito italiano. Non tutti furono d’accordo e si appellarono al giuramento prestato al loro re. I conflitti furono aspri, indicatori dell’alterigia dei vincitori, espressione spesso di culture allora assai lontane tra loro e di un’idea soltanto formale dell’unità tra italiani del Nord e del Sud.

La lettera del generale Alfonso La Marmora a Cavour, il 18 novembre 1860, può fare da cruda testimonianza: «Non ti devo lasciare ignorare che i prigionieri napoletani dimostrano un pessimo spirito. Su 1.600 che si trovano a Milano, non arriveranno a 100 quelli che acconsentiranno a prender servizio. Sono tutti coperti di rogne e di vermina, moltissimi affetti da mal d’occhi o da mal venereo, e quel che è più, dimostrano avversione a prendere da noi servizio. (…) Non so per verità che cosa si potrà fare di questa canaglia».

I reazionari di ogni specie, in particolare gli ambienti clericali, fomentavano lo scontro contro il Regno d’Italia. «La Civiltà Cattolica», la rivista dei gesuiti, come sottolinea l’autore, era in prima fila nello scrivere menzogne: «Per vincere la resistenza dei prigionieri di guerra, già trasportati in Piemonte e in Lombardia, si ebbe ricorso a uno spediente crudele e disumano, che fa fremere. Quei meschinelli appena coperti da cenci di tela e rifiniti di fame furono fatti scortare nelle gelide casematte di Fenestrelle e d’altri luoghi posti nei più aspri luoghi delle Alpi. Uomini nati e cresciuti in clima caldo e dolce come quello delle Due Sicilie, eccoli gittati, peggio che non si fa coi negri schiavi, a spasimar di fame e di stento fra le ghiacciaie! E ciò perché fedeli al loro giuramento militare ed al legittimo Re».

Un’immagine del fornte di Finestrelle, in Val Chisone (provincia di Torino), dove furono rinchiusi per poco tempo 1.200 prigionieri di guerra e in seguito centinaia di disertori e insubordinati (www.fortedifinestrelle.com)

Di continuo, poi, affioravano problemi umani e politici. I siciliani detestavano i soldati borbonici per l’attività repressiva usata in passato; i siciliani e i calabresi erano caratterialmente come i cani e i gatti; i siciliani non avevano mai perdonato ai napoletani la loro caduta di prestigio quando il re si trasferì con la corte a Napoli. E non erano per nulla graditi gli ufficiali garibaldini, dal generale Bixio in giù, entrati nel regio esercito.

Quasi sessantamila soldati furono in ogni modo arruolati; non pochi finirono nelle 400 bande del brigantaggio; gli sbandati a San Maurizio Canavese; i ribelli – 260 – nella fortezza di Fenestrelle, in val Chisone, nel corpo dei Cacciatori Franchi, quelli che probabilmente diventeranno i battaglioni di disciplina. Qui scoppiò un caso di cui ancora oggi si parla: la fortezza qualche anno fa è stata paragonata dai dissennati nostalgici neoborbonici persino al lager di Auschwitz.

Il famoso complotto di Fenestrelle: si disse di dieci soldati di origine meridionale che si erano ammutinati, decisi a impadronirsi della fortezza, con il proposito di occupare, chissà come, il Piemonte e di marciare poi sulla capitale. I giornali clericali soffiarono sul fuoco, «La civiltà Cattolica» scrisse del pericolo «di vedere la bandiera di Francesco II sventolare sulla torre del Palazzo Madama».

Finì tutto in una bolla di sapone. Barbero documenta le diverse fasi dell’inchiesta della magistratura militare e civile. Non ci furono morti e feriti e neppure saccheggi. Il 7 gennaio 1862 il Tribunale di Pinerolo assolse tutti gli imputati e li rinviò ai loro corpi militari.

Una congiura inesistente, forse appena pensata. E questo rende ancora più gravi le strumentalizzazioni e le falsificazioni degli assatanati neoborbonici di oggi. E non soltanto le loro.

 

 

Pubblicato in: Rassegna stampa
Post precedente:Quattro uomini del Risorgimento di Collodi Carlo
Post successivo:Una spenta idea del nostro Paese

Sidebar

il Comitato Fiorentino per il Risorgimento
è associato al Coordinamento nazionale Associazioni Risorgimentali FERRUCCIO

Sostieni

Sostieni liberamente le nostre attività con un bonifico bancario sul seguente conto corrente
Chianti Banca-Credito Cooperativo S.C.
IBAN IT81R0867302802000000909083

L’editoriale del direttore

La libertà e la democrazia nelle Università

Video

1875: inaugurazione del monumento a Michelangelo al Piazzale Michelangelo

Prossimi appuntamenti

1875: inaugurazione del monumento a Michelangelo al Piazzale Michelangelo

03/06/2025

FESTA DELL’INDIPENDENZA TOSCANA

18/04/2025

BUONA PASQUA

16/04/2025

Lettere al Direttore

Anche il liberale Gobetti condivideva il giudizio di Gramsci sul Risorgimento come “rivoluzione mancata”

02/02/2025

Focus

L’ingiusto declino di Giosuè Carducci

09/06/2025

Tribuna

Spadolini, vocazioni di un laico

13/06/2025

Luoghi

Via del Canneto

21/05/2025

Mostre

Eugenio Cecconi. Giornate di caccia e di colore

20/06/2025

Rassegna stampa

Alla base della cultura giuridica d’occidente: LA FRANCIA DI TOCQUEVILLE

27/05/2025

Pubblicazioni

Il senso profondo dell’unificazione

15/06/2025

Adelaide Cairoli e la tragica fede garibaldina

22/05/2025

1869. Adelaide Cairoli con i ritratti dei figli morti Un Risorgimento tutto al femminile, quello che Antonio Gibelli, storico illustre dell’Università di Genova, racconta ne Il corpo degli eroi sulla base di un …

INDIFFERENZA

18/05/2025

L’opposto dell’amore non è l’odio, è l’indifferenza. L’opposto dell’educazione non è l’ignoranza, ma l’indifferenza. L’opposto dell’arte non è la bruttezza ma l’indifferenza. L’opposto della giustizia non è …

La satira (attuale) di Giusti

14/05/2025

Monumento a Giuseppe Giusti a Monsummano Terme Molti pensano che Giuseppe Giusti sia un autore di «scherzi» (come li chiamava lui), ovvero passatempi innocenti in una Toscana provinciale e sonnolenta. Invece no. …

L’Occidente è sulla via del tramonto?

01/05/2025

Negli anni Venti del Novecento ebbe successo e influenza culturale un saggio storico-filosofico, Il tramonto dell'Occidente, scritto da Oswald Spengler, allora uno sconosciuto professore di provincia tedesco. …

Una vita contro

21/04/2025

Walter Veltroni dà voce a Iris Versari, partigiana che ha scritto la Storia Il come non lo dice. E però sostiene che «la mia prima scelta, sin da subito, è stata quella di scartare il saggio o la biografia: …

La vita invisibile. Un adolescente nell’Italia delle leggi razziali

13/04/2025

La vita invisibile. Un adolescente nell'Italia delle leggi razzialNel 1938, in Italia entrano in vigore le leggi razziali, una serie di provvedimenti con cui gli ebrei italiani perdono tutti i loro diritti: i …

Tra le meraviglie di Foggini

11/04/2025

Una mostra monografica celebra l’architetto e scultore granducale che fece scuola a Firenze. Nel costruire l’impalcatura della rassegna Giovan Battista Foggini (1652-1725) architetto e scultore granducale, dal …

Se si eleva la cultura militare a valore assoluto

10/04/2025

Accademia Militare di Modena Pólemos, diceva Eraclito, è all’origine di ogni cosa, e lo storico militare Marco Mondini ha scelto di ripercorrere quasi un secolo di vita italiana (dalle battaglie di Lissa e …

1865. Sulle rive dell’Arno nasce una Firenze moderna ed europea

01/04/2025

Panorama delle rampe del piazzale Michelangelo. Foto 1880 La sistemazione del Centro di Firenze è opera che deve interessare tutti i cittadini… I diversi progetti, esposti al pubblico, presentano la necessità di …

IL PARTITO D’AZIONE IN TOSCANA

25/03/2025

Alla tradizione mazziniana e democratica del Partito d’Azione risorgimentale s’ispirò, nel riprenderne il nome, uno dei movimenti politici dell’opposizione antifascista. Alla formazione dell’ideologia di questo …

  • Il Comitato Fiorentino per il Risorgimento
  • STATUTO
  • Redazione
  • Contatti
  • Link
  • Privacy Policy

Direttore Sergio Casprini | Responsabile della Comunicazione Irene Foraboschi | Webmaster Claudio Tirinnanzi