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L’imperatore che detestava Garibaldi

23/05/2012 da Comitato Fiorentino per il Risorgimento

Dino Messina  –  la Lettura    inserto domenicale del Corriere della Sera

Un avventuriero», tuonò don Pedro, secondo e ultimo imperatore del Brasile. Come aveva potuto Vittorio Emanuele II lasciarsi prendere la mano dallo stesso corsaro che tra il 1837 e il 1838 aveva combattuto contro l’impero a fianco della repubblica secessionista del Rio Grande do Sul? Le relazioni tra il grande Paese sudamericano e il neonato regno d’Italia si facevano più complicate per il fatto che la consorte di don Pedro, Teresa Cristina, era zia del re delle due Sicilie Francesco II di Borbone, appena spodestato dall’«avventuriero» Giuseppe Garibaldi. In margine alle celebrazioni del 150° anniversario dell’Unità d’Italia (17 marzo 1861), continuano a emergere documenti che ci fanno leggere in una luce nuova la nostra storia nazionale. La storica Federica Onelli, allieva del professor Paolo Simoncelli, sulla base di documenti conservati presso l’archivio storico del ministero degli Affari esteri, racconta sul numero di maggio del mensile Storia in rete, diretto da Fabio Andriola, le difficoltà incontrate dal neonato regno italiano. Base della ricerca sono le lettere inviate dal conte Gabriele Galateri di Genola e di Suniglia, incaricato di affari a Rio, al capo del governo italiano. Per oltre un mese, dal 7 giugno 1861, Galateri chiese consigli a Cavour, ignorando che il primo ministro si era appena spento dopo una breve malattia. Galateri, che trattava con il ministero degli Esteri brasiliano, doveva far dimenticare non solo le imprese di Garibaldi, ma mettere la sordina ai tanti amici dell’eroe dei due mondi che organizzavano raccolte di fondi anche in vista della presa di Roma. L’incaricato organizzò una vera e propria campagna in favore del neonato regno italiano, puntando non tanto sul partito di corte, ma sugli elementi moderati dell’opposizione. Dopo quell’intensa attività diplomatica, l’imperatore del Brasile acconsentì a ricevere una lettera di Vittorio Emanuele II (datata 19 settembre 1861). E don Pedro rispose l’11 novembre dello stesso anno, auspicando relazioni di amicizia tra i due Paesi. La realpolitik aveva prevalso sia sui sentimenti cattolici sia sulla parentela con i Borbone.

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