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Le Piramidi dell’Abetone

18/08/2020

Le piramidi dell’Abetone  sono un monumento che sorge nel centro dell’abitato dell’Abetone, a 1375 metri di altezza.

 Si tratta di un simbolo voluto all’apertura del valico nell’Appennini tosco-emiliano, nella seconda metà del Settecento, per celebrare l’importanza di questa via di comunicazione che avrebbe garantito fiorenti commerci.

Erette appunto in occasione dell’apertura del Valico dell’Abetone quale memoria del Granduca di Toscana e del Duca di Modena, segnavano in maniera evidente il confine tra i due stati, trovandosi l’una sotto la giurisdizione di Pietro Leopoldo di Lorena e l’altra sotto quella di Francesco III d’Este. Costruite entrambe da maestranze toscane, sono in pietra con ornamenti in marmo e recano, ciascuna sul lato che guarda lo stato di appartenenza, l’arma e l’iscrizione del rispettivo sovrano.

L’opera, iniziata nel 1766 e terminata circa dieci anni dopo, fu diretta, in territorio toscano, da Leonardo Ximenes e, nel versante modenese, da Pietro Giardini.Su ciascuna è scolpita un’iscrizione in latino: quella toscana fu composta da Leonardo Ximenes, ed esalta il Granduca Leopoldo come “rinnovatore della libertà e del commercio“, quella modenese sottolinea invece l’importanza militare della strada appena costruita quale congiunzione tra la Germania e la Toscana.

La creazione della strada permise lo sviluppo di un primo nucleo abitativo  che vedeva gli abitanti impegnati d’inverno nella spalatura della neve per permettere il transito di uomini e merci. Nel tratto toscano progettato dall’abate Ximenes, nella zona  detta Boscolungo, oltre alla dogana ed ad una osteria fu realizzata nel 1784 una chiesa su progetto dell’architetto  fiorentino Bernardo Fallani, su commissione del vescovo di Pistoia Scipione de’ Ricci che dedicò la chiesa a San Leopoldo in onore del Granduca di Toscana.

La Strada Regia Modenese, detta anche del valico dell’Abetone, collegava il Granducato, attraverso Pistoia, con il Ducato di Modena e quindi con l’Impero asburgico. La nuova strada consentiva collegamenti più rapidi con il porto di Livorno ed aveva una valenza sia militare sia economica.

La costruzione del tracciato richiese grandi capacità di progettazione, soprattutto nel tratto dalla Lima all’Abetone, dove furono costruiti ponti, tornanti ed opere murarie di sostegno. Due monumentali strutture, il ponte sulla Lima e quello sul Sestaione, coronavano il grandioso lavoro.

 

 

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